Un invito a guardare con speranza alla vita anche nelle condizioni di malattia e disabilità, un appello a dedicare risorse intellettuali ed economiche alla ricerca medica per le malattie tuttora senza cure, un monito per richiamare tutti alla responsabilità perché la società aiuti e non lasci nell’isolamento i malati e le loro famiglie. Tutto questo, accompagnato da un richiamo ai fondamenti della relazione tra medico e paziente, una alleanza terapeutica volta al bene dell’uomo: sono i principi che animano il Manifesto «Per il coraggio di vivere e di far vivere» […] che un gruppo di medici e intellettuali con diversi profili professionali ha redatto e che invita a sottoscrivere e promuovere.
Undici le persone che hanno promosso il Manifesto: Felice Achilli (primario cardiologo presso l’ospedale di Lecco, e presidente dell’associazione «Medicina e Persona»), Marco Brayda-Bruno (direttore dell’Unità operativa di Chirurgia vertebrale III presso l’Irccs ortopedico «Galeazzi» di Milano), Dario Caldiroli (direttore dell’Unità operativa di Neuroanestesia e rianimazione presso l’Irccs neurologico «Besta» di Milano), Bruno Dallapiccola (genetista, direttore scientifico dell’Irccs «Casa sollievo della sofferenza» e presidente dell’associazione «Scienza&Vita»), Maria Luisa Di Pietro (medico e bioeticista presso l’Università Cattolica di Roma e presidente dell’associazione «Scienza&Vita»), Giovanni Battista Guizzetti (geriatra e direttore dell’Unità operativa Stati vegetativi presso il Centro «Don Orione» di Bergamo), Vladimir Kosic (delegato Oms per l’Italia del Gruppo di riferimento sul funzionamento e la disabilità e presidente della Consulta dei disabili del Friuli-Venezia Giulia), Matilde Leonardi (medico, delegato Oms per l’Italia del Gruppo di riferimento sul funzionamento e la disabilità e vicepresidente della Federazione italiana associazioni neurologiche), Mario Melazzini (medico, direttore del Day Hospital oncologico dell’Irccs «Maugeri» di Pavia e presidente dell’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica), Adriano Pessina (filosofo, direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica), Valeria Zacchi (medico, direttore sanitario dell’Irccs «Fatebenefratelli» di Brescia).
Il Manifesto vuole far uscire il dibattito attuale da una spirale che, in nome dell’autonomia dell’individuo e del paziente, sembra interessarsi solo alla possibilità di far morire. Fino al punto da «tentare di far rientrare l’eutanasia tra i compiti della professione medica». I promotori del Manifesto «per la garanzia di una presa in carico globale; di trattamento, cura e sostegno e contro l’abbandono, l’accanimento e l’eutanasia nel nostro Paese» invitano a riconoscere «il valore unico e irripetibile di ogni essere umano» respingendo l’idea che «alcune condizioni di salute rendano indegna la vita o trasformino il malato o la persona con disabilità in un peso sociale». Con la conseguenza di «aumentare la solitudine dei malati e delle loro famiglie» e «favorire decisioni rinunciatarie». Senza «negare il valore dell’autonomia e della libertà della persona» ma ricordando che «solo la vita è il fondamento dei diritti umani e della loro tutela». […]
Iniziativa contro l’eutanasia
25 commenti
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Un solo commento: tutte braccia rubate all’agricoltura.
Ma che vergogna! Qui si gioca a confondere i diritti dell’individuo con una non meglio precisata cultura della morte. Questa gente non ha capito ancora niente. Noi atei amiamo la vita più dei credenti per vari motivi, perché sappiamo che tutto si svolge hic et nunc (qui ed ora) e non in improbabili Paradisi, Purgatori o Inferni, perché non amiamo inutili quanto assurdi sensi di colpa o altrettanto inutili pregiudizi che rendano la vita difficile, perché non cerchiamo la sofferenza come valore positivo, cerchiamo invece di evitarla nei limiti del possibile.
Amare la vita non significa costringere una povera ragazza in coma da 15 anni a continuare una vita vegetativa che non ha più alcun senso, non significa proibire ad una persona gravemente malata il diritto all’autodeterminazione.
Questa gente ha un senso morale deviato, un senso del bene malato, un concetto di amore che spesso si trasforma in disprezzo per la dignità altrui.
