Amis attacca l’Islam e si autocensura

Erano attese le solite polemiche che ogni nuovo libro di Martin Amis innesca. Ma questa volta l’autore, certo sollecitato dall’editore, ha spento il fuoco sul nascere, eliminando dal romanzo House of Meetings (ed. Jonathan Cape), due feroci racconti sull’Irak e sull’islamismo che nella penna del più disincantato scrittore britannico sapevano di provocazione.
I due racconti, una riflessione sui meccanismi mentali del terrorismo islamico e una divagazione satirica sulla personalità di un dittatore mediorientale in cui si riconosce Saddam Hussein, erano destinati ad essere aggiunti in coda alla novella centrale del romanzo uscito da poco – e giudicato dai critici inglesi il migliore di Amis degli ultimi dieci anni – in cui lo scrittore illustra, attraverso il triangolo gotico tra due fratelli e una donna ebrea, la morte della coscienza russa dopo gli anni irreversibili dei soviet e dei gulag. Amis ha sempre visto dei paralleli fra l’Unione Sovietica e l’Arabia Saudita, o la Berlino del 1936, più volte discutendo come stalinismo e islamismo poggino sulle medesime regole. E i due racconti aggiunti alla novella avrebbero semplicemente completato un mosaico di immagini speculari.
Evitate le polemiche più immediate, i due racconti già pubblicati sul New Yorker si possono tuttavia leggere su Internet. […]

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Un commento

Lucio

Non capisco il senso di ospitare articoli tratti da “Il Giornale”, quotidiano di destra e reazionario. Non hanno già abbastanza spazio le loro idee e le loro menzogne? Dobbiamo propagandarle anche con i nostri soldi?

Sicuramente “Il Giornale” guarda con profondo disprezzo ad associazioni come L’UARR e ai valori che ne sono alla base.

Gli attacchi all’islam sono puramente strumentali e tesi unicamente ad imporre il predominio della cultura cristiana e conservatrice sul mondo e a demonizzare in maniera rozza e ridicola l’esperienza del comunismo.

Quale occasione più ghiotta di quella di propagandare uno scrittore che sostiene che “la morte della coscienza russa dopo gli anni irreversibili dei soviet e dei gulag. Amis ha sempre visto dei paralleli fra l’Unione Sovietica e l’Arabia Saudita, o la Berlino del 1936, più volte discutendo come stalinismo e islamismo poggino sulle medesime regole.” (Sic! Sic!).

Incredibile! Mettere in un unico calderone i Gulag e i Soviet!
Soviet: parola che mette tanta paura ma che significa semplicemente “Consiglio”, (così come si usa per i nostri “Consigli Comunali”) alleanza di soldati, operai e contadini, la stragrande maggioranza del popolo russo, che prese in mano il proprio destino e fondò il primo stato socialista e autenticamente laico della storia.

E poi, la vera perla! L’accostamento fra l’Unione Sovietica e l’Arabia Saudita, tra lo stalinismo e l’islamismo! Siamo nel pieno delirio, nel più completo analfabetismo storico e filosofico, nella mistificazione e nella falsificazione più totale!

E’ possibile vedere scritte queste cose senza che nessuno dica nulla?

C’è ancora qualcuno che ricorda che cosa furono realmente la Rivoluzione d’Ottobre e l’Urss? La grandiosa opera per l’alfabetizzazione del popolo russo, per l’emancipazione della donna, degli operai e dei contadini, la laicizzazione della società, la diffusione dell’ateismo, il progresso scientifico e culturale!

E quale immenso sforzo fu fatto proprio in quelle repubbliche a maggioranza musulmana, che in pochi decenni si emanciparono dall’oppressione dell’oscurantismo religioso e dall’arretratezza sociale!

A loro dobbiamo essere grati se oggi non siamo completamente in balia dei cristiani e dei musulmani, oltre che del nazi-fascismo, per combattere il quale, durante la Seconda Guerra Mondiale, morirono ben 30 milioni di Sovietici!

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