Martini: “bisogna accettare di non poter impedire la morte”

Alla vigilia dei suoi 80 anni, il cardinale Carlo Maria Martini, tra le voci più autorevoli del mondo cattolico, riflettendo sulla vita e la malattia riapre il dibattito politico aperto dal caso Welby. E, col suo intervento pubblicato sul Sole 24 Ore, da malato parkinsoniano che abbisogna di continue cure e terapie per «reggere alla fatica quotidiana e per prevenire malanni debilitanti», affronta compiutamente gli interrogativi sul terreno chiarendo che l’eutanasia non va confusa col rifiuto dell’accanimento terapeutico ma che, tuttavia, c’è l’esigenza di elaborare norme che consentano di respingere le cure, anche se per stabilire se un intervento medico è appropriato «non ci sono regole generali e non può essere trascurata la volontà del malato». Di casi come quello di Piergiorgio Welby che «con lucidità ha chiesto la sospensione delle terapie di sostegno respiratorio» per porre fine alla sua vita saranno «sempre più frequenti» e, di conseguenza, «la Chiesa stessa dovrà darvi più attenta considerazione pastorale», sottolinea il cardinale che invita implicitamente il mondo politico a «elaborare» una norma ma senza «che questo implichi in alcun modo la legalizzazione dell’eutanasia». Ma evitando l’accanimento terapeutico «non si vuole procurare la morte: si accetta di non poterla impedire», dice Martini. […] Una legge in materia, riconosce Martini, è un’«impresa difficile, ma non impossibile». Il gesuita indica come possibile soluzione il modello francese. Oltralpe si è trovato un equilibrio se non perfetto, almeno capace di realizzare un sufficiente consenso in una società pluralista. La legge a cui fa riferimento Martini è stata approvata due anni fa, non legalizza l’eutanasia ma prevede che le cure mediche non debbano essere protratte «con ostinazione irragionevole». […]

Fonte: sito di BresciaOggi

8 commenti

Lamb of God

Il Cardinal Martini è stato uno dei pochi a spostarsi di qualche mm dalle solite esternazioni papali, infatti è finito ben presto tagliato fuori e non solo per i ben noti motivi di salute.

Vassilissa

E infatti si son guardati bene dal farlo papa, troppo aperto.

Maurizio

Per me nel discorso di Martino ci sono dei problemi. Primo, l’accanimento terapeutico, come lo definisce Martino, è un caso particolare di eutanasia (vedi mio blogpost). Secondo, non mi sembra che specifichi cosa si debba considerare “effetto positovo” di una terapia. Se una terapia mantiene in vita o allunga la vita, ma non cura la malattia e non rende la vita accettabile per il paziente, quello va consideato effetto positivo o no? Senza specificare questo, la definizione è inutile.

davide

a Vassilissa
Infatti non mi pare che coloro che frequentano gli ambienti alti della Chiesa si caratterizzino per rifiutare in modo esplicito un dialogo alla pari con il mondo attuale e la società pluralista

davide

“per rifiutare in modo esplicito un dialogo alla pari con il mondo attuale e la società pluralista”
ops volevo dire a volere anzichè a rifiutare, non ho visto il “non”

Alrogo

..la diocesi di Milano è un caso un pò a sè..rappresenta un modello col quale un dialogo è possibile. Dispiace non saperlo papa.

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