Con rispetto ed ammirazione per la redazione del sito Unione degli Atei e Agnostici Razionali (UAAR), vorrei fare un commento sul vostro testo in riferimento ai concetti espressi nell’etica non religiosa. Purtroppo, trovo che proprio le classificazioni dei concetti “ateismo” e “agnosticismo” sono imprecise e quindi cause di ambiguità anziché chiarazza mentale, come si dovrebbe pretendere dal ragionamento logico e razionale.
Se i termini ateismo e agnosticismo vengono definiti come concezioni del mondo, allora cadono nella classificazione di filosofie. Ma il negare l’esistenza di qualcosa (che non esiste) o il ritenere impossibile pronunciarsi al merito non sono concezioni del mondo, e tanto meno, come già citato nel testo stesso, possono essere religioni. Siccome l’etica fa parte integrale di ogni filosofia, essere non credenti richiede pur sempre di avere una filosfia che ci guidi nelle regole etiche da seguire. Giustamente, nel testo è stato notato che il non credente può benissimo prendere in prestito l’etica dalla filosofia religiosa del cristianesimo, ma il cristiano non può rifarsi al non credente per guida etica senza dover violare i principi fondamentali della sua etica religiosa.
Vorrei portare alla vostra attenzione il lavoro eccezionale della filosofa americana Ayn Rand (1905-1982), quasi del tutto sconosciuta in Italia, che chiarifica la relazione tra ateismo e quel ramo della filosofia che si chiama etica. Nell’enunciare i principi della sua filosofia, l’Oggettivismo, la Rand ci fa capire dei punti importanti del pensiero filosofico di tutta la storia dell’umanità. Ci semplifica il problema di scelta fra le tante filosofie proposte dal passato al presente classificandole tutte secondo tre possibili premesse fondamentali che le distinguono, e sulle quali le prime due premesse sono illogiche e di conseguenza tutte le filosofie che partono da quelle premesse sono necessariamente irrazionali ed impraticabili. Qualsiasi tipo di filosofia, la Rand ci esorta a capire, può essere ridotto a intrinsicismo, soggettivismo, o oggettivismo.
La premessa dell’intrinsicismo è questa: la completa e assoluta conoscenza della realtà non è accessibile alla mente umana. La realtà che percepiamo, dunque, è solo una riflessione di un’altra realtà vera, ideale, assoluta, supernaturale. E’ facile capire come da questa premessa tutte le filosofie mistiche sono state congetturate da diverse culture umane attraverso i secoli. Tutte le filosofie a base fede, tutte le religioni, fra cui il buddismo, l’induismo e il cristianesimo sono tra le mille versioni filosofiche che condividono questa stessa premessa. Non solo le religioni, ma anche quelle che idealizzano concetti razionali di logica, elevandoli a realtà spirituali oltre la realtà sensoriale, come hanno fatto Platone e tutti i suoi seguaci nei tempi antichi, e come ha fatto Emanuele Kant e i suoi seguaci moderni fanno parte dello stesso gruppo filosofico poiché condividono la stessa premessa mistica. La conseguenza sull’etica di questo tipo di premessa filosofica è che la vita dell’uomo è subordinata alla volontà o presenza di un’entità superiore all’uomo. Il bene, dunque, viene definito tutto ciò che serve a raggiungere un ideale astratto e supernaturale. Secondo queste filosofie, la nostra responsabilità principale è di ubbidire alle regole morali che ci vengono date da una realtà superiore a noi. E’ morale chi vive per Dio, per esempio, e non per se stesso. Per Kant, la morale ideale era quella dell’altruismo assoluto, in cui perfino il pensiero di essere fiero di aver fatto un atto di carità invalidava l’atto di carità stesso, poichè la fierezza lo avrebbe reso egoistico e quindi impuro!
La premessa del soggettivismo è questa: siccome la conoscenza totale della realtà non é accessibile alla mente umana, non possiamo essere certi di come sarà la realtà del futuro. Quello che esiste oggi potrebbe non esistere domani. Quello che va bene per me, non è detto che vada bene per un altro. Tutto è relativo. Tutto è soggettivo. A partire dall’antichità, questa premessa ha dato origine ad una varietà di filosofie, tutte pero’ che condividono l’idea che è l’uomo a decidere cos’è il bene e il male. Ossia, che la moralità è una questione personale e soggettiva. Da qui nascono le filosofie semi-religiose, come il paganesimo, e tutte quelle prive di entità supernaturali, come il materialismo dialettico del comunismo, o il nichilismo del nazismo. La conseguenza sull’etica di questo tipo di premessa filosofica è l’idea che la moralità non ci viene data da un essere superiore all’uomo ma ce la facciamo noi, a seconda delle circostanze, ma soprattutto a seconda di come le regole morali ci soddisfano arbitrariamente. Riducendo la moralità ad una questione soggettiva, è naturale che ognuno sia libero di farsi la sua idea di ciò che è o che non è morale, e conseguentemente anche il concetto di idea diventa arbitrario e relativo. Senza poter distinguere oggettivamente ciò che è morale da ciò che non lo è, il soggettivismo ha l’espressa capacità di obliterare anche la distinzione tra vero e falso, giusto e ingiusto. L’alternativa tra moralità religiosa e moralità soggettivista è una falsa alternativa. Infatti, il religioso non può consistentemente vivere secondo l’ideale etico del misticismo, cioè non può seguire completamente ed esclusivamente quello che Dio gli chiede di fare. Non si può mai sapere quello che Dio possa chiederci. Ad Abramo chiese di mostrare la sua fede in Lui col comandamento di uccidere il figlio! Ma a volte, anche ai tempi d’oggi, uno deve scegliere di fare il proprio interesse, in diretta contraddizione a quello che Dio gli chiede di fare. Il non credente che pone il suo codice morale nel soggettivismo non si trova in una situazione migliore. Egli deve decidere, per esempio, se è morale rincorrere chi ha perso il portafoglio pieno di soldi per strada o far finta di niente e tenersi il malloppo. La sua decisione non sarà guidata dalla morale di Dio, ma dalla morale che si farà lui, per preferenza soggettiva. Secondo Ayn Rand, la sua filosofia, che chiamò ‘Oggettivismo’, è l’unica che risponde all’esigenze dell’uomo razionale.
La premessa dell’ oggettivismo è questa: siccome qualsiasi tipo di conoscenza della realtà è accessibile all’uomo esclusivamente per mezzo della sua capacità razionale, l’uomo possiede la capacità di scoprire le leggi e le proprietà dell’universo. Sulla base di queste leggi universali ed assolute, l’uomo può formulare una filosofia ed un’etica oggettiva. La filosofia di Ayn Rand è quella che non contraddice le leggi e le proprietà della realtà. La filosofia dell’Oggettivismo è l’unica filosofia razionale che dà origine ad un’etica praticabile e che non ammette contraddizioni logiche. Invece di inventare un essere supremo al quale dobbiamo la nostra vita (intrinsicismo), e invece di essere rispettati per avere qualsiasi idea, anche la più irrazionale (soggettivismo), la filosofia di Ayn Rand ci invita a ripensare il ruolo essenziale dell’etica nella nostra vita e a capire che un’etica razionale deriva necessariamente da una filosofia razionale.
Secondo la Rand, né la premessa dell’intrinsicismo (misticismo), né la premessa del soggettivismo (nichilismo) può produrre una filosofia razionale senza contraddizioni logiche e di conseguenza una morale praticabile e adatta alla natura umana e alla realtà in cui viviamo. Un’etica oggettiva è possibile se la filosofia che accettiamo è oggettiva. Non ci sono diverse realtà, una per ogni persona. C’è una realtà sola, con leggi assolute ed uguali per tutti, con proprietà specifiche che tutti possiamo osservare, studiare e applicare alla nostra vita. Se non fosse cosi, la materia non seguirebbe leggi consistenti e prevedibili, ma si manifesterebbe capricciosamente a casaccio. I pianeti si muoverebbero in direzioni varie ed imprevedibili, mentre le cellule del nostro organismo funzionerebbero secondo la volontà arbitraria di un creatore, oppure secondo i nostri desideri. La logica, che è il metodo col quale possiamo capire la realtà, non è il risultato di una benedizione divina, né il risultato di idee arbitrarie. Come non possiamo ammettere che ci sono due realtà contrastanti ugualmente vere, non possiamo ammettere che ci sono due o più logiche ugualmente valide. La logica c’insegna che una cosa è vera o è falsa, ma non puo’ essere simultaneamente e nello stesso contesto vera e falsa.
Tutto questo discorso l’ho fatto per dimostrare come la parola “ateismo” dovrebbe essere usata. Ossia, non come sostituto di una filosofia, non come concezione del mondo, ma come conclusione del ragionamento logico oggettivo: ciò che non é dimostrabile ai sensi non esiste. In quanto all’etica, l’ateismo non è adatto, proprio perché non è una filosofia, a produrre un’etica. I non credenti, dunque, hanno sempre fatto ricorso all’etica prodotta o dall’intrinsicismo (religioni) o a quella prodotta dal soggettivismo (edonismo, nichilismo, ecc.). Con Ayn Rand, l’etica oggettiva è possibile e i non credenti dovrebbero studiare la nuova filosofia dell’Oggettivismo per integrare correttemente tutti i rami essenziali della filosfia razionale: la metafisica, l’epistemologia, la logica, l’etica e l’estetica. Solo in questo modo sarà possibile creare la nuova cultura della razionalità, senza cadere nell’errore logico di essere liberi pensatori ma di avere un piede nell’etica mistica ed uno nell’etica edonistica e quindi di non essere sicuri se siamo carne o pesce.
Da millenni le religioni si sono arrogate il monopolio della moralità. Con l’invenzione di un’entità mistica, superiore alla mente umana, avvalendosi della credulità, della superstizione, dell’intimidazione (e spesso della violenza), le religioni si sono fatte portavoce dei precetti etici individuali e sociali. La conseguenza di millenni di indottrinamento religioso ha fatto sì che chi non avesse una religione fosse considerato immorale, fino al punto di fare della parola “ateo” un insulto equivalente al concetto espresso dalla parola “depravato”. Ayn Rand ci fa capire come sia difficile, per i non credenti, contrapporsi moralmente alle religioni. Mentre chi è religioso invoca la fede e il misticismo — due concetti impervi al ragionamento logico – per farsi eticamente credibile, chi non è credente, se non ha capito che esiste una morale oggettiva e assoluta, deve necessariamente prendere in prestito i suoi precetti morali in parte dalla religione e in parte dal soggettivismo, due posizioni filosofiche entrambe irrazionali!
