Il Regno Unito sta esportando valori contrari alla vita e alla famiglia, secondo John Smeaton, Direttore di un’organizzazione impegnata a promuovere legislazioni pro vita.
Smeaton, Direttore nazionale della Society for the Protection of Unborn Children, con sede nel Regno Unito, ha parlato con ZENIT delle prospettive presenti e future della bioetica in Gran Bretagna.
Tony Blair prevede di concludere il suo mandato di Primo Ministro quest’anno. In che modo è cambiato l’approccio alla bioetica in Gran Bretagna nel corso di questo mandato?
Smeaton: Sotto la guida di Tony Blair il Governo e il Parlamento hanno fatto piombare il Paese in un abisso dell’etica, in cui non esiste giusto o sbagliato, ma semplici aspetti amministrativi e tecnici da risolvere attraverso l’attuazione di nuovi approcci contrari alla vita.
Due delle prime misure messe in atto da Tony Blair riguardano l’aver avviato una politica relativa alla gravidanza adolescenziale e l’aver dato spazio alle proposte dirette a modificare la legge sulla fine della vita.
La prima concerne la possibilità di far abortire e di fornire farmaci e dispositivi anticoncezionali alle ragazze anche di 11 anni senza la conoscenza o il consenso dei genitori. La seconda ha portato al varo di una legge – la Mental Capacity Act 2005 – che consente, e in determinate circostanze impone, ai medici di far morire d’inedia e disidratazione pazienti indifesi.
Il Governo Blair sta esportando l’aborto su richiesta nei Paesi in via di sviluppo sotto il pretesto degli Obiettivi di sviluppo del Millennio ed ha aumentato il finanziamento per le agenzie dedite al controllo demografico quali la International Planned Parenthood Federation e il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, coinvolte peraltro anche nella politica cinese del figlio unico.
Tony Blair ha promosso anche la sperimentazione distruttiva degli embrioni umani clonati. In generale, non esiste sostanzialmente nessun ambito eticamente sensibile per la vita e la famiglia che non sia stato peggiorato durante il Governo Blair.
Inoltre, il Regno Unito esercita una influenza decisiva nell’ambito dell’Unione europea e di molte altre parti del mondo, a sostegno di politiche contrarie alla vita e alla famiglia.
Come valuta il livello del dibattito sui temi di bioetica in Gran Bretagna, rispetto al resto del mondo? Ad esempio negli Stati Uniti, in Australia o in Germania?
Smeaton: Il livello del dibattito sulla bioetica è piuttosto scarso rispetto al resto del mondo.
I mezzi di comunicazione in Gran Bretagna, guidati dai cosiddetti media di qualità come il Times e la BBC, presentano i temi di bioetica come la clonazione umana, la ricerca sulle cellule staminali embrionali e l’aborto in un modo quasi del tutto unilaterale.
Le considerazioni scientifiche ed etiche secondo cui la ricerca sulle cellule staminali embrionali rappresenta una pratica eticamente inaccettabile sono del tutto messe a margine da questi media o al massimo sono riportate in modo del tutto parziale. Inoltre, l’attuale Governo ha dimostrato di avere una capacità infinita di manipolare i termini del dibattito sulla bioetica.
Ad esempio, è riuscito a sancire l’eutanasia per omissione nella legge dell’aprile 2005, mentre al contempo assicurava ai politici e ai leader religiosi di essere completamente contrario alla legalizzazione dell’eutanasia.
Esponenti cristiani in Gran Bretagna hanno stigmatizzato lo stato in cui versa la religione, testimoniato dalla scarsa affluenza in chiesa. Questo ha a sua volta avuto ripercussioni su questioni inerenti ai temi della vita?
Smeaton: Quale che sia il motivo fondamentale della scarsa frequenza in chiesa, la situazione è peggiorata a causa della mancanza di un insegnamento chiaro sui temi della vita.
