C’è lo studente che è convinto che se attraverserà il cortile dell’università da destra a sinistra, l’esame andrà bene. Il giocatore di basket che mette sempre la stessa maglia per ogni partita importante. E i fan del pallone, sicuri che con il pensiero potranno condizionare la vittoria della loro squadra del cuore. Trucchi che adottiamo quotidianamente, piccole superstizioni che scandiscono le nostre giornate. In fondo lo sappiamo che sono pensieri irrazionali, eppure non riusciamo a rinunciarci. Gli scienziati lo chiamano “pensiero magico” e le ultime ricerche, riferisce il New York Times, dimostrano che è un’abitudine molto più diffusa di quanto spesso siamo disposti ad ammettere.
Dietro a questi comportamenti c’è un motivazione precisa: il cervello li adotta perché svolgono una specifica funzione, quella di permetterci di affrontare situazioni difficili o particolarmente minacciose. Di combattere lo stress e di tenere sotto controllo paure che non riusciamo a dominare. La nostra mente è specializzata nel produrre spiegazioni magiche in determinate circostanze, che vengono preferite a quelle razionali perché ci risultano più utili. E’ il caso di situazioni estreme come un lutto, oppure una malattia debilitante o un dolore molto forte, dove la creazione di uno scenario immaginario ci permette di “adattarci” meglio. Ma lo stesso meccanismo è diffuso in situazioni quotidiane, e anche fra persone giovani e di cultura elevata.
E a dimostrare questo meccanismo arrivano adesso gli studi dell’università americane di Princeton e Harvard pubblicati nei mesi scorsi. In uno di questi esperimenti, a un gruppo di uomini e donne è stata fatta osservare una persona bendata, che giocava a basket in una sala giochi e doveva riuscire a tirare la palla nel canestro senza vedere. Il tiratore, in realtà, sbirciava dalla benda ed ha fatto canestro moltissime volte, cosa che ha stupito gli osservatori. Rispondendo poi ad un questionario, i partecipanti allo studio hanno risposto convinti di aver influito in qualche modo sul successo della prova.
In un altro esperimento, i ricercatori hanno dimostrato che un gruppo di ragazzi e ragazze cui era stato spiegato come usare una bambolina vudù erano convinti di essere stati loro la causa di un forte mal di testa ad una terza persona, che in realtà stava benissimo ma fingeva davanti a loro di sentirsi poco bene. […]
Ma perché siamo così convinti di poter influire con il nostro pensiero sugli eventi? “E’ una cosa del tutto naturale” spiega il professor Stefano Pallanti, neuropsichiatria e direttore dell’istituto di neuroscienze di Firenze. “Sotto stress ogni cervello ragiona magicamente. Chiunque, in presenza di situazioni estreme è portato a credere ad atti disperati. E’ il cervello che li alimenta, che fabbrica questi scenari per aiutarci ad affrontare la realtà. Non solo. E’ proprio una funzione principale della mente quella di creare scenari fantastici, che si allontanano più o meno dalla realtà”. […]
Le piccole superstizioni quotidiane riguardano un po’ tutti. Fin da piccoli i bambini sviluppano una capacità ad immaginare scenari che vorrebbero si avverassero. E quest’abitudine rimane anche da adulti. Ne è convinto Daniel M. Wegner, professore di psicologia ad Harvard e coautore dello studio sulle bamboline vudù, che sostiene che il pensiero magico sia diffuso in modo particolare fra le persone insicure, che si sentono inadeguate. Per loro è un antidoto che li rende più sicuri.
“Questa fusione fra realtà e pensiero nella maggior parte dei casi è perfettamente normale, in più è parte della nostra storia e cultura”, commenta Pallanti. Ma quand’è che diventa davvero troppo? “E’ preoccupante quando non si riesce più a distinguere fra i due piani, appunto pensiero e realtà e si crede che il primo corrisponda ad una realtà fattuale. Allora si rischia la patologia”. E’ il caso di chi diventa completamente dipendente dai piccoli rituali scaramantici e si paralizza se non li porta a termine regolarmente: tutti segnali di un comportamento ossessivo-compulsivo, che può degenerare in psicosi.
Rituali e piccole magie quotidiane, il cervello ci aiuta a sopravvivere
17 commenti
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La religione aiuta a vivere…..
Sono fra quei fortunati che non ne hanno bisogno e che ai perchè della vita e della morte proprio non riesce a contrapporre spiegazioni ridicole che inevitabilmente si arenano nel “mistero della fede”.
Interessante su questo argomento la lettura del libro di Luigi de Marchi “il caos primario” edito dalla ERI (dalla rai!)
