Carramba che sorpresa! Pensavate di aver cambiato canale (o governo), e invece la televisione è sempre la stessa. Eravamo rimasti che una volta lui, Michele Santoro, incarnava nientemeno che il simbolo della libertà dell’informazione, strangolata dalla dittatura mediatica di Sua Emittenza. Adesso, invece, un ministro del governo Prodi, Clemente finto bacchettone Mastella, si alza e abbandona la scena «faziosa» di Anno zero (mai titolo fu più appropriato), la nuova trasmissione del giornalista che dopo anni di euroesilio era atteso dalla sinistra come il liberatore della patria. Di più. Il ministro, che «è schifato», nemmeno troppo velatamente ne chiede la testa – «mi auguro che questo Cda della Rai, se c’è, batta un colpo» – e la sinistra non apre bocca, mentre il centrosinistra lo difende.
Un evidente segno di debolezza che non deve essere sfuggito a Santoro, che in diretta si è lasciato prendere la mano – come Super Pippo – e ha strigliato «questi signori della politica, che è diventata insopportabile». Ma Mastella non se ne fa un problema: «Se questa è la Rai dobbiamo farne a meno, è un problema politico che pongo al centrosinistra».
Il resto, se proprio non riusciamo a spegnere, è un imbarazzante show, con accenti esilaranti da una parte e dall’altra. Procedendo con disordine, non può non far sorridere l’affermazione di Santoro secondo cui «il servizio pubblico è servizio verso il pubblico e non verso i partiti». Fa addirittura il paio con il Bagaglino (fa piangere) la nota fuoriuscita da viale Mazzini: Claudio Cappon, direttore generale della Rai, ha incontrato il direttore di Raidue, Antonio Marano, «per chiarimenti sulla vicenda, richiedendo una relazione scritta per valutarne tutti gli aspetti». Storace (come dargli torto?) definisce la richiesta «semplicemente ridicola». Poi, a sera, viale Mazzini annuncia che nei prossimi giorni Cappon incontrerà di nuovo Marano, stavolta anche con Santoro, «per valutare la situazione del programma Anno Zero». Si prevede un rimbrotto per direttore di rete e conduttore.
La sindrome del governo amico costringe Giuseppe Giulietti, componente Ds della Vigilanza Rai, a camminare sulle uova: «Ciascuno è libero di criticare le trasmissioni televisive, ma altra cosa sarebbe trasformare le critiche in un processo o in espulsioni dal servizio pubblico». Insomma, questa volta l’Unione non sembra disposta a stracciarsi le vesti pur di difendere la cosiddetta libertà di informazione. Solo Oliviero Diliberto (Pdci), come al solito, ne approfitta per smarcarsi. «Credo che la funzione della libera informazione – ha detto – sia quella di incalzare i politici, di interrogarli e aiutarli a spiegare al grande pubblico il loro pensiero. Credo che dovere di un politico sia quello di rispondere e spiegare e non di andarsene, è per questo che mi preoccupa l’assordante silenzio che ascolto nel centrosinistra verso il fiorire di attacchi a Santoro ed è per questo che al conduttore va tutta la mia solidarietà».
Eppure il segretario del Pdci dovrebbe felicitarsi per il profilo piuttosto basso adottato dal suo governo (solo un paio di telefonate), perché sa bene che Enzo Carra, parlamentare della Margherita, certamente si trova in buona compagnia quando dice «più che una trasmissione è stato un processo per direttissima contro chiunque avesse qualcosa da obiettare alla ideologia del gay pride». Gli fa eco un altro «unionista», Gabriele Frigato: «Il programma è stato condotto in maniera tendenziosa e partigiana e quindi siamo all’anno zero per quanto riguarda correttezza e imparzialità…». Ma Carra e Frigato sono niente rispetto a Mastella. Certe cose, lui, le manda a dire direttamente, e anche per questo Diliberto non può far finta di non sapere che una cosa è mettere all’angolo Turigliatto e i suoi, un’altra prendere di mira l’Udeur esprimendo solidarietà a Santoro. «Ne prendo atto e mi dispiace – ha minacciato il ministro della Giustizia – io mi sarei comportato diversamente. Questo pone un problema di relazioni politiche e non so dove arriveremo. Io credo anche ai comportamenti sul piano umano».
Ci credono anche i ministri Amato e Rutelli che attraverso il telefono (niente note scritte) hanno solidarizzato con Clemente Mastella. Il silenzio del centrosinistra, in fondo, non è così assordante.
Mastella non si tocca neanche con un Dico
12 commenti
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A voglia a rosicare: del mastellone non possono fare a meno, se no si sciolgono le camere.
A mio avviso Mastella ha fatto solo una figuraccia, dimostrando quanto siano fragili e inconsistenti gli argomenti dei cattolici contro i Dico e.. ..contro i gay.
Parlare di libertà sessuali nel nostro paese è ancora molto pericoloso e apprezzo molto Santoro che ha dimostrato ancora una volta grande coraggio.
