La norma eterosessuale

Intervistato domenica da Lucia Annunziata «in mezz’ora» su Raitre, monsignor Rino Fisichella, rettore della pontificia università Lateranense nonché cappellano di Montecitorio, ha corretto il tiro di monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che sabato aveva accostato, in una scala ideale delle «aberrazioni» pericolose per l’ordine familiare e sociale, le convivenze omosessuali all’incesto e alla pedofilia. Più cauto e più diplomatico, Fisichella ha cercato di restituire l’immagine di una Chiesa consapevole dell’impossibilità di discriminare eterosessuali e omosessuali sul piano giuridico, e disponibile a riconoscere ai gay i diritti alla successione e all’assistenza reciproca purché questo riconoscimento resti nell’ambito del diritto privato e non comporti un nuovo istituto di diritto pubblico come i Dico, troppo simile al matrimonio. Si sa che questa è la strettoia che la Chiesa indica per mantenere distinte le convivenze dal matrimonio accettando contemporaneamente che i conviventi acquisiscano i succitati diritti nella forma di diritti individuali, non di coppia. E si sa anche che da parte dei movimenti gay-lesbian la posta in gioco è precisamente quella del riconoscimento della coppia omosessuale. Sul piano della polemica politica questo è il conflitto in campo e per ora non se ne esce. Ma bisogna cominciare a frugare nelle pieghe della polemica politica per chiedersi quali altre poste in gioco, politiche e culturali, si stiano definendo o ridefinendo nello scontro sui Dico e sull’omosessualità: da una parte e dall’altra del campo di gioco.
Sul versante della Chiesa, il punto non è né solo né tanto l’interdizione e la condanna della sessualità gay e lesbica. Il punto è – l’ha ribadito domenica lo stesso Fisichella – il fantasma della genitorialità omosessuale che l’eventuale legalizzazione delle convivenze attiva. Sta qui infatti, per la Chiesa, la trincea di difesa dell’ordine naturale […] E’ evidente che la Chiesa scarica sulla genitorialità gay un problema che, in verità, la assedia da più parti: com’è noto, la procreazione naturale è messa in subbuglio dalla tecnologia, che «denaturalizza» di suo l’accoppiamento maschio-femmina; e la tenuta dell’istituto familiare tradizionale (che è in verità una forma storica, non naturale)è messa in subbuglio, oltre che dal divorzi, dalle madri single e dalle nuove famiglie allargate, anche dalle migrazioni. Si tratta di una trasformazione inarrestabile della famiglia tradizionale, che il testardo ribadimento da parte della Chiesa della norma eterosessuale non può bastare a contenere o ridurre.
Sul versante gay-lesbian, da’ltar parte, la ridefinizione delle poste in gioco non è meno cruciale. La richiesta di riconoscimento delle coppie omosessuali allo Stato porta infatti certamente alla luce un fatto sociale altrimenti destinato a rimanere, più o meno tollerato, nella penombra. Ma rischia di condannare alla penombra definitiva quelli e quelle, omosessuali e eterosessuali, che non assegnano allo Stato lo stesso potere di riconoscimento, e quelle pratiche sessuali e affettive che vogliono restare fuori dal cono del riconoscimento e della legalizzazione. Una volta che le «sovversive» coppie gay saranno riconosciute e legalizzate, che e sarà di queste pratiche sessuali, affettive e parentali, e della loro radicale estraneità alla norma e alla normalizzazione?

L’articolo di Ida Dominijanni è stato pubblicato sul sito del Manifesto 

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45 commenti

giorgio

la scienza cosa dice? per un orfano e’meglio crescere in un collegio o in una casa con una coppia di gay?

kattivik

Ho un piccolo grande dilemma.
Se la famiglia naturale (fondata sul matrimonio) è intesa tale in quanto il suo fine ultimo è la procreazione, le coppie (sposate) che non possono procreare (entrambi sterili) sono ancora da considerarsi famiglia oppure no?

Gio

Fisichella è tanto stupido quanto subdolo. Dire che la chiesa non discrimina i gay e contemporaneamente vietare i Dico (che sono ancora meno dei Pacs!) significa fare una cosa e e proclamarne (mentendo) l’esatto opposto.
Tante “belle” (e palesemente FALSE) parole, ma le discriminazioni restano.

Ateo Praticante

@kattivik

Penso sarebbero considerati come pericolosissimi disgregatori della famigliuolo serena e felice di due etero, in cui il marito alcolizzato picchia ogni sera la madre chese la fa con l’idraulico.

archibald.tuttle

“Ma rischia di condannare alla penombra definitiva quelli e quelle, omosessuali e eterosessuali, che non assegnano allo Stato lo stesso potere di riconoscimento, e quelle pratiche sessuali e affettive che vogliono restare fuori dal cono del riconoscimento e della legalizzazione. Una volta che le «sovversive» coppie gay saranno riconosciute e legalizzate, che e sarà di queste pratiche sessuali, affettive e parentali, e della loro radicale estraneità alla norma e alla normalizzazione?”

MA COME SI FA A SCRIVERE UNA COSA DEL GENERE? se una coppia omosessuale non vuole essere riconosciuta in alcun modo dallo stato, NON FA I DICO, esattamente come ci sono coppie eterosessuali CHE NON VOGLIONO NE SPOSARSI NE FARE I DICO. e’ ridicolo, e’ come dire che bisogna proibire il matrimonio per non discriminare quelli che non si vogliono sposare. siamo alla follia, siccome a qualcuno piace vivere il proprio rapporto in clandestinita, allora lo devono vivere TUTTI in clandestinita…

Pacs

Fisichella, Bagnasco e soprattutto Ratzinger, smettete di parlare a vanvera.
Pregate, dite tante messe che è meglio.

libero cittadino

stanotte Dio mi e’ apparso in sogno e mi ha detto che e’ molto incazzato con i politici italiani che vogliono far approvare i Dico e che e’ disposto a mandare un nuovo diluvio universale sull’Italia se verranno approvati

Kaworu

la chiesa è un’associazione a delinquere, punto e fine.

non c’è altra definizione.

Graziano

@kattivik
ma certo che è una famiglia, basta che arrivi lo spirito santo(l’idraulico di Ateo praticante) e tutto si sistema :-))

@Kaworu

brava, questo è il punto. Ma davvero.

Claudio De Luca

Come vedete, la questione dei PACS e dei DICO é un falso problema: dietro a queste proposte, peraltro assolutamente condivisibili e necessarie, si nasconde come un cavallo di Troia il preteso diritto all’adozione da parte di singles e gay.
Che dire? Personalmente non sono d’accordo, per motivazioni di carattere strutturale: sia i singles che i gay non hanno biologicamente rappresentata la complementarietà dei ruoli maschile e femminile.
Ora, dal momento che é presumibile che la miglior premessa per un armonico sviluppo psico-sessuale della Persona, sia appunto la contemporanea presenza di entrambe le figure genitoriali. Studi psicodinamici documentabili, dimostrano come le relazioni oggettuali del bambino – relative all’ambiente familiare – siano assolutamente determinanti nello sviluppo del Sé. Un surrogato paterno o materno (in caso di genitori diversi da quelli biologici) può senz’altro supplire, ma il ruolo dei sostituti é certo complesso, ambivalente, non sempre e comunque premiante ai fini del risultato educativo, proprio in virtù di questa maggior complessità relazionale da gestire. Una singola persona, si presume non possa essere in grado di rappresentare (per ovvi motivi) l’altra faccia della medaglia. Lo stesso accade per due sostituti genitoriali dello stesso sesso.
Ovviamente, qualsiasi soluzione é migliore di un collegio o di una comunità di minori (specie se gestiti da ecclesiastici), ma – in linea di principio – la coppia eterosessuale naturale dovrebbe rappresentare la maggior garanzia per una crescita affettiva armonica.
Purtroppo, nella realtà quotidiana dei fatti, le cose non stanno sempre così: sempre più bambini crescono in famiglie “allargate” che, se da un lato possono ben rappresentare uno stimolo capace di incoraggiare la socialità e l’identificazione reciproca, finiscono quasi sempre per confondere il bambino, qualche volta addirittura rendendolo ancor più solo, malgrado le tante (troppe) compagnie.
Il modello psicodinamico ci insegna, che almeno sulla carta l’adozione (già di per sé ed in sé stessa traumatica) dovrebbe essere prerogativa delle sole coppie eterosessuali STABILI.
Questa é la mia personale opinione, al di là delle classificazioni cliniche e nosografiche ipotizzabili o proponibili.

emel

>sia i singles che i gay non hanno biologicamente rappresentata la complementarietà dei ruoli
>maschile e femminile.
>

Baggianate patriarcali tramandate di generazione in generazione allo scopo primario di mantenere il potere sulle donne da parte degli uomini !

