L’opinione di Franco Garelli sulla CEI

Si è dunque risolto il rebus della successione del cardinale Ruini alla presidenza della Cei. […]
Quella italiana è la più grande conferenza episcopale nazionale, con circa 250 vescovi attivi sul territorio e altrettanti che ricoprono incarichi nella curia vaticana o già collocati in pensione. I vescovi italiani rappresentano un terzo di tutti i vescovi cattolici d’Europa (e l’11 per cento dell’insieme di tutti i vescovi del globo) e proprio il gran peso che essi esercitano nell’episcopato del mondo si riflette sull’importanza di chi è chiamato a guidarli.

Non si è trattato per il Papa di una scelta facile, sia per la statura intellettuale e per la capacità di governo «politico» del porporato da sostituire, sia per i particolari rapporti Chiesa-Stato che si stanno vivendo nel nostro Paese, al cui esito guardano molti governi ed episcopati stranieri.

Alla fine la scelta è caduta su Bagnasco, che appartiene al clero di Genova, dove si è formato, che sul filo di lana ha vinto – magari senza alcuna sua intenzione – una concorrenza molto numerosa. La carriera di questo prelato ha avuto un’accelerazione improvvisa negli ultimi anni. Vescovo di Pesaro nel 1998, nel 2003 è diventato Ordinario militare d’Italia, ruolo che ha ricoperto fino al 2006, in un periodo non facile per le nostre forze armate impegnate in varie missioni all’estero e purtroppo denso di funerali di Stato. Poi è stato chiamato lo scorso anno a guidare la diocesi di Genova, in sostituzione del cardinale Bertone, diventato Segretario di Stato Vaticano. Ora è il nuovo presidente della Cei, ruolo che Bagnasco assolverà pur rimanendo titolare della diocesi genovese.

Del cardinale Bertone, monsignor Bagnasco ha ereditato la cattedra episcopale ma non lo stile. Troppo esuberante quello di Bertone per essere emulato da una figura che tutti descrivono come fine e riservata, interprete di un ministero molto «ordinario» e per ciò stesso vicino alla gente. Come giovane prete a Genova, molti lo ricordano per le sue qualità spirituali e per le tante ore passate in confessionale, nella chiesa dei padri Dehoniani della città. Dunque, un sacerdote dedito all’attività pastorale, attento ai valori dello spirito, in linea con l’impronta formativa data ai suoi seminaristi dal cardinale Siri, nei lunghi anni in cui egli ha retto la Chiesa genovese.

Il carattere mite e costruttivo di monsignor Bagnasco è emerso anche negli altri incarichi che è stato chiamato a ricoprire. Chi l’ha seguito di più, gli riconosce di aver dato prova in varie circostanze di un sano realismo istituzionale, cui si accompagna la propensione al dialogo e l’assenza di interventismo politico. Da molti anni è presidente del quotidiano cattolico Avvenire, ruolo che ha sempre interpretato in modo sobrio, nonostante le molte tensioni identitarie che coinvolgono di questi tempi la presenza dei cattolici nel Paese. Anche come «vescovo delle stellette», come cappellano d’Italia, poteva essere al centro di non poche polemiche, in una stagione in cui non solo nella sinistra radicale, ma anche in molti gruppi cattolici di base, cresce l’insofferenza per l’impegno in aree di guerra e di conflitto.

Proprio il fatto di essere un uomo di mediazione può essere stato la ragione che ha convinto il Papa a orientarsi su una figura ecclesiale, che fino a poco tempo fa non rientrava assolutamente nei pronostici. Per molti mesi, come si sa, il nome più accreditato era quello del cardinale Scola, patriarca di Venezia, dotato di due forti assi nella manica: quello di aver familiarità con il Papa, per una conoscenza di lungo corso; e l’essere un uomo di ampia cultura, forse il più adatto per continuare quel progetto culturale con cui il cardinale Ruini ha dato ai cattolici italiani quell’unità che avevano perso con la fine del partito cristiano. Sennonché Scola, legato a Comunione e Liberazione, non sembra esprimere il sentimento prevalente nell’episcopato italiano, che continua a riconoscersi più nello stile dell’Azione cattolica che in movimenti dalla presenza più aggressiva. Da questo punto di vista, monsignor Bagnasco esprime indubbiamente un maggior collegamento con la base dei vescovi e del cattolicesimo italiano. […]

Ma la figura del nuovo presidente dei Vescovi è anche vicina al cardinale Ruini, di cui – come già è emerso nelle dichiarazioni di questi giorni – continuerà la politica e l’impegno della Chiesa sui temi della vita e della famiglia. Non lontano da entrambi, Bagnasco rappresenta dunque una soluzione di mediazione e di compromesso. […]

Il testo integrale dell’articolo di Franco Garelli è stato pubblicato sul sito de La Stampa

3 commenti

Stefano

Visto che sto preparando una tesi in socliologia giuridica basata sulla religione critiana in Italia, il mio professore mi ha dato da legge un libro di Garelli intitolato “l’Italia cattolica nel’epoca del pluralismo”. Vi giuro che non ho mai letto nulla di più antiscientifico, in pratica è una pubblicità a favore della chiesa cattolica, non vi dico cosa ha scritto quando ha trattato l’argomento delle giornate mondiali della gioventù!

Stefano

p.s. se li conoscete potete indicarmi testi ultili riguardo il rapporto tra l’Italia e la religione cattolica nell’epoca moderna?

Commenti chiusi.