Scegliere come e quando morire sarà, da martedì prossimo, un po’ più semplice anche in Italia. Un ponte verso la Svizzera è stato aperto con un accordo tra l’associazione Exit-Italia e la zurighese Dignitas, l’unica che nel paese elvetico accetta di accompagnare il suicidio anche di cittadini stranieri. Dalla settimana prossima cliccando su www.exit-italia.it si potrà accedere a tutte le informazioni che Dignitas mette a disposizione dei suoi iscritti che aspirino ad una dolce morte. Una cosa non da poco, visto che l’organizzazione svizzera ha scelto di non pubblicizzare all’estero la sua attività per paura di non riuscire a sostenere la quantità di richieste che potrebbero arrivare. Motivo per cui il loro sito internet è rigorosamente in tedesco. […] accompagnare un aspirante suicida in Svizzera può essere considerato istigazione al suicidio che, come l’omicidio consenziente, è punibile con il carcere da 6 a 15 anni. Ad essere fortunati si può essere condannati a 18 mesi con la condizionale, come è successo ad una signora di Monza che tre anni fa ha accompagnato sua madre a morire a Zurigo. Per questo motivo il personale di Exit-Italia può fungere da tramite ma non può accompagnare direttamente le persone. […] Ma la legge non è l’unico ostacolo: andare a suicidarsi in Svizzera costa – tra il prezzo del viaggio e del rimpatrio della salma o, in alternativa, la cremazione – circa 3.500 euro. Si deve superare un lungo percorso e molti colloqui con i medici e il personale dell’associazione. In casi di pazienti con problemi psichici è prevista anche la visita psichiatrica. E alla fine circa il 70% delle persone che hanno ottenuto l’ok dall’associazione ci ripensa all’ultimo momento. Chi invece è davvero convinto viene accolto nell’appartamento di Dignitas a Zurigo in un’atmosfera molto familiare. «A volte il paziente ci parla per ore della sua vita», racconta Minelli. Solo in casi molto particolari si affidano ad una telecamera gli ultimi gesti, come prova dell’effettivo suicidio. Poi rimane solo nella stanza.
Exit-Italia fa da ponte con Dignitas
2 commenti
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Come siamo ridotti male! Ci tocca fare i “viaggi della speranza” per poter morire in pace, per poterci sottrarre alle interdizioni chiesastiche volte a farci “rosolare a fuoco lento” in omaggio a principi solo loro e non nostri. E chi cerca di dare una mano rischia pure di avere guai. Che follia.
Italiani con la valigia.
Per avere un figlio, per poterlo avere sano, per trovare un lavoro pagato bene, per poter fare ricerca, per potersi sposare/pacsare, per guarire, per morire senza soffrire.
Prepariamo le valigie, ancora, sempre.