Ma c’è stato, il congresso della Margherita? C’è stato davvero? Non si offenda Rutelli, che di questo strano conglomerato post-democristiano è l’architetto e il leader, e che può dire a buon diritto di aver compiuto la missione, conducendo il suo pezzo di centrosinistra dal «pane e cicoria» del 2001 ai «cannelloni» – così un delegato allo Studio 5 di Cinecittà – del governo e del Pd. Non si offenda Rutelli e non si offendano i tanti protagonisti e le tante anime del «partito-frullatore» (così Filippo Ceccarelli), ma sembra proprio che il congresso della Margherita non ci sia stato. In termini di comunicazione, è stato completamente oscurato da quello Ds.
La preoccupazione maggiore del gruppo dirigente della Margherita – non essere «annessi» dalla Quercia, non diventare i «numeri 2», come teme Enrico Letta – sembra trovare una prima, paradossale smentita proprio nell’allestimento congressuale. L’idea di cominciare le assise un giorno dopo i Ds si è rivelata quantomeno infelice, e ha consegnato al partito-fratello l’agenda degli eventi. Così, giovedì i riflettori si sono accesi sulla relazione di Fassino, venerdì sull’addio di Mussi e sui discorsi di Prodi, sabato sullo scioglimento dei Ds, e ieri sulla nascita del Pd. Al cospetto di questo vorticoso tourbillon di politica, sentimento, lacrime, storia e cronaca, le beghe congressuali di Bordon o l’amarcord ulivista di Parisi sono sembrate poca cosa, e forse anche agli interessati. […]
Il testo integrale dell’articolo di Fabrizio Rondolino è stato pubblicato sul sito de La Stampa
Chiedo ai romani
Ma Rutelli, sindaco di Roma, non ha costruito dall’oggi al domani una villa di cartone sull’Appia Antica, luogo non edificabile, condonandosela il giorno dopo per poi edificarla con calma in un secondo momento?