La presenza di pianeti extrasolari intorno a stelle doppie – finora ritenuta un caso raro – potrebbe essere frequente quanto quella intorno a stelle singole.
È quanto affermano sulla rivista “Astrophysical Journal” gli astronomi della NASA in base a una serie di osservazioni effettuate con lo Spitzer Space Telescope.
Il conto è presto fatto: sul totale di sistemi planetari osservati – formati da dischi di asteroidi, comete e in alcuni casi anche pianeti – quelli con stelle doppie sono altrettanto frequenti di quelli con stelle singole; complessivamente, il totale delle stelle note sono in realtà sistemi doppi.
“Non sembrano esserci ‘controindicazioni’ alla formazione di sistemi planetari centrati su una stella doppia – ha spiegato David Trilling dell’Università dell’Arizona a Tucson, coautore dell’articolo. “Potrebbe esserci un numero infinito di pianeti con due o più soli.”
In precedenza, si riteneva che le stelle doppie potessero formare sistemi planetari eccezionalmente ampi, con una distanza stelle-pianeta di circa 1000 unità astronomiche, cioè 1000 volte più ampi della distanza Terra-Sole. Dei circa 200 pianeti extrasolari scoperti finora, però, circa 50 orbitano intorno a una stella binaria.
Il nuovo studio di Spitzer si è focalizzato su sistemi più piccoli con distanze caratteristiche tra 0 e 500 u.a. Le tecniche standard di ricerca di solito non funzionano con questi sistemi: per questo gli scienziati della NASA sii sono messi a cercare i dischi di materia – indicativi di una formazione planetaria in atto – in 69 sistemi binari distanti da noi tra 50 e 200 anni luce. I dati mostrano così che circa il 40 per cento dei sistemi possedevano tale disco, una percentuale del tutto simile a quella delle stelle singole.
Affascinante la complessità dell’universo. Perfetto segno lampante dell’esistenza di Dio.
Affascinante la complessità di dio. Perfetto segno lampante dell’esistenza di un dio di ordine superiore (e così via, a piacere).
Giorgio 1, Francesco 0.
Impressionante la marginalità dell’uomo rispetto all’universo… Perfetto segno lampante dell’INESISTENZA di Dio.
Soprattutto di un Dio che nn riesce ad essere universale neanche su un granello di polvere nell’universo, cioè la terra. E’ quantomai curioso che un Dio che governa uno spazio così grande si sposti sulla terra sulle gambe (e sulle armi) di chi ci crede. L’universalità e l’eternità delle divinità finisce con l’estensione storica e territoriale dei suoi credenti.
E se sono cessate le religioni egizie, greche, maya, dell’isola di pasqua, pagane etc, la storia consegnerà ai musei anche questi sanguinari monoteismi contemporanei (per far posto ad altri, non mi faccio illusioni).
Giusto, Gianfranco, ma loro trovano intollerabile l’idea di essere solo segatura nella segheria della biochimica e della storia. Non hanno le spalle abbastanza larghe per vivere senza illusioni.
mmah… ormai mi son messo l’anima in pace che la necessità di soprannaturale sia uno scherzo genetico dell’uomo che bisogna accettare. C’è chi ce l’ha e chi no. Come l’omosessualità, gli occhi azzurri, i capelli rossi…
L’unica vera disgrazia è che chi è portatore dello scherzo, come chi ha i capelli rossi, gli occhi azzurri, tenta a tutti i costi di imporre questa caratteristica a tutti.
Il che mi sembra idiota.
Mi chiedo sempre, io che sono appassionato di astronomia, perchè i credenti nn si stupiscano mai perchè sto dio universale, sulla terra è miseramente costretto ai confini fisici degli stati, che sono, come le lingue e le costituzioni, artifici creati dall’uomo per organizzarsi socialmente.
Non gli suona strano sto dio universale col passaporto ogni 500km?
non è un paradosso rispetto all’immensità che si presume possa governare?
Altroché! A me sembra che la molteplicità delle credenze, e per giunta mutuamente escludentisi sul piano teoretico e spesso in guerra guerreggiata tra loro, sia un fortissimo argomento a sostegno della fallacia di tutte.
Affascinante la complessità dell’universo. Soprattutto e specialmente perchè nata dal caso.
