Anche lei qui?». È sorpreso, l’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, incontrando il cronista all’ingresso del seminario di Tortona, dove, su invito del vescovo Martino Canessa, è venuto per tenere una meditazione ai sacerdoti e celebrare il pontificale per la festa del patrono, San Marziano. […]
Lei è stato docente e si è occupato di educazione e di formazione. Quanto conta la presenza dei cattolici in questo campo?
«La cultura è un terreno importante oggi come ieri. Anche se nel momento storico in cui stiamo vivendo, l’incontro di culture diverse, di visioni antropologiche ed etiche differenti, rende ancora più urgente la formazione culturale, soprattutto dei laici. Perché così possano portare il loro apporto al dibattito culturale in atto in Occidente».
La Chiesa vuole affermare, come qualcuno accusa, un’egemonia?«È un’accusa che non ha senso perché la Chiesa è alleata dell’uomo, non ha alcuna finalità egemonica. La sua unica missione è quella di servire, di far conoscere Gesù, di portare al mondo la redenzione che Lui ha operato, di testimoniare la bellezza e la gioia del cristianesimo. Solo che di questo compito ai mass media interessa poco o niente. Non interessa che Gesù sia il figlio di Dio, salvo nel caso vi sia qualcuno che lo metta in discussione, magari sulla base di qualche pseudo-scoperta… ».
Allude al Codice da Vinci e affini?
«Sì. C’è un grande lavoro culturale da fare, per riscoprire le ragioni della fede, le ragioni storiche. La fede cristiana non è mai in contrasto con la ragione. Noi sacerdoti dobbiamo, credo, insistere di più in questo servizio, nell’approfondire i dati storici e documentali, nell’approfondire la storicità dei Vangeli. Altrimenti basta un fumetto come il Codice da Vinci per creare sconcerto».
A Genova è intervenuto sulla costruzione della moschea. Come rapportarsi all’islam?
«Innanzitutto, ci vuole conoscenza reciproca. Poi il rispetto delle regole: tutti coloro che vivono qui devono rispettare le nostre leggi. In terzo luogo, ci vuole il dialogo, con l’approccio dell’interculturalità più che della multiculturalità, come Papa Benedetto XVI ha ben spiegato nel discorso di fine anno alla Curia romana».
Che differenza c’è tra i due approcci?
«Se per multiculturalità si intende la presa d’atto notarile di tutte le religioni o di tutte le posizioni etiche esistenti in una società, questo significa certificare la mancanza di un incontro, la codificazione di mondi diversi. L’interculturalità, invece, è la relazione tra le varie culture. Per entrare in relazione bisogna rispettarsi reciprocamente, ma anche arrivare a valutazioni su comportamenti, criteri, tradizioni… ». […]
Entrando a Genova lei ha parlato della laicità, tema oggi molto discusso. Come le istituzioni si devono porre nei confronti del fenomeno religioso?
«La laicità significa autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa, ma non da quella morale. La dimensione morale, etica, non può essere rifiutata dagli ordinamenti di una società».
Lei a Pesaro è stato testimone di una forte polemica sui simboli religiosi…
«Nel nuovo obitorio, il sindaco aveva abolito i simboli religiosi, facendo togliere il crocifisso. La popolazione si è sollevata contro questa decisione. A parte le ragioni numeriche (che pure hanno valore, dato che il 99,9 per cento dei funerali sono cattolici), credo che il rispetto non significhi un atteggiamento passivo e neutro, ma creare le condizioni perché le religioni possano esercitare la loro missione. Dunque, invece di abolire la croce, meglio approntare una camera funeraria per i musulmani, se c’è questa necessità». […]
Un’ultima battuta sui Dico. La Chiesa non rischia di risultare soltanto «contro», di dire soltanto dei «no»?«Se si ascoltano o si leggono bene i pronunciamenti del Papa e dei vescovi, ci si accorge che c’è sempre un grande “sì” alla vita, un grande “sì” alla famiglia e all’amore umano. Certo, proprio in nome di questo grande “sì”, ci sono anche dei richiami a forme che si ritiene non siano coerenti a quella che è la verità dell’amore umano. L’importante è ascoltare la proposta cristiana senza prendere soltanto qualche frase per trasformarla in slogan».
Il testo integrale dell’articolo di Andrea Tornielli è stato pubblicato sul sito de Il Giornale
Comunque a Genova la stragrande maggioranza degli immigrati (4 su 5) sono ecuadoriani cattolici, infatti le chiese iniziano a proporre le messe in spagnolo come succede negli USA.
A parte il discorso dei Ñetas e Latin Kings che peraltro non si richiamano particolarmente al cattolicesimo, si tratta di un’immigrazione prevalentemente femminile che si integra molto facilmente al matriarcato ligure. Le donne infatti ecuadoriane sono infatti spesso l’unica fonte di reddito della famiglia.
Lik: ma t’ei de Zena?
No sono della costa 🙂
Certo che i genovesi sono parecchio attivi, su questo forum…
Infatti… finora non ho trovato nessun siciliano (tranne me 😉 )…
dice Bagnasco:”La fede cristiana non è mai in contrasto con la ragione.”
ah, e il fatto che Maria sia rimasta incinta senza l’intervento di un uomo a fecondarla gli sembra ragionaevole? certo che se si prova che Gesù sia stato l’unico uomo nato per partenogenesi allora forse…
“Noi sacerdoti dobbiamo, credo, insistere di più in questo servizio, nell’approfondire i dati storici e documentali, nell’approfondire la storicità dei Vangeli”
ci siamo persi qualcosa? quali sarebbero i dati storici e documentali che Bagnasco vorrebbe approfondire? forse non sa cosa sia la storia e cosa siano dei documenti.
E’ interessante anche quando dice: “Dunque, invece di abolire la croce, meglio approntare una camera funeraria per i musulmani, se c’è questa necessità». […] come se in Italia oltre ai cristiani ci fossero solo i musulmani. e gli ebrei, e gli atei , e gli agnostici, e gli indù, e i buddisti…? quante camere mortuarie ci vorrebbero? facciamone una senza simboli, e al momento del funerale i parenti agghinderebbero la camere come vogliono (io per esempio ci metterei una bella tavola imbandita con specialità gastronomiche e vini buoni e un bel disco di John Coltrane in sottofondo!).
ma quasto deve prendere il posto di Ruini? andiamo bene…
abbracci, Tito.
Non c’è dubbio che in Italia la CCAR abbia detto anche dei sì. Alla mazzetta, per esempio. Peccato che si tratti di una pratica squisitamente politica, e molto poco etica…
«La laicità significa autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa, ma non da quella morale. La dimensione morale, etica, non può essere rifiutata dagli ordinamenti di una società».
Ma perche’ non la dice tutta sig. Bagnasco? E’ evidente che la dimensione etica non puo’ essere rifiutata dagli ordinamenti di una societa’, ma che la morale la debba dettare lei, questo non e’ laicita’.
questo e’ peggio di ruini. mi aspetto tempi ancora piu duri…
Certo che paparaz ha preparato con gpII un bel parterre di conservatori ultrà. Il bello che alla sua elezione si è schermito dicendo di non aspettarsela, che non era voluta….