La laicità dello Stato? Una cortina fumogena

Si ha l’impressione che sulla questione della famiglia si continui a creare confusione, ad alzare cortine fumogene, a non voler cogliere l’essenziale. La recente Nota della Conferenza episcopale italiana ha avuto, invece, il merito di far risaltare il carattere strategico che le scelte del legislatore in questa materia hanno per la società, ed è bene parlarne.
Tutti noi sappiamo che ogni svolta storica importante si conclude con l’affermazione di nuove leggi che si ispirano ai suoi valori. E che ogni fase nuova si consolida con un contratto sociale che è alla base della società e delle sue istituzioni. Il contratto sociale più antico della storia umana, al punto che non se ne ricordano nemmeno le origini, è quello sulla famiglia, anche perché questa viene prima dell’organizzazione sociale e dello Stato. Per questo motivo il costituente italiano ha formulato le belle parole che figurano nel nostro patto fondamentale per le quali «lo Stato riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».
Cambiare quelle parole, o metterle tra parentesi facendo finta che non esistono, vuol dire intaccare il patto più antico che si conosca, vuol dire assumere la famiglia naturale come elemento residuale rispetto ad altre forme di relazioni umane. […]

L’argomento che in Italia, e solo in Italia, viene utilizzato per difendere la proposta sui Dico è quello della laicità dello Stato. Ma questo argomento è solo una cortina fumogena perché in nessun Paese del mondo laicità vuol dire indifferenza verso ogni principio morale, tanto meno verso principi essenziali come quelli sulla famiglia. In realtà, la laicità viene utilizzata solo come paravento per evitare una discussione nel merito degli argomenti che resta imbarazzante per i sostenitori della proposta legislativa sui Dico.
Invece, saranno proprio gli argomenti di merito al centro di un grande dibattito che coinvolgerà il Paese e la gente nelle settimane e nei mesi prossimi. Il sentimento popolare profondo avverte che con quella improvvida equiparazione tra eterosessualità e omosessualità si finisce per sradicare uno dei capisaldi della società, una concezione dell’essere umano che è tra gli ancoraggi più profondi della nostra vita collettiva.

Il testo integrale dell’articolo di Carlo Cardia è stato pubblicato sul sito di Avvenire

11 commenti

Flavio

Se la laicità dello stato è una cortina fumogena, in Italia il cielo è sempre limpido 🙁
Più che altro i clericali la vedono come il fumo negli occhi!

paoloz

Nelle battaglie navali, ai tempi delle corazzate e degli incrociatori da battaglia, le cortine fumogene venivano utilizzate per nascondere le proprie navi alla vista degli avversari quando costoro, dotati di artiglierie più potenti e di maggior gittata, avrebbero facilmente avuto la meglio.
Oggi, i laici e gli atei/agnostici, si trovano in una situazione simile: presi sotto tiro da potenti bordate di artiglieria di grosso calibro, senza tregua e senza fare prigionieri, da parte di più nemici contemporaneamente, che si stanno pure alleando tra loro. Pertanto, ben vengano le cortine fumogene, le mine subacquee, i siluri, e ogni altra arma possibile per sconfiggere questi obsoleti rigurgiti medievali (come sono obsolete oggi, per l’appunto, le corazzate e gli incrociatori da battaglia).

JSM

“improvvida equiparazione ”

come quella tra fede e intelligenza…..

Bruna Tadolini

I comportamenti animali hanno lo scopo inconscio di favorire il trasferimento del DNA alle generazioni future.
Questo in tutte le specie animali è ottenuto con meccanismi eminentemente genetici (i geni controllano il comportamento che si adatta con pochi gradi di libertà all’ambiente). Nell’uomo, dotato di intelligenza, ai meccanismi genetici si sommano quelli culturali, ma il “fine” è sempre lo stesso.
Per quanto riguarda la sottomissione della femmina al maschio e la formazione di una “famiglia”, sono coinvolti, per quanto detto, due aspetti. Quello genetico è legato al fatto obiettivo che la femmina da sola non poteva allevare la prole; se voleva, quindi, che i suoi geni passassero alle generazioni future doveva sottostare a colui che assicurava a lei ed alla sua prole il cibo e la protezione. Quello culturale è legato a parecchi altri aspetti. Ad esempio al tipo di ambiente in cui si vive: in un ambiente in cui la natura è generosa e ci sono pochi pericoli il vincolo imposto sulle femmine dai maschi può essere meno forte (perché le femmine hanno meno bisogno di loro!). In queste realtà tende a svilupparsi una cultura meno oppressiva per la donna. Al contrario, in realtà “durissime” il dettato genetico viene accentuato.