Questi non vogliono capire che ogni persona deve poter decidere per se stessa. Alla fine vorrebbero che le persone si sottoponessero “per amore della vita” a tutti i loro esperimenti scientifici come fossero cavie dal laboratorio con la speranza di raschiare qualche anno di vita in più che per la maggior parte sarà caratterizzato da dolori e problemi atroci.
Affermano:
“un appello a dedicare risorse intellettuali ed economiche alla ricerca medica per le malattie tuttora senza cure”
Li proporrei candidati al Nobel per l’ipocrisia e il personale interesse economico e “di notorietà”.
Sono gli stessi che si battono strenuamente contro la ricerca sulle cellule staminali e relative future possibili applicazioni “in toto”. Bloccando infatti quella sulle embrionali si inceppa tutto il meccanismo, sia scientifico poiche’ la scienza non procede per compartimenti stagni e le informazioni crociate (provenienti dalla ricerca comparata su staminali adulte, embrionali o di derivazione amniotica) in quest’ambito sono fondamentali, sia economico per il taglio di fondi europei.
“…in nome dell’autonomia dell’individuo e del paziente, sembra interessarsi solo alla possibilità di far morire…” Pazzesco! Spero che nonostante i corsi di free climbing sugli specchi un giorno ne trovino uno oleato.
Non potrebbero interessarsi un po’ più seriamente al diritto alla vita di tutti i poveracci che muoiono perchè non sono soccorsi in tempo? L’Ariosto, uomo e scrittore di grande buon senso, fa dire ad un suo personaggio “che sarebbe pensier non troppo accorto/perder due vivi per salvare un morto”.Ma questi pazzi e ipocriti quanta gente vogliono lasciar morire in sala d’attesa in nome della difesa della vita?
…. è un’iniziativa lodevole. Almeno ammettetelo.
Gli stessi personaggi correranno a curarsi grazie alla ricerca che andrà avanti in altri Paesi, cattolici o eventualmente non cattolici, come la Turchia ad esempio.
Quando il Papa ingoia una pillolina sa qual è stata la ricerca scientifica che ne ha permesso la realizzazione?
Spero di non capitare mai tra le grinfie di qusti pseudo-medici alla zicchichi.
Aridaglie con Avvenire! Comunque, la lista di firmatari è utile, in caso dovessi scegliere un medico, saprei chi non scegliere.
Non ho parole! Fanno veramente pena, hanno quasi ricopiato il titolo del mio post I DIRITTI UMANI HANNO UN SOLO FONDAMENTO: LA VOLONTA’ DEGLI UOMINI.
Però, se con il mio blog devo fornire armi ai nemici della libertà che hanno la possibilità di occupare uno spazio mediatico maggiore del meglio, forse è meglio che non scriva più niente.
Comunque è ovvio che la vita di cui parlano loro non è quella del concreto essere umano vivente, è una idea, un concetto astratto, per tutelare il quale, paradossalmente, si arriva a sacrificare lo stesso individuo che della singola vita umana concreta è portatore. Sono dei veri manipolatori. 🙁
La lista è interessante. Così, se avrò un problema cardiologico sceglierò di non andare all’ospedale di Lecco, se devono ricostruirmi le vertebre non andrò al galeazzi di Milano ecc…
Cosa dire poi di una lista così lunga di imbecilli di cui solo l’Avvenire poteva vantarsi?
Una cosa sola: come mai nel settore medico gli affiliati ai vari CL, Opusdei, ecc. diventano facilmente primari? Meditate gente: quando purtroppo abbiamo bisogno di affidarci alle cure sanitarie non è detto che il primario che le dirige è una persona che per capacità, meriti professionali e quant’altro sia degna di ricoprire tale ruolo, ma è vero, invece, che molto probabilmente si tratta della persona che ha saputo genuflettersi bene ed al momento giusto.
Ribadisco, infine, la mia polemica nei confronti dei medici obiettori di coscienza per l’IVG. Gente che priva il cittadino di un servizio stabilito dallo Stato, percepisce lo stesso stipendio dei colleghi che invece adempiono ai loro doveri professionali ed infine hanno maggiori probabilità di carriera. Oggi solo un ginecologo “imbecille” si dichiarerebbe non-obiettore, perchè a lui spetterebbe un maggior carico di lavoro, a parità di salario, e con prospettive di carriera bruciate. Anche questa è Malasanità
a Maria
mi dici qual’è il tuo blog?