Se fosse opera di un Dio, sinceramente, mi verrebbe da dire: “poteva fare meglio”…
scusate, ma io sono qui con la mente imbevuta di universo, stelle doppie, giganti rosse che tramontano e sorgono. e voi mi venite a disturbare con una cosa così insignificante ed inutile come un dio?
infinito ,universo ,infinito( neutrini vaganti nell’universo rendendolo perenne)
voi che vedete un dio in tutto questo badate bene si chiama BING ,BENG .
sembra il suono di un campanello ,il nome di dio , il suono di un campanello cosmico,
eppur si muove , e si ,si muove; non riesce a stare fermo un dio vivo ;
un dio unico, l’universo . quello che si accorse che si muoveva e metteva in discussione,
il movimento catto cosmico del nulla , manco poco che ci rimettesse la pelle.
per mano ancor fatata della santa chiesa amata
Non gli suona strano sto dio universale col passaporto ogni 500km?
E che cerca di comunicare parlando a pastorelli analfabeti e sgocciolando lacrime di sangue da statuette di gesso.
Un drago in fisica e biologia ma terribilmente scarso in scienza delle comunicazioni. Rimandato! 🙂
Mmah, infinito non è una parola molto felice, in questo caso.
Comunque, visto che siamo su Le Scienze, l’editoriale di Bellone di questo mese mi pare molto più attinente:
http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Editoriale:_L_evoluzione_dell_evoluzione/1298711
Editoriale: L’evoluzione dell’evoluzione
Le Scienze, aprile 2007, n.464
Di Enrico Bellone
Se Copernico fosse rinato sul finire del Seicento, si sarebbe reso conto che il copernicanesimo aveva vinto pagando prezzi alti. Keplero, Galilei e Newton avevano infatti radicalmente trasformato il suo modello eliocentrico, ed egli si sarebbe sorpreso non poco se avesse potuto leggere i newtoniani Principi matematici della filosofia naturale e rendersi conto di ciò che i copernicani pensavano.
In una situazione analoga si troverebbe, oggi, Charles Darwin. Se potesse entrare in una buona biblioteca dei nostri giorni, sarebbe lieto di constatare come gli schemi evolutivi stiano trionfando. E, nello stesso tempo, farebbe spallucce se gli capitasse fra le mani quel vecchio numero di «La Critica» dove, nel 1939, Benedetto Croce scriveva di provare «vergogna» di fronte a teorie che accettavano le «origini animalesche dell’umanità» e negavano la presenza di «una favilla divina» nelle persone: solo spallucce, s’intende, perché il vero Darwin aveva già ai suoi tempi affrontato obiezioni dello stesso tenore.
Ma l’ipotetico Darwin odierno nutrirebbe curiosità per le ragioni che spingono a modificare il principio fondamentale che, nel terzo capitolo di L’origine delle specie, egli aveva così enunciato nel 1859: «Qualsiasi variazione, anche se lieve, qualunque ne sia l’origine, purché risulti in qualsiasi grado utile ad un individuo appartenente a qualsiasi specie… contribuirà alla conservazione di quell’individuo e, in genere, sarà ereditata dai suoi discendenti… A questo principio, grazie al quale ogni più piccola variazione, se utile, si conserva, ho dato il nome di selezione naturale».
Gli scienziati di oggi non vogliono certamente eliminare la selezione naturale: vogliono, semmai, capirla meglio, come si vede nelle pagine che Carl Zimmer, in questo numero, dedica a una domanda inquietante: Evoluti per il cancro? La selezione naturale è talmente forte da aver generato strutture utili come l’apparato visivo o il sistema immunitario: ebbene, come mai non ha eliminato la proliferazione delle cellule tumorali, che di sicuro non è «utile» alla conservazione dell’individuo?
Quesito legittimo. Le cellule tumorali, infatti, non sono «parassiti» che ci attaccano dall’esterno. Sono cellule «nostre» che si ribellano e ci distruggono, ingannando le difese immunitarie o nutrendosi con tecniche di dirottamento di vasi sanguigni che garantiscono la loro crescita, sino alla morte del corpo che li ospita. Insomma, il tumore «ricrea all’interno dei nostri corpi il processo evolutivo grazie al quale gli animali si adattano all’ambiente». Il che ci riporta addirittura alle nostre lontane origini. Milioni di anni fa sono comparsi i primi ominidi, e la scienza è oggi in grado di distinguere i geni che in questo intervallo di tempo sono rimasti pressoché inalterati da quelli che invece hanno subito mutazioni a causa della pressione selettiva: e ci si accorge che certi geni dove si sono verificati cambiamenti drastici sono proprio quelli che agiscono in modo importante nella genesi del cancro.
