Franceschini e il conteggio dei teodem

Rimarchevole l’intervista di Dario Franceschini, ospitata l’altro giorno sul Corriere della sera. E colpisce che nella coda delle polemiche finiscano altre performance di parlamentari dell’Ulivo, piuttosto che questa del capogruppo dei deputati dell’Ulivo, quasi che contenesse cose scontate o perfettamente logiche. Ma così non era. E non tanto perché evocava i documenti del Concilio allo scopo di insegnare agli altri – vescovi compresi – il loro mestiere. A colpire di più era la reprimenda verso quegli alcuni parlamentari della Margherita che, come noto, si oppongono alla normativa proposta dal governo per la regolamentazione delle coppie di fatto. I cosiddetti “teodem”, insomma, che secondo Franceschini rappresentano al massimo il 5 per cento dei parlamentari cattolici della maggioranza.

[…] vien spontaneo chiedersi se Franceschini scelga bene i soggetti da conteggiare. È questo un frangente nel quale merita enumerare i pochi onorevoli che hanno il coraggio di dissentire, o non conviene piuttosto valutare quanti siano gli elettori dell’Unione che, in crisi per questo provvedimento anti-famiglia, si ritrovano a pensare esattamente come i teodem?
Non vorremmo apparire sconvenienti, ma ci pare che nelle analisi politologiche di queste settimane questo riferimento agli elettori sia un “particolare” che nessuno cura. Eppure – occorre dirlo? – esso ci appare di capitale importanza per una forza politica che si propone di andare verso il Partito Democratico: quanti elettori della sua originaria base cattolica si porterà dietro?
Sottovalutare una posizione critica ricorrendo semplicemente ai dati numerici degli eletti, specialmente quando s ono in ballo questioni che interrogano le coscienze, non sembra onestamente la strada che porta molto lontano. Molto meglio riflettere, tornare ad interrogarsi, coinvolgere la propria base, insomma andare cauti, e non sparare sentenze. Un proposito questo che deve aver convinto invece il ministro Fioroni, il quale con il suo consueto senso pratico ha già mangiato la foglia, cioè ha capito in quale direzione vanno gli umori del suo elettorato. E oggi sentenzia: ben venga la manifestazione in piazza delle famiglie cattoliche. Spera così di evitarsi il triste ruolo dell’imputato, rispetto al disegno di legge che anche lui ha votato. Non sa Fioroni, o fa finta di non sapere, che la politica è un pane duro. Che chiede coerenza per essere masticato con successo.
E dunque conviene prendere sul serio il disagio profondo che quella quota di elettorato cattolico propenso per il centrosinistra oggi esprime. […]

Affermare prima che l’esecutivo è la sede adatta per la decisione, per poi demandare la questione al Parlamento, con qualcuno che la declassa a non più prioritaria e altri che invece ne fanno una bandiera ideologica, appare sicuramente irritante, soprattutto a chi crede sia alla serietà delle questioni etiche, sia a quella della politica.

Il testo integrale dell’articolo di Sergio Soave è stato pubblicato sul sito de L’Avvenire

2 commenti

Il Filosofo Bottiglione

gli organi di stampa cattolici (tra cui anche il tg1) insistono a mostrare una realtà inesistente.
se i parlamentari teodem (cioè lacchè del vaticano) sono il 5 % degli eletti del centrosinistra, gli elettori di centrosinistra supini al papa saranno lo 0,5 %.
tutti gli altri supini hanno votato per il centrodestra.

il partito democratico non guadagnerà un voto su quel versante lì.
ma se non si disfa del vaticano non guadagnerà i voti dei liberali stanchi di una destra clericofascista.
perderà infine un sacco di voti tra quelli che del papa ne hanno piene le scatole.

archibald.tuttle

partito democratico? ma non avete visto tetris sabato scorso? ruini ha gia sistemato tutto prima di passare la palla: “su quel fronte non succedera niente”.

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