Coerenza sì, ma fin dall’inizio

Che l’esortazione papale “Sacramentum Caritatis” sia da considerarsi un attacco alla laicità non deve sorprendere: fino a prova contraria, non esiste a oggi alcun documento del magistero ecclesiastico che rivendichi la separazione tra Stato e Chiese come un “principio non negoziabile”. Sorprende, invece, come nelle alte sfere vaticane non si rendano conto dei danni che i reiterati e petulanti attacchi all’autonomia della politica possono apportare alla stessa fede.
L’insistenza con cui affermano che gli eletti di religione cattolica devono rispondere della loro coerenza (ma a chi, poi: al papa o a Dio?) potrebbe infatti influenzare negativamente gli elettori. Questi ultimi sono infatti già disillusi a riguardo del comportamento dei propri rappresentanti, che sono soliti dimenticare subito dopo il voto quanto promesso, nero su bianco, in campagna elettorale (ad esempio, i diritti delle unioni civili). Oppure, ancora, abbandonare con estrema facilità la coalizione con cui si sono presentati alle elezioni: e, in questo malvezzo, sembrano segnalarsi soprattutto i cattolici dichiarati – De Gregorio e Follini sono solo gli ultimi esempi tra i tanti.
Ma se l’adesione ai valori cattolici dovesse diventare ciò che il Vaticano chiede che diventi, ovvero un vero e proprio richiamo all’ordine ogniqualvolta siano in gioco “princìpi non negoziabili”, allora gli elettori potrebbero sentirsi legittimati a chiedere fin dall’inizio (prima cioè del voto) a tutti i candidati una dichiarazione di autonomia dai diktat formulati Oltretevere. A ben vedere, è quanto già accadde nel 1960 negli Stati Uniti, quando Kennedy, presentandosi con lo stigma del fedele cattolico, fu costretto a impostare la propria campagna elettorale in una direziona marcatamente laica (tanto che il potente cardinale Spelmann alla fine gli preferì il quacchero Richard Nixon), dando a tutti l’impressione che la religione cattolica fosse un qualcosa da cui prendere le distanze, piuttosto che da abbracciare con gioia.
Ancora una volta, dunque, il tirare troppo la corda potrebbe rivelarsi un boomerang per i vertici vaticani: purché, ovviamente, anche l’opinione pubblica italiana impari a far sentire la propria voce in tempo utile, anziché lamentarsi quando i buoi sono ormai scappati, o le Binetti sono state elette.

6 commenti

JSM

francamente, penso che il problema principale sia proprio la cultura degli italiani: se è vero che sono così tanti quelli che considerano il vaticano un po’ troppo invadente, perchè la Rosa nel pugno ha così pochi elettori??
vorrei vedere io se la RNP avesse un bel 10% alle politiche….

Marco G.

Be’ anche Nixon come quacchero non era granchè coerente: andava in giro a bombardare la gente…

Lamb of God

Scusa Marco ma ci tengo a precisare che il primo a mandare i soldati in Vietnam è stato il cattolico Kennedy, lo stesso fu anche il burattinaio della presa della Baia dei Porci, perciò a mio avviso Nixon (che non era una cima, intendiamoci!) andrebbe rivalutato.

Marco G.

Volevo semplicemente dire che un quacchero bombardiere è come un cattolico puttaniere (cosa che Kennedy era del resto, 100 volte peggio di Clinton…). Il punto è che è inutile chiedere coerenza a questa gente. Se B16 fosse coerente, interverrebbe anche nelle elezioni francesi, ma non lo fa, perchè sa che in quel caso danneggerebbe Bayrou, e con lui la possibilità di avere comunque un cattolico all’Eliseo.

Damiano

perchè la Rosa nel pugno ha così pochi elettori??

Perchè anche il voto in italia è un “atto di fede”, molti votano semplicemente “per partito preso” all’insegna dell’indifferenza o dei soliti luoghi comuni, ignorando poi quello che realmente combina il proprio governo (salvo poi lamentarsi quando ci sbattono il naso di persona).

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