Invito tutti i liberi pensatori ad abbandonare l’etica del soggettivismo, che non può integrarsi con una concezione della realtà assoluta, una realtà che possiede leggi e proprietà conoscibili dalla mente umana, ma a studiare la filosofia di Ayn Rand, la filosofia che integra tutti suoi rami essenziali:
METAFISICA: La realtà esiste come un assoluto oggettivo – i fatti sono i fatti, indipendenti dai sentimenti umani, dai desideri, speranze o paure.
EPISTEMOLOGIA: La ragione è la facoltà che identifica e integra il materiale proveniente dalla realtà per mezzo dell’apparato sensoriale. La ragione è l’unico mezzo che l’uomo ha a sua disposizione per percepire la realtà, la sua unica sorgente della conoscenza, la sua unica guida ad agire, ed il suo mezzo fondamentale per sopravvivere.
LOGICA: Il metodo della non-contraddizione per arrivare a conclusioni valide nel ragionamento.
ETICA: Ogni uomo è fine a se stesso. La sua vita gli appartiene inalienabilmente. L’individuo non è nato per il beneficio di nessun altro. Egli deve esistere per il suo interesse, senza sacrificarsi per gli altri e senza che altri si sacrifichino per lui. Il perseguimento razionale del suo interesse e della sua felicità è lo scopo morale della sua vita. Per l’etica sociale, il sistema politico-economico ideale è il capitalismo del laissez-faire. Questo è il sistema dove si vive, non come vittime e carnefici, non come padroni e schiavi, ma come mercanti, per mezzo del libero e volontario scambio a beneficio comune. E’ il sistema dove nessuno possa ottenere un valore da un altro per mezzo della forza fisica. Il governo agisce esclusivamente come un poliziotto che protegge i diritti dell’individuo; usa la forza esclusivamente punitivamente e soltanto contro coloro che la iniziano – i criminali e gl’invasori stranieri. In un sistema completamente capitalista ci dovrebbe essere (storicamente non è mai esistita) la completa separazione dello stato e dell’economia, allo stesso modo e per le stesse ragioni della separazione tra stato e chiesa.
ESTETICA: Nella filosofia di Ayn Rand, l’arte è intesa come ricreazione della realtà per rappresentare, non la realtà così com’è, ma per rappressentarla come potrebbe e dovrebbe essere allo scopo di servire la felicità dell’uomo.
Messaggio inviatoci da Franco Albanesi (Dallas, Texas)
Per ulteriori informazioni sulla filosofia di Ayn Rand, si possono seguire questi link:
“L’individuo non è nato per il beneficio di nessun altro. Egli deve esistere per il suo interesse, senza sacrificarsi per gli altri e senza che altri si sacrifichino per lui”
Va be’, ma la solidarietà?
Per il resto è una bella visione sintetica
ho letto le note biografiche di Any Rand e ho capito le ragioni del suo capitalismo e del suo individualismo esasperati!
La Rand arriva alle sue conclusioni in modo non del tutto rigoroso.
Per esempio, che cosa le permette di affermare che leggi naturali oggettive portino ad una singola formulazione etica oggettiva? e perchè il giudizio morale sulle azioni umane dovrebbe dipendere dalla conoscenza dei più minuti aspetti dell’universo?
Inoltre, in questo momento storico, siamo esattamente in una situazione “ibrida” quanto alla conoscenza del mondo: di un enorme numero di fenomeni possediamo modelli estremamente precisi (alcuni dei quali formulati in termini statistici), mentre in alcuni campi abbiamo solo conoscenze rudimentali (per lo più in settori che ci interessano molto da vicino, p.es. microbiologia, medicina, etc…).
Sarebbe bello trovare riferimenti non relativi ai problemi della vita, ma mi sembra che neanche la Rand ce li offra …
Nazzismo con due zeta???? ;P
Prima di tutto ringrazio il Sig.Franco Albanesi per la sua lettera e Raffaele Carcano per averla presentata. Premetto che non ho mai capito la filosofia, forse perché l’ho sempre considerata una partita di briscola fra amici intelligenti ma …..ciechi (non essendo scienziati non conoscono gran parte della realtà!)
Ciò premesso, ho letto con interesse quanto riportato e devo dire che l’ho trovato estremamente interessante ma ho l’impressione, ancora una volta,……che la filosofia o non voglia o non possa ( forse per ignoranza) fare i conti con la scienza.
Ovviamente non posso che essere d’accordo con “La premessa dell’ oggettivismo è questa: siccome qualsiasi tipo di conoscenza della realtà è accessibile all’uomo esclusivamente per mezzo della sua capacità razionale, l’uomo possiede la capacità di scoprire le leggi e le proprietà dell’universo. Sulla base di queste leggi universali ed assolute, l’uomo può formulare una filosofia ed un’etica oggettiva.” E con “Un’etica oggettiva è possibile se la filosofia che accettiamo è oggettiva. C’è una realtà sola, con leggi assolute ed uguali per tutti, con proprietà specifiche che tutti possiamo osservare, studiare e applicare alla nostra vita. Se non fosse cosi, la materia non seguirebbe leggi consistenti e prevedibili, ma si manifesterebbe capricciosamente a casaccio.”.
Ovviamente in quest’ottica la filosofia non può che essere la scienza! Fin qui tutto bene. Ma ecco che arriva la cecità!
“Ogni uomo è fine a se stesso. La sua vita gli appartiene inalienabilmente. L’individuo non è nato per il beneficio di nessun altro. Egli deve esistere per il suo interesse, senza sacrificarsi per gli altri e senza che altri si sacrifichino per lui”
Nessuno scienziato potrà mai dire questo! Perché contraddice e ignora qualche milione di anni di evoluzione e perciò pontifica che l’etica dell’uomo sia uguale a quella di un coccodrillo!
SIAMO UNA SPECIE ALTAMENTE SOCIALE E NON POSSIAMO FARE FINTA DI NON ESSERLO. I nostri problemi odierni sono legati al fatto che il mondo in cui viviamo è diverso da quello in cui ci siamo evoluti, ma non è certo ignorando una gran parte della nostra genetica che possiamo costruire una etica al passo con i tempi!
Anche per questo non posso essere d’accordo con “Per l’etica sociale, il sistema politico-economico ideale è il capitalismo del laissez-faire.”
@Butch.er
Ok, corretto il refuso.
Ciao e grazie
Chi è interessato all’evoluzione della morale può leggere il breve e comprensibile sunto in “Dal Big Bang a Dio. Il lungo viaggio della vita” in http://www.geocities.com/biochimicaditutti
A me suona oscuro questo passaggio nell’intrinsicismo, la cui premessa è la completa e assoluta conoscenza della realtà non è accessibile alla mente umana
E pi afferma
E per quale ragione la premessa dovrebbe avere come conseguenza la subordinazione ad un’entità superiore all’uomo?
Nel caso specifico l’unica conclusione che io vedo è che ogni realizzazione dell’instrinsicismo è per definizione in contrasto con la sua premessa.
@sil
La solidarietà prescinde dall’etica religiosa.
Mi pare che la “pars destruens” funzioni piuttosto bene: condivido la critica ad ogni misticismo, anche se non si tratta certo di argomenti nuovi (vedi solo a titolo di esempio, Marx, Engels, il Nietzsche di Umano, troppo umano). Più lacunosa, almeno nell’esposizione del sig. Carcano, la “pars costruens”, (condivido al riguardo le osservazioni di DavideM) che oltretutto si presta a derive inqietanti come quelle indicate da sil, e altre. Mi pare che la costruzione di un’etica di origine non religiosa debba evitare asserzioni come “Per l’etica sociale, il sistema politico-economico ideale è il capitalismo del laissez-faire”.
Appunto, mi pare una banale semplificazione (per non dire una falsità scientifica).
un’etica assoluta mi sembra un concetto pericolosamente vicino al dogma
@Bruna:
mi riferivo a questo naturalmente
“Ogni uomo è fine a se stesso. La sua vita gli appartiene inalienabilmente. L’individuo non è nato per il beneficio di nessun altro. Egli deve esistere per il suo interesse, senza sacrificarsi per gli altri e senza che altri si sacrifichino per lui”
Concordo solo sull’apparteneza della vita.
“non è certo ignorando una gran parte della nostra genetica che possiamo costruire una etica al passo con i tempi”
Non possiamo ignorare i fatti, ma non è detto che il modo in cui siamo stati fabbricati ci debba piacere. Dal punto di vista evolutivo è chiaro che l’individuo non ha importanza rispetto al gruppo o alla specie, ma queste considerazioni non portano a considerazioni morali. Altrimenti dovremmo sospendere il giudizio sui regimi totalitari che annullano il valore dell’individuo rispetto a quello della società.
Invece, prendendo come punto di partenza la considerazione che la propria coscienza è unica ed individuale (non tutti concordano su questo), ha perfettamente senso affermare con la Rand che “l’individuo non è nato per il beneficio di nessun altro”. Questo è un ambito per ora NON indagabile con metodo scientifico, ma ciò non toglie che sia di estrema importanza.
@Damiano
quento è un punto che bisogna metabolizzare. Anche io, la prima volta che lessi qualcosa di simile rimasi un po’ perplesso, ma ragionandoci sù sono giunto alla conclusione che è assolutamente corretto. Prendiamo il caso che ci sia un bambino che sta affogando in un fiome e che buttandoti per salvarlo rischieresti la tua vita; tu che faresti? Io sono giunto alla conclusione che mi butterei, ma non per un bene supremo, solo per egoismo. Il sapere che quel bambino possa affogare mi provoca un “turbamento”(non mi viene la parola che cerco 😉 )
superiore a quello datomi dalla paura di affogare, e quindi ecco la scielta. Come vedi egoismo.
Ciao
ops…
volevo dire scelta ovviamente
Difficile argomentare su di un articolo che vuole essere il sunto di una vita di studi…voglio dire che diventa estremamente improbabile che l’autore non cada in contraddizione
Del resto l’autrice sembra, ad una prima lettura, volere arrivare ad una classificazione del pensiero filosofico ma pone al terzo punto solo se stessa…
L’affermazione per cui ogni uomo è fine a se stesso sembra ricordare la posizione della chiesa quando afferma che essa non impone nulla perchè ognuno è completamente libero nella sua decisione. Viviamo in un contesto di relazioni, cacchio, nemmeno feuherbach arriva a tanto
Confido che ci si riproponga a breve qualcosa di più per approfondire meglio
Un misto di concetti arguti ed intelligenti e di luoghi comuni non giustificati e giustificabili.