Fa molto pensare, allora, la chiusura dell’articolo di Zimmer: se i nostri corpi sono davvero «colonie» che i nostri geni fabbricano per trasmettere se stessi, allora la soluzione del problema costituito dal cancro sarebbe quella di «riprodurci in un altro modo». L’orizzonte del futuro si spalanca in forme imprevedibili.
X Jean: l’evoluzione credo c’entri poco con le stelle doppie (come dio peraltro).
Comunque:
Perchè, per quanto l’uomo sia evoluto, non ha eliminato il dolore del parto, lo spreco delle feci, i feti abortiti o mai formati, l’appendice, il coccige?
Risposta: diamogli tempo.
I tumori sono molto più comprensibili dei travasi di bile, in quanto la natura si evolve per tentativi, e i tumori sono esperimenti falliti.
Su una specie sopravvissuta, altre 10000 sono morte.
L’unico modo di evitare del tutto i tumori sarebbe impedire alle cellule di sperimentare, autocondannandoci al fissismo e conseguente estinzione (il mondo cambia, che i geni cambino o no).
(se proprio si deve, riduciamo l’inquinamento, i cui composti mutageni amplificano i casi di errore)
Per quanto riguarda l’universo:
Non esiste bellezza o ordine cosmico che provino l’esistenza di dio, in quanto il caso sa essere più affascinante di ogni opera d’arte.
D’altronde, non ne negano neanche l’esistenza.
Allora mi chiedo, dopo la tipica domanda “Dio c’è?” (il ciclone XD) non bisognerebbe porsi la domanda “sicuro che sia solo uno?”?
Accettiamo il politeismo, se non altro per farla finita con le guerre di religione basate sulla “verità”.
Zimmer cerca di passarci il concetto che il tumore sia “strano” ed “innaturale”, addirittura “contro natura” poiché è contrario a quel processo di selezione naturale che è alla base dell’evoluzione!
Cominciamo col dire che, in verità, il tumore fa parte del processo di selezione naturale poiché “collabora” con l’aspetto poco piacevole della selezione che è la morte! Il tumore ne ammazza alcuni ed altri no! Quindi partecipa alla selezione!
Chi ha detto che la selezione debba essere fatta solo da qualcosa di esterno? Resistenza alle intemperie o alle malattie, capacità di correre di più o che altro…… Essa può anche essere fatta da dentro, eliminando gli individui in cui certi programmi di controllo della vita non funzionano tanto bene! Si sa che molti tumori hanno delle componenti genetiche cioè familiari e questo significa che quelle famiglie sono meno adatte a sopravvivere.
Ma anche questa selezione in generale cerca di fare meno danno possibile. Non so se avete notato che i tumori tendono statisticamente a comparire di più in età avanzata quando ormai le possibilità di riproduzione sono basse e quindi evolutivamente l’individuo non vale più tanto. Quindi il tumore fa selezione ma cercando di “decimare” individui che non servono più!
Per quanto riguarda poi le altre cose che dice, … dice cose sbagliate!
Ciascun individuo complesso come noi è il frutto di un processo evolutivo durato miliardi di anni in cui si è limitata l’individualità delle cellule e se ne è favorita la collaborazione. Questo si chiama differenziamento. Il tumore causa un ritorno alle origini: le cellule perdono il controllo del loro differenziamento e smrttono di controllarsi le une con le altre. Quindi ripercorrono all’indietro l’evoluzione! Se mai si imparerà qualcosa sarà come è avvenuto il differenziamento!
Bruna Tadolini
http://www.geocities.com/biochimicaditutti
Bruna ti quoto fino ad un certo punto:
“Ma anche questa selezione in generale cerca di fare meno danno possibile. Non so se avete notato che i tumori tendono statisticamente a comparire di più in età avanzata quando ormai le possibilità di riproduzione sono basse e quindi evolutivamente l’individuo non vale più tanto. Quindi il tumore fa selezione ma cercando di “decimare” individui che non servono più!”
Il resto va bene, ma qui proponi un dato spiegandolo con il finalismo (il tumore fa selezione), che nell’ambino scientifico equivale ad una bestemmia: la natura non ha nessun disegno, piano, finalità o simili.
