Chiesa, chi va in rosso

La chiesa italiana interviene con decisione ne dibattito pubblico senza temere accuse di ingerenza. Può permetterselo anche grazie ad una solida ed trasparente situazione finanziaria. In queste settimane i 250 vescovi italiani si recano in udienza dal papa e il Vaticano ha messo sotto osservazione i loro bilanci. Dati ovunque positivi, tranne che in un paio di diocesi dell’Umbria e della Campania. È tornato sotto controllo anche il bilancio della diocesi di Napoli, dopo lo scandalo che aveva coinvolto l’ex arcivescovo Michele Giordano.
Conti in attivo grazie al sistema dell’8 per mille istituito con gli accordi di revisione concordataria del 1984. Nel 2006 la Cei ha assegnato alle 226 diicesi italiane 929 milioni 942 mila euro per esigenze di culto e pastorali, 195 milioni per interventi caritativi e 335 milioni 932 mila per il sostentamento del clero.
La diocesi di Milano, la più grande d’Italia, nel 2006 ha ricevuto dalla Cei 7 milioni 815 mila euro per esigenze di culto e pastorali e 3 milioni 887.920 euro per interventi caritativi. A questi fondi ciascuna diocesi aggiunge i propri introiti : offerte, attività imprenditoriali, investimenti immobiliari.
Ma se, dal punto di vista finanziario, i vescovi italiani sorridono, la situazione appare critica nel resto dell’Europa, specialmente in Francia e Germania, dove non esiste l’8 per mille. Ha approvato un drastico piano di risparmio persino Colonia, una delle diocesi più ricche del mondo : tagli per 90 milioni di euro su un bilancio di 680, chiusura di 100 chiese su 350 e il licenziamento di 1000 dipendenti su 2 mila.

Ignazio Ingrao
Articolo su PANORAMA del 12 aprile 2007

8 commenti

JSM

il caso Colonia ci mostra che le diocesi sono vere e proprie aziende che, quando vanno in rosso, devono procedere con ristrutturazioni, tagli della spesa e licenziamenti.

in Italia, queste aziende sono dei veri e propri parassiti che si fanno mantenere a nostre spese

Jamp

L’articolo dovrebbe far capire l’entità del peso che la chiesa ha sullo stato italiano, che si priva regolarmente di miliardi e miliardi di lire, costringendo poi i governi a tirare fuori improbabili finanziarie e aumenti delle tassazioni. Se l’italia si staccasse questa zecca schifosa dal collo che è la chiesa non dovrebbe più fare probabilmente i salti mortali per restare in europa e per far quadrare i conti. La chiesa, assieme alle strutture pubbliche come l’usl e l’inps, è una fogna senza fondo per i nostri quattrini.

Inoltre, la situazione di Colonia fa capire realmente cosa siano i religiosi: la legislazione tedesca prevede che chi vuole essere considerato appartenente ad una confessione religiosa deve pagare una quota annuale proprio come se fosse una società. Il fatto che la chiesa di Colonia sia in rosso significa che poi alla fin fine non sono tanti quelli che se ne giovano di essere considerati cattolici.

Marco G.

Questo articolo ignora alcuni dettagli non trascurabili come il fatto che la maggior parte dei preti italiani si “accontenta” di stipendi che sono un terzo di quelli dei “colleghi” tedeschi, o che le università pontifice vanno avanti perchè molti docenti percepiscono compensi nominali a differenza di quelli tedeschi che sono pagati più o meno come i loro omologhi delle facoltà statali. Inoltre dà naturalmente per scontato che l’ 8xmille debba sempre funzionare come ha fatto fino ad ora, il chè non è scritto da nessuna parte. La conclusione è che in Italia non è tanto la Chiesa che si permette di “ingerire” quanto gli italiani che glielo permettono continuando a foraggiare le sue “ingerenze”. Cosa si dovrebbe fare per modificare questo stato di cose è piuttosto ovvio…

ciceracchio

dehh ho in ni sara’ miga venuto le mestruazioni
ai cardinali per essere i nrosso ???
saddio come sarebbero contenti dehh.
si sentirebbero finalmente fanciulle
dehh e’ da una vita che aspettano .

Pacs

Questa storia dell’8per1000 deve finire. Basta finanziare il plagio.

Bobbi

CI CREDO CHE IN ITALIA LE CHIESE STANNO BENE, CON TUTTI I SOLDI DI NOSTRE TASSE CHE CI DA LO STATO!!!!!!!!

Joséphine

A me questa Chiesa ricorda Buckingham Palace.

In Inghilterra c’è una corrente contraria al pagamento delle tasse per sostenere il Palazzo della Queen, e la maggioranza invece preferisce tenerselo.

Per Vatican’s Palace mi pare la stessa cosa.
Questo Palazzo alla stragrande maggioranza degli Italiani piace, che ci possiamo fare??

🙂

Lorenzo A.

bisogna attaccare la radice del male: ossia conteggiare le scelte dell’8 per mille inespresse come a favore della chiesa.

l’otto per mille non destinato a nessuno deve restare al contribuente.

in questa maniera vedrai che la chiesa comincerà a farsi più accomodante e a rompere meno le balle agli italiani.

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