Brasile, feto riconosciuto prigioniero politico

Per la prima volta un feto è stato riconosciuto come prigioniero politico e vittima di tortura da parte della dittatura militare brasiliana (1964-85). Si tratta del figlio dell’ex guerrigliera Crimeia Grabois, che era stata torturata nel dicembre del 1972 in un centro clandestino di tortura della polizia a San Paolo quando era incinta di sette mesi. Era appena stata fatta prigioniera nella regione dell’Araguaya, in Amazzonia, dove morì anche l’unico appartenente italiano alla guerriglia, il calabrese Libero Giancarlo Castiglia.

Mesi dopo, il figlio di Crimeia, Joao Carlos Grabois, è nato in un’ospedale di Brasilia, ma con gravi disturbi neurologici. Oggi ha 35 anni e ha rivolto un ricorso alla commissione di ex prigionieri politici che decide gli indennizzi che lo stato brasiliano sta pagando. «Ritengo che il frutto di sette mesi di gestazione debba essere riconosciuto come prigioniero politico della dittatura militare – si legge nel parere di Henrique Goncalves, membro del consiglio regionale di medicina di San Paolo, che fa parte della commissione -. E che per le torture sofferte nel periodo della sua vita intra-uterina, che gli hanno procurato dei disturbi psicologici, sia da pagare un indennizzo».

«Lo stato deve essere condannato a pagare il massimo che la legge prevede, perchè questa decisione serva da esempio», ha sottolineato l’avvocato Idibal Pivetta, revisore del caso per la commissione. Secondo la madre, Joao Carlos ha sofferto anche dopo la nascita, per denutrizione: «Veniva allattato solo quando volevano», ha riferito.

Fonte: Corriere.it

Un commento

Rudy

Penso sia un argomento che mette spalle al muro la Chiesa, notoriamente spalleggiatrice delle peggiori dittature. In sudamerica poi.

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