QUESTO E’ IL POST CHE HO PUBBLICATO SUL MIO BLOG IL 18 gennaio alle ore 15:12. QUALCUNO DOVREBBE FORMARE UN COMITATO DI SOSTENITORI, FIRMATE PER QUESTA TESI SE SIETE D’ACCORDO: I DIRITTI UMANI HANNO UN UNICO FONDAMENTO LA VOLONTA’ DEGLI UOMINI.
I DIRITTI UMANI HANNO UN SOLO FONDAMENTO: LA VOLONTA’ DEGLI UOMINI
di Marja A
È ancora notevolmente diffusa la concezione , erronea, secondo cui il fondamento dei diritti umani risiede nella natura. In realtà in natura non esistono leggi. Le uniche leggi che si possono osservare in natura sono regolarità nell’accadimento di determinati fatti e nelle relazioni tra essi. Si chiamano dunque leggi per modo di dire, in realtà, le leggi di natura non prescrivono nulla, si limitano a registrare il modo di essere della realtà così come è e a spiegarne le cause. Diverse religioni , tuttavia, tendono ad interpretare alcune di queste regolarità naturali , come espressione della volontà divina. Da questa divinizzazione della natura deriva il gius-naturalismo(in particolare quello di matrice cattolica). Perché solo personificando e divinizzando la natura si può assumere che essa sia fonte di diritto. Ma quanto questa concezione sia aberrante è dimostrato dal fatto che il diritto naturale è stato usato per giustificare tutto e il contrario di tutto: la proprietà privata e quella collettiva, l’uguaglianza tra gli uomini e l’inferiorità degli uomini incivili, l’uguaglianza tra i sessi e l’inferiorità della donna, il pacifismo e la guerra. In realtà, la natura non può essere fonte di valori, di principi morali, perché i valori e la morale sono un tipico prodotto della cultura umana, la natura è il regno dell’essere, non del dover essere. La fonte della dimensione deontologica risiede esclusivamente nella coscienza e nella volontà dell’uomo. Con quest’ultima affermazione, però ,si rischia di cadere nel non meno pericoloso gius-sentimentalismo acritico(per cui sentimenti di un gruppo di persone, magari ispirati da una particolare fede religiosa, anche se totalmente privi di un qualsiasi fondamento razionale per quanto contingente e utilitaristico, potrebbero essere elevati a fonte di diritto). Infatti, ogni uomo ha una sua peculiare coscienza morale che può non coincidere con quella degli altri e può anche essere priva di riscontri effettivi nella realtà dei fatti, può fondarsi insomma su mere fantasie. La morale si potrebbe definire quindi come quel tipo di disciplina che ogni individuo impone alla sua vita in base ai propri sentimenti, alle proprie idiosincrasie esistenziali e ideologiche nonché in base alla propria fede religiosa, politica e/o filosofica. Ed è giusto dunque asserire che tante sono le morali quante sono le sensibilità individuali, tante sono le morali quanti sono i sistemi filosofici, politici e religiosi. E nessuna di queste morali, tutte prodotto della cultura umana, di per sé ha titolo per prevalere sulle altre. Nonostante che in teoria potrebbero pacificamente convivere l‘uno a canto dell‘altro, spesso i diversi sistemi morali sono in lotta tra loro per il predominio ideologico nell’ambito della società civile e delle istituzioni pubbliche. In alcuni casi si tratta di una lotta animata dalla pura passione ideologica, in altri casi dietro la lotta per affermare un determinato sistema etico si nasconde la difesa di un particolare assetto di interessi materiali la cui persistenza da quel sistema è meglio garantita che da altri. Ci sono però alcune regole etiche che rispondono ad esigenze che sono avvertite indiscriminatamente da qualsiasi essere umano, a prescindere dalla sua particolare sensibilità, dalla sue idiosincrasie e dalle sue superstizioni religiose, come ad esempio la regola di non togliere arbitrariamente la vita ad un altro individuo umano se non per ragioni di legittima difesa della propria, perché in effetti ciascun uomo sente il bisogno di avere assicurata la propria vita almeno quando essa non costituisca minaccia immediata per la vita di altri. Lo stesso, però, non si può dire ad esempio per la regola “ non uccidere un cellula uovo umana fecondata”. Sono infatti una minoranza gli uomini che in un oocita fecondato (che di fatto è un genoma umano in una forma di vita meramente cellulare)vedono un individuo umano, un proprio simile, e sentono pertanto il bisogno che esso sia tutelato in maniera assoluta e incondizionata. Senza contare che l’ equiparazione tra cellula uovo fecondata e individuo umano ,essendo priva di riscontro nella realtà dei fatti, sussiste solo nella immaginazione di coloro che la sostengono.
