Con la sua Polo andava a oltre 100 chilometri l’ora su una strada dove il limite è di 50, ma la sua multa per eccesso di velocità è stata annullata dal giudice di pace di Foligno: a correre era un frateminore francescano polacco, al quale, il 13 novembre scorso, venne elevata una multa dalla polizia municipale. Nel ricorso presentato al giudice di pace il religioso ha sostenuto, come riportavano alcuni quotidiani locali, che si stava «recando con urgenza, nella sua qualità di ministro del culto cattolico, al capezzale di un moribondo per impartirgli l’estrema unzione». Una giustificazione che è stata considerata valida dal magistrato, secondo il quale rischia «un danno grave e irreparabile» il credente cattolico che non possa ricevere l’estrema unzione.
Parroco corre per l’estrema unzione, via la multa
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Capisco l’importanza dell’estrema unzione per i cattolici, però lo stato italiano dovrebbe tenere separati le credenze religiose dalle leggi. Per analogia anche una donna islamica potrebbe sentire la necessità di indossare il velo integrale in pubblico, e allora che si fà?
E se poi causava altri morti con la sua corsa spericolata? Ma almeno ce l’aveva la sirena come le ambulanze o come le macchine della polizia?
Ho fatto, ai miei tempi, qualche studio nel campo delle materie giuridiche e da quello che ricordo a riguardo il cosidetto “stato di necessità o di bisogno” doveva essere comprovato da ragioni oggettivamente valide e “universalmente” riconosciute: in particale era da considerarsi stato di necessità l’esigenza di un certo comportamento atto a contrastare il rischio per la propria vita o la vita delle persone care ovvero affidate all’attore del comportamento stesso. Ora, a parte che di difesa della propria o altrui vita proprio non si trattava e che, anzi , era messo in essere un comportamento che metteva oltremodo a rischio l’icolumità delle persone, per un’esigenza prettamente religiosa, ossia collegata alla fede dei soli protagonisti, sacerdote e moribondo, completamente estranea alle mie convinzioni di ateo che non vuole rischiare di essere investito da un prete in macchina che sfreccia per strada spinto dalla “sua” urgenza di andare in soccorso dell’anima immortale di un suo assistito, cosa questa che oltre ad essere scientificamente improbabile, non incontra affatto le ragioni logiche che ne giustifichino la messa in essere; nel caso in fattispecie non sembrano affatto ricorrere le ragioni che la scienza del diritto assegnerebbe ad un simile comportamento , anche riconoscendo ad un dato rito una valenza di importanza assoluta , per chi crede e si identifica in un dato culto, la giurisprudenza , che è pur sempre scienza, oltre che esercizio di prerogative da parte di un magistrato, non può in nessun modo essere manipolata in maniera strumentale in base alle convinzioni personali di chiunque, salvo il rischio di creare paradossi e incongruenze macroscopiche………appunto quello di dover giustificare, un domani , al verificarsi di situazioni analoghe con protagonisti credenti di altri culti, il perchè un rito proprio della CCAR debba essere considerato alla stregua di un soccorso medico d’urgenza e un rito di un altro culto non lo debba essere.
Questo è ciò che accade nei tribunali con i crocefissi appesi ai muri. I magistrati guardano il crocefisso e si ispirano per le loro sentenze. Nel caso in particolare trattandosi di un religioso dispensatore di verità assoluta da crocefisso il magistrato ha ritenuto che la giustificazione dell’estrema unzione ad un fedele valida e la multa è stata tolta, parificando di fatto l’opera del frate a quella della polizia, dei vigili del fuoco, delle ambulanze, e simili (anche se il frate era senza sirena).
Faccio un esempio se io non credente avessi fatto lo stesso perchè volevo arrivare al capezzale di morte di un parente mi avrebbero tolto la multa oppure la tolgono solo ai frati ed ai preti?
Come dice il Prof.Leopoldo Elia, è una palese discriminazione nei miei confronti, oltre che un’offesa personale.
La legge è uguale per tutti gli animali ma alcuni animali è più uguale che per altri.
Il comportamento del giudice di pace in questo caso è una palese violazione dei diritti dei non credenti.
Considero l’accaduto, seppur banale, molto grave, in quanto è una palese discriminazione nei confronti dei non credenti.
