Sproloqui clericali

Riccardo Pedrizzi sul Tempo:

«Come può, del resto, invocare diritti chi nega l’esistenza di una legge morale naturale assoluta e valida per tutti gli uomini, chi fa sua la filosofia dell’individualismo, del soggettivismo e dell’edonismo?»

Vale la pena, credo, di ricapitolare. Secondo Pedrizzi, per poter rivendicare un diritto occorrono i seguenti requisiti:

ammettere l’esistenza di una legge che sia:
morale;
naturale;
assoluta;
universale;

rifiutarsi di fare propri:
l’individualismo;
il soggettivismo;
l’edonismo.

Sempre che le mie difficoltà nel comprendere l’italiano non abbiano definitivamente preso il sopravvento, secondo il criterio proposto da Pedrizzi un omosessuale non sarebbe nella condizione di invocare un diritto. Un terrorista islamico, invece, sì.

Quando si dice che uno ha le idee chiare…

L’articolo di Alessandro Capriccioli è pubblicato sul blog Metilparaben

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22 commenti

DavideM

“un omosessuale non sarebbe nella condizione di invocare un diritto”

Un omosessuale potrebbe credere nell’esistenza di “una legge morale naturale assoluta e valida per tutti gli uomini” e quindi “invocare diritti”.
Un ateo no.

Nikky

Come può, del resto, invocare diritti chi afferma l’esistenza di una legge morale assoluta valida e per tutti gli uomini, chi fa sua la filosofia del dolore, del sacrificio, del terrore, sessuofobica, misogina, omofobica e per di più universale perciò da imporre a tutti?
Ecco così è più veritiero.

Danilo Vottero

Che bisogno abbiamo di chiedere diritti se la legge della religione è universale e assoluta? Tanto tutte le domeniche c’è un tizio vestito di bianco che mi dice precisamente quel che devo fare, quel che devo pensare, quel che devo dire…

Damiano

Come può, del resto, invocare diritti chi nega l’esistenza di una legge morale naturale assoluta e valida per tutti gli uomini…

ha dimenticato di aggiungere “cattolica”…

Bruna Tadolini

Il fatto è che la morale naturale;assoluta;universale esiste ed è quella che ha permesso ai nostri antenati preumani di divenire una specie sociale. Ma tale morale è appunto quella che era “necessaria” ai nostri antenati per sopravvivere nel loro ambiente, Ora l’ambiente, grazie all’intelligenza dell’uomo, è cambiato e …. la morale si adegua!

Trascrivo una lettera che ho inviato

Chiar.mo Prof…….,
ho letto con interesse il suo contributo alla rivista Micromega di marzo.
Premetto che non sono filosofo anzi, peggio, che verso la filosofia ho lo stesso atteggiamento che hanno la maggior parte degli studenti verso la chimica: la sola parola paralizza ogni facoltà di raziocinio.
Mi sembra di capire che lei, pur condividendo molto di quello che l’approccio evoluzionistico alla morale sta producendo, abbia dei dubbi sul “livello alto di spiegazione”.
Le sue critiche sono principalmente due: “In primo luogo, un gran numero di dati antropologici mettono in questione la tesi che esistano universali morali (in molte culture, per esempio, “aiuta i bambini e i deboli” non è certo un precetto valido nel caso in cui i bambini e i deboli appartengano ad una etnia ritenuta inferiore).”
Mi permetta di suggerirle una chiave universale di interpretazione morale di questa apparente contraddizione. La chiave di volta della nostra morale è il nostro essere una specie sociale. Evolutivamente la socialità è un primo passo verso la costruzione di organismo pluri-individuale che sia in grado di superare le difficoltà che il singolo individuo trova nella lotta per la sopravvivenza. Questo passaggio evolutivo è, per molti aspetti, paragonabile a quello che si svolse miliardi di anni fa quando la vita passò dagli organismi monocellulari a quelli pluricellulari. In questo passaggio la morale delle cellule/individui, che costituiscono l’organismo pluricellulare/gruppo sociale, si complica e risulta costituita da due morali: quella che le cellule/individui hanno verso le altre cellule/individui dello stesso organismo pluricellulare/gruppo e quella che le stesse cellule/individui hanno verso le cellule/individui di altri organismi pluricellulari/gruppi della stessa specie. I rapporti morali all’interno dello stesso organismo/gruppo sono di tipo agonistico mentre quelli vero l’esterno sono antagonistici. La lettura di “Il gene egoista” l’ha resa sicuramente conscio del fatto che ciò sia legato al favorire la sopravvivenza del proprio DNA agendo attivamente per impedire la sopravvivenza di altri DNA.
Nella sua frase che ho citato è già contenuta la prova provata che il comportamento dell’uomo verso i bambini è perfettamente in accordo con questi DUE universali morali: proteggo i miei ed ammazzo quelli degli altri che competono con me per la sopravvivenza!

