Testamento biologico: hanno parlato lo stesso giorno il Presidente Giorgio Napolitano e il cardinale Javier Barragan alla guida del Pontificio consiglio per la pastorale della Salute. Un sì e un incorraggiamento ad andare avanti dal Quirinale, un sì, con un elenco di sei condizioni, dal Vaticano. E un sì alle volontà anticipatorie è arrivato anche dagli esponenti delle grandi religioni, Islam, Ebraismo e Buddismo. Tutti, con diversi distinguo, hanno dato la loro adesione durante il convegno internazionale sul Testamento biologico promosso dalla commissione Sanità del Senato. Un accordo non scritto, una collegiale adesione per portare nel privato di ogni cittadino la liceità a dichiarare le volontà preventive. Che cosa fare e che cosa non fare sul proprio corpo nel caso in cui ci si dovesse trovare in una condizione di non autonomia e di impossibilità a scegliere.
«Ho constatato un clima di grande riflessività, un evidente impegno ad avvicinare le posizioni – ha detto il Capo dello Stato – e soprattutto ad individuare correttamente i problemi. Non dubito che si potrà avere un riscontro positivo nei lavori del Senato». Proprio a Napolitano, a settembre scorso, si era rivolto con una lunga lettera Piergiorgio Welby chiedendo di poter porre fine alla sua vita. «Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine ad una sopravvivenza crudelmente “biologica” – scriveva Welby affetto da distrofia muscolare sostenuto dall’aiuto di un ventilatore polmonare – io credo che questa sua volontà debba essere rispettata ed accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico». Un disperato e ultimativo appello: «Voglio l’eutanasia». […]
Un via libera alla legge sul Testamento biologico è stato pubblicamente dato dal cardinale Barragan che ha, però, imposto sei paletti al sì definitivo: 1)si evitino eutanasia e accanimento terapeutico 2)si tenga conto dell’evoluzione della medicina 3)si tratti di uno strumento modificabile 4)si includa l’utilizzo delle cure palliative 5) si stabilisca un vero fiduciario (persona che prende le decisioni nel caso il paziente non sia in grado di intendere e di volere)6) ci si rimetta al giudizio del medico e di un comitato di bioetica nel momento in cui vada valutato l’accanimento terapeutico. «L’idratazione e la nutrizione artificiale – ha aggiunto Barragan -, di per sé, non sono accanimento terapeutico perché non sono terapie, ma il modo ordinario di soddisfare i bisogni del paziente che non è in grado di avere cura di sé». La definizione, dunque, di ciò che è o che non è accanimento terapeutico diventa materia delicata e centrale per il ministro della Salute d’Oltretevere. Elemento essenziale di questa fase finale della cura, sostiene il cardinale, è «l’inutilità o la sproporzionalità delle terapie».
Sostanzialmente d’accordo si sono trovati i rappresentanti delle grandi religioni intervenuti al convegno: Amos Luzzato, già presidente dell’unione delle Comunità ebraiche italiane, il Lama Rimpoche Lharampa, direttore spirituale buddista ed il rappresentante islamico e docente di Filosofia all’università del Cairo Hassan Hassaneien. […]
Il testo integrale dell’articolo di Carla Massi è stato pubblicato sul sito de Il Messaggero
spero che questi cardinali un domani si trovino in condizioni tali da SUPPLICARE di morire.
luride merde schifose.
nessun fiduciario, medico o comitato di bioetica può decidere per me quello che IO considero accanimento terapeutico. Quanto ci vorrà perchè si capisca questo banale concetto? perchè questi discorsi diventino preistoria?
No Kaworu, auguriamoci solo che il testamento biologico si faccia in fretta.
Sul “luride merde schifose” son d’accordo 😉
Se i sei punti sono stati riportati alla lettera, devo dire che quel che mi colpisce di più è la loro ambiguità. Ricordo a chi legge che l’ambiguità è uno degli strumenti usati dai potenti per conservare ed esercitare la discrezionalità, ovvero l’opposto del diritto. A meno che per diritto si intenda quello del più forte.
Personalmente considererei equa anche una legge che avalli il suicidio assistito (almeno nel senso di procurare all’aspirante suicida i mezzi per praticarlo senza inutili sofferenze), indipendentemente da qualsiasi patologia. In definitiva, se posso acquistare una pistola, perché non devo poter acquistare qualche farmaco letale?