I tumori compaiono statisticamente in età più avanzata per l’aumento di degradamento cellulare (vedi anche rughe e acciacchi), che equivale al logoramento di un utensile. E’ più probabile che si rompa un orologio di 100 anni fa o uno identico costruito da un mese?
Inoltre se fosse vero che i geni scelgono individui attempati per “sperimentare”, a che servirebbe trovare miglioramenti se, come affermi tu stessa, con la fertilità oramai scarsa, non si possono trasmettere ai figli? (trovami anziani con figli giovani, che per di più, a causa del logoramento sopra citato nascono a rischio malformazione.)
E’ vero che più si rischia più risultati si ottengono, ma sopravvivono i più fortunati, ovvero i nati migliorati da genitori giovani.
@Sailor-Sun
L’evoluzione non c’entra nulla con le stelle doppie così come le stelle doppie non c’entrano nulla con l’ateismo.
L’editoriale di Bellone è più attinente, a mio avviso, ai temi generalmente trattati da questo blog, visto che parla dell’impatto delle grandi scoperte scientifiche sulla nostra concezione del mondo (e cita la “rivoluzione” copernicana e il darwinismo e le forti resistenze che hanno incontrato).
In secondo luogo, citando l’articolo di Zimmer, Bellone tocca di sfuggita altri due punti: 1) chiarisce l’idea che l’evoluzione biologica non è il progressivo miglioramento verso un punto d’arrivo, la specie umana, con buona pace di chi pretende la sua natura divina, 2) avanza l’ipotesi che in un futuro non molto lontano potremo completamente rivedere il nostro concetto di riproduzione eliminando (o riducendo) il fattore “caso” e le sue controindicazioni – e anche questa, come appare evidente, è un’idea abbastanza “eretica” in un mondo in cui si continua a fare appello a una presunta “naturalità”.
Quanto a Dio, lasciamolo ai deicoli.
@Bruna
Premetto che non ho ancora letto l’articolo di Zimmer, ma se devo basarmi su quel che ne dice Bellone, direi che non è affatto sua intenzione considerare il tumore qualcosa di “strano” o “innaturale”, perché mai uno scienziato dovrebbe esprimersi in questo modo? Il suo scopo, sempre se non ho inteso male il senso dell’editoriale, è semmai quello di spiegare questo apparente paradosso, che vede la selezione naturale favorire la diffusione di “errori” genetici che uccidono gli organismi nei quali si manifestano.
Perché la cosa è paradossale. Tu dici che la selezione naturale tende a eliminare le famiglie meno adatte a sopravvivere (quelle che si tramandano il “cancro genetico”). E allora perché questi tipi di cancro, anziché scomparire, pare che siano un “prodotto” dell’evoluzione naturale? Non credi che questo funzionamento alla rovescia della selezione naturale necessiti di una spiegazione?
L’idea è che, come tutti i paradossi, sia un falso paradosso, proprio perché siamo abituati a pensare all’evoluzione in termini “migliorativi” e ci dimentichiamo di essere solo delle “colonie di geni” (qui Bellone usa un’espressione dawkinsiana), quindi il mezzo con cui i geni si assicurano l’immortalità (passatemi l’espressione) e non il loro fine. Anche la morte, in effetti, come tu suggerisci, può essere considerata un meccanismo utile alla replicazione e diffusione dei geni.
E’ evidente che tutte le malattie genetiche che non incidono negativamente sul successo riproduttivo dell’individuo che colpiscono, possono continuare a tramandarsi nelle generazioni a venire, proprio perché colpendolo solo in età avanzata, permettono all’individuo “ospite” di riprodursi e assicurare la sopravvivenza della prole e quindi delle malattie stesse (o meglio dei geni che le causano).
Ok, la domanda è: come mai pare che stia accadendo il processo inverso?
Tu sei sicuramente più ferrata di me su questi argomenti, ma non è meglio dare una letta all’articolo prima di sostenere che dice cose sbagliate?
Quindi: sì, il tumore è un meccanismo di selezione naturale come tutti gli altri, e questo mi pare che non lo si neghi;
Chiedo scusa per le ultime due righe, che dovevo cancellare…
X Jean: non capisco se quoti o contesti.
L’evoluzione è dovuta al caso, non c’è nessun disegno naturale o divino sotto, e il cancro è provocato da mutazioni svantaggiose.
