Catechismo ed eutanasia

Il lettore Sergio Benetti, scrive su La Stampa: «Dopo le lettere anticattoliche dell’altro giorno (…) Il pensiero del cardinal Martini, a scanso di equivoci, è molto cattolico, in perfetta linea con Ratzinger, Wojtyla, Ruini (…) il catechismo (…) e con tutti gli altri cattolici che si definiscono tali (non quelli dei sondaggi o quelli battezzati-cattolici d’anagrafe oramai atei, lontani dalle liturgie domenicali (…) ». Vorrei osservare che il catechismo della Chiesa cattolica è più vicino alla posizione di Martini (più aperta), che a quella di Ratzinger o di Ruini (totalmente chiusa). Il Catechismo, riguardo all’eutanasia non afferma, come fa con l’aborto, che è atto «gravemente contrario alla legge morale» (n.2271), ma si limita ad affermare che «essa è moralmente inaccettabile» (n.2277), il che non è proprio la stessa cosa. Ma la posizione della Chiesa cattolica è autenticamente cristiana? Le argomentazioni del Magistero per sostenere la sua contrarietà all’eutanasia non trovano fondamento nelle Scritture, e contrastano con la ragione. Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Evangelium vitae scriveva: «Così le leggi che, con l’aborto e l’eutanasia, legittimano la soppressione diretta di esseri umani innocenti sono in totale e insanabile contraddizione con il diritto inviolabile alla vita proprio di tutti gli uomini» (n.72). Ma come potrebbe una giusta legge sull’eutanasia essere in contraddizione con un diritto al quale un malato terminale ha già rinunciato e che il destino già gli ha negato? Ha senso parlare di diritto alla vita per un neonato, ad esempio, portatore di malattia incurabile e destinato a morire entro breve tempo soffrendo?

La lettera di Renato Pierri è stata pubblicata ieri sul Manifesto