1) Per me è conpletamente sbagliato il legame tra il nichilismo ed il soggettivismo.
2) L’economia non c’entra nulla con l’etica.
3) la definizione di estetica è quanto meno primitiva, e scollegata con il fenomeno atristico degli ultimi tre secoli.
4) quello che lei chiama soggettivismo non porta ad un etica aleatoria e polverizzata.
Per il resto è roba fritta e rifritta.
Interessante, ma non completamente condivisibile per alcuni motivi.
Le premesse non sono valide in quanto non esistono “leggi universali ed assolute” come non esiste una realta’ assoluta, come ormai sappiamo dalla Scienza.
D’accordo sull’interesse personale ma in un’ottica piu’ ampia anche un sacrificio puo’ ricondursi ad un interesse personale di altro tipo.
Il “capitalismo del laissez-faire” potrebbe funzionare in una societa’ dove esistesse una politica indipendente e non, come oggi, cinghia di trasmissione di un potere superiore e sovranazionale di tipo finanziario (non capitalistico nel senso classico del termine). Poiche’ “l’individuo non è nato per il beneficio di nessun altro” occorrerebbe che questa fosse una condizione reale, il che appare estremamente utopistico.
L’ assolutismo etico, che dovrebbe essere la soluzione proposta dall’oggettivismo, oltre ad essere pericolosamente vicino al dogma è esattamente ciò che viene rimproverato al misticismo o intrinsicismo.
concordo con Bruna Tadolini aggiungendo un concetto breve e semplice.
le basi dell’etica nascono nelle caratteristiche dell’istinto umano (animale sociale) e da una profonda lettura della STORIA umana. Si può parlare di etica solo parlando di storia.
@Lazarus:
E’ quello che volevo intendere io con “banale semplificazione”.
“si può parlare di etica solo parlando di storia”
perchè?
X DavideM
L’origine dell’etica va cercata esclusivamente nella realtà umana. Se consideriamo tale realtà nella sua concretezza essa non ci dà l’uomo isolato che è una astrazione dei filosofi ma l’individuo inscindibilmente legato ad altri individui l’io che è stretto al tu da un vincolo di profonda solidarietà: proprio questo vincolo tra uomo ed uomo ed esso soltanto è la sorgente della moralità (Feuerbach)
Spero che l’articolo sia una semplificazione molto forte del pensiero della signora Rand. Altrimenti come filosofa si mostra assai poco consapevole delle tematiche già affrontate da altri.
Per esempio, non capisco come possa dire “La logica, che è il metodo col quale possiamo capire la realtà”: la logica è deduttiva, col puro metodo deduttivo non si fa scienza. Tralasciando poi tutti i problemi sui fondamenti della logica stessa.
Inoltre, la conseguenza della premessa che “C’è una realtà sola, con leggi assolute ed uguali per tutti, con proprietà specifiche che tutti possiamo osservare, studiare e applicare alla nostra vita” dovrebbe essere la negazione del libero arbitrio e della necessità stessa di un’etica. Ma anche questo tema è già stato affrontato da molti filosofi e pensatori.
P.S.: Anche polizziotto ha una sola zeta.
raphael,
mi sembra quasi scontato che la gran parte delle considerazioni etiche abbiano per oggetto i rapporti tra gli uomini. E che la sensibilità a questi problemi sia stata diversa in diversi momenti storici e in culture diverse. Ma per rispondere alla domanda “è sbagliato uccidere?” non mi servono i libri di storia. Non voglio sottointendere che la risposta sia scontata, solo che la domanda è sempre attuale. Inoltre tempi nuovi portano problemi nuovi, a volte RADICALMENTE nuovi (Cato Major: De eugenetica?).
ma la domanda, è sbagliato uccidere, te la poni solo ci sono anche gli altri e la storia è già iniziata mentre te la poni
Concordo perfettamente con Guido.
come può aversi un’etica se come dice l’autrice l’uomo è fine a se stesso in una ottica non soggettiva ma oggettiva?
Sarà che mi sto incartando anch’io ma, come dicevo su, aspetto altri articoli sull’autrice per riflettere con calma nel frattempo sul senso di ciò che dice e che evidentemente mi sfugge
AAAAAARGH! l’oggettivismo è una filosofia terrorizzante!!!
Come ho già detto capisco poco di filosofia ma per me quando si parla di oggettivismo non si può prescindere dalla scienza.
Se è vero, come è vero, che tutto ciò che esiste deve essere spiegabile ….. allora anche l’etica lo deve essere! e gli strumenti per spiegarla devono essere scientifici. Ma l’autrice mi sembra rimanga sul piano filosofico, contraddicendo sè stessa.
Se volesse o potesse scendere sul piano scientifico troverebbe una marea di ricerche svolte (solo ieri l’altro in Ultimissime, Notizie dal mondo, c’era la presentazione del lavoro di de Waal come scoperta dei geni della morale) ed i risultati ottenuti si possono così riassumere: la morale è uno strumento adattativo inventato dalla Vita per favorire la sopravvivenza della Vita stessa.
Nell’uomo, animale sociale, la morale si configura sotto forma di quei sentimenti che ci fanno sentire affetto per i nostri simili e ci fanno sacrificare per loro; che ci fanno sentire in colpa se non lo facciamo ecc…. Con questi strumenti genetici comuni si possono costruire/adattare le diverse morali alle diverse condizioni che si presentano (sempre per favorire la sopravvivenza).
Per quanto riguarda il non uccidere, in realtà la nostra genetica morale ci impone (con i sentimenti) di non uccidere quelli del nostro gruppo (siamo animali sociali) ma ci spinge (con i sentimenti) ad uccidere i nemici (di un altro gruppo).
Ovviamente ho riassunto molto, facendo delle belle frasi ad effetto!
@ DavideM
il comportamento umano è estremamente complesso (guarda caso c’è bisogno di un’etica) e dipende da fattori innati e acquisiti durante l’evoluzione culturale.
cercare regole base di comportamento che siano assolute (anche definendole oggettive) può essere fuorviante. “non uccidere” io e te lo consideriamo un assoluto, ma nasce dal concetto sociale di non uccidere i componenti della stessa tribù (infatti il non uccidere del decalogo non ha mai impedito a ebrei o cristiani di uccidere gli stranieri o i diversi). la storia, con i suoi esempi ci permette di avere una visione completa dei comportamenti umani e delle loro conseguenze permettendoci di estrapolare categorie di bene e di male.
la storia sì, è un elemento abbastanza oggettivo su cui impostare un confronto.
paradossalmente, di fronte a grandi novità, esistono scelte comportamentali ambigue, il cui bene ed il cui male potrà essere giudicato solo dalle generazioni future.
sono abbastanza relativista, penso che però si possa sempre fare del proprio meglio.
ottimi come sempre gli interventi della Prof. Tadolini, consiglio a tutti di andare a leggere il suo libro. sull’origine evolutiva dell’etica, oltre al grande DeWaal (consiglio “Naturalmente buoni”) leggasi sull’ultimo micromega l’intervento di Marc Hauser. la morale ha una base genetica, secondo questo autore, una specie del modulo del linguaggio come decritto da Noam Chomsky. quindi abbiamo un modulo innato per la morale, che prende le basi da moduli simili presenti negli animali, soprattutto i primati. come poi questo modulo si caratterizzi dipende ovviamente dalla cultura in cui si vive. gli risponde un filosofo italiano, di cui mi sfugge il nome, secondo il quale campo della scienza sarebbe (prendendo le definizioni di Hume), l’è, mentre quello della etica il “dovrebbe”. quindi va bene studiare scientificamente le origini della morale, ma spetterebbe alla filosofia definire cosa è morale. non ne so nulla di filosofia, se c’è qualcuno che mi fa capire è meglio. questo filosofo fa un esempio: se tra qualche migliaio di anni , dice più o meno, ci fosse una società dove alcuni individui vengono fatti fuori per motivi utilitaristici, noi ora dovremmo dire che questo non è etico. ma questo secondo l’etica attuale! e se pensiamo al passato invece del futuro, non era forse etico fino a un paio di secoli fa la schiavitù? e nel presente, non è forse etica per noi la ricerca sulle staminali mentre non lo è affatto per il nostro vicino di casa cattolico
osservante?
bo?
@ Guglielmo T
il pezzo non è mio, e di Franco Albanesi
@Mauro
correzione effettuata. Mi scuso per la mancata revisione del pezzo, ma per qualche giorno sarò fuori casa e posso accedere a un computer in modo molto frammentario…
@ Il Filosofo Bottiglione
Concordo sul fatto che la storia sia un serbatoio di esempi ed “esperimenti etici” su cui ragionare. Un po’ meno sul fatto che questi esempi siano attuali. I nodi che ci piacerebbe risolvere sono proprio quelli che definisci “scelte ambigue”, sui quali non abbiamo storia. Io penso invece che il nostro modo di ragionare deve essere proiettato fortemente verso il futuro, verso ciò che ancora non c’è ma che sappiamo ci sarà.
Sul fatto che non ci siano regole assolute sono perfettamente d’accordo.
@ Bruna Tadolini
la scienza ci può dire quali strumenti l’evoluzione ci ha fornito per ragionare sui problemi etici (hardware) e con quali comportamenti morali preconfezionati veniamo al mondo (bios), ma l’etica che poi adottiamo nella vita è un prodotto ampiamente culturale (software).
Per esempio il sacrifico umano di alcune religioni implica uccidere qualcuno del gruppo. E’ ovvio che, con un opportuno condizionamento, si possono creare meccanismi per aggirare l’innato con l’acquisito.
Errore di logica: non esistono leggi universali
“Le premesse non sono valide in quanto non esistono “leggi universali ed assolute” come non esiste una realta’ assoluta, come ormai sappiamo dalla Scienza”
Da quando la scienza ci dice che le leggi naturali che scopriamo non sono assolute? Dove sono, in realta’, le leggi che sono relative? Se non fossero assolute, potremmo avere la matematica, la fisica e predire con precisione i movimenti degli astri? E se sono relative, a che cosa le contrapponiamo per chiamarle relative? Forse l’esistenza stessa va dichiarata relativa a qualcos’altro? O forse dobbiamo ragionare in modo da dire che esiste un assoluto soltanto e decidiamo di chiamarlo “relativo”?
