Apertura anno giudiziario: “una legge per l’accanimento”

[…] Tante sono le «urgenze» da affrontare: l’ordinamento giudiziario, la riduzione dei tempi dei processi, le riforme dei codici e dei processi civile e penale, risorse per tamponare le tante Caporetto che ogni giorno vivono i tribunali italiani: mancanza di organici, di personale amministrativo, di carta o di personal computer. Ma bisogna colmare anche dei vuoti legislativi – «è indispensabile e urgente» – per rispondere a problemi reali e gravi che emergono «imperiosamente» dando luogo «ad appassionati dibattiti». Come quello dell’«interruzione del trattamento terapeutico nei malati terminali». E’ il caso Welby, è il tema dell’«accanimento terapeutico», che irrompe nell’aula magna della Cassazione. A sollevarlo è stato il presidente della terza sezione civile, Gaetano Nicastro, nella sua relazione: «Alla soluzione sono indubbiamente connessi profondi problemi etici, che investono il significato stesso della vita umana e diritti ritenuti indisponibili». Nicastro, che ha tenuto la relazione perché il Csm non ha ancora nominato il nuovo presidente della Cassazione, spiega perché l’attuale normativa non risponde più ai problemi di oggi: «E’ indubbio che la nostra Costituzione esclude che si possa essere obbligati a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge, garantendo il diritto alla salute e all’autodeterminazione dei soggetti capaci. Di fronte al progresso della farmacologia e dell’ingegneria medica rimane ambiguo il concetto stesso di accanimento terapeutico». […]

Il testo integrale dell’articolo di Guido Ruotolo è stato pubblicato sul sito della Stampa

3 commenti

Steve

Questa cosa dei diritti indisponibili ribadisce il brutto vizio dei magistrati di sentirsi padroni del bene e del male. Come i preti.

archibald.tuttle

“diritto indisponibile”? e’ tradizione per i giudici della cassazione esprimersi a colpi di ossimori?

Il Giurista Ateo

Il termine “diritto indisponibile” è di solito usato per indicare quei diritti che attengono alla sfera personale – come il diritto alla vita, alla salute ecc. – e che riguardano solo l’individuo. Sono indisponibili per tutti gli altri, ovvero nessuno può (o farei meglio a dire potrebbe) interferire sulle scelte private di un cittadino.

In teoria la nostra Costituzione è di per sè chiara, ma per non scontrarsi con le gerarchie ecclesiastiche i giudici vorrebbero un intervento del legislatore come “foglia di fico”, per meglio giustificare le loro decisioni agli occhi di un’opinione pubblica moralmente clericale.

Sapete meglio di me come la nostra classe politica disprezzi la laicità (tranne poche eccezioni) e abbia tanto nostalgia dello stato etico, che impone ai cittadini cosa è giusto pensare, perciò immagino già che in Parlamento si cercherà di sterilizzare il dibattito e rinviare sine die qualunque decisione.

Potremmo definirla tecnica del “Troncare e Sopire”, così efficacemente descritta da Manzoni, frutto a mio modo di vedere di uno scollamento fra la percezione della realtà da parte dei politici ed esigenze reali della popolazione. Per questo non dobbiamo mollare nelle nostre battaglie per la difesa dei diritti civili, anche se spesso pare di combattere contro i mulini a vento (vedi l’astensionismo di massa per il referendum sulla legge 40).

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