Il rischio clericale

Un prelato entra nel merito del disegno di legge sui Dico e arriva quasi a proporre emendamenti. Un altro sponsorizza un partito e lo raccomanda agli elettori. Un altro ancora benedice un intero schieramento. E poi, sul lato opposto, c’è il politico che ha già parlato tre volte col Papa, quello che si accerta che le telecamere lo riprendano mentre, pio e compìto, assiste alla messa; quello che la gerarchia ecclesiastica; quello che la famiglia; quello che i diritti individuali; quello che siamo un partito cattolico, e così via. Anche le istituzioni seguono: c’è quella che sorride alla sorridente segreteria di Stato e quella che si fa severa davanti alla severa presidenza della Conferenza episcopale. Mentre i mezzi di comunicazione si adeguano: per un direttore che mette Padre Pio alle pareti ce n’è un altro che colloca San Gennaro sulla scrivania; chi sceglie un aspersorio, chi si fa benedire da un altro.

Che cosa sta accadendo? Per tentazione profana da parte ecclesiastica e per calcolo elettorale da parte politica, là perché le porte si spalancano qua perché i consensi si svuotano, sta accadendo che rischia di rinascere, se non un partito, un movimento neo-clericale italiano. […]

Quelli che non concedono neppure che l’Italia e l’Europa abbiano tradizione cristiana, che vogliono negare alla religione qualunque ruolo pubblico, che intendono relegare la fede nella sola sfera privata, rischiano oggi di sollevare proprio quel mostro che desiderano esorcizzare. Un movimento neo-clericale li condannerebbe alla sconfitta.

Ma anche i laici non laicisti, quelli credenti oppure aperti al credo, rischiano di perdere. Essi avevano e hanno un altro progetto. È quello del risveglio religioso delle coscienze, della ripresa del senso di appartenenza ad una cultura o civiltà, dell’impegno a difesa di una storia, del recupero di una tradizione, del cristianesimo come religione civile. Questi laici pensano che senza una religione, una fede, una credenza, neppure c’è un popolo e un’identità, e perciò né un’Italia né un’Europa né una qualunque società coesa da princìpi morali. Per questi laici, che vedono il relativismo e lo scientismo come minacce, esiste la verità, esiste la natura umana, esistono i valori non negoziabili, esiste la salvezza. Ma esistono nelle coscienze, nei costumi, negli abiti di vita, nei comportamenti individuali e sociali, non in un catechismo che diventasse prontuario o nei documenti del magistero che diventassero formule. Se un movimento neo-clericale rinascesse anche questi laici avrebbero perduto.
Oggi la politica ha davanti a sé una sfida storica: comprendere le ragioni profonde della rinascita del sentimento religioso, farsene interprete e affidarle un compito rigenerativo contro la crisi che in Occidente stiamo attraversando. Da parte sua, la Chiesa ha davanti a sé una sfida non meno epocale: capire che quella rinascita è occasione non di rivincita, ma di salvezza, non di conquista ma di servizio. […]

Il testo integrale dell’articolo di Marcello Pera è stato pubblicato sul sito de La Stampa

13 commenti

Carlo

I soliti ragionamenti a pera. E’ lui e gli “atei devoti”, grazie ai loro sproloqui e al loro qualunquismo, che hanno lasciato spazio ai clericali. Dopo aver leccato per anni i preti ed essersi preso gli applausi dei ciellini adesso si lamenta del clericalismo?

Gio

Pera continua a credere che essere laicisti sia qualcosa di diverso dall’essere laici… continua a credere che inserire le (dannose) “radici cristiane” nella Costituzione Europea sia un’atto di laicità… continua a credere che uno stato possa davvero essere laico senza relegare la fede nella sola sfera del privato…

Bah, contento lui… che creda ciò che vuole (dopotutto è credente), ma che non venga a propinarci le sue falsità…. noi siamo laici. Al contrario di lui.

archibald.tuttle

siamo arrivati al bue che da del cornuto all’asino.

Daniela

pera deve aver ricevuto una botta in testa, non sa proprio di cosa parla, l’occidente è in crisi perche le religioni vogliono di nuovo imporre la loro supremazia sulle persone e questo le persone laiche devono assolutamente impedirlo.

Wilde

Non ho parole. Mi viene solo da dire: “Pera, ma và a cag**e!”

