Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il disegno di legge sui Dico, che è tornato quindi al governo. Ora l’esecutivo dovrà decidere in quale dei due rami del parlamento inviare il provvedimento. Infatti sia alla Camera che al Senato ci sono delle proposte di legge di iniziativa parlamentare, anche se a Palazzo Madama, in commissione giustizia, l’iter legislativo è già iniziato. A metà gennaio, infatti, il relatore Cesare Salvi ha illustrato i testi che erano stati incardinati sino a quel momento.
«La firma del Presidente della Repubblica che autorizza la presentazione in Parlamento del disegno di legge sui Dico dà l’avvio ad un percorso legislativo che potrà arricchire il testo a cui ho lavorato con il ministro Bindi». Lo ha dichiarato la Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini. «Le ricerche – prosegue la Ministra – ci confermano che la gran parte dei cittadini di questo Paese, credenti e non, mostra di apprezzare un disegno di legge che assegna nuovi diritti e nuovi doveri alle persone che vivono un progetto di amore e di solidarietà. Compito delle istituzioni è dare loro delle risposte».
«Dico»: Napolitano firma ddl
7 commenti
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in proposito c’e’ un bell’articolo del copresidente UAAR, Carlo Flamigni:
“Nuovi diritti e vecchi divieti”
Ci sono certamente differenti modi di giudicare una scelta politica, e
questo vale anche per la recente proposta del governo che ci è stata
presentata con l’orribile nome di «Dico». Il primo modo è quello che si
ispira al pragmatismo, che guarda ai risultati concreti. Chi segue
questa via, si pone una domanda semplice: era possibile fare di più? Se
consideriamo la situazione politica del Paese, la prepotenza di una gran
parte del mondo cattolico, l’invadenza dei vescovi la risposta è no, non
si poteva far di più.
Lo si capisce anche guardando lo sguardo supplice dei tanti parlamentari
che temono di non poter essere rieletti senza il voto delle parrocchie e
che implorano un buffetto di approvazione da parte del loro vescovo di
riferimento. Ammettiamolo dunque, non si poteva fare di più. Con qualche
perplessità sul concetto cattolico di mediazione: cento metri da
percorrere, li facciamo tutti noi e loro si lamentano ugualmente.
continua su:
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=63531
Ciao
Roberto Grendene
ACQUA MINERALE E FAMIGLIA NATURALE
http://www.razionalmente.net/blog
Fatevi 4 risate!!
Io mi sono fatto l’opinione che questo testo non sia migliorabile: è solo da buttare e rifare da capo.
Il principio fondamentale è che l’attribuzione di diritti e doveri debba essere subordinata ad una manifestazione di volontà (come accade nel matrimonio e in ogni tipo di contratto); le conseguenze dei Dico, invece, sono legate all’accertamento di un mero dato di fatto: la convivenza – in alcuni casi la convivenza protrattasi per un certo numero di anni.
Il risultato è quello – profondamente illiberale – di non tenere in alcuna considerazione la volontà individuale e anzi di porre le basi perchè la volontà individuale possa addirittura essere violata: vedi http://bioetiche.blogspot.com/2007/02/dico-il-diavolo-nei-dettagli.html
Se si pretende che gli (scarsi) diritti derivanti dalla convivenza debbano passare attraverso l’umiliazione dell’autonomia individuale, allora è meglio lasciar perdere.
I conviventi possono garantirsi a vicenda con gli strumenti del diritto privato (cointestazione della proprietà della casa o del contratto d’affitto, ad esempio); per altri tipi di diritto (come quello alla pensione di reversibilità) si è già deciso di aspettare il riordino della materia – e quindi la legge sui Dico non li riguarda.
E allora lasciamo perdere questa schifezza di legge; tanto prima o poi l’Europa ci imporrà di estendere il matrimonio anche agli omosessuali, e finalmente finirà una dicriminazione intollerabile.
@ Don Zauker
Con l’Entrata dei paesi dell’est il campo del no ai matrimoni gay è stato rinforzato e non dimentichiamo che il matrimonio gay esiste solo in Belgio, Olanda e Spagna.
@ lik
Hai ragione, ma ho fiducia nella Corte di Giustizia e nei vari trattati contro la discriminazione che sono stati firmati anche dall’Italia.
Mettiamola così: ho più fiducia in una via “giuridica” al riconoscimento dei diritti che in una via “politica”.
@ Don Zauker
Non esiste nessun trattato che possa permettere alla Corte di Giustizia di riconoscere le coppie gay. Mi sembra si tratti di una raccomandazione quella del parlamento europeo. Neppure il trattato europeo rifiutato da Francia e Olanda, perché su pressione della Polonia è stato stilato in modo da non essere vincolante per quanto riguarda il riconoscimento dei diritti dei gay. Pensa che la Romania ha abolito la prigione per gli omosessuali solo pochi anni fa prima dell’entrata in Europa, ma non era addirittura una condizione vincolante.
Dipenderà molto dell’evoluzione delle società in Europa, i problemi non ci sono solo in Italia. Polonia, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Malta, Cipro, Grecia, Irlanda e Austria se la passano anche peggio di noi sotto certi punti di vista.
Scusate se vado un attimo fuori argomento.
Ho letto ieri sul Corriere la notizia che l’uffiale italiano che ha dato notizia di una chiesa cattolica in costruzione in Afghanistan
http://www.oecumene.radiovaticana.org/IT1/Articolo.asp?c=117757
è stato rimosso dal suo incarico e fatto rientrare in fretta e fuoria in Italia.
Insomma, noi dobbiamo solo sapere che finanziamo le cosiddette missioni di pace e non che finanziamo le missioni cattoliche.
Personalmente sono schifata.