In attesa del boia molti ragazzini

L’America ha iniziato il nuovo millennio con l’esecuzione di Christopher Thomas, di Steve Roach e di Glenn McGinnis, tutti e tre diciassettenni al momento del crimine. Secondo i dati di Amnesty International, in Alabama, Arizona, Arkansas, Delaware, Florida, Georgia, Idaho, Indiana, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, Montana, Nevada, Nord Carolina, Oklahoma, Pennsylvania, Sud Carolina, Sud Dakota, Texas, Utah, Virginia, Washington, Wyoming, la pena capitale per i minorenni è ancora consentita. Secondo Amnesty, «tra il 1990 e il 2005 gli Usa hanno eseguito diciannove condanne, più di quante avvenute in tutto il resto del mondo». E restano circa un’ottantina i giovani nel braccio della morte.
Il boia infatti non risparmia i minori. Stiamo parlando di ragazzi che all’epoca del reato avevano meno di diciotto anni, erano poco più che bambini, nonostante numerosi trattati internazionali lo vietino. Dal Patto Internazionale sui Diritti civili e politici alla Convenzione sui diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite – ratificata da 192 Stati – alla Convenzione americana sui Diritti Umani, la pena capitale per minorenni è vietata ma molti sono gli Stati che nella sostanza violano le leggi alle quali essi stessi, nella forma, hanno aderito. Infatti, paradossalmente, tutti i Paesi che applicano questa pena, ad eccezione degli Stati Uniti, hanno firmato i primi due trattati.
Emblematico il caso della Cina che ha ratificato la Convenzione il primo aprile 1992 e poi, nel ’97, ha riformato l’articolo 49 del codice penale. Nonostante la legge vieti la pena capitale per imputati minorenni all’espoca del reato, dice Amnesty impegnata nella campagna “Non uccidete il futuro”, dal 1997 sono stati uccisi diversi ragazzi «in quanto le Corti non avevano preso in sufficiente considerazione la loro età». A gennaio 2003, per esempio, un diciottenne, Zhao Lin, è stato messo a morte nella contea di Funing, provincia di Jiangsu, per un reato compiuto a 16 anni.
A seguito della ratifica della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia lo Yemen nel 1994, ha elevato a 18 anni l’età minima per essere uccisi. Stessa decisione ha preso lo Zimbabwe e, nel 2000, il Pakistan. Anche in Iran, dove si viene condannati a morte per blasfemia e apostasia – oltre che per omicidio, stupro, rapina armata e traffico di droga – il Parlamento ha approvato una proposta di legge riguardante l’istituzione di Corti speciali per i minori che rende le leggi iraniane conformi alle norme internazionali. Dal 1997 le sole esecuzioni note di minorenni sono avvenute negli USA, in Iran e nella Repubblica Democratica del Congo.
E lo scorso anno, ad aprile, l’Onu ha reso pubblica una lettera inviata al governo congolese nel settembre 2005 nella quale denuncia la presenza di almeno dieci minorenni nel braccio della morte. […]

Il testo integrale dell’articolo di Beatrice Macchia è stato pubblicato sul sito di Liberazione

3 commenti

Kaworu

com’è che il papa su questo non apre bocca?

eppure dentro ne ha di aria, quando si tratta di dico e robe così.

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