Per completezza, ricordo che la giurisprudenza chiama “stato di necessità e di urgenza” l’esigenza di mettere in atto comportamenti anche sanzionabili dalla legge stessa , qualora ci si trovi nelle condizioni estreme di dover far fronte ad un rischio immediato per la propria vita o per quella delle persone affidatarie.
Il comportamento del prete non rientra in alcun modo nei casi riconosciuti dalla dottrina giuridica…..penso, però, che sia più giusto porsi della domande riguardo la figura del “giudice di pace” e della sua reale competenza: non escluderei un ricorso da parte dell’amministrazione che lo aveva sanzionato davanti ad un “vero” tribunale.
Se un morente desiderasse un bicchiere di acqua, un sigaro, un whiskey non glielo negherei.
E non gli negherei neppure l’estrema unzione, se la volesse.
Bene hanno fatto a togliere la multa.
Anticoncordatario non significa essere anti-umani:-)
Cosa sarebbe accaduto se il frate, nella corsa per andare dal moribondo, avesse investito una persona? Era già pronto per l’estrema unzione…
E come ha scritto in ML Flavio P..LA FOLLIA NON HA LIMITI!
Comunque condivido in toto Leo55, l’estrema unzione non è questione di vita o di morte e non giustifica il mettere a repentaglio la vita altrui. Non è paragonabile all’intervento di ambulanze o polizia.
Si, concordo al 100% con Joséphine. Un frate che corre al capezzale di un morente per dargli conforto psicologico è un uomo che fa del bene. Punto e basta. Fare del bene, quale che sia il movente, è qualcosa che merita rispetto e riguardo. Anche nel chiudere un occhio su qualche infrazione alla legge.
@Josèphine
Qui non si sta trattando di negare un “qualcosa” ad un moribondo: si discuteva se era da considerarsi lecito mettere a repentaglio la vita di persone estranee alla circostanza per rispettare un “qualcosa” che è di grande importanza ,ma solo nelle convinzioni del prete e del proprio assistito: in sostanza un rapporto tra rischi e benefici.
Io non giustifico un comportamento collegato a “convinzioni personali”, anziche a criteri oggettivi universalmente riconsciuti, quali la salvezza di una vita, che possano mettere a rischio l’incolumità delle persone e la vita stessa e credo che anche la giurisprudenza si orienti in tal senso…..spero che il comando dei vigili urbani ricorra contro il parere di questo giudice di pace perchè, secondo me, i presupposti ci sono tutti.
Leo: “spero che il comando dei vigili urbani ricorra contro il parere di questo giudice di pace perchè, secondo me, i presupposti ci sono tutti”. E’ un loro dovere ricorrere, sempre con la speranza (virtù teologale), che il giudice di turno non si ispiri al crocefisso per la sentenza. Nella giustizia ho assai poca fiducia è sufficiente guardare un centinaio di sentenze per la stessa materia per accorgersi che a parità di comportamento le conclusioni sono diverse.
In questo caso vi è stata discriminazione da parte del giudice di pace solo perchè si è trovato di fronte ad un prete/frate, che a giustificazione ha addotto un rituale della propria religione. A me non l’avrebbero risparmiata! Questo mi basta. Le considerazioni che avrebbe potuto mettere sotto qualcuno ecc. (guida pericolosa con ritiro penso della patente, ecc.), nei confronti dei preti non si applicano, nel nome e a giustificazione della loro “missione”. Bella filosofia del diritto! Con la legge uguale per tutti….
all’aro io correvo sabato scorso perche’ una mia amica mi ha telefonato pregandomi di raggiungerla poiche’ in preda a libidine super ardeva dalla voglia di scopare io all’ora dai a 120 all’ora se mi anno fatto la multa a chi mi devo rivolge per farmela leva’ all’ arcivescovo
dove ”’??ho era urgente come l’estrema unzione miga seghe
Per i troll che parlano di frati/preti che fanno del bene e sono di conforto, ecc. se divinità è così buona e potente (infallibile ed onnipotente), come si predica lo avrebbe fatto arrivare in tempo cmq anche se rispettava il limite di velocità… La vita dell’individuo non è forse nelle sue mani? Egli non la può togliere quando gli pare a suo insindacabile giudizio? Nel caso di specie nulla gli impediva di aspettare 5 minuti.
Vale anche se scappa tanto?
Spero anche io che facciano ricorso contro quella sentenza perchè in ogni caso ha messo materialmente in pericolo la vita di altre persone per un’esigenza che riguardava solo interessi moralistici della famiglia di un moribondo!
poi anche se il frate andava piano o fosse rimasto imbottigliato nel traffico e il moribondo moriva,sicuramente dio l’avrebbe mandato in paradiso perché era sua volontà pentirsi etc ma non ne ha avuta occasione,no?
Rosalba Sgroia scrive: 18 Febbraio 2007 alle 09:43
“Cosa sarebbe accaduto se il frate, nella corsa per andare dal moribondo, avesse investito una persona? Era già pronto per l’estrema unzione…
E come ha scritto in ML Flavio P..LA FOLLIA NON HA LIMITI!”
Commenti così mi danno da pensare che forse la pietà ci è estranea.
@monia
No. Perchè quello che conta è che si facciano per bene tutti i riti che ai cattolici piacciono tanto!
@Josèphine
io sarei il primo a fare i 100 all’ora per portare una sigaretta o un bicchiere di whisky a un amico morente, ma nessuno mi toglierebbe l’eventuale contravvenzione e nemmeno avrei la sfrontatezza di richiederne l’annullamento.
chissà se stirava qualcuno mentre andava a fare l’estrema unzione… immagino che i parenti della vittima sarebbero stati strafelici e molto pietosi.
Qualcuno mi fa notare che un cattolico ha dei diritti. Ok Ok, ma…
Mettiamo il caso che vengo investita dal frate che si preoccupa di “salvare l’anima” ad una persona che sta per morire e rischio la morte…
Che si fa? Lo si assolve?
Ditemi.
Scusatemi, ma un conto è correre per salvare concretamente una vita umana , un conto è “salvarle l’anima” E dimostratemi COME si salva l’anima. Fatemelo vedere!
concordo con rosalba 🙂
Non capisco quale sia il problema, è solo un caso di mala giustizia. Punto! Non di salvataggio di presunte anime…. Se i cattolici hanno diritti, anche io ho diritti il punto è che a me non l’avrebbero risparmiata. Sono un animale uguale agli altri anche io o sono solo il “coglione” di turno? Un caso da manuale di mala giustizia! I vigili ricorrano.
Carissimi, si sta parlando di una multa! Non di pietà per un moribondo che ovviamente è umano provare.
La convivenza civile richiede un insieme di regole condivise; invece persino il codice della strada cade di fronte alle pretese della fede!
Di fronte a questi privilegi della credenza gli atei subiscono sempre una discriminazione.
Signora Sgroia i paradossi che lei fa non portano a nessuna conclusione. Il frate è stato un irresponsabile; è un dato di fatto. Il giudice è stato indulgente per l’eccesso di zelo del prete ma lo avrebbe condannato se costui avesse procurato dei danni. Secondo lei il giudice,nella sua magnanimità, non avrà comunque fatto una “tiratina d’orecchio” al zelante frate
mettendolo sugli avvisi di ciò che il suo comportamento di guida avrebbe potuto provocare?
Ho letto il suo opuscolo “Se riflettiamo…capiamo!” dove lei insegna ai bambini a dialogare, filosofare, ragionare e discutere per capire se stessi e gli altri. Ottimo lavoro di cui conservo una copia. Cerchiamo allora di capire pure il povero frate che è stato un incosciente in buona fede. Senza cercare paradossi.
ribadisco: dignità e civiltà richiederebbero, al religioso, di accettare la sanzione senza ricorrerere al giudice di pace.
al più potrebbe farsela rimborsare dal vaticano
>ribadisco: dignità e civiltà richiederebbero,…
io aggiungo anche onesta’ intellettuale.
«il povero frate che è stato un incosciente in buona fede»
E’ tutto qui: etica delle intenzioni che prevale sull’etica delle responsabilita’.
I morti sulle strade italiane sono circa 7000 l’anno, circa 20 al giorno.
Ci manca solo l’autorizzazione a infrangere del doppio i limiti di velocita’ in nome della “buona fede”.
Ciao
Roberto Grendene
” etica delle intenzioni che prevale sull’etica delle responsabilita’ ”
Credo che il sig. Roberto Grendene abbia voluto stumentalizzare il senso del mio post.
Non gli si deve e non gli si può perdonare nulla.
Il suo comportamento è sconsiderato, ma lo è ancor di più quello di quel magistrato dichiaratamente reazionario.
Quello che mi da fastidio è la pretesa del frate di non pagare la multa. Autodefinirsi superiore alle leggi umane toglie credibilità alla sua addotta onestà di pensiero, per cui la salvezza dell’anima val bene il rischio di accoppare qualcun’altro. Se la doveva semplicemente far rimborsare dai parenti del defunto: un anima varrà bene un centinaio di euro? Perchè non glielo ha contestato il giudice, si è laureato al Ce..?
@ Ettore Alfieri
Non sto condannando il frate che era in BUONA FEDE sicuramente! Ma occorre che la legge sia davvero uguale per tutti e se il fatto di correre può avere serie conseguenze per i cittadini che sono per strada, non si può non fargli pagare la multa solo perché doveva assolvere il suo dovere religioso e per far morire contento il fedele in fin di vita.
Se permettiamo questo ai cattolici…allora permettiamo tutto anche agli islamici!!!
Ma poi non lamentiamoci.
Nessun privilegio.
Il privilegio è un concetto che esprime intolleranza, che alza la paratia tra le persone .
Ora possiamo anche aspettarci che un islamico corra a 200 all’ora perché deve andare a pregare nella moschea alla tot ora e che, per motivi indipendenti dalla sua volontàè in ritardo, e se non arriva in tempo commetterà peccato e non potrà andare in paradiso dove lo aspettano le vergini!
Aspettarci quindi che non paghi la multa perché se no…lediamo i suoi diritti di religioso.
Sto esagerando? Ditemelo, accetto qualsiasi critica. Mi posso anche sbagliare!
Ros
Scusate…ora scrivo una cosa OT, ma la scrivo per notare una cosa:
l’altro giorno, ad uno sportello di un ufficio pubblico c’era una fila da paura. Si avvicina una suora, sulla quarantina, senza problemi di salute, quindi senza stampelle o roba del genere e, alla chetichella cerca di passare avanti. Si era quasi avvicinata allo sportello e nessuno le aveva detto nulla. Io invece, come faccio con TUTTI l’ho invitata gentilmente a rispettare la fila. COME MAI nessuno le aveva detto nulla? Di solito in queste occasioni ci si SBRANA!
Esempio banale, ma che ci fa capire che a volte l’abito “sacro” incute timore.
In riferimento all’esempio della signora Sgroia sulla suora posso dire che delle volte dipende anche da chi è dall’altra parte del vetro; non sono solo le altre persone, che in “casi normali” avrebbero sbranato il furbone di turno, a non obiettare.
Io sono dall’altra parte del vetro e file lunghe ne vedo tutti i giorni: cerco di farla rispettare SEMPRE salvo proprio urgenze (critiche) per le quali anche le altre persone dimostrano senso civico; NON TRANSIGO con suore, preti e carabinieri!
Si, ci si mettono pure loro: ci provano e la gente per paura della divisa li fa passare; se posso li faccio tornare indietro rispettando l’ordine o, se proprio non posso fare altro, chiedo ad alta voce così mi sentono se hanno chiesto il permesso a tutti…
Basta con questi favoritismi!!
In nome di cosa poi?
I commenti qui espressi potrebbero sembrare viziati da preconcetti anticlericali, sarebbe interessante conoscere l’opinione di altre associazioni tipo “familiari vittime della strada” o “amici della Polizia Stradale” ecc. Mantenere una velocità di oltre 100 km/h la dove vige il limite di 50 è da criminali irresponsabili! Qualunque sia il motivo. Il codice della strada concedere la deroga solo ai professionisti (Forze dell’ordine, ambulanze ecc. che sono opportunamente addestrati) con l’obbligo di far uso del dispositivo acustico supplementare (leggi sirena).
Penso che l’argomento sia meritorio di approfondimento, e nel caso la procedura lo consenta sarebbe opportuno fare ricorso a tale scandalosa sentenza.
Insito nel ribadire l’arroganza del frate nel non volere pagare la multa. Non nel negare il valore di conforto umano per il moribondo e i suoi parenti dell’estrema unzione. E il vecchio ritornello: “Ho agito in nome di dio e non sono giudicabile né tantomeno punibile dagli uomini”
Tutti noi ci siamo trovati a guidare in situzioni fortemente emotive se non drammatiche, autorizzandoci da noi stessi ad ignorare il codice stradale, ma una situazione psicologica alterata è un elemento di aggravio e non di giustificazione di una guida pericolosa.
Non voglio impelagarmi in polemiche tecniche sui limiti di velocità, ricordo solo il caso di Giancarlo Fisichella, Pilota di F.1, che “correndo” dal figlio ammalato si beccò un bella multa. La pagò faccendo pubblica ammenda.
Chiedo qui se qualcuno pratico di giurisprudenza può spiegare se il “Giudice di Pace” è sempre un magistrato o può essere anche un avvocato nominato per questa funzione dal Tribunale. Grazie anticipato.
Sono insegnante di Teologia Dogmatica e Morale nell’Università di Ciaparat. Abbiamo dibattuto la notizia nell’ultimo Sinodo di Gattonia. Ha sbagliato il frate,non doveva mettere a repentaglio la vita di altri automobilisti. Geova il Barbone Bianco, in casi analoghi, valuta il desiderio del moribondo, non la presenza del religioso. In media aspetta circa tre quarti d’ora, Poi Kaputt!
Chiedo che quel giudice di pace venga destituito, ed obbligato a studiare le Sacre Scritture.
paolo marani: non è una questione di arroganza (a nessuno va bene di pagare la multa), ma di discriminazione: se toccava a me e andavo da quel giudice di pace mi avrebbe riso in faccia…. ergo io non sono uguale al frate di fronte alla legge. E perchè dov’è la differenza nella divisa religiosa?
# layos scrive: Un frate che corre al capezzale di un morente per dargli conforto psicologico è un uomo che fa del bene. Punto e basta. Fare del bene, quale che sia il movente, è qualcosa che merita rispetto e riguardo. Anche nel chiudere un occhio su qualche infrazione alla legge.
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E magari chiudere entrambi gli occhi mentre si guida spericolatamente… TU CHIAMALE SE VUOI… EMOZIONI!!! 🙂
Signora Sgroia lei dice che :”Ora possiamo anche aspettarci che un islamico corra a 200 all’ora perché deve andare a pregare nella moschea alla tot ora e che, per motivi indipendenti dalla sua volontà è in ritardo, e se non arriva in tempo commetterà peccato e non potrà andare in paradiso dove lo aspettano le vergini!
Aspettarci quindi che non paghi la multa perché se no…lediamo i suoi diritti di religioso.
Sto esagerando? Ditemelo, accetto qualsiasi critica. Mi posso anche sbagliare!”
Il ragionamento fila ma il paragone è improponibile. Il prete ha fatto ricorso ed ha ottenuto soddisfazione. Chiunque può fare ricorso ed ottenere soddisfazione presentando delle motivazioni. Lo so che per lei che è atea accettare la decisione del giudice (cattolico?) è difficile, ma non credo che lo stesso si sia comportato in modo disonesto.
Per quanto riguarda la suora, deploro il suo comportamento se costei ha approfittato del suo “abito sacro” per trarne un vantaggio personale.
Infine quoto il post di spes74 -18 Febbraio 2007 alle 16:02
“Il ragionamento fila ma il paragone è improponibile.”
anche secondo me e’ improponibile che in un tribunale che espone il crocifisso il prete venga trattato allo stesso modo di un musulmano.
“Il ragionamento fila ma il paragone è improponibile.”
a differenza delle motivazioni del giudice di pace in cui il ragionamento non fila per niente, ma che, in questo paese prono, sono proponibili.
si stava «recando con urgenza, nella sua qualità di ministro del culto cattolico, al capezzale di un moribondo per impartirgli l’estrema unzione». Una giustificazione che è stata considerata valida dal magistrato, secondo il quale rischia «un danno grave e irreparabile» il credente cattolico che non possa ricevere l’estrema unzione.
Guardate il lato “comodo” della sentenza: se prendiamo un autovelox possiamo sempre dire che correvamo per “portare conforto ad un amico ateo sul letto di morte”. E come potrà il giudice dire che non è una valida scusa ?
forse sta diventando uno sport:
http://it.news.yahoo.com/08022007/201/carrara-assolto-sacerdote-multato-autovelox-portava-estrema-unzione.html