Ti consiglio di allargare la tua visione del mondo all’antropologia nella storia umana, oltre la psicoqualcosa… ti accorgeresti che quella che tu chiami complementarieta’, un concetto matematico e percio’ rigido e che non accetta interpretazioni, esiste solo sulla carta. (88 e 2 sono complementari, lo sapevi ?)

Ti suggerisco una domanda con cui trastullarti:
la (tua cosidetta) complementarieta’ c’e’ anche quando abbiamo una donna assertiva e un uomo remissivo ? …o questo e’ un “modello debole di famiglia” (scusa il linguaggio un po’ Ratz)

>La coppia eterosessuale naturale dovrebbe rappresentare la maggior garanzia per una crescita
>affettiva armonica.

pssst pssst dottore… Ehi dottore, un suggerimento per il futuro… non esiste nessuna Naturalita’ in quella che tu chiami coppia eterosessuale… convenienza si, sicuramente, ma naturale e’ DE FACTO qualunque cosa accada sul nostro pianetucolo…

La natura e’ in realta’ una clava che viene agitata a seconda della convenienza da sempre da parte delle scimmie parlanti di questo pianeta…
Pensa, dottore, che fino a poco tempo fa c’era chi asseriva con il massimo della foga dall’alto della sua laurea in qualcosa, che i neri (o negri per chi ama le parole forti) erano NATURALMENTE meno sviluppati intellettualmente dei bianchi, brandendo addirittura studi “scientifici” a supporto delle loro tesi naturali (naturali poiche’ condivise dalla maggioranza della popolazione razzista del loro paese).

archibald.tuttle

“dietro a queste proposte, peraltro assolutamente condivisibili e necessarie, si nasconde come un cavallo di Troia il preteso diritto all’adozione da parte di singles e gay.”

anche se i troiani avessero saputo che il cavallo nascondeva i greci non lo avrebbero comunque lasciato li.

Kaworu

@emel

esatto 😉

anche perchè i miei libri di psicologia dello sviluppo dicono altre cose (e cioè che un bambino allevato in una coppia omosessuale cresce tranquillo e felice come uno allevato in una coppia etero).

e ci sono fior di studi che lo dimostrano.

jesuschristyouaremylife

LA FAMIGLIA è FONDATA SUL MATRIMONIO TRA UOMO E DONNA, NONTRA UOMO E UOMO O DONNA E DONNA! IN QUANTO ALL’ ADOZIONE COME SI CRESCEREBBE AVENDO UN PADRE E… UN PADRE O L’ INVERSO, VEDENDO TUTTI I TUOI AMICI CON PADRE E MADRE? GRANDE FISICHELLA!!!!!!!!!

Kaworu

beh se non altro dei genitori omosessuali sarebbero perfettamente in grado di insegnare al figlio a leggere e a scrivere.

compito in cui i tuoi genitori hanno fallito, visto e considerato che non si capisce una mazza di quello che dici…

a parte le cazzate, gli studi ci sono. i risultati anche. quindi sostenere il contrario è semplice malafede.

kattivik

@ Claudio De Luca

Non credo di aver letto da nessuna parte che due sottoscrittori di DICO possano adottare un bambino.
Non capisco, quindi, da dove derivino le tue conclusioni.
Forse hai altre fonti rispetto alle nostre.
Sarei lieto se le fornissi anche a noi.
Saluti

JSM

come si cresce avendo un padre e una madre? non sempre e comunque bene: dicono niente Novi Ligure, Cogne, Montecchia di Crosara, ecc.? Tutta brava gente che ha mmazzato dei familiari. E non erano famiglie omosessuali……

Vassilissa

Mi sembra che dal mondo gay lesbico e dalle sue associazioni non sia mai arrivata la richiesta delle adozioni (potrei sbagliare e chiedo conferma, ma leggendo un intervento di Paolo Hutter si diceva così).
Il problema posto da loro è quello delle coppie omosessuali che i figli li hanno già, e non sono poche!! In america è una realtà normalmente accettata e sembra che questi bimbi crescano senza particolari problemi.
Quello delle adozioni è uno spauracchio agitato dalla chiesa, tanto per portare fuori strada la discussione. Avete notato quanta poca attenzione è stata data alla legge che FINALMENTE equipara i diritti dei figli “illegittimi” (che orrido termine) a quelli nati da persone sposate? Non si vuole parlare del vero problema dei diritti delle famiglie non contrattuali, scusate ma non trovo una definizione migliore.

jesuschristyouaremylife

Cogne, Novi Ligure, etc. sono casi limite e comunque non mi sarei mai azzardato a dire che le famiglie con padre e madre sono perfette, ho solo detto che a mio avviso le famiglie con adozioni fatte da gay (che in inglese significa allegro e non so cosa centri con l’ omosessualità) è possibile che escano brave persone, ma il ragazzo crescerà con una lunga serie di imbarazzi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

kattivik

@ jesuschristyouaremylife
Secondo alcuni il termine GAY è un acronimo (Good As You), coniato negli States.
E comunque ti assicuro che la maggior parte dei gay è molto più allegra ed amante della vita della maggioranza dei cattolici.
Per noi la vita va vissuta e non sacrificata!
Saluti

Kaworu

il ragazzo crescerà con una lunga serie di imbarazzi (che poi non è assolutamente vero) a causa di gente come te, jesus.

se gli idioti non esistessero, sarebbe un mondo migliore 😉

marco musy

E’ dimostrato con metodo scientifico che le coppie omosessuali sono ugualmente adatte ad allevare la prole quanto quelle eterosessuali. Si puo far finta di non saperlo o di non capirlo, ma le cose stanno cosi’.

“Can Lesbians, Gay Men, and Bisexuals Be Good Parents?
Yes. Studies comparing groups of children raised by homosexual and by heterosexual parents find no developmental differences between the two groups of children in four critical areas: their intelligence, psychological adjustment, social adjustment, and popularity with friends. It is also important to realize that a parent’s sexual orientation does not dictate his or her children’s. ”

http://www.apa.org/topics/orientation.html

emel

>ma il ragazzo crescerà con una lunga serie di imbarazzi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Se il ragazzo in questione viene da me, gli insegno io a prendere a calci in culo (e magari anche nelle palle) i razzisti cattolici che scaricano sui piu’ deboli i loro miserabili fallimenti in tutti gli ambiti e che si accostano alla religione solo per sentirsi accettati da un gruppo… che poi sono tutti quelli come te, no ?

Vedrai che poi di fronte a un cattolico si sentira’ un leone (al colosseo)… altro che imbarazzi.

