Dico: un intervento di Carlo Flamigni

Ci sono certamente differenti modi di giudicare una scelta politica, e questo vale anche per la recente proposta del governo che ci è stata presentata con l’orribile nome di «Dico». Il primo modo è quello che si ispira al pragmatismo, che guarda ai risultati concreti. Chi segue questa via, si pone una domanda semplice: era possibile fare di più? Se consideriamo la situazione politica del Paese, la prepotenza di una gran parte del mondo cattolico, l’invadenza dei vescovi la risposta è no, non si poteva far di più. […] La manifesta soddisfazione dimostrata dalla senatrice Binetti mi fa però sospettare che esistano altri modi di considerare il problema. So per certo, ad esempio, che esistono persone un po’ meno pragmatiche (e un po’ meno ciniche) che vedono nella proposta del governo una rinuncia – piuttosto dolorosa – a un riconoscimento pubblico che molte coppie di fatto si aspettavano e che, in un recente passato, molti rappresentanti della sinistra che sta governando il Paese si erano impegnati ad ottenere. Secondo costoro, il progetto di legge del governo finisce con l’essere una sintesi molto impoverita di contenuti di un lavoro politico che ha evidentemente trovato difficoltà insuperabili all’interno della coalizione di centro-sinistra, ed è inutile perder tempo a spiegare chi come e perché, questi fatti li conosciamo benissimo.[…] Ci stiamo comportando da Paese laico, o il concetto stesso di laicità, attraverso una serie incredibile di travisamenti, ha assunto significati completamente diversi da quelli nei quali le persone come me hanno sempre creduto? Scelgo un articolo di Giuseppe Dalla Torre, professore di Diritto Ecclesiastico e rettore della «Lumsa», che trovo negli atti del convegno di studio del Comitato Nazionale di Bioetica organizzato in occasione del suo 15° anniversario. Scrive Dalla Torre: «Certo uno Stato laico non imporrà, con la forza del braccio secolare, un’etica al corpo sociale; ma non potrà fare a meno di tradurre in norme quei valori etici che, alla prova delle regole democratiche, risulteranno diffusi e condivisi nel corpo sociale. In maniera più esplicita si deve dire che le comunità religiose… hanno il diritto, ma dire anche il dovere, di intervenire nello spazio pubblico, quindi politico, proponendo i propri valori, e quindi i propri progetti di società cercando democraticamente di acquisire, intorno ad essi, significativi consensi». Un discorso, se non altro, apprezzabile per la sua chiarezza: poiché noi cattolici siamo più numerosi, le nostre regole morali sono migliori delle vostre e possiamo imporle a tutti. Questa definizione di laicità è esattamente il contrario della mia. […] La maggioranza dei cittadini è invece favorevole alla fecondazione assistita, alla pillola abortiva, al diritto di decidere in merito alla fine della propria esistenza, alla pillola del giorno dopo, alla legge 194 e così via fino ai Pacs: ripeto, per chiarezza, Pacs, non Dico. La sensazione, dunque, è che il Vaticano – e i Cardinali, e i Vescovi, e i professori di Diritto Ecclesiatico – abbiano tutto il diritto di difendere le proprie idee e di parlare in nome della propria fede, ma dovrebbero risparmiarci i ragionamenti sulla democrazia e le ipotesi sulle maggioranze. La sensazione è che le loro possibili maggioranze vengano ottenute commerciando, in modo piuttosto truffaldino, in Parlamento, e che non abbiano niente a che fare con il Paese. […] Quando leggo certe dichiarazioni della Cei («il testo normativo… minaccia di incidere pesantemente… sul futuro della nostra società nazionale) mi chiedo se sia in realtà possibile un dialogo, o se la propensione di una certa parte del mondo cattolico non sia invece quella di considerare con affetto e tenerezza la vecchia signora che, guardando al passato, afferma con fierezza «domo mansi, lanam feci», non ho mai lasciato la casa, ho trascorso gli anni a fare la calza. E il desiderio di ragionare con loro di diritti individuali, chissà perché, si dissolve.

Il testo integrale dell’articolo di Carlo Flamigni è stato pubblicato sul sito dell’Unità

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9 commenti

Lorenzo

a proposito di laicità, qualcuno mi sa spiegare perché dal blocco del traffico devono essere escluse le targhe con CV o SCV, quando per i ministri di culto di qualsiasi religione c’è già un’apposita deroga? Forse le macchine targate vaticano non inquinano anche l’aria che respiriamo noi romani? La solita cosa: i preti da noi godono di privilegi inspiegabili in un paese civile.

monia

Lorenzo ma ovviamente è perché la legge è uguale per tutti,ma per i preti è più uguale che per noi!

Pacs

“….. è stata presentata con l’orribile nome di Dico”

Questo DICE già tutto.

Roberto Grendene

«poiché noi cattolici siamo più numerosi, le nostre regole morali sono migliori delle vostre e possiamo imporle a tutti. Questa definizione di laicità è esattamente il contrario della mia»

Carlo Flamigni ci ha raccontato di persona parte dei contentuti di questo articolo durante il Darwin Day UAAR 2007 di Bologna.
E’ un onore averlo nel comitato di presidenza della nostra associazione.

Roberto Grendene
Circolo UAAR di Bologna

Marco T.

