Vaticano e Israele, l’eterna “guerra” su Pio XII

Ha suscitato un certo scalpore in Israele la decisione del nunzio apostolico di non partecipare alle annuali celebrazioni della Giornata della memoria al museo dello Yad Vashem di Gerusalemme a causa dell’esposizione di una foto e di una didascalia che collocano Pio XII tra i capi di Stato razzisti. «È la prima volta – fa notare un ecclesiastico che vive da lungo tempo in Terrasanta – che il Vaticano prende una posizione pubblica di questo tipo».

La reazione pacata e piuttosto conciliante del ministero degli Esteri israeliano sta a indicare che il governo non intende elevare il tono della polemica né pregiudicare in alcun modo il cammino del dialogo intrapreso.

La didascalia incriminata, nel descrivere Papa Pacelli come una figura «controversa», contesta al pontefice il concordato con la Germania del 1933, la mancata pubblicazione dell’enciclica antirazzista fatta preparare dal suo predecessore Pio XI, la mancanza di interventi verbali o scritti contro la deportazione degli ebrei, la mancanza di interventi per bloccare la razzia del ghetto di Roma, e un «silenzio» che non diede «linee guida» al clero in Europa.

Ognuno di questi punti è formulato in modo discutibile: la bozza dell’enciclica antirazzista, per esempio, conteneva passi certamente antigiudaici, e dunque Pio XII fece benissimo a non pubblicarla, scegliendo invece di far proprio, nelle sue encicliche, il nucleo fondamentale dell’«unità del genere umano» e dunque la condanna del razzismo. Mentre nel radiomessaggio del 24 dicembre 1942, Papa Pacelli parlò delle «centinaia di migliaia di persone le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o a un progressivo deperimento».

È attestato che, non appena fu informato della razzia nel ghetto di Roma, il Papa mise in atto vari tentativi di fermarla, e che proprio attraverso uno di questi, raggiungendo il generale Rainer Stahel attraverso padre Pancrazio Pfeiffer, indusse Himmler a dare l’ordine di sospendere i rastrellamenti già nel primo pomeriggio del 16 ottobre 1943, il giorno in cui erano iniziati. […]

Il testo integrale dell’articolo di Andrea Tornielli è stato pubblicato sul sito de Il Giornale