Un Turco anticlericale

Signor Presidente, a nome della Rosa nel Pugno e quindi dei militanti laici, socialisti, liberali, radicali e anticlericali, condanniamo anche noi, senza riserve, l’intolleranza politica, da qualsiasi parte provenga, in qualsiasi forma si esplichi. Inoltre, solidarizziamo con coloro che sono vittime, a qualsiasi titolo, di questa intolleranza.
Abbiamo ascoltato molto bene le parole del viceministro Minniti: noi non ci faremo criminalizzare e rivendichiamo il nostro diritto costituzionale di essere anticlericali. Non accettiamo la lettura che lei ha dato degli episodi accaduti, che tende a criminalizzare una storia, quella storia anticlericale che non ha nulla a che fare con l’intolleranza politica, per non parlare dell’intolleranza religiosa.
Siamo fieri di far parte di quel mondo politico che crede nello stato di diritto e nella democrazia, che proprio nella libertà religiosa vede uno dei principi cardine che fa della difesa della libertà religiosa una delle sue ragioni di lotta politica. Sappiamo bene, infatti, che l’intolleranza religiosa è frutto innanzitutto delle confessioni religiose che, tra di loro, sono in perenne stato di conflitto
Aveva ragione il collega Monaco: questa strategia di una nuova tensione – mi si consenta – danneggia più che altro coloro che reclamano il proprio giusto, costituzionale diritto di critica: non critica alla Chiesa, non critica ai principi religiosi, ma sicuramente il giusto diritto di critica alle gerarchie vaticane. E qui, forse, ci vorrebbe una giornata di approfondimenti semantici, nel senso che a ragione, per opportunità politica, si vuol far confusione tra la Chiesa dei fedeli e le gerarchie vaticane.
Signor viceministro Minniti, rivendichiamo il diritto di avere una risposta ad una interrogazione che abbiamo presentato nel luglio dello scorso anno. Tra un po’ faremo l’anniversario di questo silenzio!
Chiediamo di avere una risposta da questa Repubblica, da questo Stato: ad esempio, il Ministero dell’interno rispetto alla politica portata avanti dalle gerarchie vaticane sul problema della pedofilia non ha nulla da dire? Non ha la stessa fermezza? Non ha lo stesso interesse a dare una risposta chiara? Noi crediamo, invece, che proprio perché siamo in uno Stato di diritto, se non si forniscono risposte chiare si alimentano quei movimenti, si finisce per creare, con questa politica di criminalizzazione che oggi ha trovato in quest’aula ampia espressione, la criminalizzazione di chi rivendica il giusto diritto di potersi chiamare anticlericale e di poter lottare da anticlericale, si determina quella strategia che, come ricordava il collega Cota, ha avuto un suo quadro, una sua sceneggiatura già vista nel 1977.
Abbiamo già visto tutto. Non siamo disposti ad accettare altri casi come quello di Moro, Giorgiana Masi, Sindona, Calvi, Pecorelli, perché in quella strategia di Stato, con la morte del diritto e della legalità, vi è stata la morte di persone. In questo ci dissociamo! Vogliamo che si riconosca anche agli anticlericali il proprio diritto, senza confondere i piani della lotta e dell’iniziativa politica.
Spero che lei voglia fare ammenda rispetto alla denominazione che ha reso di alcuni fenomeni che non hanno nulla a che fare con coloro che, in questo paese, rivendicano pubblicamente e nell’ambito dei principi costituzionali del nostro Stato la possibilità di fare lotta politica.

(tratto da un’interrogazione parlamentare dell’on. Maurizio Turco della Rosa nel Pugno, letta alla Camera dei Deputati martedì 17 aprile 2007 a seguito delle scritte ingiuriose e delle minacce nei confronti di monsignor Bagnasco, Presidente della Conferenza episcopale italiana, apparse in alcune città d’Italia)

Sarebbe troppo facile dire che Turco ha ragione, che compie un’analisi perfetta, e finirla lì. Perchè queste sono parole che scaturiscono da un pensiero giusto, equo. Ma senza venir meno all’imperativo resistente di alcuni sacrosanti distinguo.
Ma in questa pagina, per sua natura, si cerca sempre il pelo nell’uovo. E l’uovo, immancabilmente, è quello perennemente marcio delle superstizioni fideistiche di Casa Italia. Ed eccolo lì, il pelo: “Vogliamo che si riconosca anche agli anticlericali il proprio diritto”.

Eh no, ora si esagera! Chiedere alla Repubblica italiana di riconoscere dignità politica e diritto di cittadinanza all’anticlericalismo, sarebbe come chiedere ai Talebani di trasmettere Quel gran pezzo dell’Ubalda in prima serata sul canale nazionale, o come chiedere a Re Carlo d’Inghilterra di riconoscere che Camilla è una vecchia racchia incartapecorita, o ancora, come chiedere a Paola Binetti di insegnarci qualche giochetto erotico da fare con cilicio, frusta e manette…

Mi dissocio da questa richiesta eccessiva, antistorica, antidiplomatica ed eversiva. Non voglio che mi si confonda con questi giacobini che vanno in giro proponendo eresie inaccettabili, come i diritti civili, la separazione delle superstizioni dalla vita politica e – addirittura! – una libera ricerca scientifica…
Mi dissocio, dunque, da questo programma massimo, che suona rivoluzionario. Mi associo invece a quanti propugnano un programma minimo: se è giusto che agli anticlericali non si possano riconoscere diritti come agli altri esseri umani, che almeno gli siano concessi tre pasti caldi al giorno, il permesso di telefonare alla famiglia almeno una volta a settimana, e una cella più spaziosa, magari singola, con bagno in camera e uso cucina.

