La lettera per Francesca Paci di una giovane studentessa araba-israeliana che vive in Italia
Vi inoltro la email di una ragazza che ho conosciuto alcune settimane fa durante la presentazione del mio libro “Islam e violenza”. Senza retorica buonista, F. è quello che mi piace pensare possa essere l’antidoto allo scontro delle civiltà: l’incontro.
“Gentilissima Francesca,
sono F., la ragazza che si è presentata qualche ora fa alla libreria … (scusa la puntualizzazione ma so, per esperienza, che tra mille impegni a volte si fatica a contestualizzare un incontro…).
Nasco da una famiglia che porto come positivo esempio di convivenza tra civiltà: padre musulmano non praticante, arabo-israeliano (mi piacerebbe dire palestinese); madre cattolica, altrettanto non praticante, italiana; medici. Sono cresciuta in un clima particolare, di incontro e a volte anche scontro, tra due culture molto diverse. Ho la fortuna di avere due genitori religiosi “di spirito”, colti, aperti, che hanno lasciato tutta la libertà di azione e di pensiero possibile a me ed ai miei fratelli, dandoci, allo stesso tempo, molti spunti di riflessione e di crescita.
Non sono cristiana, non sono musulmana.
Faccio questi brevi accenni perché queste condizioni “speciali” hanno fatto si che io mi interrogassi e mi interessassi di religione e di culture fin da piccolina, proprio per motivi pratici, personali…
Al momento frequento la facoltà di mediazione linguistica e culturale all’università Statale di Milano (indirizzo arabo e spagnolo/ispano americano). Nonostante le prospettive di lavoro e di guadagno, in Italia, non siano promettenti, sono assolutamente soddisfatta di questa scelta e galvanizzata dai mille input che ricevo ogni giorno e che fortunatamente posso coltivare. Mi interesso di politica, di cultura “di strada”, di tradizioni, di terra..un mediatore generalmente è inteso come un interprete linguistico… io studio l’arabo come mezzo e non come fine, vorrei poterlo usare per capire, perché mi aiuti ad avvicinarmi al mondo, tutto… a giocare a cambiare i miei punti di vista…
Quello che faccio tra i banchi coincide con quello che faccio nel mio tempo libero..leggo, vedo, tocco, cerco di incontrare persone, avvicinarmi a realtà “altre”, ascoltare, parlare, mangiare, imparare, collegare.. insomma, curioso nel mondo!
Ho vent’anni e più scopro, più imparo, più mi accorgo di non sapere..quindi cerco persone che mi aiutino a conoscere, a capire, traendo spunto dalla loro esperienza, anche solo stando a guardare.
Sono convinta che la nostra società necessiti di figure competenti, sufficientemente umili per imparare e condividere, ed allo stesso tempo coscienti e sicure dell’importanza loro ruolo di tramite tra realtà diverse.
Mi scuso per essermi dilungata tanto ma, nel mio piccolo, mi sembrava importante.
Grazie.”
Alla sua bella email, F. ha allegato anche un proverbio:
“L’ESSERE PIU’ INUTILE DELLA TERRA E’ IL TOPO DI BIBLIOTECA , Gaoshi (periodo Tang)”
La lettera è splendida ma il proverbio allegato non altrettanto.
Ciascuno di noi nella sua vita può avere tantissime esperienze ed imparare tantissimo ma sempre meno di quello che gli possono insegnare i milioni di persone vissute prima di lui.
Ciò che noi umani siamo è soprattutto legato alla nostra evoluzione culturale.
L’unico modo in cui posso condividere il proverbio è che anche ciascuno di noi, con il proprio operare, aggiunga qualcosa di nuovo al patrimonio culturale comune
Concordo, le biblioteche sono preziose custodi del sapere, l’esperienza del mondo da sola non basta, i libri sono indispensabili, sono uno strumento di riflessione e di consolidamento del sapere. Io amo tantissimo i libri, in casa ho una biblioteca in continua espansione, ma non sono un topo, caso mai un gatto da biblioteca…
Marja, dovresti vedere a casa mia… ormai i libri li accatasto!
Buona quella del gatto!
“arabo-israeliano (mi piacerebbe dire palestinese)”
Che intende?
Israele e’ uno stato democratico in cui vivono piu’ di un milione di CITTADINI israeliani mussulmani, o arabi se vogliamo connotarli come tali, con ogni diritto inerente lo status di cittadino di un paese democratico, con passaporto israeliano etc.