Dunque , ci sono delle istanze morali su cui può esistere una larghissima -quasi universale- convergenza di volontà umane, ce ne sono altre, invece, che rispondendo a particolari interpretazioni della realtà o a particolari sensibilità religiose, sono oggetto di una convergenza decisamente minore, e per di più non hanno fondamento in effettivi bisogni e aspirazioni degli individui umani reali(e lo ripeto ancora una volta l‘oocita fecondato non è realmente un individuo umano).
Ora, le regole morali che possono essere condivise dalla generalità degli uomini perché corrispondono a bisogni e aspirazioni effettivamente presenti in tutti gli esseri umani, solo queste possono essere assunte nell’etica che deve formare la base della convivenza civile e della legislazione. Le altre, quelle che derivano da particolari interpretazioni della realtà di derivazione più o meno religiosa, devono restare nella sfera dell’individuo e delle sue scelte personali.
MARJA A
QUESTO E’ IL MIO BLOG
http://gattomalvagio.blog.espresso.repubblica.it/il_gatto_malvagio/
Avvenire sempre più vergognoso.
Vi rompo ancora con una mia esperienza.
25 anni fa morì mio nonno a causa di una leucemia. Gli ultimi giorni di vita, quando ormai in ospedale non lo volevano più perchè non c’era più niente da fare, li ha passati a casa mia. Urlava e tanto per il dolore. Il figlio, mio papà, di mestiere faceva la guadia giurata ed un giorno si sentì chiedere da suo padre, fra urla strazianti: “prendi la pistola e sparami!” Ovviamente mio padre non lo fece, non poteva farlo, nessuno può sparare al proprio padre! Non ricordo se il giorno stesso o quello successivo morì (qui i ricordi sono meno nitidi) , dopo aver sofferto tanto.
Aveva accanto a se i suoi fratelli, sorelle, nipoti ecc.. Erano tutti lì durante quella tremenda agonia. perchè tutti, mio nonno per primo, sapevano che aveva le ore contate e volevano stargli accanto fino all’ultimo. L’eutanasia, per mio nonno, sarebbe stato un gesto di civile amore nei confronti di una persona che, cosciente della propria morte imminente chiede di poterlo fare subito e possibilmente senza soffrire. Ricordo bene l’attimo esatto in cui morì, le ula di sua sorella, i pianti di tutti. Io no. Avevo 11 anni, mi avvicinai a lui, gli presi la mano, la accarezzai e quasi volevo sorridergli, aveva finalmente finito di soffrire quei tremendi dolori e la morte, in quel momento, gli aveva donato finalmente la tanto agognata PACE.
SE SIETE D’ACCORDO SUL PRINCIPIO CHE
I DIRITTI UMANI HANNO UN SOLO FONDAMENTO: LA VOLONTA’ DEGLI UOMINI
SOTTOSCRIVETE IL MIO POST E INONDATE DI MESSAGGI DI DISSENSO LA MAIL DEL QUOTIDIANO AVVENIRE(al quale meglio si addice il titolo REGREDIRE)
lettere@avvenire.it
redazione.internet@avvenire.it
LA VITA NON E’ FONTE OGGETTIVA DI DIRITTO,E’ IL CONTENUTO DI UN DIRITTO SOGGETTIVO INDIVIDUALE.
LA VITA-PER L’INDIVIDUO- E’ UN DIRITTO, NON UN OBBLIGO.
a Maria
Condivido e sottoscrivo
a Marja
scusa l’ignoranza, ma come si fa a sottoscrivere il tuo post?
Mi sembra chiaro che il tema eutanasia è sentito, da qui la mobilitazione di forze reazionarie.
Ma, a mio parere, fanno un grave errore di valutazione: partono dal preconcetto che le persone ritengano atto di coraggio accettare sofferenze bestiali senza speranza e senza che ciò sia di una pur minima utilità. Come se il dolore fosse un valore in se.
Questi personaggi si fanno forti della reazione di indifferenza della cittadinanza ai tempi del referendum per l’abrogazione della legge 40.
