Alessandro Robecchi: D&G, Donne e gay

Buttatela sulla famiglia! Provate! Qualunque fesseria col botto diventa un discorso accettabile. Prendete il caso di Dolce&Gabbana, segnalato in questa rubrica domenica scorsa. Una foto pubblicitaria violenta e volgare che in Spagna (e finalmente anche qui) ha suscitato proteste: una ragazza immobilizzata a terra da un giovanotto e altri umani della categoria macho-macho che guardano. Registriamo divertiti la risposta dei due sarti: quella è arte, e allora chiudete anche i musei. La soave leggiadria con cui due disegnatori di camicette si mettono alla pari con Picasso si commenta da sé. Ma veniamo alla famiglia, tema obbligato nei migliori salotti politici e nei locali di lapdance. Severa riflessione del direttore del Foglio sull’argomento: noi zapateristi, moralisti, sindacalisti eccetera eccetera abbiamo santificato la cultura gay, schernito matrimonio e famiglia, e ora questi sono i risultati. Il giro è largo: per dare dei fessi a noi (affetti da «fisime libertarie»), si insultano i gay, riducendo la loro cultura a un manifesto di D&G. Hai difeso li froci? E mo’ te impari, argomento raffinato, non nuovissimo a dire il vero. Visto che funziona? Buttatela sulla famiglia! Il trucco (come sempre) è girarci intorno per non parlare della vera questione morale, che non è quella dei gay, della famiglia o di noi zapateristi. Ma è la clamorosa questione morale del mercato. Che serva una donna nuda, ammiccante, provocante, per vendere un gelato, un silicone sigillante, il formaggio o dei pantaloni vorrà pur dire qualcosa. È il mercato bellezza, e chi più di ogni altro ha contribuito alla creazione della volgarità attuale, in termini di donne mercificate dalla pubblicità, è chi ha una posizione dominante sul mercato della pubblicità. Altro che dare la colpa della volgarità e del disprezzo delle donne che ci circonda a omosessuali e libertari. È il mercato, bellezza. Tabù. Parliamo d’altro, buttiamola sulla famiglia, che va di moda.

L’articolo di Alessandro Robecchi è raggiungibile sul sito del Manifesto 

5 commenti

Johnny Golgotha

Le ultime immagini pubblicitarie per dolce & gabbana sono molto belle; c’è chi ha paura della propria ombra e ci vede l’apocalisse e le piaghe bibliche, in realtà sono solo immagini evocative e molto glamour, le definii “vignette pulp”, ma forse sarebbe più appropriato chiamarle “glam pulp”, che ne dite?

Pessimista Cosmica

Concordo. Il libero Mercato e’ davvero l’ultimo dei tabu’. Puoi parlar male dei gay, della famiglia, della chiesa, dei politici, di prodi e berlusconi, andrai incontro alle inevitabili rimostranze ed alle inevitabili crisi isteriche, in alcuni casi piu’ rumorose che in altri ma comunque prevedibili.
La polemica e’ messa in conto un po’ da tutti, perfino Madre Chiesa con questa sua rinnovata “sensibilita’ d’animo” che la fa sentire protagonista e vittima di ogni singolar tenzone, pure di quello sul costo delle verdure, mette in conto una dose di attacchi e critiche.
Tutti sanno che in democrazia nessuno puo’ godere dell’intoccabilita’, perlomeno verbale. Nessuno tranne il Libero Mercato. Perche’ se ti azzardi a dire mezza sillaba contro questo enorme gigantesco garante del benessere moderno sei peggio di un comunista (e per definizione colui che e’ peggio di un comunista non e’ definibile in termini umani).
Io non sono comunista, non ho votato comunista e non mi ci sento, ma di riserve su un mercato selvaggio che considera l’etica una parolaccia ne ho molte, anzi moltissime.
Una volta provai a dirlo alla mia ex-datrice di lavoro-in-nero, ed in un istante le vidi chiaramente dipingersi sul volto la stessa espressione del cattolico fervente di fronte ad una bestemmia, lo stesso sguardo di Ruini di fronte ai Dico, lo stesso sguardo di Socci al pensiero della sperimentazione sulle staminali.
Se ci si deve ribellare alle religioni che opprimono e’ bene tener conto che non esistono solo quelle “rivelate” e facenti capo ad entita’ ultraterrene, ma anche insidiose religione Made in Terra in grado di essere altrettanto, se non di piu’, perniciose.

Carlo

Mi dispiace ma sono in disaccordo con il manifesto. Questo articolo gronda moralismo da ogni parola e anche il libero mercato e’ qui un argomento abbastanza capzioso. Che sbattere una donna nuda in una pubblicita’ sia un trucco vecchio e collaudato e’ verissimo, ma non vedo cosa c’entri questo con la pubblicita’ in questione. Non vedo donne nude in questa pubblicita’.

Bisogna qui fare chiarezza: o si giudica il valore dell’immagine sul piano estetico (per esempio si puo’ dire che e’ di cattivo gusto) o sul piano morale. Personalmente ho visto tutte le immagini della campagna pubblicitaria di D&G e le ho trovate interessanti, quasi artistiche, sul piano estetico, anche se non sono un grande estimatore di Dolce e Gabbana.

Sul piano morale possiamo discutere sul fatto che inciti alla violenza sulle donne, etc… ma allora dovremmo dire lo stesso di moltissimi film libri, opere d’arte, musica…. Non saremmo molto diversi dalla chiesa cattolica, che si picca di intervenire su tutto, dai libri ai videogiochi.

Diverso ancora e’ il discorso economico, ma allora andrebbe criticata TUTTA la pubblicita’, non soltanto questa.

Infine faccio notare che creare uno scandalo e’ da sempre lo scopo di pubblicita’ come quella di D&G, quindi il manifesto attaccandola e parlandone fa (inconsapevolmente) il gioco dei pubblicitari.

Chiara P.

Ho guardato attentamente la foto incriminata e mi sono chiesta: “Ti sembra uno stupro?” Mi sono risposta di no.
E’ vero che viene inscenata una violenza di gruppo ma l’immagine trasuda finzione da tutte le parti. E’ estremamente patinata come una qualsiasi pubblicità, non trasmette paura, il tentativo della ragazza di divincolarsi è poco convinto…
C’è il rischio che passi il messaggio: “una donna che viene violentata in realtà è consenziente” ma chi più dire che tutto ciò fungerà da incitamento alla violenza?

Per il resto d’accordo con Carlo

Eliana Vianello

Forse per una volta il mercato potrebbe davvero risolvere autonomamente il problema: boicottate Dolce e Gabbana e vedrete che la loro prossima opera d’arte raffigurerà uomini in grembiulino (firmato) intenti a scopare (il pavimento).

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