Il termine «cattolico democratico» non esiste nel lessico cattolico come sostantivo, esiste come aggettivo: la Chiesa cattolica si distingue da quella ortodossa, il laicato è organizzato nell’Azione cattolica. Il sostantivo indica l’identità, l’aggettivo una qualità che distingue in parti diverse quello che il sostantivo esprime in modo generale. Dire «cattolici democratici» significa praticare una differenza interna al genere cattolico ed è per questo che la Chiesa non ha mai usato il termine «cattolico democratico». Esso distinguerebbe i cattolici in democratici e non democratici e questo non fa parte del linguaggio ecclesiale.
Di fatto il termine «cattolici democratici» è di derivazione comunista. «Democratico», nel linguaggio del comunismo internazionale e italiano, significava partiti e forze sociali non comuniste, ma associate ai comunisti. Esistevano i medici democratici, i giuristi democratici e quindi i cattolici democratici. Il termine proponeva la divisione fra cattolici, una divisione che era determinata dal diverso rapporto con il Pci. Il lessico divenne usuale in tutta la Dc degli Anni Ottanta, ma poi sparì con la mutazione del Pci. E i cattolici della sinistra democristiana, che avevano scelto di fare alleanze di governo e liste comuni con il partito erede del Pci, abbandonarono il lessico di «cattolici democratici».
Ora esso è invece ricomparso. È l’appellativo che si sono dati i 60 parlamentari della Margherita che hanno manifestato, in divergenza da Rutelli, da Bobba e dalla Binetti, di appoggiare l’accordo chiamato Dico sulle coppie di fatto. La ragione è che il termine rimarca una differenza tra cattolici. E, nel linguaggio di Franceschini e dei suoi 60, i «cattolici democratici» potevano tornare per distinguersi da altri cattolici, definiti «integralisti». Ora è proprio quell’origine che conta, perché si tratta di rimarcare una distinzione tra cattolici. Gli uomini di Marini lo usano per distinguersi all’interno della Margherita. Esso torna anche in una rivista, Quarta fase, che i «cattolici democratici» hanno deciso di pubblicare come bimestrale, volendosi dare un contenuto culturale e ideologico proprio. Il termine prende quindi di nuovo l’antica funzione di distinguere i «cattolici democratici» dai «cattolici integralisti».
Ma questa volta il gioco non regge: i «cattolici democratici» potrebbero essere chiamati «cattolici modernisti», perché ritengono la Chiesa incompetente a prendere decisioni che riguardano i parlamentari cattolici. Come si vede l’aggettivo torna; e torna su una questione essenziale come la posizione della Chiesa nella società italiana. Torna sul terreno politico e su quello ecclesiale. Non a caso il Manifesto dei cattolici modernisti è stilato dal Centro dossettiano di Bologna e ha come primo firmatario Giuseppe Alberigo, uno storico della Chiesa che contesta sul piano ecclesiale la decisione della Conferenza episcopale. Questa volta la differenza tra «cattolici democratici» e cattolici definiti «integralisti» corre su un piano su cui sono impegnate direttamente le gerarchie ecclesiastiche, e segnatamente il Papa. Ratzinger e Ruini sono in realtà i destinatari della nuova distinzione tra «modernisti» e «integralisti». I teodem della Binetti e di Bobba posso essere definiti integralisti appunto perché sostengono le posizione della gerarchia sulla legge circa le coppie di fatto e omosessuali. La differenza tra «integralista» e «modernista» si svolge direttamente nella parte «integralista» alla gerarchia, contro le cui posizioni si è posto il manifesto di Alberigo. La distinzione tra «cattolici democratici» e «integralisti» era principalmente politica, questa volta indica anche una divisione tra i cattolici in quanto cattolici. […]
Il testo integrale dell’articolo di Gianni Baget Bozzo è stato pubblicato sul sito de La Stampa
Secondo me bisogna vedere veramente cosa vogliono fare, se questi cattolici vogliono scegliere in coscienza e partecipare ad una modernizzazione ormai necessaria, oppure se vogliono seguire alla lettera le parole dei vescovi. Credo che la risposta non sia proprio scontata.
Sono comunque convinto che o hanno capito tutto e ci stupiranno, o sarà un flop tremendo, non credo ci saranno mezze misure.
Ma a quale scopo esiste Baget Bozzo? Non sarà forse una punizione divina?
E’ il consigliere spirituale di Berlusconi in particolare e di Forza Italia in generale … 🙂
Praticamente fa più ridere del Circo Togni e Mino Reitano messi assieme.
baget ho no’e ‘ un gesuita ??si si lo e’ eccop perche ‘ spara cazzate ad arte.
chissa quando dovra confessare il silvio??dopo l’ultime foto in villa ?????
che punizione gli dara’ :cenare al lume di candela con emilo ??
abbracciare stretto stretto dell’utri:eccc… mahh
Baget Bozzo è la prova che noi atei razionalisti abbiamo torto e tutte le religioni che contemplano la reincarnazione hanno ragione: sicuramente la sua anima ha commesso “peccati” orribili in una vita precedente, per essersi reincarnata in una creatura così orribile, non c’è altra spiegazione alla sua esistenza…
Baget Bozzo è la dimostrazione che in Italia non nasce partito di una certa importanza senza l’appoggio del clero.
Secondo Franklin “La democrazia è quando due lupi ed un agnello votano su cosa mangiare”, parodiandolo potremmo dire che la democrazia cattolica è quando due preti ed un ateo votano su quale dottrina seguire; il bello è che Franklin continuava dicendo che la Libertà “E’ un agnello bene armato che contesta il voto”… se avesse ragione dovrebbero fare lo stesso anche gli Atei?
Dove c’e religione c’è un unico fine manifestato o recondito: teocrazia. E la teocrazia è incompatibile con la democrazia.
Non possono esistere veri cattolici democratici: vi sono quelli che si considerano democratici ma è per la ritrita ragione del cattolicesimo fai da te e quelli che si adattano lavorando ai fianchi per l’ideale ultimo di teocrazia, più o meno alacremente, più o meno palesemente.
Il “cattolico democratico” è come il “nazista ebreo”.