Se un paziente ha una malattia che è assolutamente certo di non poter curare con alcun mezzo, per lui è molto importante lasciar scorrere liberamente la sua vita, senza essere disturbato da trattamenti meccanici o artificiali. Dunque, è corretto rispettare il testamento che un paziente potrebbe aver lasciato in passato. E’ questa la sintesi con cui il Lama Thamthog Rimpoche, direttore spirituale del Centro Studi Tibetani di Milano e guida spirituale dell’Unione Buddista, ha descritto il suo punto di vista religioso sulle questioni di fine vita. L’occasione è stata il convegno internazionale (29-30 marzo) sulle dichiarazioni anticipate di volontà del morente, promosso dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato. Un confronto medico-scientifico, ma anche bioetico e con ospiti d’eccezione per le diverse religioni. Una sorta di “prove generali per una bioetica condivisa”, perché l’obiettivo, come ha spiegato Ignazio Marino, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, è scegliere un metodo di confronto che accolga e non contrapponga le sensibilità etiche e religiose di tutti. […]
Se questa è vita
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ma se ci si basa sull’etica laica, tutte questi problemi verrebbero risolti, perchè l’etica laica non è impositiva e rispetta i diritti e le preferenze di tutti i cittadini, quello che si vuole fare e solo una super etica religiosa, una cosa mostrusa che non porterà da nessuna parte.
io non vedo come la scelta di porre fine alla propria esistenza possa offendere la sensibilità religiosa di un altro, impedendomelo si offende invece la sensibilità e la volontà di chi ha fatto questa scelta. La chiesa cattolica in questa sua battaglia contro l’eutanasia dimostra la sua crudeltà, in fin dei conti se anche la vita fosse un dono di dio sarà ognuno di noi a renderne conto in un eventuale aldilà, come in una parabola del vangelo dove il padrone da del denaro a tre suoi servi prima di partire per un viaggio, e al ritorno ne chiede un resoconti sull’uso fattone da ognuno. La chiesa impedendomi per legge di poter agire come meglio credo su temi etici, di fatto mi impedisce di esercitare il libero arbitrio. A volte vorrei che dio esistesse per poter un giorno discutere con lui su certi temi come il male ed il dolore,sarebbe una bella discussione.
La chiesa non solo interferisce nella politica, ma persino nelle vite personali di chi si trova in simili situazioni, rendendole ancora più dolorose di quanto non siano, negando loro la libertà di scelta e terrorizzandoli con minacce di “inferno” e “punizione” (per chi ci crede).
Non c’è qualcosa nei diritti fondamentali dell’uomo al riguardo?
Per la parabola dei tre servi e dei talenti, ripensandoci, il messaggio che la chiesa potrebbe trasmettere con esso è “Dovete lavorare per darci il frutto del vostro lavoro o verrete puniti”.
Quando andavo a catechismo e me l’hanno raccontata, non ricordo quale fosse la spiegazione che mi hanno fornito.
Rifletteteci.