La seconda critica è “In secondo luogo, pur concedendo che alcuni universali morali esistano veramente e che la grammatica morale sia in grado di darne adeguatamente conto, dovremmo ancora chiederci come mai essi siano violati con tanta frequenza.”
Tenendo bene in mente la similitudine fra gruppo sociale ed individuo pluricellulare, lei noterà certamente che la brevità del tragitto evolutivo (in termini di tempo) che ha prodotto le società dei mammiferi, non ha ancora dato i risultati mirabili che si osservano nelle società degli insetti (formiche, api, termiti). In queste ultime società l’evoluzione usa strumenti, come il controllo dell’espressione genica, che non lasciano praticamente alcun grado di libertà al comportamento (addirittura all’anatomia) dell’individuo. Nelle società dei mammiferi, gli strumenti usati, al contrario, lasciano ancora grandissima libertà. Questi strumenti sono i sentimenti che ci guidano nei nostri comportamenti sociali. Ad esempio, per assicurare la sopravvivenza del gruppo-famiglia, i sentimenti che proviamo sono efficientissimi: ci permettono di trovare un partner, di formare una famiglia, di accudire una prole fino alla maturità sessuale.
Ma l’Homo sapiens, rispetto agli altri mammiferi e primati, ha evolutivamente acquisito una forma molto avanzata di intelligenza che ha cambiato molto, nelle ultime decine di migliaia di anni, il suo modo di affrontare l’ambiente: culturalmente si è unito ad altri uomini formando gruppi sempre più ampi. L’evoluzione culturale è stata molto più rapida di quella genetica e ci ha lasciato senza strumenti genetici adatti a gestire questa forma allargata di socialità. Siamo in un gruppo e dovremmo comportarci fra di noi come le cellule di uno stesso organismo pluricellulare ….. ma gli strumenti che abbiamo a disposizione non sono in grado di farcelo istintivamente sentire. Se però siamo a New York ed incontriamo uno della nostra città……. ecco che lo spirito del gruppo-città ricompare in superficie inducendo la solidarietà contro gli altri gruppi!
Per gestire l’affievolimento degli istinti “morali” sociali all’interno delle società allargate, culturalmente sono state inventate regole e leggi finalizzate alla sopravvivenza del gruppo, perché questo è il fine delle società umane!!!

Aggiunge poi “C’è poi la questione che in moltissimi casi le diverse culture giudicano diversamente quali comportamenti siano morali e quali no. Anche in questo caso meccanismi del tipo di quelli suggeriti da Hauser potrebbero in effetti giocare un ruolo: ma questi meccanismi, per ammissione dello stesso Hauser, non spiegano affatto il contenuto di quei giudizi morali.” Ogni cultura, in accordo con quanto detto, in funzione del proprio ambiente ha individuato i comportamenti che favoriscono la propria sopravvivenza e li ha definiti come moralmente buoni! Per rimanere nell’attualità, una femmina preumana decine/centinaia di migliaia di anni fa non poteva da sola allevare un piccolo ed evolutivamente si è sviluppato nei maschi il MPI (male parental investment) che ha portato alla costruzione della famiglia. Oggi molte femmine se la cavano benissimo da sole e non sentono la necessità di avere un partner per allevare i figli! La nostra società è pronta per cambiare culturalmente la propria morale!

Lei dice anche “E nessuna di queste condizioni è in grado di dare conto del contenuto specificamente morale di tali pratiche. D’altra parte, ogni tentativo di spiegare, a partire da categorie evolutive, il contenuto dei giudizi morali – e non solo la loro genesi – va incontro anche a un’importante obiezione di principio…. Bene, noi non siamo forse nelle condizioni di dover dire che in quel caso l’evoluzione porterebbe all’affermarsi di valori etici errati?” Mi sembra Prof. ……, però, che lei si ponga filosoficamente in una posizione simil geocentrica vs eliocentrica. Siamo talmente abituati a vederci al centro del mondo che non ci consideriamo per quello che siamo, cioè una pedina nelle mani della VITA. La nostra morale (se n’è accorto?) è la morale che la vita ha imposto alla nostra specie: quella di una specie sociale che deve essere agonista dentro al gruppo e antagonista fra gruppi della stessa specie! E lo scopo è la sopravvivenza della nostra specie a maggior gloria per la VITA. Se la nostra odierna morale, così precaria e poco efficiente, ci porterà all’estinzione della nostra specie…… esperimento fallito, avanti un altro!
Se ci saremo estinti perché ci sarà sembrato “amorale” uccidere i malati gravi……..avremo avuto ragione o torto? Dal punto di vista della VITA avremo avuto sicuramente torto, dal nostro forse ragione ma avrà significato?