Luigi de Marchi aveva alcuni anni fa uno spazio ateo su Uno mattina, ma poi venne l’inquisitore….
Se ricordo bene già Konrad Lorenz aveva evidenziato il pensiero magico nelle oche: esempi di convergenza evolutiva o meccanismo già sviluppato fin dai primordi dello sviluppo del cervello?
Boh, però è fantastico pensare che il così osannato istinto (superstizioso) religioso non è che un riflesso fisiologico adattativo comune in oche, cani, gatti e uomini.
Solo che gli animali non hanno R2 (Ratzinger e Ruini) a romper loro le scatole!
Beh comunque separerei le piccole scaramanzie, che ognuno di noi, anche il piu’ razionale, e’ portato a compiere dalle credenze religiose e irrazionali. Una cosa e’ sfruttare i meccanismi sopra descritti ben sapendo che sono illusori, un’altra e’ cercare di far diventare l’illusione realta’.
Che credere aiuti a vivere meglio e’ evidente: ad esempio il fatto che molti credano fa’ vivere benissimo i preti !
Giorni fa sul satellitare hanno trasmesso alcuni vecchi, ma veramente vecchi programmi RAI e tra questi un interessantissimo documentario sul paranormale, miracoli compresi. A quel tempo Piero Angela era ancora in fasce (si fa per dire) e il suo programma “Viaggio nel mondo del paranormale” ancora lontano. Non esisteva ancora neanche il CICAP. In tale documentario, ovviamente in bianco e nero, tutti i presunti fenomeni paranormali erano mostrati come cose assolutamente vere, strane certamente, ma vere. Nel documentario in questione non si faceva mai nemmeno la più remota ipotesi che dietro a quei “fenomeni” potessero esserci trucchi, inganni o autoinganni.
Ciò è sintomatico di quella che era e purtroppo ancora per molti versi è la cultura magica del nostro Paese e di molti altri Paesi.
E’ assai probabile che la maggior parte della gente ancora creda che la mente umana abbia poteri particolari, possa influire su oggetti o situazioni. Molta gente crede nei sogni premonitori, nella telepatia, ecc.
Ci sono addirittura persone di una certa cultura che credono nei numeri ritardatari del lotto. D’altra parte la TV non fa molto per smentire tali credenze, anzi le incentiva.
Sistematicamente i TG annunciano il ripetersi del “miracolo” di San Gennaro, dell’uscita di un certo numero ritardatario del lotto.
Allo stesso modo la gente crede sovente alle cosiddette leggende metropolitane.
E a quanto pare non ne è immune nemmeno la nostra Margherita Hack, la quale in una partecipazione a “Cominciamo bene”, su RAI3, affermò che l’essere umano usa solo una parte del proprio cervello (a cosa servirà tutto il resto? 🙂 ).
Insomma siamo talmente immersi nella cultura magica che è veramente difficile sfuggire ad essa.
Anche io ho qualche scaramanzia, o meglio l’avevo: quando dovevo andare ad un esame universitario mettevo gli stessi vestiti che usavo per casa. Più che altro ero troppo teso per pensare all’abbigliamento, ma credo che un po’ di scaramanzia ci fosse realmente.
Chiedeva il Marzullo: “La vita è sogno, o i sogni aiutano a vivere meglio?”. Io credo che i sogni aiutino a vivere meglio anche se a volte ci fanno vivere peggio. La fede ad esempio è allo stesso tempo conforto e paura. Più che altro direi che spesso conforta dalle stesse paure che ha prodotto. Non sempre però. Ci sono situazioni talmente gravi e difficili che credere che esista un Dio che possa aiutarci è meglio che abbandonarsi alla disperazione totale. Anche per questo motivo le religioni continuano a esistere. E il senso religioso è tanto più forte quanto più la società è arretrata, povera, sofferente.
L’Anonima Alcolisti e altri gruppi di sostegno psicologico hanno nel programma da seguire degli esercizi di spiritualità ed è assolutamente caldeggiato il rivolgersi alla religione, il coltivare la fede con esercizi di programmazione neurolinguistica.
Certo, meglio genuflettersi davanti all’altare che crepare di cirrosi o di overdose, è però tragico vedere quanta gente abbia bisogno di credere in un potere superiore per gestire la propria vita.
Dicevano bene l’articolo e Carlo: un conto l’atto scaramantico che tranquillizza perché inserisce in un contesto conosciuto e dominabile, un conto chi confonde la scaramanzia (e purtroppo la religione) con la realtà.
“L’Anonima Alcolisti ……è assolutamente caldeggiato il rivolgersi alla religione, il coltivare la fede …..