Claudio De Luca

Ancora una volta, mi trovo nella condizione di dovermi spiegare meglio.
Non rispondo ai provocatori, ma solo a chi ha più di qualche conoscenza tecnica sull’argomento.
E’ evidente, come non esistano a tutt’oggi dati certi sulla possibile collocazione nosografica dell’omosessualità.
L’argomento, molto complesso e controverso, lascia spazio a tentazioni riduzioniste ed a possibili equivoci.
Lungi da me l’idea di attribuire una connotazione negativa ai termini di “devianza”, “malattia”, “patologia”, “perversione” ed “inversione”.
In medicina questi vocaboli si adoperano per significare concetti del tutto privi di connotazioni etiche ed etico-morali, ben diversamente da quanto accade presso coloro che medici non sono.
I non medici, abusano del concetto di malattia, deformandolo in misura grottesca, al fine (spesso solo parzialmente consapevole) di erigere una barriera morale fra “buoni” e “cattivi”.
Al di là di tutto ciò, nell’atto di interrogarmi se sia lecito o meno consentire a gay e singles di adottare minori e nella piena coscienza dell’assoluta opinabilità delle mie personali opinioni (peraltro ho già più volte ribadito come sull argomento non vi sono spiegazioni certe), mi sembre di poter dire – al di là di ogni ragionevole dubbio – che in linea del tutto generale i dati in nostro possesso depongano per preferire l’affidamento a coppie eterosessuali stabili, piuttosto che a coppie omosessuali, singles, istituti per minori, congregazioni religiose, collegi.
La mia opinione si fonda sul fatto che la complementarietà di genere include sempre una potenziale ricchezza affettiva, che una persona sola, una istituzione o una coppia di individui congeneri non può possedere.
Un uomo ed una donna sentono, esprimono, vivono, esperiscono, percepiscono diversamente l’uno dall’altra.
Questo dato é emerso (fra l’altro con assoluta chiarezza) anche grazie alle nuovissime acquisizioni delle neuroscienze.
In linea del tutto generale, la donna possiede una intelligenza affettiva, una facoltà associativa ed una duttilità cognitiva superiori all’uomo.
Questi, da parte sua, possiede (in linea generale) una intelligenza teoretica più coerente ed una spazialità meglio rappresentata.
Molti altri esempi potrebbero essere fatti, a dimostrazione di questa grande ricchezza che si chiama complementarietà.
Attenzione! non sto facendo apologia nei confronti della tradizione familiare patrilineare o patriarcale (né ai più antichi modelli di matriarcato).

Claudio De Luca

@marco musi: sapresti dirmi come sono state randomizzate le coorti di soggetti, qual’é la loro consistenza numerica, se si tratta di una metaanalisi o di uno studio prospettico, qual’é il valore (P) della significatività statistica, dell’intervallo di confidenza, quali gli autori, quale la rivista scientifica ed infine, il nome del lavoro?
Grazie

Kaworu

“la gaia famiglia” di daniela danna e margherita bottino.

lettura interessante.

Kate

Assolutamente favorevole all’adozione delle coppie omosesuali, ma purtroppo nel nostro paese ho paura si sia ancora così indietro…quelle che si definisce coppie “stabili” e per questo possibile sede di adozione, sono quelle coppie che troppo spesso “rimandano al mittente” il bamabino adottato, perchè magari considerato difficile!!!!
Qui la differenza non è tra gay ed etero è tra persone che hanno un reale desiderio di essere genitori e persone che magari lo fanno solo perchè la società glielo chiede!

Kate

Coppie di fatto e legge Dico: diritti negati alle unioni civili o agli umani “sentimenti”?!

Claudio De Luca

Chiaro, che la stabilità in sé stessa, per quanto importante, é solo un presupposto assolutamente iniziale, di principio.
Ci sono poi molte altre cose di cui tener conto, più importanti.
Innanzitutto, il volersi bene …

emel

>Ci sono poi molte altre cose di cui tener conto, più importanti.
>Innanzitutto, il volersi bene …
>

Embeh ? Hai altre ovvieta’ da propinarci ?

…pure lo psicoqualcosa omofobo ci tocca.

emel

@Claudio De Luca

>La mia opinione si fonda sul fatto che la complementarietà di genere include sempre una
>potenziale ricchezza affettiva, che una persona sola, una istituzione o una coppia di individui
>congeneri non può possedere.
>

Tu confondi il genere con i genitali dottore… ahi ahi ahi.

…e non hai quasi conoscenza del problema, se non forse tramite qualche sporadico sfortunello che forse ti ha raccontato la sua storia o qualche pseudo testo medico di sessuologia degli anni che furono (e lo furono perche’ si voleva che lo fossero, non perche’ lo erano veramente).

…non conosci abbastanzaa coppie gay, non conosci abbastanza lesbiche e non conosci abbastanza persone che hanno cambiato sesso per avere un quadro nosografico (eh… visto che anch’io so tirare fuori i paroloni…) serio, completo e soprattutto utile.
…ma nonostante questo parli, parli, parli e con che saccenza poi !

Quello che tu chiedi a Damiano…
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sapresti dirmi come sono state randomizzate le coorti di soggetti, qual’é la loro consistenza numerica, se si tratta di una metaanalisi o di uno studio prospettico, qual’é il valore (P) della significatività statistica, dell’intervallo di confidenza, quali gli autori, quale la rivista scientifica ed infine, il nome del lavoro?
——————————————————————————
Dovresti esibirlo TU *prima di chiederlo*… poi ne possiamo parlare.
Altrimenti le tue convinzioni, restano le tue convinzioni (il termine ateo devoto dice nulla ?)

Ma perche’ tu non pensi che ti si provochi (casomai e’ il contrario) te lo ricordo ancora prima di andare a nanna:
Tu confondi il genere con i genitali dottore.
La complementarieta’ di genere e’ una cosa… la complementarieta’ di genitali e’ cosa completamente diversa.
Non dirmi che bisogna spiegartele, le differenze.

Claudio De Luca

emel@: gli atei devoti sono coloro che – come Marcello Pera ed altri – pur non credendo in Dio riconoscono alla Chiesa una sua propria utilità sociale ed una possibile missione civilizzatrice nel mondo.
Devo purtroppo deluderti: non credo che la Chiesa abbia una sua utilità, né sono devoto.
Un pidocchio come te non può guardare più lontano di un pelo di culo.

Ernesto

Esimio dr. De Luca, lei fa di tutta l’erba un fascio, confonde – oltre al genere coi genitali, come ricordava prima la Sig.ra Emel con rara chiarezza – analisi statistiche su gruppi con certezze sugli individui…ahi, ahi, questi sono tutti errori piuttosto gravi per uno stimato professionista come Lei.
____
Al di là di tutto ciò, nell’atto di interrogarmi se sia lecito o meno consentire a gay e singles di adottare minori e nella piena coscienza dell’assoluta opinabilità delle mie personali opinioni (peraltro ho già più volte ribadito come sull argomento non vi sono spiegazioni certe), mi sembre di poter dire – al di là di ogni ragionevole dubbio – […]
____

Spero che Lei si renda conto di aver burbanzosamente affermato, con una saccenza da regime monarchico, che le sue opinioni sono le uniche “al di là di ogni ragionevole dubbio”.
Quanto al resto…
due particolari individui possono trasmettere ai figli una “ricchezza”, sia affettiva che intellettuale, dipendente da molteplici fattori: la loro cultura, la loro intelligenza o, genericamente, dalle più minute peculiarità del loro spirito, se mi consente un certo lirismo.
Le analisi statistiche sono utilissime, ma a volte un po’ troppo limitate.
ArriverLa e buona arroganza.

