L’articolo 31 della Costituzione della Repubblica Italiana assicura di agevolare con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi. Se la lingua italiana è lingua italiana, ciò significa che sposarsi conviene, poiché vi sono le agevolazioni economiche e le altre provvidenze (e lasciamo da parte l’italiano un po’ ammuffito) e l’adempimento dei compiti relativi. Poi si va a vedere la legge fondativa italiana e ci si accorge che gli sposi guadagnano a non sposarsi e a separarsi, se sono già congiunti. Dal punto di vista economico – stiamo a questo – lo Stato discrimina rispetto alle convivenze. Discrimina non agevolando l’unione, ma rendendola più gravosa. Anche la direzione di normative recenti sa di accanimento nei confronti della famiglia. Si ponga il caso dell’ultima legge finanziaria che al tormentato capitolo famiglia stabilisce che i figli debbano essere a carico di entrambi i coniugi al 50%, e che comunque non possono essere a carico del coniuge con il reddito inferiore. Questa norma non vale nell’ipotesi di una coppia di semplici conviventi. Meglio mettersi insieme alla rinfusa per pagare meno tasse.
L’iniziativa quanto meno incongruente arriva, dati alla mano, da due legulei sposati consiglieri della Liguria, che hanno presentato alla Giunta una mozione per il rispetto della Costituzione che la maggioranza di centrosinistra ha respinto. Da Nord a Sud della nazione la situazione è la stessa. Il nodo ben arruffato è uno: il cumulo dei redditi, che si applica alle coppie convolate a nozze, ma non a quelle conviventi che non risiedono nella stessa casa, a meno che, beffa nella beffa il matrimonio non sia stato celebrato con rito esclusivamente religioso, quindi senza la contestuale congiunzione degli effetti civili.
Vi sono diseguaglianze anche maggiori. Queste scattano sui servizi per i figli dalla prima infanzia in poi. Si ponga il caso per ottenere un posto all’asilo nido: si deve affrontare una impresa titanica di strutture a numero chiuso, alle quali si accede fino a esaurimento di posti. Ebbene, poiché le graduatorie si basano anche sul reddito, la famiglia che complessivamente guadagna 41.000 euro, avrà minori chances, per esempio, della madre che ne guadagna 16.000 e ha un figlio a carico. In farmacia per esempio, il diritto all’esenzione dei ticket sui farmaci scatta con un reddito di 36.000 euro, perciò i due coniugi non potranno usufruirne, al contrario dei due «non coniugi». I conti non sono logaritmici; anche per l’accesso all’edilizia convenzionata là dove il reddito complessivo deve aggirarsi sui 38.000 euro. La simulazione degli uffici regionali liguri, per esempio, dove la tassa è di 14.000 euro di reddito senza casa di proprietà, dice chiaro che il figlio della coppia sposata con reddito complessivo di 41.000 euro perché la sua tassa sarà a quota 20.000 oltre il limite fissato. Ma se la coppia non fosse sposata e il figlio a carico di uno dei due partner sarebbe garantito. […]
Il testo integrale dell’articolo di Alessandro Maggiolini è stato pubblicato sul sito de Il Giornale
Altri esempi:
– la ragazza madre ha diritto a godere di tutto il congedo di maternita’, mentre quella sposata solo meta’, l’altra meta’ va al coniuge, che raramente la sfrutta
– i figli della ragazza madre ha il posto assicurato nelle graduatorie degli asili nido comunali, subito alle spalle dei disabili, quelli delle coppie sposate forse, se rimane qualcosa…
Saluti
Hanmar
“Il nodo ben arruffato è uno: il cumulo dei redditi, che si applica alle coppie convolate a nozze, ma non a quelle conviventi che non risiedono nella stessa casa”
Ma allora la soluzione mi sembrerebbe proprio approvare i Dico 😛
Mondo strano l’Italia… 😛
Sempre che i dico non abbiano la clausula del cumulo dei redditi dei conviventi Diconoscuti.
Come al solito “il Gornale” vuole rovesciare la realtà e contemporaneamente bussa a denari. Gli stessi denari di coloro che hanno 10 società di comodo, e, spostando il reddito dall’una all’altra, riescono ad eludere le tasse per milioni.
ewiva lo stato che liberera’ l’uomo e la donna da stare insieme per forza .
daltra perte ,stare insieme ad una persona magari 40anni ,
e’ roba da strizza cervelli di sicuro ,ramo (maniacale)
credo sia da maniaci stare sempre con lo stesso partner,
meglio ,molto piu’ salutare cambiare spesso ;
chi se ne strafotte della famiglia tradizionale nata solo per
fregare le persone ,magari ordita ;dalla santa inquisizione.
La famiglia è stata inventata per mantenere stabile il tessuto sociale e per permettere ai figli di crescere in un ambiente sereno. La chiesa strumentalizza qualcosa di molto antecedente a gesù per mantenere il potere sulla coscienza delle persone.
“Voglio stare con la ragazza che amo, allora devo sposarla, allora devo sposarmi in chiesa perchè dio così mi da’ il permesso di fare sesso…”
Ragionamenti da contatdino analfabeta delle murge che la chiesa predica e che la ragione aborrisce.
E che chi sa fare 2 + 2 (€) preferisce evitare.
Io faccio dichiarazioni dei redditi di mestiere: le detrazioni x coniuge a carico son le più numerose! le coppie di fatto non ne hanno nessuna. Fate 2 calcoli… 😉
Paolo, sarà vero, ma valuta la quantità a cui detrai: avere qualcuno a carico è un peso.
E’ come comperare una collana da 1000€ solo perchè è in offerta a 950€.
Potrebbe anche essere un artifizio per fregare il fisco…ma non so dire.
Ma il “non sposarsi più” dovrebbe essere un problema??
Concordo con Paolo,di cui sono uno sventurato collega, pero’ aggiungo anche che lo svantaggio di non avere la detrazione, viene annullato dalle eventuali tragiche e devastanti conseguenze che puo’ avere un divorzio, insomma soprattutto se si e’ senza figli, e’ sicuramente + conveniente convivere.
Finalmente qualcuno ha capito che i pacs non servono, anzi.
Sono solamente un preludio al matrimonio(e magari per questo benvengano).
Chi si vuol sposare si sposi pure.
Tutti, naturalmente: boys & girls, girls & girls, boys & boys.
Si lascino stare quelli che non vogliono e si tutelino meglio i figli
Abasso i pacs.
Sarà, però io le tasse universatarie con il reddito CUMULATO del CONVIVENTE della mi’ mamma le pago lo stesso.
PS: e mi risulta che i figli vengano riconosciuti da ENTRAMBI i genitori, sposati o no che siano, e che da entrambi debbano venir mantenuti (e se un bambino invece è riconosciuto da un genitore solo significa che l’altro è scappato, quindi non c’è nemmeno fidanzamento che tenga, altro che convivenza)
Quindi secondo maggiolini che cosa si dovrebbe fare? Togliere diritti ai conviventi in nome del vecchio motto “mal comune mezzo gaudio”?