ItaliaOggi: “Salvezza appesa al voto di religione”

In alcune scuole serve per fare media e promuovere gli alunniIl voto espresso dall’insegnante di religione cattolica, in sede di scrutinio finale degli alunni che si sono avvalsi di quell’insegnamento, non può fare media ai fini della promozione. Se il giudizio è determinante, diviene un giudizio motivato iscritto a verbale. Anzi no: se l’alunno rischia di essere bocciato può benissimo essere promosso grazie alla religione. La controversia sulla rilevanza del voto dell’insegnante di religione cattolica è riesplosa a un mese dagli scrutini finali. A riaccendere la miccia, a un filone sempre incandescente, è stata la Flc, il sindacato scuola e università della Cgil, che ha denunciato pressioni indebite che sarebbero state esercitate in alcune scuole perché il voto di religione fosse determinante ai fini della promozione, decretando il passaggio alla classe successiva oppure l’ammissione all’esame di maturità. Le pressioni sarebbero state esercitate prendendo a modello alcune pronunce dei Tribunali regionali amministrativi, che hanno stabilito che il voto dell’insegnante di religione deve essere conteggiato, anche se determinante.

La norma, che parla di giudizio motivato, è prevista dall’Intesa tra l’autorità scolastica italiana e la Conferenza episcopale italiana del 16 dicembre 1985, come modificata il 23 giugno 1990 (dpr di recezione n. 202/1990). Secondo queste pronunce, avrebbe solo inteso responsabilizzare maggiormente l’insegnante di religione, richiedendogli di aggiungere una motivazione da iscrivere a verbale, quando il suo voto è determinante per la sorte scolastica di un alunno. Valga per tutti il Tar della Puglia (Lecce), sez. I, 5 gennaio 1994, n. 5, che si è così espresso sull’argomento: ´In sede di esami e scrutini il voto del docente di religione, ove determinante, deve essere espresso a mezzo di un giudizio motivato, che ha però carattere decisionale e costitutivo della maggioranza’. La sentenza diede spunto a un’interrogazione parlamentare, alla quale il 29 novembre 1995 il ministro della pubblica istruzione Giancarlo Lombardi (cattolico, governo Dini) rispose affermando che la normativa deve essere interpretata ´nel senso che quando il voto dei docenti (di religione) diviene determinante, esso deve trasformarsi in un giudizio motivato che non rientra nel conteggio’. In sostanza, il ministro attribuì al verbo ´utilizzato’ il suo significato letterale, che tutti i dizionari riportano, di: ´Subire un processo di trasformazione’, ´passare da uno stato a un altro’. Come il bruco diviene (si trasforma) in farfalla, perdendo le primitive caratteristiche, così il voto dell’insegnante di religione, se determinante, diviene (si trasforma in) un giudizio motivato, perdendo la sua originaria qualità di voto.

L’orientamento dei Tar (le sentenze, peraltro non tutte univoche, si sono susseguite fino a tempi recentissimi) è condiviso dalle associazioni degli insegnanti di religione cattolica, dagli uffici scuola diocesani, da altri organismi e associazioni. I ricorsi, per altro, sono stati proposti da insegnanti di religione oltre che da quanti, soprattutto genitori, non sono rimasti soddisfatti dalla gestione degli scrutini finali. Ma quando è determinante il voto dell’insegnante di religione? Premesso che, in caso di parità di voti, il regolamento scolastico prevede che prevalga la proposta di ammissione o di non ammissione votata dal presidente del consiglio di classe, il voto dell’insegnante di religione è determinante, quando (sempre nel caso di parità) coincide con quello dato dal presidente. Nel caso di un solo voto di scarto tra i sì e i no, è determinante solo quando l’insegnante di religione ha votato con la maggioranza e il presidente con la minoranza. In questi due casi, secondo la norma, così come da allora applicata dopo l’interpretazione data dall’amministrazione centrale per bocca del ministro Lombardi, il voto non va conteggiato.

Sull’altro versante, però, secondo alcuni Tar, che danno della norma un’interpretazione diversa, sì. Anche quest’anno, allora, al verbo divenire sarà attribuito il suo significato letterale, in alcune scuole, mentre in altre si preferirà quello che i Tar hanno nel frattempo elaborato.

Con buona pace della parità di trattamento giuridico degli alunni

Pubblicato su ItaliaOggi di ieri, tratto dal sito della FLC

O.M. n. 26 del 15 marzo 2007, prot. n. 2578

Art. 8 – Credito scolastico
13. I docenti che svolgono l’insegnamento della religione cattolica partecipano a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l’attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento. Analoga posizione compete, in sede di attribuzione del credito scolastico, ai docenti delle attività didattiche e formative alternative all’insegnamento della religione cattolica, limitatamente agli alunni che abbiano seguito le attività medesime.

