E’un’ingenuità l’iniziativa della Curia bolognese di creare un contatto «porta a porta» tra sacerdoti cattolici e credenti musulmani in occasione della benedizione pasquale delle case. L’iniziativa nasce dal buon proposito di porre rimedio all’accusa assai più realistica, uscita dagli stessi ambienti vescovili, che sia in atto un «disegno di islamizzazione» della città attraverso la diffusione delle attività economiche e sociali della comunità musulmana. Se l’iniziativa della Curia non si limitasse a ristabilire un clima più sereno, ma avesse l’ambizione di rilanciare quel «dialogo tra le religioni» di cui tanto si parla – allora l’ingenuità va incontro a grosse difficoltà. Il sacerdote che fosse accolto, per cortesia, in una casa musulmana bolognese (ammesso che ciò non sia contrario a qualche norma religiosa) potrà parlare soltanto di rispetto reciproco, di pace, di condanna di ogni forma di violenza. Sono cose importantissime – naturalmente – ma non toccano il dato religioso che sta alla radice delle differenze dei comportamenti culturali e sociali che sollevano disagio. In realtà, il «dialogo tra le culture e le religioni», così come viene praticato oggi in Italia, è caratterizzato da alcune anomalie. Innanzitutto è di fatto monopolio delle organizzazioni religiose che suppliscono alla carenza di una chiara strategia culturale «laica» da parte dello Stato. Ma lo stesso dialogo interreligioso – ecco l’altra anomalia – evita poi di fatto di confrontarsi seriamente in profondità nel merito delle verità religiose e teologiche. […] Un serio dialogo interreligioso e interculturale con l’Islam non può ignorare che si tratta di una concezione religiosa e teologica che è radicalmente diversa dalla cristiana, anche nelle modalità con cui influisce intimamente sul modo quotidiano di vivere di milioni di uomini e di donne. Un autentico confronto religioso e teologico potrebbe promuovere un processo di revisione di alcuni aspetti culturali e sociali della società musulmana, senza metterne in discussione i fondamenti religiosi (come sta lentamente avvenendo in cosiddetto «Islam europeo»). Ma tutto ciò presuppone un vero confronto filosofico e teologico che non ha luogo da secoli – letteralmente – salvo che per ristrettissime élites. […] Tornando a Bologna, non è chiaro perché in quella città ci sia da parte della Chiesa locale una così acuta sensibilità per la comunità islamica. Non pare che questa crei particolari problemi di ordine pubblico o sociale. Forse semplicemente è la visibilità di una collettività di diversamente credenti che, con le loro pratiche e forti simbologie, rende più deprimente il quadro di un cattolicesimo convenzionale privo di creatività. Ma sarebbe triste riscoprirsi cristiani solo per contrasto all’Islam che si sta insediando nelle nostre città. Forse occorrerebbe un’altra strategia.
Il testo integrale dell’articolo di Gian Enrico Rusconi è stato pubblicato sul sito della Stampa
L’islam non è propriamente “una concezione religiosa e teologica che è radicalmente diversa dalla cristiana”. E’ monoteisticha ed ha la culla nel medioriente come il cristianesimo e l’ebraismo.
Il guaio è che forse hanno fin troppi punti di contatto.
Ma si che andassero a fare in… ehm… a fare proseliti… anzi perchè non vanno proprio alla mecca così li prendono tutti in un colpo solo e fanno una conversione di massa? Sarebbe un idea geniale, no?
Ma visto che la “Terra santa” è sacra a tutte e tre le religioni monoteiste, perchè non si trasferiscono tutti lì?
Tanto sono tutti figli di Abramo, troveranno sicuramente il modo di mettersi d’accordo…
Il ministro Ruini alla legge,Eutanasia,no…no…no.. e’ volonta suicida no, ai Pacs in difesa della famiglia tradizionale.Il ministro Ruini rivendica l?autonomia della politica catolica in Italia.
Tanto sono tutti figli di Abramo, troveranno sicuramente il modo di mettersi d’accordo…
Come s’è già abbondantemente visto 😉 oppure si stermineranno a vicenda in allegria, a tutto vantaggio del resto dell’umanità.
Quella sui figli di Abramo l’ha già detta Sadat, all’epoca della pace con Israele… Ehm…
Se non ci fossero più religioni, saremmo tutti più tranquilli.