La morale vera è quella della VITA non la nostra!

Mi permetto di citarmi dal mio libro “Dal big bang a dio. Il lungo viaggio della vita” liberamente scaricabile dal sito http://www.geocities.com/biochimicaditutti

“La morale è l’insieme dei principi e delle regole che guidano i comportamenti classificandoli in buoni e cattivi in base al loro essere in accordo o in disaccordo con un fine che per definizione è buono. Se si fa una lettura attenta di questa definizione ci si rende conto di come essa possa essere estesa a tutti i fenomeni che hanno un fine e che per raggiungerlo utilizzano dei mezzi. Ciò vale anche per la vita che, fin dal momento in cui è comparsa, si è prefissa uno scopo: vivere. La morale che ha utilizzata è ben chiara: è buono tutto ciò che favorisce il perpetrarsi della vita ed è cattivo tutto ciò che lo impedisce. Gli strumenti che la morale ha usato, nel corso della evoluzione, per costringere gli organismi viventi ad adattarsi ad essa sono stati molti e diversi. I primi sono stati sicuramente fisici poiché per milioni di anni la morale è stata perseguita senza che si fosse ancora evoluta una mente in grado di distinguere il bene dal male. Successivamente, con l’entrata della vita nella “metafisica”, gli strumenti che hanno inconsciamente indirizzato gli animali ad assumere i comportamenti più adatti alla sopravvivenza sono diventati molto più ambigui. La componente “metafisica” è divenuta sempre più prevalente fino a raggiungere il suo culmine nella nostra morale. Ciò che noi etichettiamo come “morale dell’uomo” non è altro che il più recente ed evoluto strumento metafisico che spinge, più o meno consciamente, ogni individuo della specie umana a perseguire il fine della vita. Non credo sia sfuggito a nessuno che la nostra morale indica come “buoni” i comportamenti sociali che, guarda caso, sono proprio quelli che hanno favorito la sopravvivenza della nostra specie e quindi la sopravvivenza della vita.
Per convincerci di questo, che cioè la morale dell’uomo non è nient’altro che quell’antica morale della vita vestita di nuovi panni, ne ripercorreremo l’evoluzione prendendo in esame le fasi che ha attraversato e gli strumenti che ha utilizzato. ……”

Ely

La legge “morale naturale assoluta” implica l’annullamento della democrazia, infatti la democrazia è il trionfo del relativismo, le leggi assolute invece sono la negazione della democrazia. Direi che questi signori dovremmo stanarli su questo punto chiave, così la semtteranno di stare con un piede in due scarpe!

jsm

«Come può, del resto, invocare diritti chi nega l’esistenza di una legge morale naturale assoluta e valida per tutti gli uomini, chi fa sua la filosofia dell’individualismo, del soggettivismo e dell’edonismo?»

Risposta: INVOCA DIRITTI CIVILI CHI SI RIFA’ ALLE LEGGI DELL’UOMO. CHE C’ENTRA LA MORALE COL CODICE CIVILE, FANTOMATICO DEMENTE??

Bruna Tadolini

x Ely

trascrivo l’ultima parte del capitolo sulla morale

“La nostra morale
Qualcuno, mentre descrivevo i dettami della morale dell’uomo non si sarà riconosciuto in essi. E’ vero! Il ripudio della moglie, la rupe Tarpea, l’esposizione dei neonati illegittimi non sono parte della nostra morale ed infatti mi sono guardata bene dal usare come sinonimi i termini “morale dell’uomo” e “nostra morale”. La morale di cui ho parlato fino ad ora è quella animale; quella, per intenderci, dei miseri pastori descritti nella Bibbia che lottavano, come animali, per la sopravvivenza della loro piccola tribù.
La nostra morale non è un ulteriore e tardivo frutto dell’evoluzione genetica ma uno dei prodotti dell’evoluzione culturale dell’uomo. Le nuove acquisizione, a cominciare dall’agricoltura, hanno sempre più svincolato l’uomo dalla necessità quotidiana di combattere per la vita. L’abbondanza ha diminuito la necessità della selezione naturale e favorito la tolleranza. Grandi pensatori (Confucio, Budda, Epicuro, Cristo) hanno individuato la fonte del dolore umano (l’affermazione di sé a scapito degli altri) e propugnato il rispetto del prossimo. La rivoluzione agricola ed industriale del settecento ha reso disponibili ulteriori risorse lasciando intravedere il possibile benessere per tutti. L’illuminismo e la rivoluzione francese hanno razionalizzato e diffuso la nuova morale sancita, infine, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Sì la nostra morale non è più quella della vita: non è basata sul principio che l’individuo è uno strumento al suo servizio. La nostra morale si prefigge come obiettivo il diritto di ogni individuo a vivere una vita degna di questo nome, ponendo la vita al servizio dell’uomo. Quale sarà la morale del futuro, dei nostri figli? Saranno le nostre scelte a determinare se vincerà la morale della miseria o quella del benessere. “