1)si evitino eutanasia e accanimento terapeutico
6) ci si rimetta al giudizio del medico e di un comitato di bioetica nel momento in cui vada valutato l’accanimento terapeutico
MALEDETTI CRIMINALI ASSASSINI, E SE IO LO VOLESSI L’ACCANIMENTO TERAPEUTICO? MI TOGLIETE LE CURE? PERCHE DOVRESTE DECIDERE VOI? COME OSATE?
«L’idratazione e la nutrizione artificiale – ha aggiunto Barragan -, di per sé, non sono accanimento terapeutico perché non sono terapie
MA DOVE STA SCRITTO CHE IO POSSO RIFIUTARE SOLO LE TERAPIE? OBBLIGARMI A INGERIRE QUALCOSA CHE NON VOGLIO E’ TORTURA, SIETE DEGLI SCHIFOSI BOIA IN SOTTANA.
“Elemento essenziale di questa fase finale della cura, sostiene il cardinale, è «l’inutilità o la sproporzionalità delle terapie».”
DECIDO SOLO IO COSA SIA INUTILE O SPROPORZIONATO PER ME. SE MI TOGLIETE QUESTA LIBERTA COSA DOVREBBE TRATTENERMI DAL DECIDERE SULL’INUTILITA DELLA VOSTRA VITA?
Pazzesco! Grazie mille cardinale per averci dato il permesso! Sul punto sei non sono per niente d’accordo, io non mi rimetto al giudizio di nessun medico, ma al mio di giudizio, il medico è un lavoratore come gli altri e fa quello che gli dice il cliente, punto. Come se andassi da un giornalio per chiedere una rivista porno e lui si rifiutasse per motivi di coscienza, pazzesco!
Il punto che mi fa più incazzare è il terzo. Come se ci fosse il bisogno di dirlo! Questi sono trucchetti da demagogo consumato, per suggerire in modo ambiguo l’idea che si voglia fare diversamente. Nel cervello del povero imbecille che ascolta (è evidente che gli italiani sono considerati tali da questi qui) si accende un segnale di pericolo: “e se cambio idea all’ultimo? quelli poi mi ammazzano! no, per carità”
Concordo con Davide e Aldo il punto che fa più incazzare è il 3, ma anche il 6 non scherza. in Sintesi se fosse approvata una legge sull'”eutanasia” con questi 6 punti sucederebbe cosi:
Io dico che non riesco più a vivere, ma il medico convoca un comitato che potrebbe prendere due decisioni:
– la prima è che quello con cui mi tengono in vita non è da considerare accanimento terapeutico e che stanno valutando un farmaco in sperimentazione da 10 anni su dei poveri animali, mi dicono “stia tranquillo sui topi sta avendo i primi effetti positivi”(wow, che sollievo penso io,grazie mielle dottori).
– mi dicono che si tratta di accanimento terapeutico, ma che la legge dice che si devono usare cure palliative e che prima di staccare le macchine si deve accertare l’evolversi del farmaco sui topolini.
Ma, cosa più importante(ironicamente ehehe), secondo voi, quanto litigheranno i nostri cari politic per il nome da dare a questa pseudo legge?
Eh si, mi si espropria la vita….
ah già essa è un dono che non mi appartiene….
Raphael, la vita non è un dono: viene imposta e non chi la riceve non ha alcun mezzo per rifiutarla. Il “dono” della vita è il primo atto di crudeltà subìto da ciascuno di noi.
Schopenhauer ebbe a chiedersi: “La specie umana continuerebbe ad esistere se i bambini venissero messi al mondo per un atto di pura razionalità? Un uomo non proverebbe piuttosto un’empatia tale nei confronti della generazione successiva da volerle risparmiare il peso dell’esistenza? O almeno da non accollarsi a sangue freddo la responsabilità di quel peso?”
C’è di che riflettere. La risposta di noi razionalisti a quesiti così razionali, se veramente siamo in grado di sentire eticamente come amiamo ribadire ad ogni pie’ sospinto, non può che essere univoca.
Ho scritto: “[…] e non chi la riceve non ha alcun mezzo […]”.
Doveva essere “[…] e chi la riceve non ha alcun mezzo […]”.