Oggi, sul sito de La Stampa, viene pubblicata una lettera di Daniela Santanchè, parlamentare di AN, indirizzata al direttore del quotidiano.
Caro direttore,
la formulazione probabilmente non è delle più chiare: si mette fuori legge nelle scuole solo il velo che copre interamente il viso degli studenti, si parla di un provvedimento che vuole solo garantire agli insegnanti la possibilità di verificare la loro attenzione e il loro impegno, ma accontentiamoci. Se in Gran Bretagna, tempio sacro del multiculturalismo, il governo Blair decide di fare marcia indietro e in qualche modo proibisce l’uso del velo islamico nelle scuole pubbliche del Regno dopo che in qualche istituto si accettavano in aula persino le allieve con il burqua, qualcosa vorrà pur dire. Persino ai tanti paladini del «libero velo in libero Stato» che abbondano anche dalle nostre parti. […]
In Italia, vale la pena di ricordarlo, un disegno di legge che intende impedire l’ingresso del velo islamico nelle scuole del Paese fino ai sedici anni di età, c’è già. È un disegno di legge bipartisan che porta la mia firma, ma anche quella di molte altre parlamentari di diversi schieramenti politici. E che ha certamente una motivazione e una formulazione ben più chiara e trasparente di quella inglese. Si ripromette infatti di fare in modo che tutti gli studenti, qualunque sia la loro nazionalità e la loro fede religiosa, vengano messi al riparo da ciò che può dividerli e separarli, da un indumento che può ostacolare la loro capacità di comunicazione e di apprendimento, che può rendere più difficoltoso il loro rapporto di dialogo e di scambio con i compagni e gli insegnanti.
È una legge che tiene conto delle preoccupazioni delle più dirette interessate, le immigrate musulmane, le quali si sono già pronunciate in larga maggioranza a favore della sua approvazione, invitandoci a prendere esempio da quanto succede nei Paesi arabi dell’area moderata dove il velo islamico non entra più nelle scuole, nelle università, negli uffici pubblici e nei luoghi di lavoro ed è sparito dalle illustrazioni dei libri di testo delle elementari perché, lo dice in Marocco il ministro, donna, dell’Istruzione. «La faccenda non è religiosa né tanto meno culturale bensì politica: il velo è oggi per le musulmane un simbolo politico, solo politico e questo è inaccettabile». […]
Daniela Santanchè
Si ripromette infatti di fare in modo che tutti gli studenti, qualunque sia la loro nazionalità e la loro fede religiosa, vengano messi al riparo da ciò che può dividerli e separarli, da un indumento che può ostacolare la loro capacità di comunicazione e di apprendimento, che può rendere più difficoltoso il loro rapporto di dialogo e di scambio con i compagni e gli insegnanti.
E il crocifisso nelle scuole, non rende difficoltoso il rapporto di dialogo e di scambio con i compagni e gli insegnanti?
Cominciamo innanzitutto a togliere il velo a suore e monache. 100.000 privilegiate a cui è consentito travisarsi
«La faccenda non è religiosa né tanto meno culturale bensì politica: il velo è oggi per le musulmane un simbolo politico, solo politico e questo è inaccettabile».
E perchè sarebbe inaccettabile di grazia ? … Da troia fascista decide lei chi può e chi non può ostentare simboli politici .
sottoscrivo in pien le parole si Sasi
Si puo’ avere la Santanche’ coi sette veli? 😀
Saluti
Hanmar
Stavolta sono parzialmente d’accordo con la Santanchè. Non sono affatto convinto che dica ciò che dice in completa buona fede, tuttavia che molte ragazzine islamiche siano costrette a portare il velo è un dato di fatto (il che non singifica che non ve ne siano che condividano pure questo costume).
Ho detto che non credo alla completa buona fede della Santanchè per un semplice motivo : se è vero che vuol fare in modo che tutti gli studenti, qualunque sia la loro nazionalità e la loro fede religiosa, vengano messi al riparo da ciò che può dividerli e separarli, allora dovrebbe essere altrettanto solerte nel far togliere pure i crocifissi dalle aule che cosa ben più grave (in quel caso infatti il simbolo non è indossato dalla persona, ma è indossato dall’istituzione scuola).
Basterebbe che molti “destrosi” applicassero lo stesso peso e la stessa misura per *tutte* le confessioni religiose.
quoto Damiano
Appoggio pienamente Damiano.
anch’io sono abbastanza d’accordo ma non sono comunque sicuro che il divieto sia la soluzione definitiva:
– va contro il principio di libertà e vieta anche a eventuali ragazze di portare spontaneamente il velo;
– è un dato di fatto che il divieto porta spesso la trasgressione per protesta;
– se non si tolgono prima i crocifissi, il divieto del velo rischia di essere preso come una semplice discriminazione.
concordo con JSM e aggiungo
– le ragazze che vengono costrette a portare il velo semplicemente non verrebbero mandate a scuola perchè lì dovrebberlo toglierlo, per loro sarebbe peggio.
Mi sembra voler “nascondere la polvere sotto al tappeto”: alla Santanchè non interessa che quelle ragaszze siano disccriminate o meno, semplicemente non le vuole vedere in giro, come tanti con i ROM
Vero, sono liberale e non mi piacciono leggi illiberali come quelle che ti dicono come devi vestirti, quindi non sono neache io convinto che il divito sia una soluzione.
Si, però questo non accade mai “conto terzi”, se una ragazzina si sente obbligata a portarlo contro la sua volontà non protesterà “spontaneamente” ma verrebbe affiancata dai genitori, il quali avrebbero qualche difficoltà in più a dimostrare che le loro figlie “vogliono” il velo.
Assolutamente vero, pretendere la “pulizia” dei simboli religiosi (solo per quelli non cattolici) indossati dalle persone ha del grottesco quando i simboli sono “indossati” dall’istituzione.
sono d’accordo: via i simboli religiosi, di cui il crocifisso è il primo.
a parte che il crocifisso è solo un arredo, quindi potrebbe essere anche usato da un professore per battere sul tavolo quando c’è bisogno di richiamare al silenzio i ragazzi (l’utile ruolo del crocifisso).
invece il velo, se non copre il volto, può essere interpretato come semplice indumento, quandi mi sembra estrema una norma di divieto.
inoltre, mentre non è tollerato, dalle norme del buon gusto e dell’educazione, il berretto o il cappuccio nei maschi, sono accettati invece fazzoletti, veli e fascioni nelle ragazze.
ovviamente, come qualsiasi capo d’abbigliamento deve essere appoggiato all’attaccapanni e sostituito con una adeguata tuta durante l’ora di ginnastica.
l’esonero da educazione fisica per motivi religiosi è un’assoluta scemenza.
sarebbe come dire che uno per motivi religiosi non può sfogliare i libri oppure usare il quaderno nell’ora di matematica.
all’esonero per motivi religiosi esiste un’unica risposta: non sufficiente
anzi
all’esonero per motivi religiosi esiste un’unica risposta: 2
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