Claudio De Luca

@ernesto:
Che l’omosessualità sia una realtà notevolmente polimorfa é indubbiamente vero, come del resto varie possono essere le sue potenziali cause. La mia é una sempice ipotesi, fra le molte possibili, che non ha pretese di essere più vicina al vero di altre.
La statistica é un argomento estrememente “scivoloso”: non l’ho invocata io. Piuttosto, ho risposto indirettamente ad un intervento che citava fonti statistiche, appunto, a supporto delle sue tesi, favorevoli all’adozione di minori da parte di persone omosessuali.
Le dico di più: é ben possibile, che le mie opinioni riflettano un inconscio desiderio di collocazione, di ordine se preferisce od una sfumata ostilità nei confronti degli omosessuali.
Nessuno può dirsi al riparo dal pregiudizio, dunque neppure il sottoscritto.
Ma non per questo non devo sentirmi libero di esprimere un’opinione forte e ben caratterizzata.

Ernesto

Sì, quello che dice è teoricamente vero. Anche Hitler avrebbe potuto appellarsi ad un argomento del genere.
Tuttavia la comprendo benissimo: io ho una sempre più marcata ostilità nei confronti degli eterosessuali (solo maschi, però; stimo molto le donne). Non per questo pretendo di privarvi dei diritti civili, né ricorro a questionabili argomentazioni “parascientifiche” per dimostrare che ho ragione. Né mi lascio andare a invettive contro di voi, tranne a commento di notizie dove proprio non riesco a trattenermi, a malincuore.
Il vero problema è che dovremmo fondare anche noi uno stato tutto nostro come hanno fatto gli ebrei, tanto se no non ci lascerete mai in pace; così come non avreste mai lasciato in pace gli ebrei.
Qui c’è una vera spiegazione psicoanalitica: siete istintivamente violenti, avete bisogno di un soggetto sociale più debole con cui sfogare periodicamente le vostre pulsioni bestiali (una minoranza pacifica e intellettualmente vivace è perfetta per lo scopo: ebrei prima, poi sono finiti, quindi i gay).

Claudio De Luca

@ernesto:
La tua vibrata risposta, per quanto comprensibilmente polemica ed irrazionalmente eccessiva, é umanamente toccante.
Non scherzo, né esagero.
Credo proprio di dover rivedere queste mie idee a proposito della presunta inadeguatezza degli omosessuali in materia di adozione.
Del resto, lo stesso Freud ipotizzava una tendenziale bisessualità degli animali evolutivamente più complessi, Homo Sapiens incluso.
Ti ringrazio per avermi fatto riflettere e chiedo scusa per le conclusioni affrettate alle quali, probabilmente, sono giunto.
Da questo momento, credo sia opportuno io sospenda ogni ulteriore giudizio in merito, almeno fino a quando non avrò meglio approfondito l’argomento specifico.

Ernesto

“irrazionalmente eccessiva,”
No, mi dispiace. Niente irrazionalità, solo logica estrapolazione dalla realtà osservabile. Questo secondo la definizione convenzionale di razionalità, non la Sua e cioè: “ciò che è conforme alle mie opinioni”, come emerso da un suo precedente post.
Comunque, al di là delle polemiche, sono positivamente sorpreso dal fatto che abbia cambiato idea.

Claudio De Luca

@ernesto:
Vedi Ernesto, é difficile sollevare sé stessi dai residui (razionali o non) della nostra educazione. Lo sforzo di obiettività che credo di compiere, non sempre é premiato dal successo. Non era mia intenzione offendere te, né gli omosessuali in genere. Il mio era solo un tentativo di spiegazione, se preferisci un pensiero “ad alta voce”, del tutto privo di pretese. Rimango dubbioso, lo ammetto, sulla sensatezza di affidare un minore a singles e gay. Non tanto perché consideri l’omosessualità una condizione da inscrivere con certezza nella patologia, bensì perché reputo la molteplicità e la complementarietà come un fattore di potenziale ricchezza. Ho notato, a tal proposito, che il mio scetticismo a riguardo dei singles non ti ha coinvolto. Eppure, é chiaro che la condizione di single in quanto tale, prescinde del tutto dalla cosiddetta devianza. Ebbene, lo stesso motivo per cui ancora nutro riserve per i singles sottende – credo – il mio atteggiamento di scetticismo nei confronti degli omosessuali. Ovviamente, sto parlando dello specifico argomento “adozione” e non di altro.
Dunque, non si tratta qui di stabilire se gli omosessuali siano o meno persone normali. Non é questo il punto. Fra l’altro, il fatto che un bambino possa essere affidato alle algide cure di un istituto religioso (o laico) mi lascia ancora più perplesso. La tua risposta mi sembra eccessiva (sebbene umanamante comprensibile), in quanto paragoni la mia prudenza sul diritto all’adozione, probabilmente eccessiva e comunque opinabilissima, all’intolleranza più becera e volgare: mi hai di fatto paragonato ad un aguzzino che ha sterminato milioni di esseri umani. Inoltre, hai forse confuso la chiarezza e la nettezza dei miei toni a quelli di un “Diktat” omofobico. Ciò non ostante, é ben possibile che tu abbia ragione ed io torto.
La ricerca della verità deve essere coraggiosamente perseguita, anche contro le proprie opinioni, se necessario. Sospendo dunque il mio personale giudizio sull’argomento “adozione”, nell’intento di meglio documentarmi e riflettere, spero in maniera equanime e serena.
Freud stesso si appellava ad un possibile naturale bisessualismo dei mammiferi evolutivamente superiori, considerandolo fisiologico.
Dunque, se l’argomento é così delicatamente controverso, devo dedurre che la mia opinione possa essere errata e comunque da rivedere radicalmente.
Ti cito solo un passo tratto dai “Tre Saggi Sulla Teoria Sessuale” del padre della psicanalisi:
“che gli invertiti non siano degenerati né malati emerge da più fatti: 1) si riscontra l’inversione della libido in persone che non presentano alcuna grave deviazione dalla norma 2) trattasi per lo più di persone la cui efficienza non é disturbata e che, anzi, si distinguono per assetto morale e sviluppo intellettuale particolarmente elevati”….e ancora: “si ritrova l’inversione presso popoli antichi al culmine della loro civiltà, la si riscontra enormemente diffusa presso molti popoli selvaggi e primitivi, mentre si é soliti restringere l’àmbito del fenomeno alle culture più avanzate, spesso correlandolo ad una presunta degenerazione di queste” … Ora, caro Ernesto, a parte la terminologia tardo-ottocentesta, il concetto mi appare sufficientemente chiaro: Freud non se la sente di inscrivere l’omosessualità nella patologia. Anzi, considera i cosiddetti “pervertiti” (semanticamente tali qualora consideriamo la versione o direzione più ricorrente della libido) maggiormente al riparo da possibili disordini mentali e psichiatrici, differentemente dai nevrotici ad esempio.
Lungi da me l’idea di perdermi in tecnicistiche descrizioni … ti lascio semplicemente intendere come la pretesa solidità dell’equazione “omosessualità=malattia” vacilla tremendamente.
A parte tutto ciò, mi preme sottolineare il fatto che la tua vibrata protesta mi ha colpito per molteplici motivi. Primo fra questi, la necessità urgente di rivedere le mie opinioni sull’argomento. Se il tuo intervento ha suscitato in me uno spunto di attiva riflessione, non posso che rallegrarmene.
E, naturalmente, ringraziarti.

Ernesto

Mi vedo costretto a ricorrere al quoting:

“Vedi Ernesto, é difficile sollevare sé stessi dai residui (razionali o non) della nostra educazione. Lo sforzo di obiettività che credo di compiere, non sempre é premiato dal successo. Non era mia intenzione offendere te, né gli omosessuali in genere.”