O la realta’ e’ il frutto arbitrario di quello che vogliamo che essa sia, o la realta’ s’impone, con le sue leggi, sul nostro pensiero che deve adeguarsi ad essa. La realta’ non si adeguera’ mai al pensiero umano, sara’ sempre il pensiero che dovra’ adeguarsi alla realta’. La realta’ e le sue leggi esistono indipendentemente dall’esistenza dell’uomo, ma il pensiero dell’uomo non puo’ esistere senza la realta.’ La realta’ di oggi non e’ diversa dalla realta’ di miliardi di anni fa, le leggi che la governano e le sue proprieta’ danno origine a cambiamenti nella realta’ ma non cambiano quello che la realta’ e’ sempre stata. Siamo noi che dobbiamo scoprire i cambiamenti e adeguarci ad essi.
L’etica non ci viene data ne’ da Dio ne’ dalla societa’. I principi di etica sono profondamente legati ai principi della realta’. Il fatto che l’etica si evolve, in meglio o in peggio, a seconda dei casi, non e’ dovuto alla relativita’ della realta’ ma alla relativita’ della conoscenza umana della realta’. Siccome l’uomo e’ un animale razionale, ha bisogno di vivere secondo principi etici. Deve decidere, in ogni istante della sua vita, cio’ che e’ bene e cio’ che e’ male. Se vive in una societa’ selvaggia, la sua etica e’ simile all’etica dettata dalla legge della giungla: o mangi o sei mangiato. Gli animali non hanno bisogno di etica perche’ non sono esseri concettivi. L’uomo scopre le leggi naturali e le usa a suo vantaggio. Gli animali non possono scoprire le leggi ed usarle, le possono solo ubbidire. L’etica umana si basa su come usare le leggi della natura che abbiamo scoperto. Se scopriamo che per ottenere il nostro sostenimento dobbiamo derubare e uccidere per impossessarci dei beni che altri hanno prodotto, la nostra etica si adegua alla legge del piu’ forte, quella della storia di tutte le civilta’ antiche – e anche moderne, e quella che Darwin identifico’ come “the survival of the fittest” o predominanza del piu’ forte. Ma se scopriamo che per ottenere il nostro sostentamento la realta’ ci permette anche di stabilire una relazione diversa da preda-predatore, quella della produzione e del mutuo scambio di valori, allora il nostro concetto di etica si trasforma. Questo tipo di etica e’ concettuale e quindi prettamente umano. La scelta dell’etica da adottare e’ nostra. Ma quella che scegliamo, per essere valida, deve essere coerente con le leggi naturali e deve anche conformarsi alla nostra conoscenza concettiva e non contraddirla. Oggi sappiamo che c’e’ una differenza tra il bene ottenuto derubando gli altri ed il bene ottenuto per lo scambio reciproco di valori. La realta’ e’ la stessa, l’intelletto umano e’ diverso.
Per la Prof. Tadolini
La ringrazio per la sua generosa offerta del suo libro online. Mi accingero’ a leggerlo al piu’ presto. Mi pare che con Lei io condivida, ed anche la filosofa Rand lo dice, che l’etica non puo’ essere separata dalla scienza. La scienza e’ l’insieme delle scoperte umane delle leggi naturali. L’etica e’ quel ramo della filosofia che studia il bene, cos’e’ il bene, e come ottenerlo. L’etica individuale, ossia la ricerca del bene per l’individuo, si riflette sull’etica sociale, e quindi la politica (anch’essa un ramo della filosofia). Le scoperte scientifiche ci propongono la prospettiva necessaria per adeguare l’etica alla nostra vita. Non e’ la storia che puo’ insegnarci l’etica, ma la scienza, ossia la nostra attuale conoscenza della realta’. E’ inconcepibile pensare che il concetto di diritto individuale della Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti (L’uomo e’ dotato di diritti inalienabili: la vita, la liberta’ di pensiero e a perseguire la propria felicita’) potesse essere formulato durante la preistoria, o dalle tribu semitiche dei tempi bibblici, o nel Medio Evo, o perfino durante il Rinascimento! Si e’ dovuto aspettare l’Epoca Illuminista del 17mo secolo per raggiungere questo principio etico.
Il sacrificio (sacro facio) è un dono al dio per ottenere un bene per il gruppo! E’ un fatto evolutivamente successivo! Infatti lo spiritualismo e la spiritualità e le religioni evolutivamente vengono dopo.
Anche la cultura, comunque, ha sempre lo stesso fine: la sopravvivenza del gruppo.
Articolo: “La premessa dell’intrinsicismo è questa: la completa e assoluta conoscenza della realtà non è accessibile alla mente umana. La realtà che percepiamo, dunque, è solo una riflessione di un’altra realtà vera, ideale, assoluta, supernaturale.”
Sarò io che sono limitato, ma se questa è la premessa, l’intera costruzione non può che finire per essere un cumulo di stupidaggini. Quel “dunque” è completamente fuori luogo. Vi fornisco un’alternativa per me talmente ovvia da non meritare spiegazioni.
La completa e assoluta conoscenza della realtà non è accessibile alla mente umana PERCHE’ LA MENTE UMANA E’ NATURALMENTE LIMITATA. Fine.
Scendiamo dal piedistallo, e riappropriamoci con dignità della nostra animalità. La mente non è altro che la funzione di un organo, il cervello, così come la corsa è la funzione delle gambe, il volo la funzione delle ali e il nuoto la funzione delle pinne. Non siamo poi così speciali, semplicemente tendiamo a valutarci con un po’ più autoindulgenza di quanto sarebbe opportuno.
ho appena finito di guardare la 12° puntata della 3° serie di lost, in una scena si vede Sawyer, il truffatore individualista e cinico, che legge proprio un libro di Ayn Rand. ma tu guarda le strane coincidenze della vita….
Per Aldo
La completa e assoluta conoscenza della realtà non è accessibile alla mente umana PERCHE’ LA MENTE UMANA E’ NATURALMENTE LIMITATA. Fine.
Scendiamo dal piedistallo, e riappropriamoci con dignità della nostra animalità. La mente non è altro che la funzione di un organo, il cervello, così come la corsa è la funzione delle gambe, il volo la funzione delle ali e il nuoto la funzione delle pinne. Non siamo poi così speciali, semplicemente tendiamo a valutarci con un po’ più autoindulgenza di quanto sarebbe opportuno.
Non e’ necessario aspettare di avere una MENTE UMANA ILLIMITATA per valutare se’ stessi con stima. Se uno pensa di essere molto simile ad un animale, lo e’! I valori che diamo a noi stessi provengono dai nostri concetti. Uno non ha bisogno di essere DIO per valutare altamente la mente dell’uomo. Pero’ se la mente umana e’ uguale ad un piede, preferisco perdere il piede che il cervello. Per te e’ lo stesso?
D’accordo sulla premessa del razionalismo e realismo metodologico, da seguire anche in campo etico. Un po’ meno bene, per me, le applicazioni politiche e socio-economiche della filosofia randiana (non sono convinto che il comportamento che lei suggerisce sia quello più razionale). Il problema è proprio che, su materie politico-sociali ed etiche, non è evidente quale sia la posizione più ragionevole, e basata sulla realtà oggettiva: non è ben chiaro cosa ci suggerisca la ragione, di così oggettivo, se anche le persone che fanno “professione” di razionalismo sono spesso divise su questioni fondamentali. Condivisibile invece l’applicazione alla questione religiosa: descrive bene perché non è vero che “se Dio non esiste allora tutto è possibile.”
“il truffatore individualista e cinico, che legge proprio un libro di Ayn Rand. ma tu guarda le strane coincidenze della vita….”
magari nel telefilm non e’ stata una scelta casuale da parte degli sceneggiatori, ma non e’ che gli oggettivisti sono necessariamente brutti e cattivi eh. ad esempio jimmy wales, il fondatore di wikipedia, e’ da molto tempo un simpatizzante della filosofia della rand:
http://it.wikipedia.org/wiki/Jimmy_Wales#Curiosit.C3.A0
x Bruna
Grossomodo concordo con te, anche se ci tengo a precisare che non tutto ciò che è frutto di evoluzione biologica (e culturale) ha un’origine adattiva.
Inoltre il termine “fine” lascia intendere che la vita è un processo teleologico, per evitare fraintendimenti finalistici non sarebbe meglio usare l’espressione “origine evolutiva”?
X Butcher
Mi scuso per l’errore ortografico “nazismo” che si scrive con una zeta e non con due come ho fatto io. Io scrivo in inglese da 40 anni e l’italiano sta diventando la mia seconda lingua. With apologies, again.
Franco Albanesi
X Franco
Dopo aver letto il capitolo sulla socialità e la morale capirai che non è vero che noi costruimo la nostra etica principalmente con il raziocinio! I fondamenti della nostra etica sociale (il mutuo altruismo) sono geneticamente radicati in noi e sono la base nel nostro comportamento. Ovviamente la razionalità e la cultura, che ne è un prodotto, contribuiscono.
X papa Nazinger
ovviamente concordo su tutto ma qui stiamo andando sulle regole e non sulle eccezioni
x Franco
Immagino tu abbia letto in “Documenti” di questo sito il contributo “Nel crogiolo teocon. Nuova Salem per gli atei USA” di Adele Orioli.
Sempre x Franco (scusate ma sono un po’ lenta di riflessi….)
Da quanto hai scritto si capisce che tu pensi che la razionalità produce l’etica individuale, quella sociale e la politica. Ma la scienza mostra (de Waal docet) che le scimmie fanno politica. Ti riporto il post che avevo mandato nell’ambito della notizia:
Uno scienziato trova l’origine della moralità nel comportamento dei primati
Beh! non esageriamo! de Waal è sicuramente uno dei grandi scienziati che con il proprio lavoro ha “inventato” la psicologia evoluzionistica, ma si farebbe torto a tanti altri a mettere così le cose.
Già nell’82 pubblicò “Chimpanzee Politics”, nell ‘84 “Sex differences in the formation of coalitions among chimpanzees” (in Ethology and Sociobiology), nella stessa rivista nell”88 pubblicò “The mechanisms of social reciprocity in three primate species: symmetrical relationship characteristics or cognition?”, nell’89 pubblicò “Peacemaking among primates” e sta ancora lavorando. Il suo ultimo lavoro “Context modulates signal meaning in primate communication” è di gennaio (su PNAS).
