Papà a casa con i figli? Non c’è congedo che tenga: gli uomini continuano a preferire l’ufficio. Non solo la legge varata nel 2000 da Livia Turco (allora ministro della Solidarietà sociale, oggi alla Salute) non è mai decollata. Oggi si registrano i primi passi indietro. I papà che approfittano dei congedi nel settore privato sono sempre meno.
A indicare la linea di tendenza è la Lombardia. I papà lavoratori che in provincia di Milano hanno salutato i colleghi per passare qualche tempo con i figli sono diminuiti del 15 per cento: dai 947 del 2005 si è passati agli 813 dell’anno appena trascorso. Passi indietro anche in regione: dai 2.077 casi del 2005 ai 2.019 del 2006 (dati Inps). Il ritocco al ribasso è contenuto ma a colpire è il valore assoluto: i lavoratori che anche per un piccolo periodo hanno scelto di fare i papà a tempo pieno chiedendo un congedo facoltativo di paternità restano le eccezioni. E a livello nazionale la tendenza è confermata. I dati relativi al 2005 (gli ultimi disponibili) dicono che in Italia 117 mila donne hanno approfittato dei congedi facoltativi contro poco più di 5.000 uomini.
Per il ministro Livia Turco i congedi di paternità non sono un istituto superato: «Il vero problema è che non sono stati pubblicizzati. Troppi non li conoscono. Con quella legge vennero introdotti anche i congedi per chi ha un familiare malato terminale: nessuno ne approfitta semplicemente perché non se ne conosce l’esistenza». Secondo il ministro la 53 del 2000 andrebbe anche finanziata adeguatamente. «Il punto non è rendere obbligatorio il congedo per i papà, come sostengono alcuni. Si tratta piuttosto di premiare gli uomini che lo sfruttano. Magari anche sul piano economico visto che il premio sul fronte del tempo esiste già: quando a scegliere i congedi parentali sono entrambi i genitori di fatto la famiglia ha diritto a un mese di assenza dal lavoro in più».
L’idea di un premio in danaro ai papà per convincerli a restare a casa con i figli piace al sindacato. […]
Cambio tendenza, meno congedi di paternità
8 commenti
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Bene a livello teorico il congedo di paternità. Ma l’andamento di questa pratica dimostra chiaramente che gli uomini non sono disposti ad astenersi dal lavoro. Chiaramente anche per loro, come per le donne, non conviene. Poi c’è chi pensa che il bambino abbia bisogno, nei suoi primi mesi, della mamma (e la mamma del bambino) e forse non è solo maschilismo…
Allora perché ostinarsi in inutili aggiustamenti come quello di premiare il padre che prende il congedo? Che cosa si risolverebbe? Forse ne trarrebbe qualche giovamento (in termini professionali) la donna, ma rimarrebbero comunque problemi. La scelta di chi deve prendere il congedo, secondo me, non andrebbe in nessun modo indirizzata: è una scelta della famiglia e ha a che fare con il sentire delle singole persone.
Piuttosto andrebbero potenziate le politiche di tutela della donna (e dell’uomo) in caso di maternità (e paternità) e le politiche di re-inserimento nel mercato del lavoro nel caso in cui uno dei due genitori sia costretto ad uscirne.
Non sarà mica che i beneficiari di tutte le regalie del governo a cui appartiene la Turco (ossia i padroni) pongano qualche freno (leggi: mettano in atto ricatti & minacce) per impedire il godimento di questo diritto? Chissà. Ma no, dai, non è possibile: il padronato italiano è così illuminato, così progressista. No, la colpa è da attribuirsi certamente all’ignoranza della normativa. Ci mancherebbe altro.
Considerando che in molti casi i congedi facoltativi vengono pagati al 30%.
Considerando poi che i congedi obbligatori arrivano al massimo ai 4 mesi del bambino.
Considerando che un bambino solitamente viene svezzato verso i 6/7 mesi, per cui gia la madre utilizza circa 3 mesi (almeno) di congedo facoltativo.
Mi pare logico che una famiglia bi-reddito fatichi a rimanere per 6/7 mesi con uno dei due stipendi decurtati del 70%.
Detto questo fatico sempre a capire per quale motivo lo stato dovrebbe aiutare chi vuole fare un figlio, chi l’ha detto che tutti debbono poterne avere uno e che la società debba sobbarcarsi l’onere. Come in tutte le cose si puo scegliere se a mantenere un figlio non ci si riesce non si fa e punto.
theblacksheepofthefamily (accidenti che lungo)
Ma sei matto
..le culle vuote…. le nostre tradizioni…. l’invasione dei mussulmani…. la fine del mulino bianco !!!! 😉
Se lo stato vuole che la gente faccia più figli cominci a occuparsi dell’allevamento dei bambini per la gran parte della giornata. Altrimenti si rassegni: di donne che rinunciano a costruirsi la loro vita e la loro indipendenza per dare figli alla patria ne troverà sempre meno
a Vassilissa
vuoi scommettere che dopo i gay, colpevoli per Buttiglione di danneggiare la società perchè non fanno figli (!), prima o poi la società benpensante catto-ipocrita se la prenderà con quei “libertini” dei single, colpevoli di non voler dare figli a Dio???
Mi ricorda tanto alcune discriminazioni di un certo capoccione di 70 anni fa…!
Diciamo che una mamma che prende un congedo parentale è “normale”, mentre un papà è probabilmente uno “scansafatiche che coglie la prima occasione” e si frega così la carriera forse più di una donna. Diciamo anche che: in Italia generalmente gli uomini guadagnano più delle donne (lo dicono le statistiche, non io), quindi si rinuncia più facilmente ad una quota così imponente del più basso degli stipendi (semplice logica della sopravvivenza). Diciamo pure che: dare incentivi economici a chi prende congedi di paternità è improponibile per due ragioni: 1- si metterebbe a legge una discriminazione sessuale; 2- chi li paga? Lo Stato, che ha già un buco spaventoso? 2- l’azienda che magari per legge potrebbe decurtare una percentuale inferiore dallo stipendio? Ancora peggio: la maggioranza dei giovani italiani (quindi della popolazione in età fertile) lavora in situazioni di precariato, quanti si ritroveranno ad aspirare ad un banale rinnovo del contratto a termine dopo una richiesta del genere?
Cmq, sarebbe carino far presente a tutti i signori e signore preoccupati per il crollo demografico che la cosa migliore sarebbe garantire ai lavoratori un dignitoso tenore di vita, in modo che chi ha necessità di congedo parentale (anzi della sua premessa: avere bambini) possa farlo:
a- senza fare la fame nei mesi interessati
b- con la garanzia di poter mantenere sè stesso ed il figlio
c- con la fornitura di strutture per l’infanzia che si occupino del bambino durante l’orario di lavoro dei genitori (con la creazione di nidi aziendali nelle imprese più grandi, indipendentemente dal sesso dei dipendenti, con la creazione di nidi pubblici in cui possono confluire i bimbi dei dipendenti delle imprese più piccole).
Penso che sia pericoloso per un uomo chiedere congedo a un privato. Se lo fa una donna viene compresa maggiormente; nel caso di un uomo si pensa più a un atto di furbizia: se richiesto il congedo ovviamente glielo concedono, ma al ritorno sul posto di lavoro poi in un modo o nell’altro se lo inchiappettano. Il privato può essere despota, se lo vuole.