Vorrebbe che suo padre venisse considerato un profugo? oppure che quando (speriamo presto) ci sara’ uno stato palestinese chiedera’ la cittadinanza al nuovo stato palestinese? o ancora che Israele cessi di chiamarsi Israele per divenire Palestina?
E questo perche’? per l’essere arabo o per l’essere mussulmano?
Si ne vedo di retorica buonista in questa lettera.
Forse ha scritto così perchè avrebbe voluto che la terra di suo padre non fosse stata occupata dallo stato di israele… nel qual caso non ci vedrei buonismo. Proprio per niente.
La terra di suo padre dovrebbe essere Israele se egli e’ israeliano.
Considerato chi si prospetta al potere per i palestinesi al momento, dubito fortemente che i professionisti arabo-israeliani scambierebbero il loro passaporto azzurro con quello di un eventuale stato palestinese. Tutta retorica più che buonista per nulla buona. Se il passaporto israeliano gli fa così schifo può sempre riconsegnarlo ed andare a dire al leader di Hamas che lui ai figli dà un’educazione laica e sentire cosa gli risponde.
Io sinceramente credo che il teorema due popoli-due stati sia la più giusta delle soluzioni attualmente percorribili, ma non la più giusta in assoluto. Io penso che la soluzione più giusta sarebbe uno stato unico non costruito su basi etnico-confessionali, quindi laico, con Gerusalemme unita capitale, una sorta di “Repubblica di Israele e Palestina”. Ma questo è molto utopistico. Attualmente c’è uno stato confessionale che esiste (israele) e uno stato “etnico” a cui non viene concesso di esistere (palestina) e che la corruzione di fatah e le politiche di USA e Israele hanno consegnato ai preti di Hamas (una volta l’OLP era un movimento laico, ma è stato fatto marcire, dall’interno e dall’esterno).
@ Sydbarrett76
Israele è uno stato confessionale dove i gay hanno diritto all’adozione invece nella tua Repubblica laica di Israele/Palestina dove di laico non ci sarebbe nulla, visto che i musulmani sarebbero presto maggioritari grazie alla natalità e viste le tendenze attuali diventerebbe una vera e propria teocrazia. Non mi risulta che sotto Arafat ci fosse la gaypride a Ramallah. Come laici possiamo certo offuscarci per il fatto che la religione sia troppo presente in Israele ma è un po’ comodo dare lezioni di morale dalla tranquillità europea, lontano dai problemi. Comunque ritornando all’articolo, è la storia di una ragazza figlia di una coppia mista, lui musulmano, lei cattolica. Non è che sia una storia particolarmente originale, Isabelle Adjani è figlia di un musulmano berbero e di una tedesca non musulmana. Sarebbe interessante sapere se tra i figli delle coppie miste sia più o meno diffuso l’ateismo e l’agnosticismo rispetto alle altre famiglie. Per il resto è bastato nominare la parolina magica “israeliano” per spostare la discussione su Israele. E meno male che poi dicono che in Italia non si puo’ più criticare Israele…
@ lik
svegliato male?
il fatto che uno stato confessionale possa essere in certe cose più progressista di altri stati confessionali o di stati che si vorrebbero laici e non lo sono come l’Italia non significa che io non possa avere come mia opinione (scusa se mi permetto), che uno stato confessionale sia sbagliato a prescindere (anche a prescindere da quale stato e quale religione). Secondo me già hanno poco senso gli stati in generale, se poi sono basati su base etnica o confessionale ne hanno ancora meno. Secondo me se fosse possibile l’abbandono dell’ottica stato vs stato – etnia vs etnia – religione vs religione l’umanità avrebbe fose qualche speranza.
Essere laici comporta non fare il tifo per uno contro l’altro o fare il tifo per una religione contro una che ci piace di meno.
Se le religioni fossero estirpate dal mondo anche il medio oriente sarebbe un posto migliore, israele compreso (non è che gli ebrei ortodossi facendo cancellare il gay pride tempo fa hanno fatto una bella figura, tra l’altro d’accordo con musulmani e cristiani, a Roma si dice “fra cani nun se mozzicano”). Ed è anche per questo che sarebbe sbagliato se l’islam fosse estirpato a cannonate da gente che dice di parlare con dio e che ha trovato la sintesi della propria teocrazia bi-teista scrivendo “In God We Trust” sulle banconote.
@ Sydbarrett76
“Secondo me già hanno poco senso gli stati in generale, se poi sono basati su base etnica o confessionale ne hanno ancora meno. Secondo me se fosse possibile l’abbandono dell’ottica stato vs stato – etnia vs etnia – religione vs religione l’umanità avrebbe fose qualche speranza.”
