Se la Chiesa parla e la politica ascolta in silenzio

In suo saggio lei sostiene che negli anni ’70 le forze conservatrici rappresentate dalla Dc furono costrette a compromessi di fronte alle iniziative dei movimenti per i diritti civili e che l’Italia di allora era più laica. Essendo oggi venuto a mancare il partito di riferimento dei cattolici, i credenti rispondono individualmente alle indicazioni della Chiesa, alla quale non si può disconoscere il diritto di esercitare in piena libertà il proprio magistero spirituale. Non era ciò che la società laica auspicava negli anni ’70?

Pietro Nemo
Caro Nemo, le relazioni fra lo Stato e la Chiesa negli anni Settanta sono difficilmente confrontabili con quelle di altri periodi della storia italiana. Per più di un decennio, dopo l’inizio delle grandi agitazioni studentesche e sindacali, tutti i governi italiani dovettero fare fronte a una straordinaria ondata di nuove richieste. La ricostruzione del dopoguerra, la maggiore prosperità, l’emigrazione interna e l’esplosione della popolazione universitaria avevano creato nuovi ceti sociali, impazientemente decisi a modificare le vecchie regole della “società borghese”. Il detonatore dei moti studenteschi a Berlino, Roma, Torino, Parigi creò in Italia un fronte ribelle dove si agitavano confusamente i problemi della sessualità, della rappresentanza politica, della giustizia sociale, dell’ambiente e dei rapporti fra uomo e donna, con una gamma di posizioni che andavano dalle battaglie civili per alcune grandi riforme (divorzio, aborto) alle lotte del “partito armato”. La Democrazia cristiana cercò di resistere alle richieste che maggiormente si scontravano con i principi della Chiesa e lo dimostrò, tra l’altro, promuovendo i due referendum abrogativi sul divorzio e l’aborto. Ma dovette scegliere, in ultima analisi, fra il rifiuto delle riforme e la conservazione del potere; e scelse beninteso la conservazione del potere. Anche la Chiesa, d’altro canto, stava facendo, dopo il Concilio Vaticano Secondo, il suo “sessantotto” e non sarebbe stata in condizione di dare battaglia nello stile che il cardinale Ruini ha adottato in questi anni. Anche la scomparsa della Dc ha avuto una certa influenza sullo stile della Chiesa. Occorre ricordare, caro Nemo, che l’esistenza di un partito cattolico ha sempre suscitato nella Curia romana sentimenti contrastanti. Vi erano coloro, come Papa Montini, che lo vedevano con favore e speravano che avrebbe contribuito a rendere l’Italia più cristiana. Ma vi erano altresì quelli che ne diffidavano perché temevano che il partito limitasse la libertà della Chiesa coinvolgendola nelle beghe quotidiane della politica italiana. Quando la Dc uscì definitivamente di scena, questi ultimi ne furono contenti. Pensavano che la Chiesa, da quel momento, non avrebbe più dovuto preoccuparsi delle esigenze temporali del suo “figlioccio” e avrebbe potuto agire nella società italiana con maggiore libertà. Anche i liberali, beninteso, preferiscono un’Italia in cui la Chiesa non dispone di un partito confessionale, e non hanno alcuna intenzione di impedirle di esprimersi liberamente con tutti gli argomenti di cui intende servirsi.Mavorrebbero che di fronte a questa libertà della Chiesa vi fosse una classe politica capace di rivendicare con forza i propri diritti, le proprie responsabilità e la propria autonomia. Quello che spiace ai liberali, in altre parole, non è che la Chiesa parli ad alta voce, ma il fatto che tanti uomini politici italiani, quando la Chiesa parla, chinino il capo in silenzio.

La lettera di Pietro Nemo, e la relativa risposta di Sergio Romano, sono raggiungibili sul sito del Corriere

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9 commenti

franz

LIBERA CHIESA-LIBERO STATO. Purtroppo non è cosi!!!!!!!!!!!!!!!!

archibald.tuttle

“alla quale non si può disconoscere il diritto di esercitare in piena libertà il proprio magistero spirituale.”

o la piena liberta, o il concordato. non entrambi.

Francesca

@archibald.tuttle

Concordo. Pensare che ridurre il peso dell’influenza ecclesiastica sarebbe facilissimo. Basterebbe far rispettare il Concordato e le leggi, e non concedere alle gerarchie di poter inquinare il dibattito politico.

Naturalmente bisognerebbe cambiare l’intero parlamento.

alessandro

ma quale “libera chiesa e libero stato”!! così si leggittima una confessione religiosa, “ministero” delle convinzioni di alcuni, alla stregua dell’istituzione statale! quella è una frase che esprime un concetto arcaico di laicità! Le associazioni religiose devono essere alla stregua di un circolo di tennis, niente di più. Quello allora è uno stato laico…

e uno stato non laico, non è una democrazia…

Johnny Golgotha

“La chiesa ha solo paura di perdere il potere.”

E’ la classe politica che ha paura di perdere il consenso dei credenti; il popolo italiano è parecchio volubile, basta che un simbolo sia forte per indirizzarlo su di esso, infatti, nonostante tutte le contestazioni che i cattolici italiani muovono alla propria confessione, alla fine, in essa si identificano sempre

L’Italia, per essere uno stato aconfessionale, dovrebbe rimuovere il Vaticano, in modo da scacciare via con esso l’egemonia culturale che esercita. Però non può farlo (nessuno può, è uno stato sovrano), ed è da qui che nascono tutti i problemi

Lorenzo A.

ma che libertà e libertà !!

la chiesa è l’ultima monarchia assoluta rimasta sul pianeta terra.

I macabri funerali di gp2 testimoniano quanto il vaticano sia più simile al regno dei faraoni che ad una democrazia moderna.

JSM

la chiesa è solo un grande teatrino dove bravissimi imbroglioni eseguono il loro spettacolo truffando e rubando a più non posso
è naturale che ci sia un buon feeling con i politici….

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