Ipocrisia clericale

Negli anni settanta il peso della chiesa nella vita politica e sociale era molto minore. E i parlamentari di oggi sono ancora più ipocriti dei democristiani di allora, scrive Vanja Luksic.

Arrivando a Roma, alla fine degli anni settanta (del secolo scorso!) ho scoperto con sorpresa quanto la città che ospitava il papa, San Pietro e il Vaticano fosse poco cattolica. Forse proprio a causa di quella presenza…

Venivo dal Belgio, dove gran parte della popolazione era credente e praticante, e viveva secondo i princìpi della morale e della carità cristiana. O almeno era il caso di quelli che ci credevano, avevano famiglie numerosissime e andavano tutti a messa la domenica. Per tanti altri era solo una convenzione, ma aveva comunque un peso rilevante nella loro vita quotidiana.

A Roma, capitale del cattolicesimo, di tutto questo non c’era traccia. La società italiana, almeno nella “città eterna”, mi sembrava molto più tollerante di quella belga, senza tanti pregiudizi.

Mi ricordo che la signora che puliva il mio appartamento in affitto aveva un amante. L’uomo veniva solo quando non c’ero, ma lei non me lo nascondeva. Questa rispettabile madre di famiglia di una certa età mi raccontava con entusiasmo del suo grande amore e mi parlava con affetto anche del marito, “malato di cuore, capisce”.

Non credo che sentisse il bisogno di andare a confessare i suoi peccati. Anzi, non credo che si sentisse neppure una peccatrice.

All’epoca, il mancato tentativo della Democrazia cristiana di annullare la legge sul divorzio era un ricordo ancora fresco. Era l’età d’oro del femminismo e delle lotte del Partito radicale. Anche se l’aborto non era ancora legale, trovare un consultorio dove abortire era possibile a Roma e non a Bruxelles. In Italia il peso della chiesa era davvero minimo a quei tempi!

C’era la Democrazia cristiana, certo. Ma tutti quegli onorevoli democristiani sembravano più che altro dei bons vivants, un po’ imbroglioni. Salvo rare eccezioni, non apparivano certo come persone molto pie. Nelle chiese c’erano soprattutto turisti.

E quando si andava nel sud del paese, le feste religiose sembravano un ricordo dei tempi del paganesimo. Cos’è successo in questi tre decenni? Perché in Italia oggi ogni scelta politica deve ricevere la benedizione del papa e della chiesa? Per ottenere qualche voto in più, dicono spesso… ma a che prezzo!

Il tentativo di dare certi diritti (e doveri!) a persone che convivono senza essere sposate ha avuto un effetto devastante. Al punto che si è temuto – prima della crisi su temi molto più “politici”– per la sopravvivenza del governo Prodi. I Pacs si sono umilmente trasformati in Dico per non spaventare la chiesa, convinta che un altro tipo di patto tra le coppie, magari con una cerimonia vagamente in concorrenza con il matrimonio, segnasse per forza la fine della sacrosanta famiglia.

Ma non è bastato: anche i Dico sono stati percepiti come nemici pericolosi. Probabilmente perché, come i Pacs, riguardano anche le coppie omosessuali, che si sono rivelate ancora un tabù in questo paese, con o senza la chiesa. Si capisce allora che, avendo già tanti problemi, per dare nuovo slancio al suo governo e trovare qualche prezioso voto in più Romano Prodi abbia preferito non menzionare i Dico nel suo famoso programma in 12 punti.

Eppure tutti questi parlamentari così preoccupati di piacere alla chiesa più dei democristiani di una volta, usufruiscono di certi diritti previsti dagli “scandalosi” Dico. Eh sì, per gli onorevoli la reversibilità delle pensioni, anche nei casi delle coppie di fatto, esiste già. Fa parte dei loro privilegi. In realtà, quindi, sono solo i semplici mortali, i poveracci, ad avere bisogno di questi Pacs e di questi Dico che tanto dispiacciono alla chiesa.

Articolo di Vanja Luksic su Internazionale.it

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3 commenti

civis romanus sum

E ci voleva un polacco a dircelo !
Forse non conosce l’antico proverbio romano : A Roma si fa la fede altrove ci si crede.

gianni

la differenza sta nel fatto che la vecchia DC era tranquilla di prendere la quasi totalità del voto cattolico, i partiti di oggi il voto cattolico devono accappararselo in qualche modo, quindi ogni mezzo diventa lecito sia a destra che a sinistra.

Claudio De Luca

non mi pare, che negli anni ’70 l’influsso della Chiesa fosse molto più contenuto di oggi. Il ’68 era passato da poco e gli “anni di piombo” sarebbero giunti di lì a breve, ma il profilo relativamente basso delle autorità ecclesiastiche ritengo siano state pura strategia: basti a pensare al cosiddetto “riflusso” dei primi anni 80, con Craxi e gli altri!

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