Fonte: Alteredo.org

10 commenti

paolo marani

Capperi, sono un privilegiato e non lo sapevo! Vivo da anni in cella singola con bagno ed uso cucina. Tre pasti caldi al giorno? Non esageriamo, ci volete tutti ciccia e brufoli?

Claudio De Luca

Approvo anch’io, nella sostanza, l’interrogazione parlamentare di Turco.
Da agnostico razionalista, laico e socialdemocratico, condivido.
Ma confesso di non aver compreso l’allusione alla “politica portata avanti dalle gerarchie vaticane sul problema della pedofilia”.
E inoltre: che senso ha una interrogazione parlamentare su una questione per la quale viene presunta una interferenza di uno stato estero nella politica italiana?
A quali concreti risultati potrebbe condurre una protesta formale del governo italiano presso la Santa Sede?
Devo confessare tutto il mio pessimismo: ritengo che un intervento del genere, pur idealmente apprezzabile in termini astratti, non valga un nichelino su piano della concretezza.
Ma tant’é: per il momento non possiamo non rallegrarci per questo primo timido passo nella auspicata direzione di un futuro laico per il nostro Paese.
Ultima, breve osservazione (ma qui mi appello alla vostra benevolenza per l’intenzionale scarsa attinenza col tema in oggetto): dove pensa di andare Boselli senza i DS e con Bobo Craxi, De Michelis e Pannella?

Daniela

alla fine i politici si renderanno conto che uno stato laico è destinato a fallire, a diventare uno pseudo paese democratico.

zagorba

Se i DS stanno per diventare democristiani non e’ certo colpa di
Boselli.!!!

Mario

Ricordo che una signora credente, ad una mia parola di ateo diceva che, per essere atei bisogna essere intelligenti. Questa frase mi aveva fatto pensare. Non posso dire che tutti i credenti non siano intelligenti ma, certamente un credente, come minimo, costringe la mente
alla passività. Il perchè lo trovo evidente. – Comunque sia, è sempre la chiesa che combatte e
attacca il non credente. -“Noi vogliamo essere liberi pensatori e non asserviti!”

Claudio De Luca

Se Boselli si allontana dal progetto politico di Prodi, riscuoterà un 5-6% di consenso elettorale. Che se ne fa? Che ci facciamo? anche io sono di sinistra, ma il principio di realtà deve prevalere. Pena, l’alternativa berlusconiana: il neofascismo in giacca e cravatta.

Damiano

@Claudio:

L’opportunismo politico deve avere dei limiti ben precisi, se il pastone di prodi avrà luogo non sarà molto diverso dal pastone del cdx: un monumento al conformismo ed un appiattimento culturale assoluto.
Già adesso non fa molta differenza votare a dx o a sx, figuriamoci poi…

Il Filosofo Bottiglione

Caudio,

insieme alle posizioni di Boselli possono convergere molti movimenti politici: mozioni DS alternative a quella del buon Fassino, parti di margherita non prone al vaticano, parti di società civile, gli stessi radicali ecc.. tutto ciò che storicamente viene definito “Ulivo laico”, dove il termine “laico” indica non tanto la distanza dal vaticano quanto quella dalle grandi chiese partitiche. Se a questa si aggiunge la difesa della laicità in senso stretto (quindi con valenza di argine alle ingerenze vaticane) ben venga. visto che non posso identificarmi in un partito che ha tra le sue radici quella cristiana, forse avrò una lista votabile a cui, forse partecipare attivamente.

detto questo vengono le inevitabili domande legate all’alchimia politica:

un partito del genere può prendere adeguati consensi elettorali? penso di si, almeno il 6%, con una campagna elettorale agita bene anche oltre il 10.

che utilità ha nel contesto politico generale? non sarebbe meglio spendere le stesse energie all’interno del PD, per renderlo il migliore dei partiti democratici possibili, visto che in ogni caso con il PD anche Boselli dovra fare un’alleanza?
la mia risposta è che la laicità si difende in prima linea, non nelle retrovie.

c’è il rischio che il PD si trovi ancor più spostato al centro, favorendo la formazione di un grande schieramento centrista di tipologia democristiana?
i timori del nemico, i giochi più o meno fantapolitici, hanno sempre portato a compromessi ridicoli, sempre favorevoli ai poteri consolidati (sottolineo la parola RIDICOLI, in quanto, in generale, il compromesso è uno strumento normale ed auspicabile della politica). inoltre, se il rischio esiste, significa che esisterebbe maggiormente in assenza di un “Ulivo laico e socialista”. inoltre chi meglio del buon Fassino e del perfido D’Alema può preservarci dal rischio di una nuova balena bianca? hanno voluto il PD? che un po’ di lavoro di sinistra lo facciano anche loro o vogliono far prendere a Boselli il 20%?

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