«Fa e disfà l’è tutt un lavurà»

Gentile direttore, il suo articolo sul limbo con la geniale conclusione finale: «Fa e disfà l’è tutt un lavurà», mi spinge ad un paio di brevi considerazioni.
Non è giusto che la Chiesa ricorra a questo o quel versetto del vangelo per sostenere una tesi, qualora quel versetto non sia in armonia con lo spirito generale del vangelo stesso, e qualora contrasti con la ragione ed il buon senso. Non possiamo stiracchiare il vangelo come un elastico secondo come ci fa più comodo.
Il versetto di Marco da lei citato, e che ha rappresentato per gli illuminati cervelli della Chiesa, sino all’altro giorno, un ostacolo all’abolizione del limbo, ma di sovente anche un valido argomento per sostenere che i cristiani hanno maggiori possibilità di salvezza, non può essere preso alla lettera per due ragioni precise. La prima appunto è che contrasta con la ragione e con lo spirito generale del vangelo; la seconda invece è che si trova nello stesso contesto dei due versetti seguenti: “Questi poi sono i segni che accompagneranno i credenti: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se avranno bevuto qualcosa di mortifero, non nuocerà loro…” (Mc 16, 17-18). Così, se è da prendersi alla lettera il primo, bisogna fare altrettanto con i secondi. Ma ciò è palesemente impossiblie.
Volendo restare in un’ottica cristiana ragionevole; volendo, vale a dire, ritenere che quelle parole siano state pronunciate da persona intelligente e saggia, si è costretti ad interpretare così il versetto – ostacolo: “Chi riconoscerà il bene (credere), e si pentirà del male commesso e cambierà interiormente (battesimo), si salverà; ma chi, riconoscendo il bene, lo rifiuterà, sarà condannato.
Tanto ci voleva?

Renato Pierri
(messaggio inviato al responsabile del sito UAAR)

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6 commenti

Mauro Ghislandi

Nelle cosiddette Sacre Scritture si trova veramente tutto e il suo contrario: ognuno può estrapolare ed interpretare a proprio gradimento. Senza poi parlare dei problemi di traduzione dagli originali alle lingue correnti, problemi che aggiungono ulteriore entropia.
Ma per un ateo, sia pure di formazione cattolica, questi libri sono, appunto, solo libri, prodotti da uomini in tempi molto diversi e con scopi altrettanto diversi. Libri che peraltro la stragrande maggioranza dei cristiani, e soprattutto dei cattolici, ignorano totalmente.

Ci sono considerazioni storiche per le quali anche un ateo può essere interessato ad approfondire la lettura di questi testi, ma personalmente, poichè il tempo è limitato, preferisco altre letture.

Mi fa molto piacere che anche una persona come Renato Pierri frequenti e legga il nostro sito.

Guidus

Una cosa che mi sono spesso chiesto: per bibbia e vangeli, dove sono gli “urtext”? Cioè, quali sono i testi più antichi da considerare gli originali? Sarebbe interessante poi vedere se le traduzioni sono fedeli al testo originale, per quanto possibile.

Butch.er

>>La prima appunto è che contrasta con la ragione e con lo spirito generale del vangelo

Bah, è il vangelo che contrasta con la ragione

Markus

Ma non dicono sempre che la fede vale più della ragione ?

L’ortodossia non è mica uno scherzo.

Secondo me invece dovrebbero bersi il veleno o giocare con le vipere per vedere se sono davvero credenti come dice il loro vangelo.

Anche perchè quando si tratta di ragionare, quelli della banda del vaticano preferiscono avere ragione piuttosto che essere ragionevoli.

Quanto a me sono arrivato alla serena conclusione che ragionare sulla bibbia ha la stessa valenza che girarsi i pollici, solo che se lo fai troppo fa male al cervello invece che alle mani !

Jeeezuz

la bibbia va presa alla lettera e non va presa alla lettera a seconda che al papa facciano male i calli oppure no. in fondo, l’ipotesi geocentrica era sostenuta da un’interpretazione testuale della bibbia. Ma.. AH GIA’, è vero, quello che hanno fatto i vecchi papi non conta, loro si sbagliavano; la vera verità ce l’abbiamo ora. Una volta erano tutti un po’ ignorantoni.

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