La 37enne Chatman, allenatrice di successo alla Louisiana State University, la stessa che fu di Shaquille, si è dimessa. Fatale la relazione con alcune ex giocatrici
NEW YORK, 9 marzo 2007 – La storia ha fatto il giro d’America in un baleno. Un’allenatrice di basket universitario femminile, carina e vincente, e una tresca di storie lesbo con alcune delle sue giocatrici. Insomma, gli ingredienti piccanti che ti spingono a leggere. Alla Louisiana State University, teatro della telenovela e colege dove in passato studiò Shaquille O’Neal, hanno tutti le bocche cucite. Unico capo d’accusa, per ora, è la lettera di dimissioni di Pokey Chatman, coach di successo, che in tre anni ha portato la sua squadra a un record di 90 vittorie e 14 sconfitte e a tre viaggi consecutivi alle Final Four: roba da primissimi della classe.
Tutto bene, tutto perfetto, tutto bello. Fino a quando l’altro giorno, sono emerse le prime chiacchiere: gossip di corridoio, si sperava; ma si sa, nella provincia d’America, bigotta e neocon, anche un piccolo spiffero di trasgressione è capace di trasformarsi in un tornado. I sussurri, ormai, non erano più tali: si dice che Pokey, nel recente passato, fosse diventata troppo amica di almeno un paio di sue giocatrici. Nessuna attualmente in questa squadra, due ex. E’ bastato: allarme rosso e lettera di dimissioni della fiera Chatman diventata immediatamente una sorta di ammissione di colpa. In principio, però, l’accordo con l’ateneo era quello di continuare ad allenare fino al termine della stagione. Solo dopo, Pokey avrebbe fatto le valigie e traslocato altrove.
Nel comunicato dell’università, ovviamente, non si faceva alcuna menzione delle possibile magagne che ci sarebbero state all’origine dell’improvvisa decisione. Ma l’autolicenziamento ha avuto invece un effetto valanga: le voci sono diventate certezze e la situazione è precipitata. Al punto che coach Chatpam è stata costretta, solo 24 ore dopo, a emettere un altro comunicato: “La mia lettera di dimissioni ha provocato speculazioni e voci che sono andate ben oltre le mie previsioni ed è chiaro che a questo punto la mia presenza in panchina durante il torneo Ncaa sarebbe solo un’inopportuna distrazione”. E così, colpevole o innocente, Pokey, considerata il nuovo genio della panchina, lascia e se ne va.
Le solite ipocrisie americane!
Ragazzi avete letto un best seller lesbico “Dentro il convento”. Parla delle suore lesbiche e spiega come i conventi sono luoghi di rifugi per lesbiche represse
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Perche’ in Italia, certamente, non ci sono ipocrisie!
Che scandalo!
Le ipocrisie americane sono in un certo senso più disprezzabili di quelle italiane. Qui le si praticano per opportunismo e convenienza, ma nessuno ci crede davvero, nessuno prende davvero sul serio i “Valori”. In America l’ipocrisia non mi sembra legata soprattutto all’interesse, ma alla percepita necessità di difendere la “purezza”, la “tradizione”, la “virtù” e la “rettitudine morale” del “Popolo Americano”.
Insomma ipocrisia cattolica (solo esteriore, superficiale) in Italia, ipocrisia puritana (seria, fanatica, sentita dall’individuo) in America.
Non sono nazionalista, ma per moltissimi aspetti fra America e Italia preferisco l’Italia!
Non solo per l’ipocrisia morale.
Anche il tanto incensato sistema giudiziario USA, ha delle pecche funzionali e strutturali che il nostro non ha!
@ Ernesto:
Vivendo in USA, mi sento di non essere d’accordo con te. Credo che l’ipocrisia italiana sia comunque mille volte peggiore di quella americana, e fondamentalmente perché quanto tu dici al negativo si riapplica poi però anche al positivo. Certo, siamo sempre anni luce da società veramente evolute, come quelle scandinave, ma l’America, pur con i suoi mille difetti, è sempre da preferirsi all’Italia. E’ verissimo, e tristemente, che l’America può covare fondamentalismi molto più gravi dell’Italia, ma è altrettanto vero che in questa società esiste ancora il principio di meritocrazia proprio sulla base di quella percepita necessità di cui parli.
Ed è altrettanto vero che certi lassismi culturali che si vedono in Italia non si vedono altrettanto almeno in alcuni stati della federazione (soprattutto quelli del New England, ma anche la California).
In Italia nessuno prende sul serio i “Valori”, e la società è paralizzata, in mano al solito gioco di nepotismi e potentati baronali e clericali, senza nessuna vera opportunità di progresso sociale, culturale ed economico.
In USA esistono senz’altro queste ingenuità e mancanze culturali sui “Valori” stessi. La società è generalmente più ignorante, ed è vero, va spesso avanti a slogan, bandierine e propagande, e talvolta arriva a manifestazioni culturali assolutamente becere, come le crociate antievoluzionismo.
Ma se non altro, proprio per quei Valori che gli Americani prendono tanto sul serio, in molte parti di questa nazione esistono opportunità di sviluppo ed un’onestà intellettuale che in Italia nemmeno ci sogneremmo. In America, il politico che ha esaurito il suo corso o che mette a rischio la sua credibilità, si dimette. Possiamo dire lo stesso dell’Italia?
Preferisco comunque una nazione di creduloni ad una di opportunisti.
>Anche il tanto incensato sistema giudiziario USA, ha delle pecche funzionali e strutturali
>che il nostro non ha!
>
PFFFFTTT 🙂
allora non hai mai avuto una causa in Italia. Questo e’ certo !
Altrimenti sei un avvocato o lavori in un tribunale…
Scusate ma che centra l’ipocrisia o il puritanesimo…
Se io alleno una squadra e vado a letto con alcune giocatrici o giocatori 🙂 questo e’ un problema di serieta’ non di morale.
Ma la dai ???
…allora domani PANCHINA !!!
😀
@ Emel:
Al di là del caso specifico, è purtroppo vero che i Southern States, così come la Bible Belt, sono in preda a bacchettoni e bigotti, per cui credo anch’io che ci siano state anche altre questioni al di là di quelle professionali che giustamente citi (non conosco gli specifici, ma concordo che sarebbe sempre preferibile una condotta sessuale neutra nei confronti dei propri allievi).
La Louisiana, così come l’Alabama, il Mississippi e gli stati limitrofi, è terribilmente retrograda su tantissime questioni sociali. Ciò non toglie comunque che un caso del genere non conceda gli estremi per generalizzare a tutti gli USA (passano per fortuna anni luce da queste realtà a quelle come il Massachussetts, il Vermont, il Washington o il Nord-California). E’ giusto fare distinzioni, e invito tutti gli amici razionalisti che pensano che gli Americani siano un unicum culturale a documentarsi con attenzione, perché si tratta effettivamente di un’ingiusta approssimazione culturale.
Veramente, Emel, l’articolo parla di ex-giocatrici.
Yup… hai ragione. Mi era sfuggito…
Faccio ammenda di bigotteria trattasi proprio 🙁