Capisco. Tuttavia, non posso fare a meno di notare che tutti, clero e politici (ad eccezione di Calderoli e Volonté) dichiarano di non volerci offendere. Però le implicazioni dei loro pensieri è che, per una ragione o per l’altra, i gay sono “meno degni” degli altri: la nostra vita è disordinata, l’amore debole, la psiche disturbata, e via un variegato e multiforme (quanto improbabile) elenco di nostre presunte mancanze, pecche, difetti che renderebbero la nostra esistenza meno “completa”, “ricca” o “ordinata” rispetto a quella dei grandi eterosessuali.
Questa è la mia opinione riguardo l’origine di tale atteggiamento, ed è una spiegazione sociobiologica: il vostro è un delirio narcisista, frutto del vostro carattere (parlo dei maschi eterosessuali), innatamente megalomane e egocentrico molto più del carattere di donne e gay. Parlo in generale, naturalmente. Ci sono eccezioni. Voi pensate che il vostro modello di comportamento sia il migliore possibile, tanto che per tutta la storia non avete mai mancato di formalizzare, celebrare e rivestire d’onore manifestazioni in realtà distruttive e bestiali che tipicamente tanto vi piacciono e solo a voi.
Un altro motivo possibile del vostro disprezzo per l’amore omosessuale è che non l’avete mai provato, e quindi non lo capite. Io fino alla tarda adolescenza – parlo sul serio – credevo che le relazioni fra uomini e donne eterosessuali fossero determinate solo dalla pura attrazione sessuale degli uomini per le tette e altri particolari anatomici femminili, e da un atteggiamento debole e sciocco inculcato dalla società nelle donne, sempre alla ricerca di sentimenti e “emozioni romantiche” (così pensavo all’epoca). Non riuscivo nemmeno a concepire (non mi sforzavo, a dire il vero) che ci potesse essere un coinvolgimento affettivo e a volte intellettuale, e ne ero vagamente disgustato. Crescendo, anche se è passato poco tempo, ho capito che era una visione stupida, o comunque limitata a una minoranza di casi. Ma specularmente, molti eterosessuali non compiono mai un salto analogo e ci considerano bestie di campo.

” Il mio era solo un tentativo di spiegazione, se preferisci un pensiero “ad alta voce”, del tutto privo di pretese. Rimango dubbioso, lo ammetto, sulla sensatezza di affidare un minore a singles e gay. Non tanto perché consideri l’omosessualità una condizione da inscrivere con certezza nella patologia, bensì perché reputo la molteplicità e la complementarietà come un fattore di potenziale ricchezza. Ho notato, a tal proposito, che il mio scetticismo a riguardo dei singles non ti ha coinvolto. Eppure, é chiaro che la condizione di single in quanto tale, prescinde del tutto dalla cosiddetta devianza. Ebbene, lo stesso motivo per cui ancora nutro riserve per i singles sottende – credo – il mio atteggiamento di scetticismo nei confronti degli omosessuali. Ovviamente, sto parlando dello specifico argomento “adozione” e non di altro.”

Ho capito perfettamente il suo punto. Ciò che io, come altri, le contesto è il fatto che la complementarità non deve per forza essere complementarità dei genitali. La ricchezza affettiva e di ogni altro genere trasmessa a un figlio dipende soprattutto dalla personalità dei genitori. E i genitori (gay o no) spesso formano una coppia proprio perché riconoscono e apprezzano nell’altro(-a) peculiarità caratteriali diverse dalle proprie.
Per questo motivo sono parzialmente d’accordo con lei per quanto riguarda i single. Tuttavia preferirei che un bambino sia affidato a un(a) single competente piuttosto che a un istituto religioso.

“La tua risposta mi sembra eccessiva (sebbene umanamante comprensibile), in quanto paragoni la mia prudenza sul diritto all’adozione, probabilmente eccessiva e comunque opinabilissima, all’intolleranza più becera e volgare: mi hai di fatto paragonato ad un aguzzino che ha sterminato milioni di esseri umani. Inoltre, hai forse confuso la chiarezza e la nettezza dei miei toni a quelli di un “Diktat” omofobico.”

Non dubito che le sue intenzioni fossero le migliori possibili. E questo, mi consenta, non fa altro che confermare le idee espresse nella mia risposta al primo paragrafo.
Il paragone con Hitler era forse eccessivo, comunque non riferito direttamente a lei. Mi scusi se si è offeso; io non ho nessun desiderio di offendere né alcun problema a scusarmi, non essendo etero.

“Freud stesso si appellava ad un possibile naturale bisessualismo dei mammiferi evolutivamente superiori, considerandolo fisiologico.
Dunque, se l’argomento é così delicatamente controverso, devo dedurre che la mia opinione possa essere errata e comunque da rivedere radicalmente.
Ti cito solo un passo tratto dai “Tre Saggi Sulla Teoria Sessuale” del padre della psicanalisi:
“che gli invertiti non siano degenerati né malati emerge da più fatti: […] … Ora, caro Ernesto, a parte la terminologia tardo-ottocentesta, il concetto mi appare sufficientemente chiaro: Freud non se la sente di inscrivere l’omosessualità nella patologia. Anzi, considera i cosiddetti “pervertiti” (semanticamente tali qualora consideriamo la versione o direzione più ricorrente della libido) maggiormente al riparo da possibili disordini mentali e psichiatrici, differentemente dai nevrotici ad esempio.
Lungi da me l’idea di perdermi in tecnicistiche descrizioni … ti lascio semplicemente intendere come la pretesa solidità dell’equazione “omosessualità=malattia” vacilla tremendamente.”

Personalmente, non credo che la bisessualità sia tanto diffusa, né che tutti siano bisessuali di default. Credo che la maggioranza delle persone abbia un orientamento sessuale determinato alla nascita e sostanzialmente immodificabile, anche se relazioni eterosessuali (o omosessuali per i non-gay) siano occasionalmente possibili.
A livello di gruppi, ci sono differenze generali nella personalità, oltre che semplici differenze nei gusti strettamente sessuali. Il cervello presenta dimorfismo sessuale. Credo che i gay abbiano almeno una parte del cervello più simile alle maggioranza delle donne che non alla maggioranza degli altri uomini, conseguenza di una anomalia (nel senso di “diversità dalla norma, dalla cosa più comune”) del processo di virilizzazione fetale del cervello, anche se la questione non è tutta risolta così. Ho scritto le mie riflessioni su questo a commento di una vecchia notizia e non mi ripeto perché fu una cosa lunghissima. L’omosessualità non è una malattia mentale, non come lo è la schizofrenia o il disturbo bipolare, questo mi sembra evidente. E’ evidente per tutti coloro che non cercano un pretesto per razionalizzare il proprio odio pregiudiziale.

“A parte tutto ciò, mi preme sottolineare il fatto che la tua vibrata protesta mi ha colpito per molteplici motivi. Primo fra questi, la necessità urgente di rivedere le mie opinioni sull’argomento. Se il tuo intervento ha suscitato in me uno spunto di attiva riflessione, non posso che rallegrarmene.
E, naturalmente, ringraziarti.”

Anch’io la ringrazio perché si è rivelato insolitamente (per voi) disposto ad ascoltare l’opinione della parte avversa. Bravo.

Claudio De Luca

E’ sorprendente quante cose si percepiscano ad una seconda o addirittura una terza lettura di una mail, che ad un primo esame – apparentemente attento – erano sfuggite!
Si colgono vocaboli in prima istanza completamente scotomizzati, ossia non “visti”, significati e significanti diversi, tante sfumature.

