PRAGA – La Cattedrale di San Vito, simbolo religioso della nazione più atea d’Europa, passerà di nuovo allo Stato. Ma la decisione di gennaio della Corte suprema, che ha azzerato tutte le precedenti sentenze, non è piaciuta all’arcivescovo di Praga, il cardinale Miloslav Vlk, che sperava di risolvere altrimenti la questione prima delle sue annunciate dimissioni a metà aprile.
La consegna simbolica delle chiavi della Cattedrale all’ Ufficio presidenziale era prevista per ieri ma le autorità episcopali si sono rifiutate in attesa di un incontro venerdì con i rappresentanti dello Stato. La vicenda va avanti da 14 anni e finirà probabilmente al Tribunale per i diritti umani di Strasburgo.
La diatriba sulla Cattedrale, le restituzioni mancate e l’assenza di un trattato con il Vaticano, sono conseguenze dei rapporti tra Chiesa e Stato, irrisolti dalla svolta democratica della Cecoslovacchia nel 1989. “Siamo amareggiati che del destino della Cattedrale decidano i giudici ex comunisti”, aveva commentato il cardinale Vlk a fine gennaio sulla decisione della Corte, alludendo alla presenza nei tribunali cechi di persone legate al regime comunista che non riconosceva il diritto di proprietà alla Chiesa. Il vescovo Vaclav Maly, un ex dissidente, è convinto che la lite sia di natura ideologica.
Basterebbe a suo avviso annullare la disposizione governativa del 1956, valida tutt’oggi, con cui il regime comunista decise che la Cattedrale diventasse di “proprietà di tutto il popolo cecoslovacco”. Maly è anche prevosto del Capitolo metropolitano, l’unica persona giuridica autorizzata per 600 anni – dai tempi di Re Carlo IV fino al 1956 – ad amministrare la Cattedrale. Nel 1994 il tribunale di Praga 1 decise di restituire la Cattedrale alla Chiesa cattolica, ma un anno dopo la decisione fu annullata dalla corte d’appello: dopodiché cominciava una lunga maratona giuridica fino alla decisione del giugno 2006 del tribunale di prima istanza a favore della Chiesa.
La decisione, considerata al momento definitiva, durava invece solo per sei mesi: a fine gennaio, infatti, la Corte suprema ribaltava la situazione riassegnando la proprietà della Cattedrale di nuovo allo Stato. Il terzo round processuale comincerà a giugno prossimo davanti al tribunale di Praga 1. La lite sulla Cattedrale, gioiello gotico visitato ogni anno da centinaia di migliaia di turisti, è solo la punta dell’iceberg nel dibattito sul finanziamento delle chiese e sulla restituzione dei beni sequestrati alla Chiesa dai comunisti negli anni ’50.
Nel febbario 1948, al momento del colpo di stato comunista, la Chiesa possedeva 46.000 ettari di terreni agricoli, 177.000 di boschi e oltre 3.000 fabbricati: tutto sequestrato ”a favore del popolo cecoslovacco”. Nel processo per le restituzioni, avviato negli anni ’90, alla Chiesa fu restituita solo una piccola parte dei beni. Nel 2000 la Chiesa reclamava proprieta’ per 112 miliardi di corone (quattro miliardi di euro). Il trattato fra Stato e Vaticano, la cui ratifica è stata respinta sia dal parlamento sia dal presidente Vaclav Klaus, è congelato dal 2003. La Repubblica ceca è considerata la nazione più atea d’ Europa: dei 10,2 milioni di abitanti il 60% è senza fede. Solo il 30% è credente ma la percentuale è in calo.
Cazzarola, non parlassero cosi’ male mi ci trasferirei subito!!!
oltre ad essere un bel posto ( praga) , i cechi dispongono di un invidiabile primato!!!! E ad onor del vero non mi sembra neanche un paese allo sfascio, una società in profonda crisi di valori insomma lo spauracchio agitato dal clero e accoliti…..
hai ragione, hanmar….
pretacci! pensano solo alla cattedrale perchè lì si fanno soldi
Fossi stato il sindaco li avrei SFRATTATI, come hanno fatto loro a Roma…
Premesso che ritengo che le opera di importanza artistica e storica debbano essere patrimonio comune e non della chiesa, a San Vito ci sono entrata solo due volte. La prima nel 1993, entrata gratuita e tutta la cattedrale era visitabile. La seconda volta nel 1996, sono entrata e ho visto che la cattedrale, ora in mano alla chiesa, era stata divisa in varie zone e si doveva pagare un biglietto per ogni zona. Vero che i vari biglietti ammontavano sì e no a poche lire, ma solo l’idea di dover comprare 4 o 5 diversi biglietti a seconda se volevo vedere l’altare, o le grotte o altro mi ha dato fastidio. Me ne sono andata, ho trovato uno splendido ristorante medioevale nascosto dietro un angolo a poca distanza e sono rimasta lì per ore a bere e mangiare alla faccia loro!