Se vista in quest’ottica, la rivoluzione culturale a cui stiamo assistendo, con la disgregazione della famiglia “naturale” (secondo la dizione del papa), è comprensibilissima! Il mondo sta cambiando: l’uomo con la sua intelligenza ha costruito un nuovo mondo in cui ci sono risorse tali da rendere meno subalterni gli uni dagli altri (o almeno alcuni da altri, ….almeno qui). Non c’è bisogno della famiglia naturale per sostentare materialmente i figli (che venissero educati bene è un’altra questione non strettamente associata alla famiglia ma all’etica della società in toto!!!!).
E’ difficile pretendere di ingessare il mondo che si sta trasformando. Per farlo si deve anche impedire al mondo di evolvere in questa direzione (quella della dignità per tutti secondo la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo). Questo tentativo di ingessamento o peggio di marcia indietro nello sviluppo del mondo è quello che si sta vedendo in giro: alcuni operano per un ritorno al mondo di 20000 anni fa!

raphael

di imbarazzante c’è solo la vostra malafede e la vostra sete di potere

tadeo

Se non c’e prima liberta ‘ democratica non ci sara’ dopo democrazia, dovrebbe essere cosi, purtroppo non lo e’, la componente dogmatica della chiesa monoteista e’ l’ostacolo religioso piu grave……

Chiara P.

Il matrimonio NON E’ una cosa naturale. Sono naturali l’innamoramento, la ricerca di un rapporto stabile per crescere i figli, il sesso… Ma farsi dichiarare marito e moglie serve solo alla società, serve a far ordine, ne più ne meno. Serve a illudersi che le favole di Biancaneve e Cenerentola raccontino la verità. Il matrimonio è romantico, è rassicurante e permette di rilassarsi.
In realtà non è neppure così. L’alto tasso di divorzi ci dimostra che una grossa fetta di matrimoni fallisce. Mi chiedo perchè le persone sentano il bisogno di prendersi questo impegno. Forse la risposta è nella consuetudine, nella tradizione.

Ne parlavo con un’amica che non capisce a cosa servano i pacs alle coppie etero. Lei vuole sposarsi e vede il matrimonio come la scelta di prendersi un impegno. Mi ha chiesto: “Ma tu non saresti felice se il tuo ragazzo ti promettesse di amarti tutta la vita?”
No, io non sarei felice. Sarei felice se mi promettesse di lasciarmi se dovesse rendersi condo di non amarmi più.

Ho divagato un tantino….
L’articolo qui sopra è un capolavoro. C’è un miscuglio di un non meglio precisato “contratto sociale”, famiglia fondata sul matrimonio, principi morali e (questi sono una novità) “principi essenziali”. Che vorrà dire?

archibald.tuttle

“con quella improvvida equiparazione tra eterosessualità e omosessualità si finisce per sradicare uno dei capisaldi della società”

l’omofobia?

Marco G.

“il sentimento popolare profondo” è un concetto al quale si sono sempre appellati volentieri i regimi totalitari. “Unser Volk” era una espressione alla quale Hitler ricorreva in continuazione

Joséphine

@Chiara

Il matrimonio è sempre stato un contratto, che ha e aveva pure una sua ragione di essere.
Si stabilivano questioni patrimoniali.

Se poi qualcuno l’ha voluto ammantare di romanticismo, non ci vedo nulla di male.
Ma sempre di contratto si tratta.

Pacs

Trovo l’articolo astratto.
Oh Carlo Cardia, parlaci della tua vita che è meglio.

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