“Non potevamo tacere, lo esigeva la famiglia”

Nessun attentato alle libertà civili, né tanto meno un’invasione di campo dei vescovi. Più precisamente la Nota pubblicata ieri dal Consiglio permanente è la «riaffermazione del valore insostituibile della famiglia» per la stessa società. E come tale «è un messaggio rivolto a tutti» e in particolare ai cristiani, specie se parlamentari, «affinché siano coerenti con i valori in cui credono» e si comportino di conseguenza anche nei confronti dei Dico. A poche ore dalla diffusione del testo che Avvenire pubblica integralmente, monsignor Luciano Monari spiega così il senso del documento messo a punto dal Parlamentino dei vescovi. «Non potevamo tacere – sottolinea il vescovo di Piacenza-Bobbio e vicepresidente della Cei – Non su una materia come questa».

Molti si sono chiesti qual è il senso di questa Nota, specie dopo che contro i Dico si erano levate molte voci di vescovi negli ultimi mesi.
Effettivamente tutti i vescovi italiani hanno già parlato del problema, con dichiarazioni pubbliche o interventi diretti alle loro diocesi. Ma era giusto che anche il Consiglio permanente, il quale rappresenta tutti i vescovi italiani, attraverso i presidenti delle conferenze regionali, prendesse una posizione unica. Questa Nota sottolinea in pratica che la promozione della vera famiglia è frutto non della particolare sensibilità di alcuni presuli, ma un impegno pastorale condiviso. […]

Come risponde, dunque, alle accuse di ingerenza mosse ai vescovi in questi giorni?
Ci sembra che, come vescovi, su questi temi abbiamo il dovere di parlare, altrimenti ci troveremmo di fronte a un silenzio inspiegabile. I rappresentanti della comunità cristiana non possono tacere, quando sono in gioco valori così importanti e decisivi.
Come definirebbe questa Nota: più pastorale o più politica?
È sicuramente una nota pastorale, perché nasce dalla sensibilità pastorale dei vescovi. Ma si può dire che è anche politica, nel senso che prende in esame il bene della società e il bene della persona nella società. E siccome la politica in senso alto vuole esattamente raggiungere questo obiettivo, si può dire che la Nota ha una rilevanza in questa direzione. Niente a che fare, invece, con la politica intesa come partiti e come schieramenti. Da questo punto di vista siamo il più al di fuori possibile. E chiediamo anche che le nostre posizioni non vengano strumentalizzate in un’ottica partitica. V orremmo, anzi, che diventino un’occasione per riflettere sulla politica in senso alto, cioè su quale sia il bene reale della società in cui viviamo e quali siano le strade migliori per realizzarlo. […]

Qualcuno parla di condizionamento delle coscienze. Come risponde?
Noi vogliamo solo offrire delle motivazioni per cui un parlamentare possa fare una scelta in conformità con quello che riteniamo il bene della persona e della società. Non c’è alcun condizionamento negativo, né alcuna costrizione o la previsione di sanzioni. Semplicemente noi ricordiamo ciò che dal punto di vista del comportamento cristiano ci sembra corretto o scorretto. Ma questo, come vescovi, lo diciamo in tutte le dimensioni dell’annuncio del Vangelo. Evidentemente, se qualcuno vuole essere cristiano, è “condizionato” da quello che il Vangelo chiede. E mi sembra che i vescovi nella Chiesa hanno proprio il compito di esprimere le esigenze del Vangelo. […]

Il testo integrale dell’articolo di Mimmo Muolo è stato pubblicato sul sito di Avvenire

5 commenti

Nikky

“Mi sembra che i vescovi della chiesa hanno proprio il compito di esprimere le esigenze del Vangelo”
Ah perché nel vangelo ci sono anatemi contro gli omosessuali? Non me ne ricordo neanche uno, chissà perché!
Il loro vizietto di rigirare la frittata non l’hanno perso, hanno anche il coraggio di parlare di strumentalizzazione.. loro ci campano con la strumentalizzazione!

Marco G.

“lo esigeva la famiglia”

Non bastano le scuse, vogliamo le prove, la lettera con le firme di Silvio, Veronica, Marina, Piersilvio, Barbara…

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