Apologia del cristianesimo

La sordità di molti filosofi, sociologi e storici nei confronti della dimensione spirituale può essere notevole. Ciò è oltremodo dannoso, poiché influenza la cultura dei media e l’opinione delle persone istruite. Riprendo un caso sorprendente, un’affermazione resa non da un sociologo, ma da un cosmologo premio Nobel, Steven Weinberg. Un episodio spesso usato dai media e nei dibattiti. Weinberg disse (cito a memoria): «Ci sono persone buone che fanno cose buone e persone cattive che fanno cose cattive, ma perché le persone buone facciano cose cattive, ci vuole la religione».
Un modo di pensare piuttosto “approssimativo” e invalidante. Ciò che si vuole esprimere è in realtà qualcosa del genere: la terribile violenza del XX secolo non ha niente a che fare con persone benpensanti, razionali e illuminate. Si uniscono al dibattito, dall’altro lato, certi credenti che segnalano come Hitler, Stalin, Mao, Pol Pot fossero tutti nemici della religione e che i buoni cristiani come loro non hanno preso parte a tali orrori. Dimenticando, per convenienza, le crociate, l’Inquisizione e molto altro.
Entrambe le fazioni hanno bisogno di essere distolte dal loro sogno tranquillizzante e di riconoscere che nessuno, in virtù delle proprie giuste convinzioni, è immune dall’essere attratto dalla violenza collettiva: dalla tentazione di prendere di mira un gruppo di persone considerato responsabile di tutti i nostri mali, dall’illusione della purezza che deriva dalla prontezza a combattere una forza maligna con tutti i mezzi a disposizione. Abbiamo bisogno di capire urgentemente cosa rende pronti a farsi inglobare in questo tipo di progetti.
Abbiamo infatti una comprensione molto imperfetta di questo fenomeno. Alcuni dei nostri più capaci studiosi, come René Girard o Sudhir Kakar, l’hanno indagato. Grandi scrittori come Dostoevskij l’hanno illuminato, ma esso rimane ancora misterioso. Ciò che comprendiamo in modo altrettanto imperfetto è come la leadership spirituale e carismatica di u n Gandhi di un Mandela o di un Tutu possa recuperare le persone dall’orlo di questo abisso. Senza questa azione spirituale, gli sforzi, anche animati dalle migliori intenzioni, di deviare la storia verso una via nuova e più umana, hanno spesso trasformato la stessa storia nel banco del macellaio, per usare la memorabile definizione di Hegel.

Abbiamo urgente necessità di comprendere meglio la propensione umana alla violenza: secondo gli autori che ho menzionato sopra, la spiegazione non può essere riduttivamente socio-biologica, ma deve prendere in considerazione la lotta umana per trovare un significato e una direzione spirituale, di cui gli appelli alla violenza sono una perversione.
Ho scelto l’esempio della violenza di gruppo e delle sue spiegazioni perché, ovviamente, suscita interrogativi pressanti nel nostro mondo. Ma le barriere tra scienze sociali e dimensione spirituale sono invalidanti anche in altri ambiti. Ho lavorato recentemente sul problema di cosa intendiamo realmente quando descriviamo l’attuale civiltà occidentale come “secolarizzata”. Per lungo tempo quello della secolarizzazione è stato ritenuto un fenomeno inevitabile e privo di problematicità. Si pensava che certe caratteristiche della modernità – sviluppo economico, urbanizzazione, mobilità crescente, livelli di istruzione più elevati – portassero inesorabilmente a un declino della fede e della pratica religiosa. Era la famosa “tesi della secolarizzazione”, che per lungo tempo ha dominato nelle scienze sociali e nella storiografia. Eventi recenti hanno scosso questa convinzione, anche tra gli studiosi “ortodossi”. […]

Il testo integrale dell’articolo di Charles Taylor è stato pubblicato sul sito di Avvenire

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13 commenti

tadeo

Hitler e’ nato catolico o svaglio, Stalin educato in coleggio religgioso,..

Damiano

Abbiamo urgente necessità di comprendere…

Studiate di più (a cominciare dalla biologia …) e pregate di meno…

Marco G.

Se la violenza non è una prerogativa della religione piuttosto che dell’ateismo, questo è vero anche per la ricerca delle soluzioni alla violenza: George Orwell era ateo, come Primo Levi. Elie Wiesel perlomeno agnostico, anche se gli ultimi due hanno ricevuto una educazione ebraica

Liberale Liberista Libertario

Siamo dei crudi. Vogliamo la cultura meno pastorizzata. Comunque pentiamoci fratelli, ‘chè l’universo è chiuso…

Andrea

…eh?

…cos’ha detto?

…non sento bene…

…scusate, sono un sociologo un pò sordo…

Daniela M

più pastori protestanti e meno sottane del vaticano…
allora sì che la religione sarebbe un valore civico, credetemi…

raphael

Ciò è oltremodo dannoso, poiché influenza la cultura dei media e l’opinione delle persone istruite

per carità non disturbate le persone istruite…..

restodelmondo

Fedele: No, ma il valore civico può essere una religione laica. (Dove “religione” è nel senso più ampio del termine – nel senso in cui anche il Buddismo è una religione, pur non avendo un Dio.) 🙂

Comunque, direi che abbondanti esempi storici mostrino come religione e violenza (come religione e stupidità, ché la violenza è spesso soprattutto stupida) siano indipendenti: restando negli ultimi 100 anni, Martin Luther King era religioso (pastore, addirittura) e non-violento, per religiosi violenti penso che i frequentatori di questo sito sappiano trovare abbondanti esempi, così come per atei non-violenti; per gli atei violenti citerei Stalin, e direi che siamo a posto.

Daniela M

religione valore civico nel senso che quando ben utilizzata (senza sopraffare e voler convincere gli altri) contribuisce ai valori universali di solidarietà, libertà, uguaglianza. Lo dico da protestante, non da cattolica… chi ha letto i miei post su questo forum sa come la penso…

fedele

@Daniela M
I Valori di Solidarietà, Libertà ed Uguaglianza dovrebbero essere veramente universali ed unire tutti gli uomini, indipendentemente dai loro credi religiosi o filosofici. Dovrebbero essere praticati e non solo predicati. Fatto è che nell’America Protestante fino a trenta anni orsono vigeva la segregazione razziale e fino al 1865 lo schiavismo. Nel commercio degli schiavi si sono distinti gli Olandesi (la schiavitù, in Olanda, è stata abolita solo nel 1863).
La Chiesa Cattolica avrà le sue colpe, ma le altre confessioni non sono certo da meno. Mi permetto pure di rammentare che nella “caccia alle streghe” il primato è detenuto dai paesi protestanti e non di quelli cattolici.

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