Cosa dicono lui e tanti altri: che anche il comportamento di un animale, non solo l’anatomia, sono il frutto di un processo evolutivo! Già Darwin lo aveva intuito e scritto nel “L’origine dell’uomo e la scelta sessuale”. Ma ora ci sono le prove!!! e queste prove dicono che anche il comportamento morale dell’uomo ha origini ben più antiche della comparsa dello spiritualismo e della spiritualità: anche le nostre cugine scimmie (alcune) hanno una morale (meno complessa ma morale)!!!!
Solo con l’evoluzione della morale la nostra specie ha potuto organizzare quella complessa struttura sociale che ci ha permesso di sopravvivere in un ambiente ostile
Basta con questa fola che solo la religione dà la morale. Anche noi atei/agnostici …… volenti o nolenti……(come le scimmie appunto) abbiamo geneticamente la morale.
Franco: “Pero’ se la mente umana e’ uguale ad un piede, preferisco perdere il piede che il cervello. Per te e’ lo stesso?”
Grazie per la domanda, che mi pone una interessante prospettiva. Provo a figurarmela e ricavo che la perdita del cervello (cioè l’organo che ha tra le sue funzioni quella della consapevolezza) sarebbe qualcosa di cui non potrei mai rendermi conto, quindi non vedo perché dovrei preoccuparmene. Diversamente, in caso di perdita di un piede continuerei a vivere nella piena e dolorosa consapevolezza della mia mutilazione. QUINDI: preferirei sicuramente perdere il cervello che un piede (purché il processo avvenga in modo repentino ed indolore).
Franco: “Non e’ necessario aspettare di avere una MENTE UMANA ILLIMITATA per valutare se’ stessi con stima.”
Concordo. Infatti vivo in piena dignità la limitatezza che mi è stata imposta da chi mi ha generato. Non confonderei però l’autostima col delirio di onnipotenza che affligge chi pone la specie umana su un livello che non le è consono in quanto troppo elevato.
risposta a FRANCO 23.03.07 ore 20.24
D.: “Da quando la scienza ci dice che le leggi naturali che scopriamo non sono assolute? …“
R.: Da quando conosciamo la teoria del caos e la Meccanica Quantistica, da quando abbiamo preso atto che la natura non segue la logica aristotelica, da quando il teorema di Gödel ha dimostrato che la Matematica non è assoluta.
La precisione assoluta non esiste, come del resto già noto, ed anche il concetto stesso è stato demolito dal principio di indeterminazione di Heisenberg.
D.: “ E se sono relative, a che cosa le contrapponiamo per chiamarle relative?…”
Non contrapponiamo, diciamo che non sono assolute.
Non esiste una realtà oggettiva, osservabile, ma il maniferstarsi di un evento “reale” consiste in una correlazione tra osservatore ed osservato (in termini microscopici, a livello delle particelle – se così le vogliamo chiamare- che formano l’universo). Anche Einstein credeva ad una realtà oggettiva, ma è stato smentito.
La realtà che percepiamo ci appare assoluta, vera, oggettiva, per il fatto che la percepiamo in termini macroscopici. Se vogliamo continuare a ragionare nel modo classico dobbiamo introdurre il concetto di probabilità.
Non sono discorsi semplici soprattutto per il fatto che richiedono una revisione del nostro modo di pensare, e questo è difficile per un credente.
Sono d’accordo con l’affermazione “La scelta dell’etica da adottare e’ nostra.”, ma non capisco quali siano le leggi naturali alle quali deve essere coerente, dal momento che la legge della natura è quella della giungla.
“ma non e’ che gli oggettivisti sono necessariamente brutti e cattivi eh. ad esempio jimmy wales, il fondatore di wikipedia, e’ da molto tempo un simpatizzante della filosofia della rand”
no, certo che no. Al di là dell’ideologia o filosofia a cui aderisce, un uomo può essere, preso nella propria individualità, un’ottima persona. Ciò non toglie che la società prospettata dalla Rand sia, a mio modesto parere, un’abberrazione totale, perchè non sarebbe neanche una società! Mi stupisco che esistano ancora persone che credono ancora alla balla che il capitalismo totale ci renda tutti alla pari e più liberi. Ci rende più liberi, semmai, di vendere noi stessi al miglior offerente (o al peggiore, se non abbiamo altra scelta)! Inoltre è una filosofia altamente ipocrita, in quanto prevede la presenza di uno stato che difende i “diritti dell’individuo” senza spiegare su che basi, visto che eticamente si deve seguire solamente il proprio interesse, che potrebbe anche non coincidere con l’interesse altrui! Almeno gli anarcocapitalisti e i Libertarians, nonostante le loro idee inquietanti, hanno la franchezza di rinunciare a uno stato che tuteli anche i loro diritti!
sempre per citare LOST: Si vive insieme e si muore soli!
Ovvio che io stia dalla parte del medico protosocialista Jack!:-)
Wow! Ayn Rand is a bigger threat than I thought.
Mi pare di capire perche’ l’Oggettivismo e’ cosi disprezzato in Italia, oltre ad essere non compreso per la mancanza di opere scritte in lingua. Mi date molto da pensare.
Non capisco bene se la filosofia che molti sostengono e’ un risultato della genetica o della liberta’ di scelta. L’Oggettivismo, e’ vero, distruggerebbe una folosofia basata sulle premesse che seguono. Notate come ogni ramo della filosofia e’ intimamente connesso. Per avere una coerenza filosofica, se accettiamo un tipo di premessa metafisica dobbiamo anche accettare le correlative premesse che seguone negli altri rami. Ma siccome molti non pensano che essere filosoficamente coerenti e’ importante, creano la loro filosofia (o inconsciamente o disonestamente), mischiando tutta una serie di premesse contraddittorie. Sarebbe come osservare un albero formato da rami arbitrariamente scelti: un ramo di faggio, uno di abete, uno di quercia, uno di ciliegio!
Prendiamo un esempio. Se…
IN METAFISICA: L’universo non ha leggi assolute, la realta’ non e’ assoluta. E’ probabile che l’esistenza non esista. Il caos e’ alla base della realta’. Un evento non puo’ essere oggettivamente reale. Tutto e’ relativo. Non ci sono assoluti.
IN EPISTEMOLOGIA: Come sappiamo quello che sappiamo? Se la certezza non esiste; la realta’ non e’ assoluta; viviamo nel caos; l’osservatore modifica l’osservazione; cos’e’ la nostra conoscenza? Sant Agostino mise in termini pratici l’epistemologia del non sapere e disse: “Non credo perche’ conosco; conosco perche’ credo.” C’e’ chi vorrebbe usare la Meccanica Quantistica e l’indeterminazione di Heisenberg per giustificare quello che gia l’Induismo diceva dell’universo e che poi Kant ha celebrato nel concetto che la “ragion pura” e’ un’ideale irraggiungibile, che l’assoluto e’ oltre la conoscenza umana, che la nostra conoscenza ed esistenza non e’ diversa da quella delle formiche.
IN LOGICA: Se la conoscenza non puo’ essere raggiunta, se i nostri sensi sono invalidi per percepire la realta’, anche la logica assume un valore relativo. Siccome la logica si definisce come il metodo della non contraddizione della realta’, se la realta’ non e’ assoluta, precisa, prevedebile, la logica non ha nessun motivo di esistere o di essere utilizzata come mezzo della nostra conoscenza. Tutto quello che sappiamo non puo’ essere dimostrato.
IN ETICA: Continuando per coerenza con le premesse dei rami filosofici accettati sopra. L’etica studia il come sappiamo cos’e’ il bene e come lo otteniamo. Siccome non siappiamo niente di preciso, nemmeno la matematica ci puo’ aiutare in questo, l’etica rimane sospesa in concetti astratti ed astrusi. Chi puo’ dirci che domani il bene non sia il suicidio di massa? Chi puo’ indicarci la differenza tra il bene e il male? La realta’ non e assoluta, non e’ conoscibile ne’ coi sensi ne’ con la mente, certamente la realta’ non e’ conoscibile attraverso i sentimenti. Ritorniamo a pensare che l’etica, come diceva Kant, puo’ venire soltanto da un’altra realta’, quella perfetta, non di questo mondo. Beh, allora dobbiamo cambiare posizione. Invece di essere atei, siamo cristiani?
IN POLITICA: L’etica applicata alla societa’ e’ la parte della filosofia che chiamiamo politica. Questo campo dovrebbe regolare il funzionamento sociale. Se l’individuo e’ impotente nel percepire la realta’, se non puo’ essere sicuro di niente, se non puo’ rispondere con la logica alla domanda cos’e’ il bene, e’ facile capire che come individuo e’ incapacitato e che tutta la sua ragione d’esistere risiede nel potere collettivo. La societa’, dunque, che e’ un concetto astratto e non un organismo metafisico, viene presa, come farebbe Kant, come l’ideale irraggiungibile e l’autorita’ alla quale dobbiamo riferirci per quello che concerne le regole, le leggi, la giustizia. Il giusto e’ quello che la societa’ vuole!
IN ESTETICA: E’ inultile parlare di arte a questo punto. Qualsiasi cosa uno desideri chiamare arte lo e’. Se spiaccico un pomodoro sulla tela ho fatto un’opera d’arte! Chi puo’ dire che non lo sia?
Naturalmente nessuno s’identifica in questo tipo di filosofia. E la ragione e’ semplice. Usiamo la logica da una parte ma la sospendiamo dall’altra, proprio come fa la religione. Parlare di caos subatomico per convincerci che quello e’ la realta’ vera e quella macrocosmica in cui viviamo non e’ assoluta e’ come dire che la vita eterna in paradiso e’ la vera vita, questa e’ solo una riflessione temporanea. La realta’ subatomica potrebbe avere delle applicazioni pratiche nel laboratorio dove si studia l’atomo, ma quando io attraverso la strada guardo a destra e a sinistra prima di attraversare e lo faccio in ASSOLUTO. Il giorno che smettero’ di farlo, non saro’ qui a parlare con voi, ed anche quello e’ un ASSOLUTO. Quando lavoro e guadagno il denaro per comprare quello di cui ho bisogno, il caos subatomico non ha nessuna incidenza pratica sul mio comportamento, sulla mia conoscenza, sulla mia vita, e questa mancanza di incidenza e’ ASSOLUTA, come non ha nessuna incidenza pregare in un Dio. Perche’ portare in ballo l’incertezza subatomica nella vita pratica? Almeno nel credo cristiano la fede nell’angelo custode sulla spalla ha un’applicazione pratica sul comportamento della persona. Se ci crede, magari certe decisioni le prende “parlando” con l’angelo custode. Ma da quanto tempo noi scegliamo un lavoro, una fidanzata, ci facciamo una famiglia perche’ abbiamo preso in cosiderazione pratica l’indeterminazione di Heisenberg?