è quello che ha fatto il signor George W Bush ma, ahinoi, il risultato non è stato dei migliori. Vi prego, riportatelo sulla via del vizio!!!
concordo con Carlo, alcuni piccoli gesti scaramantici, fatti con ironia, possono entrare nel nostro corredo e diventare quasi “tradizioni di famiglia”. Ma non farsi guidare da essi.
Il problema e’ che quando per adempiere al proprio credo devi fare rinunce e sacrifici pesanti, anche economici,questo e’ molto peggio dal fare innocui riti scaramantici, presumo abbiate visto anche voi lo speciale di rai 3 sulle religioni, su come gli americani pagavano profumatamente per sostenere la propria fede, addirittura persone lasciavano un quinto del loro stipendio, ma bisogna essere coglioni dico io, per farsi fregare da queste persone, che nei loro sermoni, con una faccia da culo senza pari,chiedevano ai loro fedeli di aumentare le loro donazioni senza vergognarsi nemmeno un po’.
Gli studi sulle relazioni tra religione e qualità della vita da diversi punti di vista arrivano principalmente dagli USA. E’ stato adirittura individuato un presunto “gene di dio”. Secondo gli studi di un certo Dean Hamer gli atei sarebbero degli “handicappati genetici” poichè questo gene sarebbe stato selezionato e trasmesso lungo l’evoluzione in quanto favorevole allo sviluppodi una società serena e collaborativa. Io aggiungerei una sociatà facilmente addomesticabile e controllabile… Personalmente da quando ho tolto il peso di dio dalla mia vita sono molto più serena.
Di recente ho sentito parlare di una ricerca simile sull’omosessualità. Ci si chiedeva come fosse possibile che un comportamento così apparentemente “controevolutivo” perchè rende impossibile la riproduzione sia comunque sempre presente in ogni epoca oltre che tra gli animali.
Forse anche noi atei siamo un mistero della genetica… eppure come gli omosessuali abbiamo una qualche funzione importante.
Per RazionalMENTE: Riguardo alla tua “scaramanzia” di indossare per l’esame lo stesso vestito che portavi in casa. Pare che sia molto più facile ricordare ciò che si è imparato se ci si trova nello stesso contesto in cui è avvenuto l’apprendimento. Essere vestiti allo stesso modo più avere un effetto simile… 🙂
Freud diceva le stesse cose dell’articolo 100 anni fa…
E infatti i preti non perdono occasione per denigrare Freud…
“Secondo gli studi di un certo Dean Hamer gli atei sarebbero degli “handicappati genetici” poichè questo gene sarebbe stato selezionato e trasmesso lungo l’evoluzione in quanto favorevole allo sviluppodi una società serena e collaborativa.”
Ammesso che sia tutto vero, dal mio punto di vista sono i credenti ad avere l’handicap. Che il punto di vista di questi “studiosi” sia piuttosto “viziato” lo dimostra il fatto che non è affatto dimostrato che i credenti siano più “collaborativi” degli atei (basta guardare alla storia dell’umanità…)
“Io aggiungerei una sociatà facilmente addomesticabile e controllabile…”
.. e aggiungi bene, ma detto in questo modo è “troppo brutto” da scrivere su di un articolo (pseudo?)scientifico.
1948, Skinner: «la superstizione nel piccione» (un classico nella letteratura psicologica ed etologica)
vedi http://www.cicap.org/articoli/at101608.htm
Ciao
Roberto Grendene
@Damiano
La religione è presente in qualsiasi società del mondo. Non si può negare che l’uomo abbia una predisposizione a cercare, o meglio, a darsi delle risposte sul senso della vita. Tutte le società più antiche ruotavano attorno a una qualche religione che serviva a strutturarle politicamente e a differenziarle dalle altre. L’articolo che ho citato (Preso da Mente&Cervello) parlava di questa spinta innata alla religiosità.
Sono d’accordo che non è bella l’espressione “Handicappati genetici” ma rende l’idea che l’ateismo sia qualcosa di insolito.
Forse mi sbaglio ma, per quello che ne so, gli atei sono una minoranza. Le persone che hanno il coraggio di accettare la vita per quello che è senza facili rassicurazioni, le persone che preferiscono l’incertezza alle verità rivelate sono una minoranza. Può darsi che ci sia davvero una qualche anomalia in chi non sente il bisogno di credere in dio per vivere sereno e io la considero un’anomalia di cui andare orgogliosi.
è la cultura che si vuole dare! così posso controllare!
http://fabiosacco.blogspot.com/
Silvia dice:
è però tragico vedere quanta gente abbia bisogno di credere in un potere superiore per gestire la propria vita.
Silvia ti dò ragione in pieno!
Chiara, anche io sono fiera di essere anomala!!!!! 😉