Un medico é generalmente abituato a concepire la vita da un punto di vista biologico.
E’ talmente intriso di biologia, che spesso ha difficoltà ad interloquire su un “niveau” differente.
Ma a proposito delle differenze di genere, si vanno accumulando dati sempre più convincenti sulla differente biochimica e fisiologia neuronale che caratterizza e differenzia – nel mondo della riproduzione sessuale – il cervello maschile e quello femminile.
Maschio e femmina non sono uguali, dunque.
E’ probabile che il genere femminile rappresenti una espressione più evoluta di quello maschile, in virtù della maggiore complessità della sua natura.
Potrei fare molti esempi, ma non voglio tediarti né stressare l’argomento.
La stessa diversità strutturale, non é stata documentata a tutt’oggi fra soggetti congeneri, ossia appartenenti allo stesso sesso, nonostante l’enorme peso la mole della soggettività individuale.
Certamente, si potrebbe ipotizzare quanto sembri suggerire.
Perlomeno, per una parte degli omosessuali.
Ma finora non sono emerse differenze strutturali di indiscutibile rilievo.
Vero é, che la ricerca scientifica può essere orientata nella direzione maggiormente desiderata ma, a memoria, non ricordo di aver letto studi importanti in materia di una possibile differenza nella neurochimica fra maschi omo ed eterosessuali.
E’ possibilissimo che nel prossimo futuro emergano dati che arricchiscano o addirittura smentiscano i dati raccolti.
Se per molti omosessuali l’orientamento potrebbe essere guidato da un sostrato genetico o genetico-biochimico, lo stesso non può dirsi per tutti: come sai, l’omosessualità si caratterizza per un notevole pleiomorfismo di caratteri.
Condivido, da eterosessuale, parte delle tue amare considerazioni a proposito del cosiddetto mondo maschile.
E’ probabile, che se le donne fossero state da sempre incoraggiate ad esprimere la loro soggettività di genere, il mondo avrebbe conosciuto meno guerre.
Ma non sottovaluterei del tutto la natura dell’aggressività femminile, non tanto dal punto di vista quantitativo, ma piuttosto da quello qualitativo.
Credo poco nei modelli riduzionisti.
Dunque, l’ipotesi di un “cervello femminile in un corpo maschile” (e viceversa) mi lascia alquanto tiepido.
Sarei più proclive a credere, che nel corso della vita individuale si vadano progressivamente selezionando (penso al Darwinismo neurale di Edelmann) determinati circuiti a sfavore di altri, anche e soprattutto a causa delle prime fasi dello sviluppo pscicosessuale.
Ma, anche su questo specifico punto non me la sento di dire molto.
Per concludere: attento a non cadere anche tu vittima del pregiudizio, nel tuo caso eterofobico.
Mi ha fatto piacere interloquire con te.
Alla prossima occasione!

Ernesto

Anch’io concepisco la vita da un punto di vista biologico, non solo perché la biologia è la scienza che studio, ma anche perché credo semanticamente non possa esistere un altro punto di vista. 🙂

“E’ probabile che il genere femminile rappresenti una espressione più evoluta di quello maschile, in virtù della maggiore complessità della sua natura.”
Cosa intende per “più evoluto”? Certamente le donne hanno un comportamento sociale che a lungo termine è più benefico per tutti. D’altra parte, certe statistiche mostrano che i maschi hanno abilità matematiche mediamente superiori alle femmine. Lawrence Summers perse il posto per aver detto questa verità, assolutamente irrilevante per ogni particolare individuo. La gente è strana, no?

Lei vuole studi a proposito di differenze cerebrali fra maschi etero e omosessuali. Provi a leggere questo:
Zachs, R. LeVay Shares Thoughts On ‘Gay Gene’ Research. The Tech. 1996, 116:27, pp. 17. Massachusetts Institute of Technology.
Riassumo: sono state rilevate differenze significative in vari nuclei ipotalamici, in particolare INAH-3.

“Dunque, l’ipotesi di un “cervello femminile in un corpo maschile” (e viceversa) mi lascia alquanto tiepido.”
Nemmeno io propendo per una spiegazione così semplice. Per fare solo un esempio Swaab, Hofman e Goreen hanno trovato (guardi su PubMed http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?cmd=Retrieve&db=pubmed&dopt=Abstract&list_uids=7560933 ) che il nucleo SDN dell’ipotalamo anteriore è sostanzialmente uguale nei maschi sia gay che etero, mentre è diverso (più piccolo) nelle femmine.
In un altro studio parti del cervello di omosessuali si sono rivelate differenti dagli eterosessuali sia maschi che femmine. Sappiamo inoltre che fra i gay c’è una percentuale insolitamente elevata di mancini.
Insomma, sembra proprio che i maschi omosessuali abbiano particolarità che li distinguono a livello cerebrale dagli eterosessuali di ogni genere.

“Sarei più proclive a credere, che nel corso della vita individuale si vadano progressivamente selezionando (penso al Darwinismo neurale di Edelmann) determinati circuiti a sfavore di altri, anche e soprattutto a causa delle prime fasi dello sviluppo pscicosessuale.”
Il darwinismo neurale è un processo che ha luogo massimamente durante la fine dello sviluppo fetale e la prima infanzia. Sono d’accordo che la differenziazione sessuale del cervello possa avvenire in parte anche dopo la nascita, tuttavia sono scettico sul fatto che questo possa essere la base neurale per la determinazione stessa dell’orientamento sessuale. Ma anch’io non sono molto sicuro su questo punto. Forse ha ragione, forse no.

“Per concludere: attento a non cadere anche tu vittima del pregiudizio, nel tuo caso eterofobico.”
Voglio raccontarti (consentimi di darti del tu per questa volta, benché non approvi) un simpatico aneddoto – fra i tanti che si potrebbero proporre anche in anni più recenti – che forse non conosci.
Nel 1941, Pierre Seel era un giovane 18enne di Malhouse. Quando i nazisti assunsero il potere in Alsazia il suo nome venne scoperto in una lista di omosessuali locali, che ricevettero l’ordine di presentarsi presso la stazione di polizia. Seel obbedì all’ordine per evitare ripercussioni ai propri familiari. All’arrivo alla stazione di polizia egli, insieme agli altri gay, venne picchiato; ad alcuni, che cercarono di resistere, vennero strappate le unghie dagli uomini delle SS. Altri ancora vennero sodomizzati con righelli spezzati che causarono lesioni ed emoraggie intestinali.
Dopo il suo arresto, Seel venne inviato nel campo di concentramento di Schirmeck. Qui Seel racconta che durante un appello mattutino il comandante del campo annunciò un’esecuzione pubblica. Un uomo venne portato fuori e Seel lo riconobbe: era il suo amante, anche lui diciottenne, di Mulhouse. Seel prosegue raccontando che le guardie del campo gli strapparono gli abiti e legarono un secchio di metallo sottile sopra la sua testa, quindi gli aizzarono contro pastori tedeschi addestrati che lo sbranarono vivo, di fronte a Seel e a centinaia di altri prigionieri, mentre le sue urla risuonavano amplificate dal secchio.
Durante il periodo nazista circa 60.000 omosessuali vennero internati nei lager, spesso disprezzati e fatti oggetto di violenza da parte degli altri detenuti. Il loro tasso di mortalità fu secondo solo a quello degli ebrei. Ma mentre questi ultimi alla fine della guerra vennero liberati e infine risarciti, i gay furono immediatamente riarrestati e di nuovo rinchiusi in carcere perché la legge nazista sull’omosessualità (il Paragrafo 175) non venne abrogata come le altre, se non 20 anni dopo la caduta del nazismo. A tutt’oggi, non ci sono stati né risarcimenti alle vittime né scuse ufficiali che io sappia.
Quindi, se si ritiene comprensibile che gli ebrei mantengano ancora oggi una certa diffidenza o rancore (una…goyimofobia?) verso i gentili, non vedo perché io non possa fare altrettanto cogli etero. Un atteggiamento del genere non è bislacco, fanatico o irrazionale. Piuttosto, mi chiedo come fanno molti gay che conosco a non condividerlo.

ArrivederLa, e perdoni il cupo tono finale.