Mi pare che Ayn Rand abbia fatto un mare mosso di idee. La folosofia ha questo proposito. Vi invito a rivedere la vostra coerenza filosofica. Molti accettano le loro premesse esplicitamente, ma piu’ spesso le accettano implicitamente ed inconsciamente.
Franco Albanesi
X la Prof. Tadolini,
Lei ha scritto:
Ovviamente in quest’ottica la filosofia non può che essere la scienza! Fin qui tutto bene. Ma ecco che arriva la cecità!
“Ogni uomo è fine a se stesso. La sua vita gli appartiene inalienabilmente. L’individuo non è nato per il beneficio di nessun altro. Egli deve esistere per il suo interesse, senza sacrificarsi per gli altri e senza che altri si sacrifichino per lui”
Nessuno scienziato potrà mai dire questo! Perché contraddice e ignora qualche milione di anni di evoluzione e perciò pontifica che l’etica dell’uomo sia uguale a quella di un coccodrillo!
SIAMO UNA SPECIE ALTAMENTE SOCIALE E NON POSSIAMO FARE FINTA DI NON ESSERLO. I nostri problemi odierni sono legati al fatto che il mondo in cui viviamo è diverso da quello in cui ci siamo evoluti, ma non è certo ignorando una gran parte della nostra genetica che possiamo costruire una etica al passo con i tempi!
Anche per questo non posso essere d’accordo con “Per l’etica sociale, il sistema politico-economico ideale è il capitalismo del laissez-faire.”
Non mi devo essere spiegato bene. Capisco che lo scienziato s’impegna a studiare come la natura funziona. Ma lo scienziato, prima di esserlo, e’ una persona che pensa e quindi una persona che non puo’ fare a meno di avere una filosofia conscia od inconscia. Se il filosofo accetta quello che lo scienziato scopre, lo pone alla prova della logica e se non contraddice la realta’ ne fa delle scoperte scientifiche la sua premessa metafisica. Ma lo scienziato non puo’ fare a meno di farsi una filosofia, e prima o poi deve anch’egli applicare la logica, non la scienza, per dedurre da sillogismi conclusioni metafisiche valide.
L’Oggettivismo di Ayn Rand e’ lungi dall’ignorare la genetica o l’evoluzione e non le contraddice mai. Al contrario, non sto convincendo nessuno che l’uomo ha gli stessi sentimenti di un rettile. Nemmeno il cane manca di sentimenti. Ma avere sentimenti non significa essere nati per uno scopo sociale. La filosofia non risponde alle domande della scienza e non cerca di sostituirla. La scienza ci dice la natura della realta’. La filosofia, nella sua parte detta metafisica, deve prima di tutto riconoscerla.
Perche’ lei dice che nessuno scienziato potrebbe dire questa frase: “Egli deve esistere per il suo interesse, senza sacrificarsi per gli altri e senza che altri si sacrifichino per lui.” Questo e’ un pensiero filosofico, non un fatto scientifico. Non capisco il significato di questa asserzione. Cose direbbe uno scienziato? Direbbe forse che l’uomo nasce per proteggere i suoi figli, sacrificarsi per loro, per la famiglia, per la tribu’, per la nazione, per la collettivita’? La nascita di una persona ha uno scopo sociale? Nasciamo a scopo di emancipare l’umanita’? Per scoprire un vaccino? Nasciamo come individui e muoriamo come individui. La causa genetica della preferenza di chi vogliamo proteggere e daremmo la nostra vita per proteggere non ci toglie l’individualita’, ce l’afferma! Quello che ci separa dal cervello del rettile ci rende individui pensanti capaci di organizzare i nostri valori in modo cosciente e consistente con la nostra conoscenza della realta’. Uno nasce e diventa scienziato per il suo interesse personale, come uno si accoppia con un’altra persona per il suo interesse, anche dettato dalla sua genetica, ma non per uno scopo altrui. E’ vero che siamo esseri sociali perche’ appartenere al gruppo e’ un vantaggio, ma e’ un vantaggio per l’individuo, non per la societa’ e quindi non POSSIAMO FARE FINTA DI NON ESSERE INDIVIDUI BEN DISTINTI. Se non fossimo individui, ma formiche senza personalita’, lo Stato, la Societa’, o la Collettivita’ potrebbero decidere, quando uno nasce, se egli dovesse essere un compositore di sinfonie o un falegname. Qual’e’ dunque, per uno scienziato, o per un falegname, il sistema economico e politico che rispetta la sua genetica e la sua individualita’ se non il capitalismo laissez-faire?
Cordialmente,
Franco Albanesi
Per SIL
“L’individuo non è nato per il beneficio di nessun altro. Egli deve esistere per il suo interesse, senza sacrificarsi per gli altri e senza che altri si sacrifichino per lui”
Va be’, ma la solidarietà?
Per il resto è una bella visione sintetica
Il concetto di sacrificio
Siccome l’evoluzione della vita indica che gli organismi si avvalgono della legge preda-predatore per sopravvivere, lo sviluppo del cervello concettivo umano ci porta a chiedere se sia possibile esistere stabilendo un rapporto diverso tra gli uomini di quello imposto agli animali dalla natura. Nell’essere umano, l’istinto di protezione verso i propri figli non sembrerebbe di origine tanto concettiva quanto biologica – ne’ piu’ ne’ meno dell’istinto degli animali. Pero’, come questo cerchio protettivo altruistico si espande diventa sempre meno istintivo e sempre piu’ concettivo. Una madre protegge i figli senza pensarci. Protegge il marito, la sorella o il fratello, ma non tutti esattamente con lo stesso impulso. Poi seguono i cugini, i nipoti, gli amici, e gli estranei. Nello stesso contesto, osserviamo che piu’ scendiamo di distanza affettiva, meno istintivo sembri essere il nostro impulso altruista. Ed e’ proprio l’osservazione di come i sentimenti affettivi influiscono sui nostri comportamenti in relazione agli altri (comportamenti sociali) che ha stimolato i filosfi di tutti i tempi a concepire un’etica che si adattasse alla mente concettiva dell’uomo e non ad accettare quella che la natura ci propone.
Si cita spesso che l’uomo e’ un essere sociale, con gran enfasi sulla parola SOCIALE. Ma il fatto e’ che gerarchicamente l’INDIVIDUO forma la societa’ e non il contrario. La societa’ ha bisogno degli individui per esistere; l’individuo non ha bisogno della societa’ per vivere. La societa’ e’ una scoperta dell’individuo. Anche biologicamente parlando, le cellule che cooperano formano gruppi specializzati prima di tutto per il benficio individuale. Il motivo della societa’ umana, biologicamente e logicamente, dovrebbe essere per il beneficio dell’individuo. Se l’individuo viene sacrificato per il bene della societa’, qualsiasi esso sia, incorriamo in un concetto di etica diverso da quello che concepisce la societa’ come strumento al servizio dell’individuo. Le due forme di etica sono in contrapposizione l’una con l’altra ed incompatibili. Poiche’ l’uomo possiede il cervello concettivo, egli, al contrario degli animali, possiede il libero arbitrio, ossia la capacita’ di scegliere fra due tipi diversi di etica.
L’etica proposta dalle filosofie di tutto il passato della storia dell’umanita’ si e’ prevalentemente contrapposta alla legge naturale preda-predatore. Riconoscendo, anche solo al livello percettivo, se non intellettivo, che la violenza del piu’ forte sul piu’ debole non induce uno a credere che cio’ che e’ falso diventi vero, che l’ingiusto possa essere forzato ad essere giusto, i filosofi capirono che per mettere fine alla violenza dell’uomo sull’uomo bisognava insegnare la bonta’ verso gli altri e di fare dell’altruismo una virtu.’ Il concetto etico di altruismo come virtu’ e’ rimasto pressoche’ inalterato ed incontrastato per tutta la storia dell’umanita.’ Manipolato e rimanipolato in mille maniere, la virtu’ dell’altruismo e’ al centro di tutte le religioni. E nemmeno i filosofi razionali, da Socrate a Kant, poterono rifiutare l’altruismo come virtu.
Ayn Rand e’ la prima filosofa ad apparire sulla scena del mondo per riprendere il pensiero filosofico iniziato ben 2300 anni fa da Aristotele, ma lasciato incompleto e andato quasi del tutto perduto. Per secoli e secoli, attraverso tutte le civilta’, il concetto di altruismo come virtu’ si e’ dilagato impunemente, dichiarando come fatto indisputato che il valore piu’ nobile da perseguire e’ il sacrificio di se’ stessi. Il nobile venne inteso come sacrificarsi per il bene altrui; il dare senza ricevere alcuna riconpensa; il vivere per il bene della tribu’, per l’impero, per la nazione, per la divinita. Per seguire questo precetto etico divenne necessario reprimere tutti i desideri personali, l’ambizione, l’orgoglio, il successo, fino ad arrivare a contrapporre egoismo ad altruismo e farne del primo un vizio da debellare!
Ma l’uomo senza “ego” non esiste nella realta’ e tutti i tentativi volontari per sopprimere l’individuo, ossia cio’ che ci rende diversi dagli altri, e’ destinato a fallire perche’ e’ una dichiarazione di guerra del pensiero contro la realta.’ Come ho gia detto, il pensiero deve adeguarsi alla realta’ – la realta’ esiste indipendentemente dai nostri pensieri e non si adegua ai nostri desideri. Solo un’autorita’ al di sopra dell’individuo puo’ tentare di imporre l’etica della virtu altruistica, ma per fare questo, l’individuo deve sottomettersi alla volonta’ di qualcun altro in cui crede. L’esistenza di Dio che ci comanda e ci indica cio’ che e’ bene e cio’ che e’ male s’inserisce perfettamente nell’etica altruista. In essa, s’inserisce perfettamente l’etica sociale dove la Chiesa o lo Stato sono al di sopra del giudizio dell’individuo e dove l’individuo deve servire loro e non viceversa.
