Proposta di legge per cambiare la 194

«Non bisogna avere paura di discutere la legge 194 sull’aborto, contiene delle ambiguità che vanno chiarite e superate. Il caso di Careggi è una dimostrazione. E il dibattito non va lasciato cadere». A chiedere di mettere mano alla legge sull’aborto è il ginecologo torinese Silvio Viale, che si sta battendo anche per l’introduzione in Italia della pillola abortiva: «Come Rosa nel Pugno abbiamo presentato un progetto di legge per la revisione della 194 — spiega —. Non certo per limitare il diritto di una donna ad abortire, ma è sulle modalità tecniche che bisogna intervenire. Spiego. La legge ha come limite generico “la possibilità di vita autonoma del feto”, una definizione poco utile oggi, considerata l’evoluzione della medicina e delle tecniche di rianimazione neonatale. Questo limite, di fatto, si sposta sempre più indietro. Prima si facevano gli aborti terapeutici fino alla venticinquesima settimana, oggi molti si fermano alla ventitreesima ma anche prima, dipende dagli ospedali. Va affrontato con urgenza il tema dell’accanimento terapeutico sui grandi prematuri, che si tratti di aborti spontanei o di interruzioni di gravidanza».
Nel caso di Firenze, per esempio, secondo Viale «non c’era l’obbligo assoluto di intervenire con la rianimazione, in questi casi vanno valutate le condizioni di vitalità del feto». La letteratura scientifica dice che il tasso di sopravvivenza a 22 settimane di gestazione è uguale a zero, i casi sono così rari che siamo nell’ordine dell 0,01, e spesso ci sono gravi danni cerebrali. Molti neonatologi chiamano questi prematuri- immaturi «i figli delle macchine». Allora può essere considerato accanimento terapeutico la decisione di tentare la rianimazione? […]
«Il ritardo è evidente, visti i riflessi anche sulla nostra legge sull’aborto. Un medico oggi autorizza un’interruzione di gravidanza terapeutica (quella volontaria è fino a 90 giorni) fino a quando il feto è così prematuro da non poter sopravvivere. Di fatto mai oltre la 24esima settimana», sostiene Viale. Il problema è che questo confine si sposta continuamente, una volta avevano speranza soltanto i «settimini», oggi si tenta di salvare anche bambini di 300 grammi, prematuri e immaturi.
«La legge 194 è ben articolata. Ma va valutato l’accanimento terapeutico nel voler rianimare, a tutti i costi, un feto la cui possibilità di sopravvivere è bassissima — sostiene anche Claudio Giorlandino, presidente della Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale —. Certamente in altri Paesi, nord europei per esempio, a 22 settimane non si rianima a meno che il feto non presenti segni di assoluto benessere. La qualità della vita nei prematuri è bassa. I danni cerebrali da prematurità, come le emorragie cerebrali, sono frequenti e di conseguenza i danni neurologici».
Altro punto è a chi tocca la decisione: al neonatologo? Ai genitori? A entrambi? Il consenso introdotto al San Camillo di Roma può essere una soluzione? «Sì — secondo Donzelli —. Perché non sono decisioni solo scientifiche. Potrebbe essere adottato subito in tutti gli ospedali».

Fonte: Corriere.it

Un commento

Ernesto

Questo è quel che succede in Polonia:
“According to figures released this week, Poland has the lowest fertility rate in the European Union.

Some estimates suggest there will be four million fewer Poles by the year 2030, if the current trend of falling birthrates continues.

Poland is perhaps the most Catholic country in Europe.

More than a half of the people here go to church every Sunday and 70% say family and children are the most important things in life. ”

Che ipocriti bastardi!

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