Claudio De Luca

@ernesto:
Caro Ernesto, ad ogni post che inserisci cresce la mia stima nei tuoi confronti.
Di gran lunga, perferisco le argomentazioni scientifiche alle altre.
Dunque, ti rinrazio per avermi segnalato lo studio sui nuclei ipotalamici, che avrò cura di esaminare nelle prossime settimane, impegni professionali e privati permetendo, per poi – se credi e mi consenti – illustrarti le mie opinioni.
Naturalmente, approvo la possibilità che tu mi dia del tu: un medico non é superiore ad altri solo per il fatto di conoscere relativamente bene la fisiologia e la patologia umane!
Mi compiaccio che tu conosca l’ipotesi del darwinismo neurale di Edelmann.
Sai che altri neuroscienziati ne hanno recentemente criticato i postulati essenziali, ma ancora non ho letto a sufficienza sullo specifico argomento.
Noto che adoperi il termine di “gentili”, come adoperano fare gli ebrei nei confronti delle altre genti. Ti identifichi idealmente con essi o sei ebreo? Ho molti amici ebrei, fra questi un carissimo collega che – fra l’altro – mi presentò la donna con la quale vivo e che ho sposata.
Ti perdono volentieri il cupo tono finale, ci mancherebbe.
A presto.
Claudio De Luca

Ernesto

Rileggendo tutta la sequenza dei suoi post ho capito l’equivoco.
Lei credeva che io negassi le differenze neurologiche fra i due generi per sostenere il mio argomento.
La cosa è un po’ più complessa.
Innanzitutto mi consenta lei usa il termine patologia in modo improprio. Si definisce patologico uno stato che causa difficoltà o sofferenza all’individuo, non semplici variazioni della condizione più comune.
Il coccige ha usualmente 4 vertebre fuse insieme, ma una persona che ne avesse 2 o 6 non ha una patologia.
Venendo al punto, esistono differenze nella fisiologia neurale di maschi e femmine, questo è fuori discussione, ma si parla di differenze fra gruppi.
Esempio: i maschi hanno abilità matematiche superiori alle donne (0.12 SD, 0.12 variance ratio secondo l’unica fonte che ho a disposizione in questo momento, ma i numeri esatti sono irrilevanti). Questo riflette *ovviamente* differenze neurologiche.
Ciò non toglie che Lenore Blum sia una matematica migliore del mio lattaio maschio.
Non so se mi spiego. Spero di sì.
La tipica donna è più emotiva del tipico uomo, ma esistono molti uomini più emotivi di molte donne. Le coppie si formano spesso fra individui che presentano personalità differenti. Nel caso di omosessuali si può immaginare che siano individui che si trovano “alle opposte code” della curva gaussiana che (verosimilmente) descrive la variazione di ogni dato tratto caratteriale (sto semplificando). Io non sono a mio giudizio particolarmente emotivo né istintivamente collaborativo verso le altre persone, eppure mi piace un ragazzo che per questi rispetti è esattamente l’opposto.
E poi, insomma, il dimorfismo sessuale esiste ma non è enorme, questo lo si può evincere anche dalla storia evolutiva. Le donne non vedono il mondo con una lente dal colore differente dagli uomini, come direbbe Kant.
Tutte le differenze limbiche fra etero e omosessuali a cui ho accennato in un mio post precedente pure volevano chiarire che una distinzione rigidamente dicotomica è irrealistica se non proprio impossibile, perché c’è una terza possibilità.
Spero di essere stato chiaro ora.
Se mi consente una nota personale, credo che lei si stia/stesse appellando ad argomentazioni parascientifiche per discriminare. Ma mi sembra che la questione sia risolta, volevo solo essere più chiaro.

Rispondo alle sue ultime domande: no, non sono ebreo. Alcuni miei parenti lo erano (tutti morti adesso). Comunque gli ebrei chiamano “goyim” i gentili, di solito.
Il darwinismo neurale è certamente all’opera nella determinazione fine della circuiteria neurale visiva (retina, talamo, corteccia) di topo.
Credo che ultimamente si ipotizzi che funzioni insieme ad altri meccanismi.
Addio.

Claudio De Luca

@ernesto:
(S)fortuna vuole, che io sia reperibile c/o la clinica dove lavoro in questi giorni di festa. Non potendomi troppo allontanare a casa, spesso entro nel ns.sito UAAR e dunque sia in grado di rispondere/partecipare tempestivamente ai post.
Non credo, in tutta sincerità, di fare confusione fra deviazione dalla norma statisticamente intesa e patologia.
Del resto, se mi consenti, la mia solida esperienza professionale costituisce una garanzia sufficientemente solida in merito.
In anatomia, é chiaro, esistono numerose varianti senza che possa parlarsi di patologia.
La faccenda dell’omosessualià é terribilmente complessa, in quanto non solo si caratterizza da una notevole eterogeneità delle tipologie osservabili, ma fa supporre – molto probabilmente – un insieme di cause di ordine e genere differenti e quindi una etiologia multifattoriale. La faccenda é ulteriormente complicata dal fatto, che una quota non del tutto trascurabile di soggetti definibili come “nevrotici” presenta tratti omosessuali più o meno latenti. Per queste persone, non si può parlare di omosessualità “strictu sensu”, sebbene ad una disamina non particolarmente attenta possano in effetti apparire come omosessuali egodistonici.
Apprezzo il tuo contributo, pur avendo immaginato il tono della replica: nel sistema coppia esiste una complementarietà o comunque una diversità di alto grado, indipendentemente dal sesso. Chiaro. Ma per quanto importanti, queste diversità potrebbero non esserlo in misura sufficiente, soprattutto dal punto di vista QUALITATIVO. Capisci cosa intendo?
Ho dato un’occhiata su Pubmed, ma degli articoli che citi sono riuscito solo a leggere gli abstracts. Fra l’altro, come tu stesso sembri implicitamente ammettere, gli articoli che mi hai segnalato conducono a conclusioni comunque incerte. Cosa ci facciamo di una generica differenza in alcuni nuclei ipotalamici, se ancora non conosciamo esattamente il ruolo specifico di queste strutture limbiche nella completezza della neurofisiologia?
Certo: si apre un argomento da approfondire.
Ma questo spiraglio non concede grosse prospettive e si presta a molteplici interpretazioni.
Le neuroscienze rappresentano un settore acerbo della fisiologia umana, nonostante da esse sia lecito attendere grandi cose per il futuro.
Per concludere, ti suggerisco una maggiore prudenza nei toni generali ed auspico per te una costante tensione verso l’obiettività, a prescindere dalle personali e legittime opinioni.
In altre parole: se vogliamo cogliere la realtà, dobbiamo sforzarci di erigere il nostro giudizio al di sopra di noi stessi.

Ernesto

Non la volevo offendere dottore dicendo che lei intende “patologia” in senso (leggermente) improprio! La sua risposta mi sembra piccata. Me ne dolgo.
Fermo restando che l’aspirazione di tutte le persone di buona volontà, buona intelligenza e buona fede(!) è quella di tendere costantemente verso l’obiettività, mi permetta alcune osservazioni:

1) lei sostiene che esistano molti tipi differenti di omosessualità. Su cosa si fonda questa convinzione? L’eterosessualità non è altrettanto polimorfa? Credo che se fra gli eterosessuali esistono individui tanto diversi come Stephen Weinberg e il Card. Trujillo o Paul Ginsborg e il capo degli ultras laziali (la differenza è enorme, e non solo per le capacità intellettuali), non vedo perché sia sorprendente trovare una variabilità analoga fra gli omosessuali, se non per il costante (non obiettivo) desiderio di inscrivere l’omosessualità in un quadro appunto patologico. Sulle ragioni di questo atteggiamento ho già espresso le mie opinioni.