A Michele Santoro tutta la mia solidarietà.
se mastella ha chiesto la testa di santoro, noi cittadini dovremmo chiedere la testa di mastella. un ministro deve dare delle risposte, è suo dovere, lo paghiamo anche per questo.
In fin dei conti, come dice Grillo, è un nostro dipendemte e non dovrebbe scordarselo.
che cosa ce ne facciamo della testa di mastella?
è vuota…
Per me Mastella non ha bisogno di Santoro per sputtanarsi anzi Santoro gli ha fatto l’ennesimo favore, e tutti e due si sono mostrati perfetti seguaci del Verbo Ruiniano: “meglio contestati che ignorati”. La TV ci guadagnerebbe tanto in ascolti con un format da far condurre a reti unificate a Vespa, Fede e Santoro: “L’isola dei faziosi”. E Anno Zero potrebbero lasciarlo fare a Travaglio che non ha certo bisogno di Santoro per mettere in mostra le sue qualità. Purtroppo Travaglio non farebbe gli stessi ascolti. La TV è fatta così
don clemente, da buon cattolico, ha una bella allergia alla libertà….
ma come si fa a mettersi un nick ridicolo e sciocco come “kaworu”?
Quando lo vedo mi viene sempre in mente una capra con la barbetta.
In molti dialetti capra si dice cavra. Cavoru è vicino.
Bohhh, va a capire te chi è che insozza qui dentro…
Meglio le camere sciolte che Don Clemente ancora al governo…
Povera Madre Mastella di Calcutta….
meglio le camere sciolte con inevitabile vittoria della destra, che questa sciocchezza.
Per fortuna che ci sono ancora programmi come “anno zero”
Ha ragione Santore: non se ne puo più dell’arroganza di questi politici
Ho seguito con grande disgusto l’ultima trasmissione “annozero” di Michele Santoro, dico di Michele Santoro, perché mi viene difficile attribuire un simile concentrato di stupidità alla Rai. Tempo addietro ho ascoltato a Cagliari lo stesso Santoro durante una manifestazione politica. In quella occasione era sembrato una persona seria e convincente, soprattutto quando si era scagliato contro la televisione spazzatura. L’esilio berlusconiano, che lo ha tenuto lontano dal microfono, sembrava averlo reso più saggio, più maturo e meno saccente. Nella suddetta trasmissione ho avuto modo di notare, viceversa, che a Santoro il potere, in questo caso mediatico, ha dato alla testa come a tutti i comuni mortali. Non si può spiegare diversamente, dal momento che una trasmissione RAI, e come tale un servizio pubblico, è stata trasformata in una arena, in una sorta di corrida, con un pubblico scelto ad hoc e assetato di sangue (quello dello studio), con il conduttore Santoro in veste di torero e il povero Mastella, suo malgrado costretto a indossare i panni del toro ferito a morte. Ho spento il televisore poco prima che il Ministro della Giustizia abbandonasse, a giusta ragione, quello che ormai era diventato “il luogo del supplizio” e ho saputo solo attraverso i media ciò che è successo dopo. E’ inutile ricordare che il compito del giornalista, soprattutto nell’ambito di una televisione pubblica, è quello di garantire un dibattito serio ed efficace, eliminando sul nascere ogni tentativo di sopraffazione e abuso. La capacità di un operatore dell’informazione, anche a dispetto delle proprie convinzioni, di svolgere il suo ruolo in maniera asettica e imparziale è direttamente proporzionale alla sua professionalità. Il comportamento di Michele Santoro è venuto meno alla deontologia professionale e come tale censurabile dallo stesso Ordine dei Giornalisti: un intervento necessario per evitare l’accusa di corporativismo di cui spesso viene accusata l’intera categoria. La trasmissione ha d’altro canto fallito in pieno il suo scopo, perché ha irritato lo stesso mondo dei gay, che è stato rappresentato nei suoi lati peggiori, nonché ha fatto sorgere seri dubbi a molte persone, me incluso, sulla onestà intellettuale di Santoro e sulle verità discutibili di un certo Travaglio, che in maniera maldestra e villana ha trattato la Chiesa Cattolica alla stregua di una qualsiasi associazione per delinquere. Tutto questo in totale assenza, suppongo per ragioni tattiche, di un pubblico che potesse contrastare simili idiozie. Da tutto ciò si evince che, in casi come questi, il solo sdegno dei cattolici e dei cittadini rispettosi del prossimo non basta e sia venuto il momento di far valere le ragioni della propria fede. Un pilota di aereo quando sbaglia viene messo a terra e adibito ad altre mansioni, un medico idem e lo stesso dicasi degli ingegneri incapaci. Non sarebbe il caso, in nome della par condicio, che anche Santoro, avendo interpretato male il suo ruolo ed essendo diventato pericoloso per sé e per gli altri, venga destinato ad altro incarico?