Alto clero, basso clero

Il Family day è nato episcopale e, quando debutterà in società, sarà certamente laico. Perché così lo realizzeranno coloro che lo stanno organizzando, dopo essere stati chiamati in causa, come è sempre avvenuto negli ultimi lustri, senza essere consultati. Ricordate i giorni del non possumus di carta fatto scoppiare ad arte nelle orecchie dei cattolici? Un episodio tutto sommato minore tra tutte quelle polarizzazioni sterili, mediaticamente efficaci, che un manipolo di strateghi si è abituato a lanciare, sempre dall’alto, sulla testa delle nuore cattoliche perché le suocere laiche intendano. Un episodio, tuttavia, che si è subito rivelato ottimo per iniziare a sciogliere il bavaglio portato pazientemente in bocca dalle associazioni e dai movimenti storici del cattolicesimo sociale italiano. Erano i giorni immediatamente successivi all’incontro Prodi-Bertone del 19 febbraio. Sono stati giorni febbrili, durante i quali l’Azione cattolica, le Acli, l’Agesci, la Comunità di Sant’Egidio e Comunione e liberazione hanno chiaramente detto, con lettere indirizzate a monsignor Betori e al cardinale Bertone, la loro indisponibilità a prestarsi a un gioco che vedeva già prefissate la data, il luogo e le regole.

E tutto questo, per un’iniziativa così forzosamente antiparlamentare da apparire del tutto incongrua con ognuna delle culture politiche dei cattolici di questo Paese. Perché non è certamente cattolica la tentazione di cedere al giochino della democrazia massmediatizzata, iniziando in nome dell’amore umano un paradossale scontro di civiltà proprio sull’amore umano, svendendo quanto è proprio del cattolicesimo (l’annuncio, la testimonianza, la fede, la promozione integrale della persona: cose ben più impegnative dell’art. 29 della Costituzione) solo per non sfigurare nelle rassegne stampa.

La riunione ad hoc, indetta dai due-tre autori dell’idea, è stata disertata dalla maggior parte dei rappresentanti del laicato convocati. I quali, tutti, senza troppi giri di parole, si sono anche dichiarati disposti a rassegnare le dimissioni piuttosto che piegarsi ancora una volta a compromessi. […]

I vescovi resteranno a casa mentre i parroci e i preti andranno a rafforzare il non volumus dei rappresentanti del laicato cattolico italiano. Sarà un bel segno. Perché, innanzitutto, completerebbe l’inedita alleanza tra movimenti e associazioni cattoliche italiane: nel no al Family day muscolare, si sono trovate unite per la prima volta le due storiche «nemiche» del cattolicesimo sociale italiano, l’Azione cattolica (la mamma di tutte le associazioni) e Comunione e liberazione (il padre di tutti i movimenti). Un segno, inoltre, che potrà servire egregiamente per rompere quello specchio, ancora pedissequamente osservato dai giornali e dalle forze politiche, nel quale anche la vita ecclesiale del nostro Paese ama riflettersi pensando di avere davanti un’immagine reale. Ed è un’immagine che incute più paura che rispetto, tanto è carica di soldi e di potere. Chi invece osserva la Chiesa da uno specchio vero, vede riflessa un’immagine della natura dell’esperienza cristiana e cattolica del nostro Paese che era, e rimane, un’esperienza di popolo e di vita concreta. […]

Dalle parrocchie giunge un enorme numero di dati sulle famiglie e sulle convivenze. Ed è su questo motivato racconto sociale della realtà che gli attuali organizzatori dell’evento del 12 maggio dovranno necessariamente articolare la loro iniziativa e le loro proposte. Perché se così non fosse, in questo Paese, del cattolicesimo politico esisterebbe ormai solo la nostalgia.

Il testo integrale dell’articolo di Filippo di Giacomo è stato pubblicato sul sito de La Stampa

2 commenti

archibald.tuttle

“la Chiesa conosce le realtà delle coppie di fatto più di quanto la conoscano gli esponenti di quel LAICISMO FURIOSAMENTE INTERESSATO ad abolire l’originalità del cattolicesimo dalla società italiana.”

mavaff…

Pacs

“la Chiesa conosce le realtà delle coppie di fatto più di quanto la conoscano gli esponenti di quel LAICISMO FURIOSAMENTE INTERESSATO ad abolire l’originalità del cattolicesimo dalla società italiana.”

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