Il primo dicembre vi avevamo raccontato di uno scandalo sessuale a sfondo poligamico, in cui Lia, curatrice del blog Haramlik, denunciava di essere stata ripudiata da un non meglio specificato «Mullah di noialtri». Ebbene ora siamo in grado di svelarvi il nome: Hamza Roberto Piccardo.
Ed è Lia, professoressa di Letteratura che insegna a Genova, a rivelarlo: «L’ultima cosa che vorrei fare è ritrovarmi ad avere partecipato, con la mansuetudine di un capretto, alla grottesca messa in scena di una scenografia religiosa entro cui ambientare il porno amatoriale più banale del mondo, con Hamza Piccardo e Lia di Haramlik nei titoli di testa, in un tripudio di buon esempio. Ma ti prego. Fare da utile idiota, imbarazzata e silente, ai vitelloni da moschea. Non scherziamo».
Piccardo è il segretario nazionale dell’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), il personaggio più in vista e più controverso dell’islam in Italia. Sposato civilmente con una marocchina dopo il divorzio dalla prima moglie italiana, dalle quali ha avuto complessivamente 5 figli, lo scorso marzo Piccardo ha contratto un secondo matrimonio con Lia, nella moschea di Verona. Senonché a luglio Piccardo l’ha ripudiata, comunicandole in modo sprezzante la sua brusca e unilaterale decisione tramite un sms.
A quel punto Lia si è ribellata e ha avviato una campagna mediatica all’interno del suo blog, per ottenere il riconoscimento dei suoi diritti di moglie divorziata, nonché per protestare contro «quest’islam semplificato a misura di cretino, questo giochetto pseudo-islamico che va in onda tra i quattro dementi che hanno avuto la ventura di trovarsi nel posto giusto al momento giusto con la religione giusta e che ne hanno fatto una rendita di potere spicciolo da miserabili ».
In una email indirizzata a Piccardo […] Lia chiarisce le ragioni per cui intende rivelare tutto, proprio tutto, di una esperienza che definisce un «delirio sado-poligamico»: «L’ultima cosa che vorrei fare, nella mia vita, è ritrovarmi omertosa, a coprire col mio partecipativo silenzio una prassi pseudomatrimoniale di bassissima lega, un uso becero della poligamia, una burocrazia religiosa adoperata come mero preservativo spirituale».
Lia lamenta l’assenza di un «normale rapporto affettivo tra persone serie, adulte e perbene», denuncia un comportamento violento («eri ormai talmente arrogante da concederti il lusso di tirarmi uno schiaffo») ma soprattutto rivela il prevalere di un comportamento morboso per il sesso: «Sei arrivato al punto di dirmi, nella stessa chat, che “no, questa settimana non vado a Milano, non posso portarti neanche una scatola” e poi, poche righe più sotto, spiegarmi nei dettagli che “se adesso venissi da te, slurp, ti farei questo e quello”. Non so: cosa te la sposi a fare una donna se poi, in barba persino ai tuoi doveri di assistenza nei tre mesi successivi al divorzio, non ti chiedi sotto quale ponte stia andando a sbattere, e tutto quello che sai fare è esporle i tuoi sogni erotici quando ti gira di chiamarla?
Cosa c’entra l’islam? Cosa c’è di islamico nel non assumersi nemmeno l’ultima delle responsabilità: quella di avere le palle di stare zitto e viverti i tuoi languori in silenzio, fosse solo prendendo esempio dalla donna che, con tutto il fegato che tu non hai, in silenzio assoluto si sciroppa un incubo intero? Che cos’è esattamente il matrimonio islamico targato Ucoii, segretario nazionale deimiei stivali? Come ti permetti, come vi permettete di chiamare “islamico” un simile sconcio?». Lia chiede «il mio risarcimento, buonuscita o dono di consolazione», quantificandolo in 20 mila euro.
Ammonendolo che se Piccardo non accetterà la richiesta entro il 13 ottobre, «impegnerò tutte le mie energie per fare chiarezza su ciò che, a quel punto, sarebbe inequivocabilmente confermato come un uso fraudolento e blasfemo di una supposta benedizione divina sui coiti realizzati sotto l’egida dell’Ucoii, a partire dai tuoi». […]
Fino al 30 dicembre scorso, Lia nel suo blog ha minacciato di fare il nome di Piccardo: «Dovrei raccontare, a questo punto, dell’ultimo acquisto della galleria di mostri di cui è composto l’islam italiano che ho la ventura di conoscere. Non so se ne ho voglia. Eppure, scriverne si deve». Ebbene ora sappiamo chi è il protagonista di questa telenovela «sado-poligamica» dell’islam italiano. Non è l’unico e non sarà probabilmente l’ultimo di cui vi racconteremo la storia intima, di per sé squallida, ma di cui dobbiamo occuparci. Perché sono questi «musulmani di professione» gli interlocutori che lo Stato predilige e che, grazie all’imperversare dell’ignoranza, del buonismo e della collusione ideologica, stanno già praticando la sharia islamica in Italia. Non ci resta che sperare nelle donne che, al pari di Lia, ci costringano ad aprire gli occhi.
L’articolo di Magdi Allam è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera
