Università: Nicolais, più risorse con la prossima finanziaria

«La finanziaria 2007 che doveva risolvere problemi economici seri forse ha tagliato un po’ troppi fondi all’Università, ma con la prossima manovra le daremo più attenzione». Lo ha detto il ministro per le Riforme e l’innovazione nella Pubblica amministrazione, Luigi Nicolais che a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Torino ha osservato: «Il taglio delle spese intermedie ha creato gravi problemi di bilancio a tutte le università italiane ma con la prossima finanziaria ritorneremo su questo discorso anche cercando di individuare criteri di premialità per le università più prestigiose che sanno interpetare meglio il ruolo che oggi hanno di produrre conoscenza, di trasferire metodologie di ricerca e di diventare motori di sviluppo sul territorio. Un ruolo molto complesso -ha sottolineato il ministro- che va valorizzato».
Ricordando, poi che con il progetto «Industria 2015», sono previsti cospicui investimenti proprio su aree in cui l’Università dovrà dare il suo contributo, Nicolais ha concluso: «In un’economia della conoscenza se non si sviluppa la ricerca, l’innovazione e l’alta formazione non c’è possibilità di rimanere competitivi a livello internazionle. L’Università è il futuro del Paese e su questo tutti ci crediamo, pertanto risolti i problemi economici il prossimo anno daremo più attenzione all’università, alla ricerca e all’istruzione».

Fonte: laStampa.it 

16 commenti

monia

“il prossimo anno daremo più attenzione all’università alla ricerca e allistruzione” questo discorso lho già sentito.. il prossimo anno,si come no! nel frattempo le scuole italiane fanno schifo i docenti sono mal pagati e i ricercatori se ne vanno all’estero

RazionalMENTE.net

Tuttavia il Governo Prodi sta realmente riuscendo a risollevare l’economia italiana, è la stessa UE ad affermarlo, quindi c’è da ben sperare.

zumpappa

Io che sono dottorando l’università l’avrei chiusa…meglio 7 anni di una scuola di alta formazione, perché l’università è mangiasoli e non dà lavoro (ad eccezione di settori tecnici specializzati), e fra l’altro non è meritocratica. Gli stessi dottorati di ricerca nulla danno e poco insegnano. Bloccano tanti meritevoli che non riescono a vincere il concorso di ammmissione e fanno passare tanti ottusangoli.

Cris

incredibile 😯 questa volta sono d’accordo con zumpappa!

Non serve dare fondi a pioggia per l’università e la ricerca se non si riesce a fare un serio controllo di qualità sull’insegnamento e sulla ricerca.
Sono soldi buttati e non servono certo a evitare la fuga dei molti “cervelli” che rimangono tagliati fuori dal sistema.

JSM

cris, dipende per cosa si intende come scuola di alta formazione…….

emel

>Io che sono dottorando l’università l’avrei chiusa…meglio 7 anni di una scuola di alta formazione,
>perché l’università è mangiasoli e non dà lavoro
>

la scuola di alta formazione, te zumpappa, io te la farei fare sopra i 1000 m. di quota …a pascolare le vacche di famiglia. Non altro.

L’universita’ italiana non funziona perche’ e’ un organo di un sistema corrotto e marcio non perche’ sia l’universita’ in se’ a non andare.

> fra l’altro non è meritocratica

Rosica coglione, ti piace il cattolicesimo ???? ROSICA COGLIONEEEEEE !!!!
Hai detto il padre nostro stamattina ? …mi raccomando che ti serve per trovare lavoro…

zumpappa

….ti sei alzato male, forse hai bisogno di un nemico per scaricare il nervoso. Prova col punchball…

Lamb of God

Dai, capisco che sia difficile ma non diamo cibo ai Troll che poi scagazzano ovunque come ha fatto Enrico in un altro post … poi chi pulisce?

emel

@Zumpappa

>Prova col punchball…

lo sto gia’ facendo 🙂 sorridi un po’ di piu’ che altrimenti mi fai sentire in colpa.

ROTFL

Libero

Tagliare fondi alla ricerca e all’università non è certo il taglio che bisognava fare alla spesa pubblica.

Lorenzo

beh, io penso che per ora dare soldi all’Università italiana sia come darli all’Alitalia: soldi buttati, che serviranno ad assumere raccomandati e a mandare avanti un carrozzone comunque moribondo.
Serve un’iniezione di meritocrazia, una politica economica di destra (ma di una destra onesta e liberale, che in Italia non esiste!): niente posti garantiti per nessuno, concorsi trasparenti, esigere pubblicazioni internazionali e valutazioni da parte di docenti stranieri.
Infine, agevolazioni per le sedi disagiate: non è giusto che chi si fa Pisa-Taranto tutte le settimane (perché a Pisa non c’erano posti) guadagni come chi vive a Taranto.
E lo dico io che sono ricercatore universitario, cioè in pratica un lacché al servizio dei prof. Ogni prof si sente in diritto di comandare ad un ricercatore di fare una fotocopia per lui. L’unica speranza di un ricercatore oggi è quella di non farti notare fino a che il tuo prof di riferimento non avrà voglia di trovarti un posto. E se il prof muore prima, la tua carriera è finita, non importa quanto sei bravo (ed essere bravo, in genere, è controproducente).
In simili condizioni è chiaro che i ricercatori universitari italiani siano leccasederi ossequiosi: le circostanze lo esigono.

zumpappa

Tanto di cappello a Lorenzo, che ne sa più di me.

Aggiungo che tanti professor non hanno dignità né nel modo di gestire i fondi né nella maniera di scegliere i futuri ricercatori.

Per il primo caso: un professore ordinario della mia facoltà ha fondato un premio, con soldi al vincitore. Hanno partecipato in tanti e…chi ha vinto il premio? L-U-I! Pazzesco.

Per i dottorati, non sempre venono scelti per raccomandazione, ma spesso sì: nessun controllo sui metodi di giudizio; se Tizio è raccomandato e nello scritto di dottorato scrive anghingò tre civette sul comò che facevano l’amore con le figlia del dottore, ebbene, Tizio ha la meglio su Caio, che magari è già stato recensito a livello nazionale, europeo o mondiale. NESSUNO può sindacare sul giudizio dei commissari, quello che sia.

In definitiva, chiudano la baracca e istituiscano scuole superiori di sette anni, ad alta specializzazione, in grado di formare specialisti senza ingrassare docenti della pippa. Mi spiace per i docenti onesti, ma l’università è una nave che affonda.

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