Immagino che tu per essere coerente lasci aperta la porta di casa tua. E che tutti possono entrarvi. Oggi l’esistenza di stati e frontiere è vista come una protezione.
“Essere laici comporta non fare il tifo per uno contro l’altro o fare il tifo per una religione contro una che ci piace di meno.”
Cosa c’entra questo discorso? Innazitutto pensare che l’integralismo ebraico sia meno pericoloso di quello cristiano e islamico è buonsenso. In Italia ti risulta che l’integralismo ebraico sia una minaccia? Comunque io mi sono limitato a spiegarti che uno stato laico unico in realtà vorrebbe dire uno stato a maggioranza musulmana e non mi risulta che i musulmani palestinesi abbiano tutta questa voglia di laicità. Vai a viverci tu in uno stato a maggioranza islamica se ti piace tanto, a manifestare per i diritti degli atei e dei gay. E molto facile lo slogan né patria né frontiere quando si vive coccolati dalla tranquillità occidentale. Quanto al gaypride direi che la brutta figura l’hanno fatta le organizzazioni di estrema sinistra che si sono allineati sull’appello al boicotto con i religiosi. Per il resto è perfettamente compresibile che in un contesto di guerra sia stato fatto solo a porte chiuse.
però forse la ragazza voleva dire che al papà palestinese non dispiacerebbe poter dire di essere di nazionalità palestinese: non ci vedo necessariamente un fondamentalista
@ Sydbarrett76
Sono d’accordo con te che “uno stato confessionale sia sbagliato a prescindere (anche a prescindere da quale stato e quale religione)”. Credo che la connotazione religiosa dello stato di Israele con l’ebraismo, seppur scaturente da esigenze di sopravvivenza per una storia millenaria di persecuzioni, debba essere superata e ritengo che in gran parte lo sia.
In realta’ Israele e’ molto meno confessionale dell’Italia e ne parlo per esperienza diretta, vi ho vissuto e lavorato in ambito scientifico, conosco moltissimi atei e vi respiro un’aria di liberta’ maggiore che in Italia. Non nego certo l’esistenza di una esigua minoranza di ortodossi ebrei, ma dallo stato sono considerati un problema ed un pericolo tanto che non vengono ammessi al servizio militare proprio perche’ si ritiene che siano piu’ fedeli alle proprie presunte ragioni religiose che allo stato.
Come tu rilevi credo anch’io che la tua idea di un unico stato laico, si chiami israelo-palestinese o altro, pur augurabile sia utopia, ma francamente e’ apodittico da che parte venga l’inattuabilita’ di tale congettura.
Proprio qui volevano parare le mie domande iniziali:
perche’, se e’ vero che il padre in questione sia israeliano, la figlia di un cittadino israeliano mussulmano che gode dei diritti di uno stato democratico, che puo’ professare liberamente la propria religione e quant’altro scrive “mi piacerebbe dire palestinese”? Potrebbe auspicare l’esistenza di uno stato palestinese ma che centrerebbe con suo padre?
Conosco arabi israeliani mussulmani che come la maggior parte di ebrei, praticanti e non, sperano nella costituzione di uno stato palestinese, ma non gli passa neanche nell’anticamera del cervello di emigrare da Israele nemmeno se dall’oggi al domani ci sara’ uno stato palestinese riccamente sovvenzionato.
Questa e’ integrazione non le chiacchiere buoniste che nascondono insinuazioni nemmeno troppo insinuate.
Poi magari questa ragazza voleva solo intendere esprimere un augurio per i palestinesi, ma io leggo cio’ che e’ stato scritto non le esegesi in telestesia.
JSM
Anch’io non vedo fondamentalismo in cio’ che dici tu. Quando ci sara’ uno stato palestinese se vorra’ egli potra’ chiedere cittadinanza e trasferirvisi, esattamente come ogni israeliano si puo trasferire in qualsiasi altro paese, questo, pero’, non cancellera’ il fatto di esser stato israeliano e non vedo contraddizioni. E’ proprio il modo in cui e’ stato sottolineato che fa insorgere dubbi fondati, come se si auspicasse uno stato palestinese al posto di Israele e non credo sia un problema di nome.
Se i topi di biblioteca sono gli esseri piu’ inutili, i sacerdoti sono quelli piu’ nocivi, peggio delle blatte!
Sarà un caso? W i matrimoni misti!