Se intendi domandare il perchè degli aumenti di casi di cancro al mondo, ho gia risposto nel mio post: l’inquinamento spande agenti mutageni nell’atmosfera che intensificano il numero di mutazioni (che per la stragrande maggioranza dei casi sono svantaggiosi, per natura o statistica che sia).
Non mi stupirei se nascesse una bambina con capelli viola.
La teoria avvallata dai film sugli X-Man è che periodicamente vi sono degli Hot Spot di mutazioni, con conseguente nascita di nuove specie.
Forse l’inquinamento ha un ruolo in tutto questo.
X Jean Meslier
oviamente l’articolo l’avevo letto anche se la versione inglese http://www.carlzimmer.com/articles/2007/articles_2007_cancer.html?chanID=sa006&colID=1&articleID=934C0444-E7F2-99DF-3F1F99C3684159C0
ed è assai complesso riportando argomenti e punti di vista molto diversi e anche contrastanti: compresi quelli di scienziati scettici come me!
Se partiamo dai presupposti che un organismo vivente deve morire e che è complesso e quindi si può rompere, che si rompe di più nelle parti più complesse e più “evolutivamente nuove” …. si capisce molto della fenomenologia del tumore che Zimmer descrive!
Ma dire che ci siamo evoluti grazie al cancro anzichè dire che il cancro è un side effect……non mi sembra che ci siano elementi a suffragio. Perchè mi sembra che sia questo il messaggio che cerca di fare passare: che gli errori delle macchine (tumori) sono gli artefici dell’avanzamento della meccanica!
Leggilo anche tu e dimmi la tua opinione; può darsi che sia io che sono particolarmente “sensibile” e che veda del male anche dove non c’è……
Ad esempio, per l’interpretazione di questi dati di fatto non viene neppure suggerito che i tumori giovanili hanno una bassissima incidenza perchè chi se li becca muore e non si riproduce, mentre i tumori della vecchiaia vengono molto meno selezionati negativamente (e quindi si diffondono di più nella popolazione) poichè i portatori ancora sani o apparentemente sani si possono riprodurre, visto che i sintomi e la morte compaiono molto tardi nella vita!
Tumori del retto giovanili esistono e, guarda caso, sono rarissimi!
Inoltre c’è da dire, che il giornalista non dice, che ai tempi in cui è avvenuta la nostra evoluzione la vita media dell’uomo, per motivi legati ad altri accidenti, era risibile e ben lontana da testare aspetti evolutivi positivi o negativi dei tumori senili…..
E’ proprio il modo di pensare di questo giornalista che…..
Another way to delay cancer is to set up several lines of defense. Studies on colon cancer, for example, show that cells in the colon must acquire mutations to several genes before they turn cancerous. These defense lines do not prevent people from getting colon cancer— in fact, it is the third most common form of the disease. But the need for multiple mutations to occur in a cell may reduce the chances that colon cancer will arise in young individuals. The average age of people diagnosed with colon cancer is 70.
Not all cancers strike the old, of course. Most victims of a cancer of the retina called retinoblastoma, for example, are children. But Leonard Nunney of the University of California, Riverside, argues that evolution is responsible for that difference between the Cell in the final stage of division two cancers. Nunney points out that colon cells have many more opportunities for acquiring dangerous mutations than retinal cells do. The colon is a large organ made of many cells, which continue replicating throughout a person’s life as old cells slough off and new ones take their place. That risk puts a big evolutionary premium on defenses that can prevent colon cells from turning cancerous.
The retina, on the other hand, is “the smallest bit of tissue you can imagine,” as Nunney puts it. That small set of retinal cells also stops multiplying by the time a child turns five. With fewer cell divisions occurring, the retina has far fewer opportunities to turn cancerous. As a result, retinoblastoma is extremely rare, striking only four people in a million. Because the risk is so much lower, Nunney argues, natural selection cannot drive the spread of new defenses against retinoblastoma. A defense against cancer in the retina would make very little difference to the average reproductive success of a population.
Letto ieri sera l’articolo, in italiano. E sinceramente no, non mi pare che dica che ci siamo evoluti grazie al cancro, semmai si suggerisce che il cancro, o meglio certi tipi di cancro sarebbero un effetto collaterale di meccanismi che avrebbero avuto un ruolo molto importante nella nostra evoluzione.
Per il resto, si, vedo che l’ipotesi e’ presa con le molle da molti scienziati.