2) qualunque sia l'”eziologia” dell’omosessualità, l’omosessualità non è una malattia perché “malattia” si definisce una condizione anormale che causa disfunzione, sofferenza, disagio.
Un disordine psichiatrico è una condizione che causa comportamenti maladattivi (cioè che fanno sì che l’individuo non si adatti a un dato ambiente sociale o non sia efficiente), problemi emotivi, cognitivi o nelle relazioni interpersonali.
L’omosessualità non ha nessuna di queste caratteristiche e infatti non compare nel DSM-IV.
Il fatto che molti soggetti nevrotici siano omosessuali o presentino un’omosessualità latente è assolutamente irrilevante, considerando inoltre il rigetto sociale e l’omofobia interiorizzata, cosa a cui anche lei ha accennato, di cui gli omosessuali sono vittima. Esempio estremo: molti ebrei liberati da Auschwitz si sono suicidati. Essere ebrei è una malattia mentale?
Tutti i serial killer della storia tranne 2 sono eterosessuali. Il 99% degli stupratori è eterosessuale. La stragrande maggioranza dei pazienti psichiatrici sono eterosessuali. Troverebbe sensato che io sostenessi in base a questo che l’eterosessualità è una malattia mentale?
Io trovo assai sconfortante dover dare spiegazioni di questo genere in Occidente nel 2007.

3) “Ma per quanto importanti, queste diversità potrebbero non esserlo in misura sufficiente, soprattutto dal punto di vista QUALITATIVO.”
In misura sufficiente secondo il metro di chi? Sufficiente per cosa? La vostra vita insomma deve sempre essere più “ricca”, “bella” e “ordinata”, a costo di acrobazie linguistiche. Chiaro. (e naturalmente facendo queste considerazioni sarei io quello non obiettivo)
Crede che lo sviluppo di un bambino sia un processo così delicato e così sottilmente determinato dall’ambiente? Moltissimi bambini crescono benissimo con un solo genitore. Le sono stati citati studi che confermano il fatto che bambini cresciuti da genitori gay non presentano disturbi comportamentali in misura superiore a quelli cresciuti da genitori eterosessuali. Faccia ricerche per conto suo se non ci crede, altrimenti la sua ostilità è appunto una forma di pregiudizio. Ripeto su questo le considerazioni fatte nei miei post precedenti.
Ritiene inoltre che una maldefinita differenza di tipo qualitativo nella altrettanto maldefinita “ricchezza” trasmessa al bambino sia una giustificazione razionale e obiettiva per tenere un bambino in orfonotrofio pur di non affidarlo a degli omosessuali?
Caro Dr. De Luca, rinnovo anch’io la stima personale verso di lei, ci mancherebbe, trovo i medici in generale sempre molto simpatici.

Lehitra’ot.

Claudio De Luca

Sinceramente sarei più proclive a collocare l’omosessualità ed altre perversioni della libido (intendi nel senso di alterata DIREZIONE della libido) in un vasto àmbito di confine fra patologia e normalità, non potendo essere inscrivibile a pieno titolo nell’una o nell’altra condizione. In alternativa, si potrebbe ipotizzare una “terza dimensione nosografica” al li là delle usuali categorie di “normale” e “patologico”. Le perversioni sessuali potrebbero in effetti possedere una tale dignità quali/quantitativa da poter venire accolte in un alveo nosografico estraneo alle categorie adoperate, per molti (troppi) aspetti troppo “manichee”.
Secondo quanto scrivi al punto 2), se tu avessi ragione, a rigor di logica dovresti escludere dalla patologia e dai disordini psichiatrici condizioni quali la scatofilia, la tanatofilia, il feticismo “obbligato” e la stessa pedofilia. La scatofilia non produce necessariamente effetti nella vita di relazione e la stessa pedofilia, da noi perseguibile a termini di legge, in altre culture é del tutto accettata, come del resto lo é stata nel mondo antico. I problemi dell’affettività, intesa come tono dell’umore, possono essere assenti. Né l’àmbito cognitivo risulta essere coinvolto in qualche misura. Se poi ti appelli al concetto di dis-funzione, la questione si fa ancora più complicata. Se intendi la funzione riproduttiva, limiti drasticamente l’àmbito della sessualità e dovresti allora includere l’omosessualità nella patologia. Non regge, dunque. Se intendi il funzionamento dell’apparato genitale, l’ipotesi non ha senso. Le perversioni si allontanano dalla cosiddetta “normalità” per quanto concerne l’oggetto sessuale, evidentemente investito dalla corrente libidica o sopravvalutato (es.feticismo). Se ti rifai al concetto di sofferenza, la cosa é assolutamente soggettiva e dipende da numerose altre variabili. La sofferenza é connessa alla risposta della società o delle istanze morali intrinseche al soggetto stesso (superegoiche). Potrebbe essere la società a non essere pronta ad accettare i pervertiti, ma in un altro modello sociale, più evoluto, le cose potrebbero essere intese in ben altro modo.
Insomma, la questione é davvero complessa. Ti confesso di preferire la soluzione del terzo livello nosografico, includente più o meno tutte le cosiddette perversioni. Neppure se ci riferiamo alla modalità obbligata (feticismo obbligato, omosessualità obbligata, zoofilia obbligata etc.etc.) andiamo molto lontano … E che dire della stessa normalità? conosci forse una persona assolutamente normale, del tutto esente da patologie? io no, ti confesso.
Le perversioni sessuali sono spesso assolutamente compatibili con una sostanziale “normalità” delle funzioni dell’Io, anzi potrebbero rappresentare un antidoto nei confronti della nevrosi. E che dire, appunto della nevrosi? tratti nevrotici sono comuni nei cosiddetti normali, lo stesso dicasi per sintomi nevrotici, inclusi nel DSM IV nella patologia ( ! ) sebbene a decorso benigno e spesso poco/per nulla invalidanti (vedi il DAP). Il punto 3) rappresenta invece il punto debole della mia ipotesi, lo ammetto. Su questo specifico punto, la mia riflessione deve essere massimamente prudente. Soprattutto perché non credo nella vita bella, ordinata e perfetta degli eterosessuali. Ultima considerazione: si, ritengo che gli omosessuali non siano tutti uguali, per così dire. Come sai, anche gli etero possono occasionalmente avere rapporti omosex (magari anche una sola volta nella vita) e viceversa. Dunque, l’omosessualità può essere suscitata in particolarissime circostanze (es detenzione in carcere) per poi recedere in altre, più favorevoli. Esistono le persone omosessuali “obbligate” per così dire, nel senso incapaci di provare attrazione fisica per l’altro sesso, ci sono molti nevrotici che presentano inconsciamente tratti di omosessualità latente o parzialmente espressa, per i quali é credibile una fissazione perdurante ma effimera alla figura materna in epoca infantile ed investimento libidico in senso narcisistico (amando individui dello stesso sesso amano sé stessi), etc.etc. Insomma, un bel groviglio nosologico. Ecco perché il nodo della questione non é la collocazione dell’omosessualità, bensì l’eventuale inadeguatezza degli omosessuali all’adozione. Mi vado graualmente convincendo, che là dove essi non siano nevrotici o esistenzialmente promiscui possano ben adottare … non so, confesso la mia dificoltà su questo specifico aspetto, sul quale TU mi hai fatto per la prima volta riflettere in maniera organica.
Scusa il mio italiano e l’ortografia: scrivo sempre di getto e non ricontrollo quasi mai!
P.S. propongo di sospendere la discussione in merito, dopo la tua eventuale replica.
Chi sono io, del resto, per giudicare? posso dirmi completamente normale?
P.P.S: sono un internista e non uno psichiatra, per la cronaca.
Propongo infine di darci definitivamente del tu.
Ci reincontreremo virtualmente in altri post e nel nuovissimo forum UAAR.
La mia reperibilità volge al termine … finalmente… vado! ciaooooooooooooo

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