La solidarieta’ e’ un atto concettivo di empatia. Non toglie niente all’egoismo, non e’ una necessita’ per sopravvivere e’ una risposta emotiva concettiva. Perche’ e’ concettiva? Perche’ e’ il prodotto del ragionamento che ci dice: “Oggi questo disastro e’ accaduto a quelli. Domani puo’ accadere a me.” Uno dei vantaggi di appartenere ad un gruppo e’ l’empatia che si prova fra gli individui del gruppo e quindi il sentimento di piacere che si prova nell’alleviare la sofferenza sia degli altri che nostra.
Franco Albanesi
Un ultimo commento, sempre sulla questione della societa’ ideale, e anche per rispondere a Kris che ritiene che l”oggetivismo sia una filosofia ipocrita perche’, al contrario dell’anarchismo, vede l’istituzione dello Stato come un valore importante per l’individuo proprio per proteggere i suoi diritti. Infatti, la costituzione del gruppo sociale e’ importante perche’ l’individuo, da solo, non potrebbe difendersi contro chi trova interesse a vivere da pirata. Ayn Rand scrisse:
Violare i diritti di una persona significa obbligarlo ad agire in modo contrario al proprio giudizio o espropriarne i valori. Fondamentalmente vi e’ un solo modo per fare tutto cio’: ricorrere alla forza fisica. Esistono due potenziali violatori dei diritti umani: i criminali e il governo. La grande conquista di uno Stato morale e’ quella di delineare la distinizione tra i due, ovvero quella di proibire al secondo d’intraprendere la versione legalizzata delle attivita’ dei primi.
Le specie sociali sono tali perchè un individuo da solo non sarebbe in grado di sopravvivere nel proprio ambiente. Quindi il suo comportamento altruistico (che nel complesso, con l’altruismo di tutti, determina la formazione di una società) favorisce la sua vita individuale o quella dei suoi figli o affini (che condividono il suo DNA).
E’ curiosa una filosofia che si basa sul considerare l’individuo uomo come individuo poichè in realtà non accetta il dato oggettivo che l’uomo è un elemento di una specie sociale. In realtà non solo è cieca ma è anche in malafede poichè, nel costruire su quelle premesse una struttura politica, usa tutti i vantaggi offerti del comportamento collettivo sociale (strade, ospedali, tribunali …..) e poi scatena, in un contesto costruito dal sociale, il liberalismo..
Per essere coerente, il seguace di questa filosofia dovrebbe andare nella giungla da solo a vedersela con l’ambiente ed i propri simili contro di lui armati!
L’individuo da solo non e’ in grado di costruire strade, ospedali, tribunali.. Queste sono proprio le ragioni dell’esistenza della socialita’ dell’uomo. Nella giungla, come nel mondo d’oggi, il nemico dell’individuo non e’ la sua solitudine, ma essere circondato da predatori, ossia individui irrazionali, inconcettivi come belve pronte a scannarlo. Nell’assenza di razionalita’ evoluta, il gruppo o societa e’ il mezzo indispensabile per difendersi dai predatori. Questo, sia l’evoluzione della vita che la storia dell’umanita’ ce lo insegna. Ma se oggi abbiamo le strade, gli ospedali, i tribunali, significa che la razionalita’ dell’uomo si e’ prevalsa sull’irrazionalita’ distruttiva del predatore. Prima che gli schiavi d’Egitto potessoro rimuovere la prima pietra per costruire le piramidi o i tempi e palazzi per il faraone, ci volle l’ingegneria, la matematica, di una mente razionale che li concepisse. Le strade e gli ospedali non crescono sulla pianta chiamata “societa”, sono il prodotto della mente individuale dell’uomo. L’individuo vede la societa’ come un beneficio per l’individuo, non per la societa’. Se l’individuo e’ uscito dalla giungla, lo deva alla sua intelligenza INDIVIDUALE, non a un cervello collettivo che in realta’ non esiste. La societa’ non e’ un organismo, e’ un’istituzione, uno strumento al servizio degli individui. La societa’ non pensa e non crea niente, la societa’ e’ creata. E’ uno strumento da migliorare, da dirigere in una direzione anziche’ un’altra. C’e’ un solo modo per migliorare e dirigere la scocieta’: migliorare e ispirare gl’individui che la formano. Se la filosofia dell’individuo ammira cio’ che e’ falso, il disonesto, l’ingiusto, o l’indifferenza a questi valori, la societa’ sara’ anch’essa immorale e ingiusta, e non so quante strade e quanti ospedali si possono creare in una societa’ del genere. Come una nave senza capitano, la societa’ si sfascia contro gli scogli. Di civilta’ che si sono sono sfasciate, la storia ce ne da’ ampi esempi. Chi le ha distrutte non fu la scienza, non fu il fato, ma sempre e consistentemente la mancanza di un’ ispirazione ad una filosofia razionale. O l’individuo e’ impotente di fronte alla societa’ irrazionale e deve subirne tutti gli abusi, o l’individuo e’ il fautore della nuova societa’ e puo’ lottare, con la sua mente, per cambiarla.
Mi ha attratto il vostro sito UAAR per una parola sola: non unione, non atei, non agnostici ma la parola RAZIONALI. Questo e’ il concetto che da’ valore a tutti gli altri. La societa’ razionale puo’ esistere soltanto se gli individui sono razionali. Chi da’ la razionalita’ all’individuo? Non certo la giungla e tanto meno la societa’! L’uomo intelligente osserva la natura e ne scopre le leggi a suo beneficio. Le scoperte scientifiche (e quelle filosofiche) provengono dai pochi individui che sono stati il motore del mondo culturale, che hanno creato, non seguito, le culture cosi che i non-pensanti le possano seguire. L’individuo e’ la forza che propone i cambiamenti sociali. Quando parlo d’individuo non parlo di un messia fuori contesto sociale. Il motore a vapore, o il vaccino antipolio non potevano esistere in Bibilonia, come non potevano esistere i concetti di diritti individuali. L’individuo di oggi trae beneficio dal contesto sociale in cui vive, ovviamente. Ma non bisgna capovolgere la causa con l’effetto. Ogni societa’ e’ cambiata, non di sua volonta’, ma per l’opera intellettuale di songoli individui. Una delle proprieta’ dell’intelligenza e’ di accumularsi e di propagarsi da una persona ad un’altra. Questo e’ un fatto metafisico come l’alba e il tramonto. Se rimanianmo inerti filosoficamente non c’e’ da meravigliarsi che con le strade, gli ospedali e i tribunali che la societa’ puo’ vantarsi di avere (grazie alla razionalita’ degli individui) avremo anche l’abuso sociale, la dittatura della maggioranza irrazionale, e la storia di Galileo Galilei si ripetera’ all’infinito sul palconscenico del mondo con vittime e condannatori diversi, ma con lo stesso tema e per gli stessi errori filosofici.
Non voglio essere irriverente, Professoressa Tadolini, ammiro il suo modo di dialogare, ma mi conceda di osservare l’ambiguita’ dei suoi concetti filosofici.
Lei scrive:
…in realtà non accetta il dato oggettivo che l’uomo è un elemento di una specie sociale.
Far parte di una specie sociale non significa perdere la propria individualita’. La nostra specie sociale non e’ uguale alla specie sociale delle formiche! Non abbiamo come scopo della nostra esistenza la cura dei milioni di uova della regina formica e quindi non siamo ELEMENTI programmati a cooperare automaticamente, anche se non triviamo giusto cooperare. Questa abilita’ di decidere se cooperare o no e’ l’individualismo biologico del cervello concettivo. Se il cervello non avesse la capacita’ di formare concetti, avremmo solo istinti e allora saremmo ELEMENTI di una specie sociale.
Quindi lei continua col scrivere:
…In realtà non solo è cieca ma è anche in malafede poichè, nel costruire su quelle premesse una struttura politica, usa tutti i vantaggi offerti del comportamento collettivo sociale (strade, ospedali, tribunali …..) e poi scatena, in un contesto costruito dal sociale, il liberalismo..
In questo paragrafo il concetto chiave, e ambiguo, e’ reso dalle parole “… vantaggi offerti del comportamento collettivo sociale (strade, ospediali..)
Le strade e gli ospedali non possono essere definiti “comportamenti collettivi”. Sono il prodotto dell’ingegneria umana, della cooperazione intelligente degli individui, di cio’ che ogni individuo, nel suo campo di conoscenza ed esperienza, ha prodotto. Le strade non esibiscono nessun comportamento. Sono beni come un paio di scarpe che hanno utilita’ e rendono la vita degli individui migliore.
Insisto a ripensare l’idea che il “collettivo” pensa, si comporta, produce, sceglie, idealizza, ispira, o abbia sentimenti di nessun genere. E’ un mito filosofico che tanti atei preferiscono a quello di Dio. Ne’ il collettivo, ne’ Dio hanno un cervello pensante. Non sono entita’ reali. Sono semplicemente concetti irrazionali se vengono usati come entita’ reali. Sia la collettivita’ che Dio hanno senso logico in frasi passive, non attive. Dio non crea, e’ creato dalla mente umana. Similarmente, il collettivo non crea, e’ creato.
Che l’uomo non sia una formica è evidente come lo è il fatto che l’evoluzione sociale seguita dei mammiferi è diversa da quella degli insetti. A differenza di quello che succede nelle formiche in cui la genetica esercita un ruolo predominante e diretto lasciando pochissimi gradi di libertà, nel caso dell’uomo e dei primati la socialità è ottenuta utilizzando altri strumenti che sono i sentimenti. Perchè il sistema “mammifero” sia sotto certi aspetti meno efficiente non si sa: potrebbe essere ancora in corso d’opera (visto la giovinezza evolutiva dei mammiferi rispetto agli insetti). Di certo è meno efficiente. A differenza delle formiche le scimmie non hanno avuto un gran successo evolutivo!
L’uomo però sì. Il nostro successo sembra dovuto ad un prodotto collaterale della socialità: l’intelligenza e l’accumulo delle conoscenze ottenute con l’intelligenza cioè la cultura. Il nostro successo è inscindibilmente il frutto di queste tre componenti. Queste hanno prodotto i VANTAGGI (strade ospedali) offerti del comportamento collettivo sociale. (Scritto così si capisce meglio a chi erano riferiti i vantaggi?)
E’ semplicistico dire che il vaccino l’ha inventato uno solo! Se non ci fossero stati tutti gli altri prima, che hanno fornito le conoscenze per arrivare lì lì…. e tutti quelli che hanno contribuito alla messa a punto, sperimentazione, produzione, ecc… il vaccino non ci sarebbe! Non c’è nulla di ciò che costituisce la nostra realtà per cui non dobbiamo ringraziare la socialità!