Purtroppo in Gran Bretagna, l’aborto e i contraccettivi vengono resi disponibili ai bambini minori di 16 anni a scuola – anche nelle scuole cattoliche – senza necessità di informare oppure ottenere il consenso dei genitori.
L’anno scorso, un insegnante di una scuola mista del Kent, in Inghilterra, ha parlato apertamente dell’educazione sessuale impartita agli studenti della sua classe di età tra i 13 e i 14 anni. L’insegnante, Miss McLernon, ha affermato: “Io credo che si debba sapere ciò che avviene nelle scuole. Ho visto personalmente un’infermiera che usava un modello di plastica per dimostrare come applicare ciò che ha definito un preservativo al gusto di cioccolato”.
Miss McLernon ha detto: “Ad ogni bambino della classe è stata consegnata una scheda in cui si spiega come procurarsi gratuitamente contraccettivi e pillole del giorno dopo. La scheda indica anche un sito Internet per i giovani, in cui si spiega cosa fare per potersi sottoporre ad un aborto. Stiamo parlando di una scuola cattolica dove ci si aspetterebbe una qualche forma di tutela per gli studenti da questo tipo di cose”.
Purtroppo un numero sempre maggiore di genitori cattolici contattano la Society for the Protection of Unborn Children, raccontando esperienze terribili vissute nelle scuole cattoliche ai livelli sia primario che secondario. Le proteste da parte dei genitori e insegnanti cattolici, che cercano di proteggere i giovani sembrano non trovare ascolto.
Inoltre, il Governi britannico e l’Unione europea hanno emanato una normativa sulle pari opportunità nel lavoro tra uomini, donne, omosessuali e transessuali, che deve essere attuata in tutti gli Stati membro, pena pesanti sanzioni.
A suo avviso, il dibattito in Gran Bretagna dispone del linguaggio filosofico e teologico idoneo per una corretta trattazione delle questioni di bioetica?
Smeaton: La Gran Bretagna non solo ha perso la sua bussola morale. Essa ha anche perso in gran parte sia il linguaggio dell’etica sia la capacità di pensare in un modo moralmente razionale.
Per la maggior parte delle persone, la morale è essenzialmente legata ad una strana combinazione di interesse personale, compassione e desiderio di non dover subire sofferenze e inconvenienti. Questo spiega la capacità dei britannici di essere al contempo favorevoli e critici riguardo l’aborto.
Persino la parola “discriminare” è diventata del tutto negativa, mente fino a non molto tempo fa, essere definito capace di discriminazione era un complimento.
In questo senso, la distinzione tra giusta e ingiusta discriminazione è sparita dal vocabolario etico. Non esiste un linguaggio oggettivo per classificare ciò che è giusto o ciò che è sbagliato, nell’ambito del comportamento sessuale. Ma allo stesso tempo è stato attuato una sorta di stalinismo morale con l’obbligo giuridico per ogni datore di lavoro di assumere una persona a prescindere dal suo orientamento sessuale dichiarato o dalle sue condizioni di vita personale. […]
Il testo integrale dell’articolo è stato pubblicato sul sito Zenit.org
E’ il Kali-Yuga dei testi indiani antichi, il tempo in cui provvisoriamente tutto ciò che è tradizionale deve scomparire; inclusa la famiglia, è scritto nei testi. E’ la conclusione di un ciclo.
Sembrerebbe che avessero ben capito come funzioa la macchinetta umana…
Non discriminare i gay nel lavoro sarebbe stalinismo morale, per questo soggetto…
E’ proprio vero che si può essere stranieri morali.
Thanks, mr. Blair
Immagino che Mr. Smeaton difenda anche la possibilità per un datore di lavoro di non assumere, a priori, nessun cristiano (ad esempio con la saggia motivazione: “Come potrei fidarmi di un dipendente che, arrivato all’età adulta, crede ancora che le cose possano essere simultaneamente une e trine/ che si possa nascere da madre vergine/che si possa essere assunti in cielo invece che morire?”)…
Speriamo la perda anche l’italia…