Stefano Chiaudano

«Come può, del resto, invocare diritti chi nega l’esistenza di una legge morale naturale assoluta e valida per tutti gli uomini, chi fa sua la filosofia dell’individualismo, del soggettivismo e dell’edonismo?»

Grazie alla democrazia, per esempio?

civis romanus sum

La Tadolini parlava della morale del 20% della popolazione che consuma l’80% delle risorse del pianeta … in cui effettivamente “L’abbondanza ha diminuito la necessità della selezione naturale e favorito la tolleranza” … rimane l’80% dei miserevoli che nel futuro quanto mai prossimo imporrà la sua morale che è ancora quella della vita .
Morale ad oggi è la necessità della condivisione della ricchezza e delle risorse pena l’estinzione della specie.

Frank

Pedrizzi ?ma non perdete a controbattere le idiozie di un clerico-fascista!

wwf

vai Bruna che sei forte! deve essere un piacere averti come insegnante di biochimica.

marco musy

Cara Bruna, lei dice “Il fatto è che la morale naturale;assoluta;universale esiste ed è quella che ha permesso ai nostri antenati preumani di divenire una specie sociale”. Ma questa affermazione si presta ad interpretazioni ambigue per un credente, che normalmente per ASSOLUTA intende l’esistenza di vincoli normativi la cui oggettivita’ trascende (pre-esiste e/o esiste indipendentemente) la nostra biologia e perfino il mondo fisico.
Al contrario, per gli organismi biologici l’unica morale “buona” e’ quella che ne permette la sopravvivenza, e le morali “cattive” sono quelle che li uccidono.
Per questi motivi farei attenzione a dichiarazioni come la sua che, sebbene corretta per come la intende lei, sono troppo inclini ad essere fraintese.
Saluti

Bruna Tadolini

X marco musy

gli scienziati hanno una cosa che si chiama onestà intellettuale che è quella che permette di confrontarsi onestamente e perciò…. di ottenere risultati!

Io parlo a quelli che vogliono conoscere e non a quelli che vogliono fraintendere! se non facessi così non aiuterei quelli che vogliono conoscere e per quanto riguarda quelli che vogliono fraintendere……

Bruna Tadolini

per completare il discorso! io sto scrivendo in un sito di atei per dare il mio contributo di conoscenza agli atei, per fornire loro quelle conoscenze e quegli argomenti che non hanno. Io alleno solo la mia squadra!

civis romanus sum

Vai Coach … abbiamo bisogno del tuo aiuto !

Se posso recluto anche le ponpongirls … per l’inno devo pensarci … forse qualcosa di De andrè … mmmh no , troppo triste … serve qualcosa di allegro ed in stile marcetta militare .

marco musy

🙂
Nel mio piccolo cerco anch’io di fare la stessa cosa. E’ solo che e’ facile imbrogliarsi con le parole e scoprire, solo dopo lunghi discorsi, che si davano nomi uguali a concetti diversi, o nomi diversi a concetti uguali. E nel caso dei credenti, molti nomi a nessun concetto.
Leggero’ con piacere il suo libro.

Saluti

emel

“Come può, del resto, invocare diritti chi nega l’esistenza di una legge morale naturale assoluta e valida per tutti gli uomini, chi fa sua la filosofia dell’individualismo, del soggettivismo e dell’edonismo?”

…come puo’ piuttosto un bestione ignorante e superstizioso come un indigeno africano ma senza abilita’ abilita’ particolare se non quella di farfugliare litanie senza nessun senso pratico, pretendere di comandare sugli altri che lo mantengono.
Questa e’ la vera domanda !!!

civis romanus sum

@ Bruna Tadolini

Ma io dicevo sul serio … ;-)) Comunque sei un esempio per me che seguo con interesse , i tuoi interventi , il tuo libro che ho letto , nonchè la tua cultura scientifica e non, sono diamanti di cui faccio tesoro .

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