14. L’attribuzione del punteggio, nell’ambito della banda di oscillazione, tiene conto, oltre che degli elementi di cui all’art. 11, comma 2, del D.P.R. n. 323 del 23/7/1998, del giudizio formulato dai docenti di cui al precedente comma 13 riguardante l’interesse con il quale l’alunno ha seguito l’insegnamento della religione cattolica ovvero l’attività alternativa e il profitto che ne ha tratto, ovvero di altre attività, ivi compreso lo studio individuale che si sia tradotto in un arricchimento culturale o disciplinare specifico, purché certificato e valutato dalla scuola secondo modalità deliberate dall’istituzione scolastica medesima. Nel caso in cui l’alunno abbia scelto di assentarsi dalla scuola per partecipare ad iniziative formative in ambito extrascolastico, potrà far valere tali attività come crediti formativi se presentino i requisiti previsti dal D.M. n. 49 del 24/2/2000.

6 commenti

ANTICLERO

Penso innanzi tutto che l’ora di religione sia un momento di grande arricchimento culturale in quanto permette di avvicinarci a quel culto, parte della nostra tradizione culturale (il ragazzo, capace di giudicare, deciderà se seguire o no quella certa filosofia di vita, anche parzialmente). l’ora di religione dovrebbe però costruirsi in base aa il metodo del dibattito e della discussione oltre che nell’insegnamento del mito e dei dogmi che lo caratterizzano. per essere più precisi gran parte del tempo circoscritto dalle ore di religione dovrebbe essere applicato dall’insegnante nel dibattito sereno, comunque conforme al tema religioso e all’attualità.
sottrarsi a questa opportunità e da sciocchi. penso che sia molto più costruttiva ed interessante una discussione con qualcuno che la pesi diversamente.

D’altra parte l’insegnante non deve valutare il ragazzo in base all’applicazione pratica di quanto insegnato (se va a messa la domenica, per essere semplicisti) bensì la partecipazione attiva al dibattito e magari la capacità di proporre argomentazioni (anche contrarie) rispetto alla religiosità e alla sua attualizzazione nella vita socio-politica del cittadino.

JSM

il mio primo pensiero è stato che non me ne può frega’ di meno di quello che succede a chi decide di fare religione a scuola.
poi mi sono ricordato che nei pochi anni in cui l’ho fatta la sufficienza era “politica”. in tal caso, una regola del genere sarebbe un subdolo incentivo a partecipare all’ora di religione.

in conclusione, il metodo è giusto se il voto dato è reale, cioè negativo dove merita, e quindi determinante non solo per la promozione ma anche per la eventuale bocciatura…

Eliana Vianello

Ovviamente l’insegnante di religione vota sempre per la promozione, quindi, facendo religione ci si accaparra un voto favorevole garantito. E in certe situazioni questo voto può avere un enorme peso. Ad esempio, in un biennio di liceo classico, con un totale di 5 docenti, può bastare il voto favorevole del preside, dell’insegnante di ed. fisica e dell’insegnante di religione per ottenere una promozione alla faccia degli insegnanti veri e propri (e succede, posso testimoniare!). Poiché anche preside e insegnante di ed.fisica tendono sempre a votare per la promozione, fare o non fare religione può, in molti casi, essere l’unico elemento determinante!

paolino

@Eliana
Se votino sempre per la promozione non so…
So però di un episodio avvenuto ad un mio ex collega: nel 1973 era in II media ed era stato proposto per il 7 in condotta, erano 4 contro 4 e l’insegnante capoclasse (quello che oggi si chiama coordinatore) era a favore della sanzione, ma il prete insegnante di religione no, il preside è intervenuto è ha “posto il veto” al 7 in condotta. Si era al I quadrimestre, il mio ex collega è poi passato lo stesso a giugno.

Asatan

Consideriamo anche che è una discriminazione bella e buono per chi non fà religione.
Aldilà della promozione è ridicolo che l’ora di religione alzi la media globale (riforma Moratti). Visto che si non si tratta nemmeno di studiare il cattolicesimo, ma di una vera propria campagna pubblicitaria surrettizia.

L’ora di religione positiva? Non credo, fare indottrinamento religioso\politico a scuola è negativo, visto poi che questi insegnanti non hanno altra qualifica che un’approvazione vescovile.

Utile e prezione sarebbe fare storia delle religioni, con un insegnante specializzato in tale materia (è un corso di specializzazione esitente dopo tutto).

Kirbmarc

@ANTICLERO: Sostanzialmente sono d’accordo con te,anche se il fine dovrebbe essere la conoscenza storica delle applicazioni del culto,quindi una storia critica (non uno studio mnemonico,inutile in ogni caso) della religione (in quanto più influente come parte della cultura). Piuttosto sono scettico sul fatto tecnico in sè. Se la materia è opzionale non dovrebbe far media,proprio perchè opzionale (così come i corsi di ceramica o fotografia).
“Strano” che in quei casi nessuno proponga la media dei voti.

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