Io ho chiarissimo il concetto che non è il collettivo che “pensa, si comporta, produce, sceglie, idealizza, ispira, o abbia sentimenti di nessun genere.” ma mi è anche chiarissimo che ciascun individuo contribuisce a generare il pensiero, il comportamento …. del gruppo.
Essendo che siamo d’accordo non capisco perchè debba considerarsi irriverente!
Quello che non accetto della filosofia della Dr. Rand è l’idea che si possa rinnegare filosoficamente una nostra realtà genetica che ci spinge ad avere comportamenti sociali. Posso capire benissimo che la realtà odierna è diversa da quella di decine di migliaia di anni fa. Non siamo più i paria della natura ma ne siamo i dominatori. Per questo ci sembra che non ci sia più bisogno della socialità per permettere all’individuo di sopravvivere. Capisco che questa nuova situazione ci spinga verso l’individualismo….. Ma, poichè il nostro predominio sulla natura è frutto della cultura che, guarda caso, è il patrimonio di conoscenze comuni e non delle conoscenze di ogni singolo individuo……se si rinnega la socialità (la nostra società ha bisogno di tutti) si può risprofondare all’età della pietra in poche misere mosse!
Mi sa che siamo rimasti in due a scambiarci le idee su Ayn Rand.
Prof. Tadolini, prima di tutto la ringrazio per la sua risposta al mio ultimo post. Devo premettere che l’essere umano, volente o nolente non puo’ ignorare la filosofia ed i suoi effetti sulle nostre decisioni pratiche. Se non abbiamo coscienza della filosofia che sosteniamo, la sosteniamo inconsciamente ed agiamo in accordo con essa. Il suo libro, veramente valido per l’insegnamento del concetto di vita come proprieta’ della materia e’ perfetto sotto tutti gli aspetti scientifici. Per me lei e’ il Richard Dawkins italiano! Estendo la mia totale ammirazione che io ho per lui anche a lei e la sua opera “Dal Big Bang a Dio.”
Vorrei farle notare che un libro che si presume esclusivamente scientifico, pero’, non puo’ mai evitare di fare commenti che, in fatti, appartengono esclusivamente alla filosofia, altrimenti cesserebbe automaticamente di essere istruttivo e pedagogico. Il suo, e’ particolarmente ed intenzionalmente pedagogico, e quindi anche altamente filosofico. Tante persone ignorano che la filosofia si compone di rami specifici che devono appartenere allo stesso albero. Si parte dalla metafisica; si procede con l’epistemologia e logica; si continua con l’estetica o arte, e si conclude con l’etica personale e sociale (politica). Tutti abbiamo una qualche idea su ognuno di questi rami. Il problema e’ che senza capire che essi fanno parte della stessa pianta, commettiamo l’errore di partire da un tipo di metafisica e saltare ad un altro albero e finire con un’etica incompatibile perche’ razionalmente e logicamente in contraddizione con gli altri rami. Inoltre, non si possono ignorare i rami principali di un albero. Non si puo’ quindi passare, per esempio, dalla metafisca all’etica ed ignorare l’epistemologia. Ma questo e’ quello che ho fatto io all’inizio dei miei studi e con questo errore mi sono trovato in compagnia di miliardi di persone, dico miliardi letteralmente. Questo e’ anche il motivo percui la facolta’ di filosofia in tutte le universita’ del mondo ha la reputazione che giustamente lei ha dato alla filosofia quando ha detto nel suo primo post che debba essere considerata ne’ piu’ ne’ meno che “…una partita di briscola fra amici intelligenti ma …..ciechi”. Quello che s’insegna all’universita’ e’ un’antologia, non della razionalita’ dell’uomo, ma dei circuiti irrazionali della superstizione e della sua enorme capacita’ d’immaginare l’irreale. Se uno deve studiare tutti i trattati filosofici pieni di argomentazioni insulse dei cosidetti “grandi filosofi” del passato e settacciarne solo quei pensieri che veramente hanno un significato razionale, e percio’ reale e pratico per la vita, uno finisce al massimo a riempire una pagina di citazioni valide.
Sono felice che abbiamo chiarificato che siamo in pieno accordo col ramo filosofico della METAFISICA. L’esistenza, la vita, esistono non per frutto mistico o magico, e l’uomo ha la capacita’ di scoprirne le leggi fisiche, chimiche, ecc. Forse il problema nasce nel ramo successivo della filosofia, quello dell’EPISTEMOLOGIA, probabilmente nella sua parte logica dove traiamo le nostre conclusioni. Certe sue asserzioni non sono piu’ scientifiche (metafisica), ma interpretazioni personali (epistemologia). E’ possibile che sia io quello che debba riesaminare la mia epistemologia e farmi la semplice domanda: “Come sono certo di quello che dico?” Se riusciro’ a capire e concordare con quello che lei dice, le diro’ che Ayn Rand ha torto.
Per esempio, in che punto della sua filosofia Ayn Rand “rinnega filosoficamente una nostra realtà genetica che ci spinge ad avere comportamenti sociali?”
Proprio come lei afferma, Prof. Tadolini, siccome …”Non siamo più i paria della natura ma ne siamo i dominatori…” non e’ che “ci sembri che non ci sia più bisogno della socialità per permettere all’individuo di sopravvivere” al contrario, Ayn Rand afferma che l’individuo deve prendere coscienza che la societa’ e’ un mezzo importante per sopravvivere. La Rand non crede nell’anarchia, crede nello Stato controllato dalla razionalita’ perche’ sa che, come non tutti gli individui sono un vantaggio per la sopravvivenza, non tutte le societa’ sono un vantaggio.
Infine, lei dice:
Ma, poichè il nostro predominio sulla natura è frutto della cultura che, guarda caso, è il patrimonio di conoscenze comuni e non delle conoscenze di ogni singolo individuo……se si rinnega la socialità (la nostra società ha bisogno di tutti) si può risprofondare all’età della pietra in poche misere mosse!
Ripetiamo che nessuno rinnega la socialita’ dell’uomo. Nessuno dice che l’individuo deve raggiungere l’onniscienza. Bisogna, invece, qualificare che il nostro predominio sulla natura e’ frutto di tutto cio’ che culturalmente e’ stato RAZIONALE, non il prodotto di culture indiscriminate. Storicamente purtroppo, ogni cultura e’ stata formata da elementi razionali e irrazionali. Quelli irrazionali sono inutili, distruttivi, o di natura parassitica. Molti di questi elementi sono stati eliminati e sopraffatti. Nonostante tutti i mali e le pazzie delle societa’ irrazionali che sono apparse sulla scena del mondo, l’umanita’, nel suo complesso, non e’ andata estinta. L’autoestinzione dell’umanita’ avverra’ quando l’irrazionalita’ di ogni singolo individuo superera’ la razionalita’. Fin che il pensiero razionale mostrera’ di avere piu’ vantaggi del pensiero irrazionale, la selezione naturale dovrebbe avvantaggiare la nostra esistenza. In natura, questo principio si osserva nella relazione tra parassita e ospite. Fin che l’ospite e’ capace di sopportare il parassita, la vita dell’ospite continua. Ma se il parassita si moltiplica troppo velocemente, l’ospite soffre o viene distrutto completamente. La natura trova la via di mezzo, e parassiti ed ospiti di tutti i tipi imparano a convivere. Ma la natura non e’ un essere concettivo, non ha moralita’ concettiva, e non e’ il modello della societa’ umana. Prima che la societa’ possa essere razionale, e quindi di vantaggio alla vita degli individui che la compongono, i vantaggi devono essere scoperti dagli individui. Ecco perche’ il motore della societa’ umana si differenzia da quello delle societa’ degli animali. Metafisicamente parlando, in quelle degli animali il motore e’ l’istinto inconscio e determinato; nelle societa’ umane si puo’ andare oltre l’istinto. Se l’individuo scopre (la societa’ non puo’ scoprire niente) che il suo intelletto possiede un mezzo superiore all’istinto, quello della logica o della razionalita’ conscia, e’ possibile migliorare altri individui e formare una societa’ migliore.
Come l’evoluzione sperimenta ed inventa, ma non garantisce il successo di TUTTE le speci, cosi’ non tutte le societa’ umane sono in grado di garantire la loro sopravvivenza! Alcune societa’ sono infette da virus mentali che, se non venissero contenuti in tempo, potrebbero essere fatali alla vita stessa sul pianeta. Altre societa’ sono formate da individui incapaci di adattarsi alle nuove realta’ di societa’ piu’ avanzate. Quei pochi individui che sono capaci di adattamento le abbandonano, e con lo sparire del resto degli individui, sparisce anche quella societa’.
Se l’individuo o un gruppo di individui e’ irrazionale, prima di autodistruggersi puo’ compiere distruzioni terribili proprio contro chi e’ razionale. Non e’ vero, per esempio, come dice lei, che l’individuo ha bisogno di tutta la collettivita’ per esistere, ha bisogno solo della parte razionale della collettivita’. L’individuo razionale non sfrutta mai nessuno, tanto meno la societa’, perche’ e’ lui stesso il contribuente principale dell’esistenza della societa’. Possiamo certamente fare a meno degli individui che formano la mafia, per esempio. E la mafia stessa, come societa’, non potrebbe esistere di per se’ poiche’ dipende dall’esistenza di individui razionali, al di fuori di essa, che producono, e che in parte vengono derubati. Una societa’ diretta da idee irrazionali e’ il nemico assoluto della razionalita’ e quindi della sopravvivenza. L’individuo razionale non riceve nessun vantaggio dalle societa’ irrazionali — vedi l’idea dei Romani di bruciare il deposito della “conoscenza collettiva” (come non mi piace questa combinazione allegorica e non letterale di parole!) della grande Libreria di Alessandria, vedi anche le idee di Sant Agostino, di Kant, di Hitler, di MaoTze Tung. Questi individui, e le loro culture, ossia tutti quelli che hanno bevuto e sostenuto le loro idee, non sono stati un vantaggio ne’ per la civilta’, ne’ per il progresso, ne’ per la liberta’ degli individui razionali e, di conseguenza, non hanno formato culture razionali e non hanno contribuito al progresso — lo hanno solo intralciato.
Mi scuso per gli errori ortografici e altri in italiano. L’inglese ci si mette un po’ di mezzo. Troppo tardi per correggere “settacciarne” che da “setaccio” si deve scrivere con una “t” sola.