Ma allora si trattava di una legge che coinvolgeva una fetta minoritaria di popolazione (le persone infertili, e nemmeno tutte), e fu facile boicottare il referendum perchè i quesiti erano in se difficili e perchè il problema non era sufficientemente sentito.
Ma l’ipotesi di trovarsi nelle condizioni di desiderare una morte dolce riguarda TUTTI indistintamente, ed è facile prendere una posizione senza bisogno di informarsi nemmeno tanto. Quindi la battaglia di retroguardia dei firmatari di questo spregevole “manifesto” a mio parere è persa in partenza. Ed è utile per coloro i quali volessero informarsi circa i medici da evitare.
Io ho scritto pacchi di messaggi ad Avvenire e Cultura Cattolica ma tanto non gliene frega un tubo, per loro ogni minima (MINIMA) differrenza al loro modo di ragionare è intollerabile.
Per questo avranno presto partita persa, soprattutto con le nuove generazioni come la mia e, se devo esser sincero, son quasi contento di questa ottusa mancanza di rispetto.
Il mio post si può sottoscrivere lasciando un commento a suo favore nel mio blog!
Ma forse Francesca ha ragione, quello dell’eutanasia è un tema su cui gli integralisti cattolici non riusciranno a manipolare, almeno non così facilmente, l’opinione pubblica. è un problema che potrebbe riguardare chiunque e quasi tutti hanno almeno qualche caso tra amici familiari o conoscenti in cui sarebbe stata necessaria l’eutanasia o addirittura è stata praticata in maniera clandestina.
La cosa che mi infastidisce è come questi reazionari riescano a manipolare i concetti snaturandoli e piegandoli a loro favore, come in questo caso il concetto di vita, cercando di trasformare in un dovere oggettivo assoluto quello che invece è un interesse e un diritto dell’individuo. Come se chi è a favore del testamento biologico non amasse la vita alla stessa maniera(anzi magari anche di più) di chi è contrario ! La cosa che mi irrita è proprio questa, che i fondamentalisti cattolici si siano presi l’esclusiva del valore VITA, in tutto ciò che riguarda la vita pare che solo loro possano dire l’ultima parola, solo loro sanno che cosa è la vita e quanto vale, tutte le loro dottrine liberticide sono a favore della vita, mentre uno non può parlare di diritto dell’individuo di disporre del proprio corpo e della propria esistenza che subito ti accusano di essere un portatore di cultura di morte nichilistica, magari assimilandoti ai nazisti(quando a dire il vero sono le loro tesi che assomigliano a quelle nazifasciste!).
Il fatto è che i diversi gruppi cattolici di difensori della vita(MPV, Comitato Scienza e Vita e simili) vogliono far passare per principio razionale quello che invece è un postulato di volontà assolutamente irrazionale, fondato su una fede: che la vita umana è assolutamente intangibile da parte dell’uomo, dal primo all’ultimo istante, senza possibilità di eccezioni e di distinguo. Basta con questa dittatura della Vita! La vita è una cosa a cui ciascun individuo tiene spontaneamente e sa come gestire, non può essere trasformata in un dogma da cui ricavare un sistema autoritario di diritti umani.
“partono dal preconcetto che le persone ritengano atto di coraggio accettare sofferenze bestiali senza speranza e senza che ciò sia di una pur minima utilità. Come se il dolore fosse un valore in se.
Questi personaggi si fanno forti della reazione di indifferenza della cittadinanza ai tempi del referendum per l’abrogazione della legge 40.”
Ma welby nella sua grandezza indescrivibile ha saputo sfondare le barriere costruite da tutti quegli androidi e si è mostrato eroe nel chiedere di morire perhè amava la vita e quella era non vita. A proposito quando sento queste cose sotto sotto vorrei che welby potesse ancora comunicare
Condivido il pensiero e lo spirito del manifesto per aver vissuto tredici anni vicino a mio fratello Ambrogio tetraplegico con grave insufficienza respiratoria . Ambrogio ci ha insegnato ad amare la vita nonostante……E’ strano scoprire l’intensità che l’uomo ha nei confronti della voglia di vivere: basta una bolla d’aria rubata da una grotta ideale, sommersa dal mare, per dare la forza di continuare quella lotta basata su un solo nome:speranza.Ecco se attraverso la mia vita qualcuno sentirà la rinnovata voglia di sperare, avrò assolto il mio impegno.