Ayshah Ishmael, insegnante in una scuola femminile musulmana di Preston (Regno Unito), ha sostenuto che “il velo promuove l’uguaglianza”. Questa, onestamente, non si era ancora sentita. A prescindere da come la si pensi a proposito del velo nelle scuole, resta il fatto che indossarlo o meno crea, all’interno della classe, una differenza, e non certo un’uguaglianza. Gli stessi sostenitori del diritto a portare il velo negli edifici pubblici fanno appello alla difesa del diritto a essere differenti. Le parole ‘pluralismo’ e ‘multiculturalismo’, del resto, riconoscono perfino nel nome l’esistenza di una varietà di posizioni. Più facilmente, Ishmael parlava del Regno Unito ma pensava alle nazioni dove vige la sharia: e lì, sì, lì c’è proprio l’uguaglianza delle studentesse. Sarebbe tuttavia meno ipocrita chiamare le cose con il suo nome: anziché “promotore di uguaglianza”, definire il velo “marchio omologante” mi sembra senz’altro più appropriato.
Il fitto velo dell’ipocrisia
13 commenti
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Straquoto Raffaele.
Una volta la stella di David per gli Ebrei, poi il triangolo rosa per gli omoaffettivi, quindi il niqab per le donne … tutti marchi dettati dalle ideologie per marchiare gli esseri INFERIORI.
Una volta anche nelle scuole italiane affermavano che il grembiulino creava un’uguaglianza.
Poi esistevano grembiulini comprati alla Standa, ed altri nei negozi chic di abbigliamento per bambini.
C’è da domandarsi se l’uguaglianza sia davvero auspicabile, o se invece sia preferibile
il rispetto delle diversità, sempre rapportate alla Carta dei Diritti Umani.
portare velo : promuovere uguaglianza = crocifisso in luoghi pubblici : segno di laicità
Il velo crea uguaglianza… tanto che quando qualche ragazzina si rifiuta di portarlo (perchè evidentemente si sente “troppo uguale”), rischia di prenderle (quando va bene) dai propri padri zii cugini ecc…
Il far togliere obbligatoriamente il velo, a mio parere, è una violenza tanto quanto il farlo obbligatoriamente indossare.
Lasciamo che le donne si emancipino e se lo tolgano da sole aiutandole, magari, con le eventuali conseguenze.
sottoscrivo nrc al 100%
“Lasciamo che le donne si emancipino e se lo tolgano da sole aiutandole, magari, con le eventuali conseguenze.”
Quante altre donne devono morire oltre ad Hina? Eventuali conseguenze? Bel modo di ragionare, complimenti …
@nrc
@Davide M
se nrc ha ragione, allora lasciamo pure i crocifissi nei luoghi pubblici,
in attesa che i cittadini si emancipino da soli aiutandoli, magari, con le eventuali conseguenze…
etc etc
@nrc:
Il problema è che non c’è nessuno ad aiutarle quando vanno a casa e le prendono dai mariti o dal padre…
@Joséphine:
L’esempio che hai fatto non quadra, un simbolo religioso imposto nella struttura pubblica è una cosa molto diversa da un simbolo religioso indossato da una persona in una struttura pubblica.
Da liberale non mi piacciono i divieti, soprattutto quando coinvolgono libertà personali (quale è l’indossare un indumento…), tuttavia è innegabile che nel caso delle donne musulmane è difficile dire quante lo indossino perchè obbligate e quante per libera scelta.
@ Joséphine & Joséphine
Quel che si può fare è [1] insegnare nelle scuole che nessuno è obbligato a fare ciò che vuole la famiglia [2] garantire la sicurezza di chi si oppone ai propri famigliari
Che si può fare di più? riempire di mazzate i genitori?
era @ Lamb & Joséphine
Se una bambina si presenta col niqab a scuola si convocano immediatamente i genitori e gli si fa presente che la legge italiana lo vieta, poi starà a loro in quanto responsabili e trarne le conseguenze. C’è già una legge, basta applicarla.
Come obiettare qualcosa ?… è indubbio che il velo promuove l’uguaglianza … tutte uguali come pecore , proprio l’esatto contrario del rispetto e dell’esaltazione della diversità umana .