Jamp

Se ci fossero ancora dubbi, ormai è chiaro che Pera non capisce neanche a chiamarlo per nome. Ha più merda di prete sulla lingua lui che Socci, tra pochino, e ora si lamenta. Se quelli come lui avessero dato meno spazio ai preti in passato e gli avessero tranciato le ali subito, quando iniziavano a mettere il naso un po troppo prepotentemente in politica, ora non saremmo qui a discutere.

claudio

Ma se pera agli inizi degli anni ’90 era un ateone mangiapreti che piu’ mangiapreti non si puo’.
Ma si sa, come disse Enrico IV di Navarra “Parigi val bene una messa”.

Andrea

Ma, poi, perchè si continua a parlare di crisi?
Crisi della società, crisi dell’occidente, crisi dei valori…
L’uomo sta perdendo di qua, l’uomo sta perdendo di la…

Come se fosse esistito un periodo storico in cui le persone non avessero percepito la prorpia quotidianità come un “periodo di crisi”!

Si stava forse meglio nel medioevo?
Si stava forse meglio con l’inquisizione?
Si stava forse meglio durante le guerre mondiali?
Durante gli imperi coloniali?
Durante la rivoluzione industriale?
Sotto gli imperatori romani?

Perdita di valori rispetto a cosa? A quali tempi?

In ogni epoca credo che i contemporanei percepissero la realtà come un periodo di crisi.

Forse i primi uomini sulla terra non avevano di questi problemi.

Io proprio non capisco.

gianni

a leggere la bibbia anche i primi uomini avevano problemi non da poco, per arrivare ad ammazzare un fratello, in fondo caino se non andava d’accordo con abele poteva allontanarsi, spazio ne aveva!!!!!!!!!!!!!!!

tadeo

Porca eva si stava meglio nel medioevo,inquisizione, guerre mondiali, coloniali, romani o forse ci hanno insegnato che e’ nelle famiglie catoliche non c’e violenza tra i sessi,repressione,malattie mentale o sono disastri della storia collettiva degli uomini? finiamo ogni volta disperatamente un momento di respiro possibile o PERA ti manca ottmismonella fede cattolica?…..

tadeo

Porca eva si stava meglio nel medioevo,inquisizione, guerre mondiali, coloniali, romani o forse ci hanno insegnato che e’ nelle famiglie catoliche non c’e violenza tra i sessi,repressione,malattie mentale o sono disastri della storia collettiva degli uomini? finiamo ogni volta disperatamente un momento di respiro possibile o PERA ti manca ottmismo nella fede cattolica?…..

Jean Meslier

Sensazioni forti sulla Stampa di ieri. Un editoriale di Marcello Pera mette in guardia contro “Il rischio clericale”, e si sussulta già davanti all’edicola. Ma come? Il capo spirituale degli atei devoti che si batte contro sé stesso? Bisogna aspettare parecchi capoversi per svelare il mistero: Pera spiega che la colpa del dilagante clericalismo è dei laici, perché non si sono battuti come dovevano “per il risveglio religioso delle coscienze” e “del cristianesimo come religione civile”. Perché “senza una religione o una fede non c’è neppure un popolo”.

Dunque, se abbiamo ben capito, se l’Italia pullula di preti che ci spiegano anche come farcire lo strudel, la colpa è dei laici che, oltre a farcire malissimo gli strudel, non si battono per i valori religiosi (al posto dei preti). L’obiezione sarebbe: ma scusi, Pera, perché mai un non credente dovrebbe battersi per la Chiesa? Forse che si richiede a un monarchico di festeggiare il 14 luglio? O a un libertino di predicare la castità? Mi rendo conto, però, che è un’obiezione da anima semplice, quale in fondo io sono. La strategia di Pera è raffinata e vincente: il solo modo per arginare il Papato è diventare Papa. Io non saprei da che parte cominciare, ma Pera può farcela. Sarebbe il primo papa non credente, per il quale Dio è un dettaglio, quello che conta sono gli ordini impartiti in nome suo. Chi avesse difficoltà a obbedire a Pera, come potrà esimersi di obbedire a Dio?

L’amaca. Michele Serra, Repubblica 6/04/2007

archibald.tuttle

bravo serra. solo un appunto, qualche papa non credente probabilmente c’e gia stato…

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