La Chiesa e i Dico: due ipotesi

Inutile dire che, non solo sul piano squisitamente filosofico ma anche su quello della semplice sensibilità umana, le argomentazioni teologico-giusnaturalistiche delle alte sfere ecclesiastiche contro i Dico sono delle eminentissime stronzate (nel senso di H. G. Frankfurt, naturalmente). Qualunque persona di buon senso, infatti, capisce immediatamente che il cattolico Prodi e la cattolicissima Rosy Bindi non hanno alcuna intenzione di avallare le scostumatissime e (per la Chiesa) rovinose pratiche civili delle società occidentali più avanzate, come vorrebbero far credere Ratzinger e Ruini. È naturale supporre, dunque, che il petulante richiamo della Chiesa al presunto “diritto naturale” istituito da Dio come fondamento di ogni diritto positivo (con buona pace della sovranità democratica del Parlamento italiano), intende nascondere qualcos’altro. Ma cosa? Cosa si nasconde dietro i latrati pseudo-filosofici della Chiesa, che arriva persino a ringhiare contro la normale attività legislativa di uno Stato sovrano pur di imporre la propria dottrina delirante? Cosa spinge una banda di anziani celibi con la gonna a pontificare sulla vita di coppia di milioni di persone? Cosa ne sanno loro, single per libera scelta, dei diversi modi in cui le persone scelgono liberamente di vivere insieme? Per ragioni di spazio e di scelta metodologica, eviterò qui di discutere il merito delle suddette argomentazioni dottrinarie (il matrimonio eterosessuale e cattolico è fondato sul diritto naturale; il diritto naturale è una delle espressioni dell’ordine divino del mondo; dunque il matrimonio eterosessuale e cattolico è un sacramento inviolabile voluto da Dio; e via dicendo con baggianate simili), perché sono davvero troppo risibili per essere prese sul serio. Proporrò, invece, due ipotesi alternative per spiegare le ragioni di tanta agitazione propagandistica da parte di un’agenzia ideologica (strutturata da anacronistico Stato Teocratico) che nell’occasione ha persino dimenticato di rispettare il pur benevolissimo Concordato che regola i suoi rapporti con la Repubblica Italiana, violando palesemente qualsiasi regola di non ingerenza negli affari interni di un altro Stato.
Premetto subito che io stesso non so quale delle mie due ipotesi sia la più verosimile. Per non sbagliare abbraccio la prima nei giorni feriali e la seconda nei giorni festivi.
Secondo la prima ipotesi, la Chiesa è un potere oscurantista e reale che, pur senza assumersi alcuna responsabilità diretta (per esempio attraverso una democratica partecipazione alla vita politica con propri parlamentari), cerca indirettamente di imporre la propria ideologia autoritaria servendosi di prestanome istruiti ad hoc e sostenuti nel corso delle elezioni (i cosiddetti parlamentari cattolici, frutto sempre verde del vecchio Patto Gentiloni). In questo caso l’Italia si configura come un paese laico continuamente minacciato nella sua libertà sovrana da una quinta colonna trasversale di onorevoli traditori, i quali, invece di essere leali allo Stato che li paga e li onora per legiferare nel rispetto della Costituzione, sono ideologicamente al soldo di uno Stato straniero.
Se così è, c’è da piangere per tutti, laici e credenti sinceramente desiderosi di vivere in un Paese libero.
L’altra ipotesi, invece, è più allegra, quasi da spettacolo di piazza domenicale. La Chiesa, c’è da pensare, è un’Opera dei Pupi in cui degli anziani attori in abiti di scena particolarmente bizzarri sono manovrati come marionette da politici avidi di potere, i quali mettono loro in bocca delle battute propagandistiche ad effetto sacro al solo fine di darsi una opportuna legittimazione ideologica e culturale. In tal modo il Papa e gli altri prelati sono solo delle maschere con cui la gran parte della classe politica italiana incanta e infinocchia l’elettorato, in larga misura credulone, conservatore e piamente sensibile alla voce dei dogmi, nonché al fascino della superstizione. Alla fine dello spettacolo, marionettisti e marionette si spartiscono l’incasso e brindano insieme alla faccia del popolo bue che ha affollato la piazza.
Se così è, c’è solo da ridere, anche se lo spettacolo merita fischi e pernacchie, e si può continuare a sognare con serenità che a ognuno sia riconosciuto un giorno il diritto di vivere in pace e come gli pare, senza il timore di essere discriminato dagli ipocriti.

Daniela

ma come si fà a ragionare con queste persone, quello che ha detto della torre è qualcosa di gravissimo, in pratica si dice che la maggioranza può decidere sui diritti civili di una persona, e se parliamo di maggioranze cattoliche, ecco che ci trasformiamo in uno stato teocratico.

raphael

Ci stiamo comportando da Paese laico, o il concetto stesso di laicità, attraverso una serie incredibile di travisamenti, ha assunto significati completamente diversi da quelli nei quali le persone come me hanno sempre creduto?

E’certamente così e lo si può facilmente notare sui media.
Posto che il laico è colui che crede in uno stato equidistante da ogni confessione religiosa e dunque giocoforza contrario al concordato chi fra i tanti che abusano del termine può dirsi laico? Mentana? Ferrara? Pippo Baudo? ecc ecc
Sarebbe ora che si mettessero i puntini sulle i

Vassilissa

@Marco T.
Direi più la prima, in tutti e due i casi la gastrite è assicurata.

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